La prima volta che Frank vide Hazel, lei aveva l’hennè tra i capelli.
Per essere precisi, all’epoca il suo nome non era “Frank”, ma lui non se lo ricorda.
Io sì, invece, perché… insomma, volete che non me lo ricordi?
Dicevo, a quel tempo era un semidio polacco di nome Aleksy, prole di due ricchi borghesi all’anagrafe e secondo l’opinione pubblica, ma realmente figlio di una ricca borghese e di un dio, Apollo.
Era il periodo di carnevale del 1938, e i suoi genitori mortali avevano deciso di passarlo a New Orleans.
Potete ben immaginare il fascino esercitato su quel bambino di nove anni dalla musica udibile quasi in ogni angolo della città, dai colori, dalla grandiosa parata di Mardi Gras e da una certa ragazzina che gli finì addosso durante l’evento.
Tutto merito di Sammy Valdez, che aveva rubato la cuffia per capelli del costume di carnevale di Hazel, per poi ritrovarsi a fuggire dall’amica, la quale era tanto determinata a recuperarla da non accorgersi dello sventurato Aleksy.
-Oddio, perdonami! – si scusò la giovane semidea.
Lui, che non parlava un inglese eccellente, la rassicurò con un “No preoccuparti”, per poi indicare le sfumature rosse tra i suoi ricci scuri e vaporosi.
-Bello – si limitò a dire.
-Oh… grazie! – sorrise -Intendi l’hennè? È stata mia madre a tingermi i capelli-
Quello fu l’inizio di un’amicizia della durata di un giorno, destinata a riprendere molti anni dopo e divenire qualcos’altro.
A sera, quando per Aleksy giunse il momento di tornare in hotel, si promisero a vicenda di ritrovarsi la mattina successiva per giocare assieme.
Hazel lo attese invano per tutta la mattinata: tornando al luogo in cui alloggiava, Aleksy era stato divorato da un’empusa.
Campo Giove, 2010
-Benvenuto al Campo Giove, Frank! Io sono Hazel Levesque – si presentò la ragazza.
-Piacere di conoscerti, Hazel – disse lui stringendole la mano, lo sguardo sulla folta chioma della figlia di Plutone. -Quello… quello è hennè, per caso? È molto carino…-