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Autore: Ste_exLagu    27/06/2019    1 recensioni
Una statistica dice che una persona su dodici potrebbe essere omosessuale.
L'amicizia non andrebbe mai tradita.
Tsukishima ha fatto una promessa, e ogni promessa è debito, ha promesso al suo migliore amico di essere sempre sincero, ma non sempre la sincerità è apprezzata. C'è chi si approfitta della sincerità altrui scaricandogli addosso le proprie frustrazioni.
In parte flusso di coscienza, in parte racconto dei fatti che hanno portato alla rottura.
Ambientata alla fine del primo anno dei nostri eroi.
-Nota- Ho aggiornato l'interlinea, il testo non è più tutto appiccicato!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shoujo-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un dodicesimo


La premessa da cui sono partito è un dialogo tratto da Pitch Perfect.

Ciccia Amy: “Mi chiedo, noi siamo dodici, è così?

Aubrey: mm

Ciccia Amy: una di noi secondo le statistiche può essere lesbica

Aubrey: Dici? Chi può essere secondo te?

Ciccia Amy: Punto tutto sulla black beauty


Secondo le statistiche io sono un dodicesimo della popolazione, uno su dodici potrebbe essere omosessuale. Non mi sono mai interessato agli altri, non molto, i miei amici si possono contare sulle dita di una mano, forse ne bastano quante se ne usano di solito per gli smartphone.

Non mi sono mai aperto molto, e pensavo di aver trovato un amico su cui contare e che potesse contare su di me, ma non è così. Quando non sono più rimasto nella gabbia di quello che pensava fossi è crollato tutto come un castello di carte. La nostra amicizia si era già modificata quando mi ha messo davanti alla mia codardia durante il ritiro, quello in ho cominciato ad impegnarmi sul serio con la pallavolo. La paura di rimanere scottato dalla pallavolo come lo è stato mio fratello, è sempre molto forte soprattutto dopo che lui mi ha riempito di bugie, bugie su bugie solo per mantenere la sua facciata, come se il talento delle medie lo avesse fatto brillare anche alla Karasuno. Non mi fido più di nessuno grazie a lui.

L’unica persona che sa tutto di me è Tadashi ed è lui che mi ha tradito, ha tradito la mia fiducia, tutto quello che c’è stato tra noi, anni d’amicizia sono crollati in un pomeriggio di febbraio, verso la fine del primo anno, solo qualche giorno fa ma sembra passata una vita. Ho promesso a Yamaguchi all’inizio della nostra amicizia, “Tadachan non ti dirò mai bugie” con la schiettezza e la sincerità tipiche dell’essere bambini, avevamo sui dieci anni, e negli anni sono sempre stato coerente, nessuno mi potrebbe accusare di incoerenza. Certo non mi apro quasi con nessuno, sono sarcastico, ma mai falso.

Qualche giorno prima del fattaccio mi sono svegliato in ansia, ed eccitato, molto eccitato, e mi sono masturbato meccanicamente come al solito, fino a quel momento era stato un esercizio fisico, ma quella mattina no, le mie carezze sono state più attente al mio corpo, a scoprirmi, a scoprire i punti che preferisco, e la mia mente, la mia parte razionale è andata a farsi un bel giro lungo e mi è rimasta solo l’immagine del corpo di un singolo ragazzo, un ragazzo di cui avrei voluto le mani su di me. Mi sono masturbato con in testa il corpo di un compagno di squadra, Sono uno stupido, siamo dodici e le percentuali parlano chiaro uno su dodici, quindi lui non mi apprezzerà, non in quel senso, e magari in nessun altro.

Sono diventato più scostante di prima, l’ansia non mi ha abbandonato per giorni, e la frustrazione, e quel volto che tornava ogni volta a farmi eccitare, o a placare la mia eccitazione solo attraverso le mie mani che si strusciavano contro il mio corpo, mentre appoggiato con la schiena alla porta di camera mia mi do piacere. Al club ho avuto voglia di morire in pratica ad ogni allenamento, anche perché è inutile, non passa inosservato, il mio sguardo è caduto su quel corpo molte volte e la maggior parte non era uno sguardo casto o privo di lussuria. Quello che mi salva è il mio sangue freddo e il mio volto abbastanza inespressivo.

Provavo tutta questa confusione perché non avevo mai pensato a qualcuno, non in quel senso, nessuna ragazza, ma nemmeno nessun ragazzo aveva acceso in me niente, nessun interesse, fino a quando non so né perché né percome lui è passato da compagno di squadra a pensiero fisso. Una cosa che mi ha sconcertato, e che mi ha fatto isolare di più. “Tadachan devo pensare da solo, ti prego, quando ne vengo a capo te ne parlo” ho detto al mio migliore amico, fiducioso, la fiducia che in lui ho sempre riposto e che sarebbe stata mal riposta.

Per qualche giorno ho sviscerato il problema, come mi immagino tra dieci anni?

Mi immagino con un compagno, un mio pari, un ragazzo, un uomo che possa dividere con me la sua vita e l’amore che penso di poter dare. Ma è stato un lavoro duro quello per capire questa cosa, ma sono quasi sempre stato deciso, e questo mi ha aiutato a sviscerare la situazione razionalmente, velocemente senza perdermi in elucubrazioni strane. Ho provato a immaginarmi con una ragazza accanto, ho guardato porno con le ragazze, ma in quelli lesbici non ho trovato niente di interessanti e in quelli etero ho sempre guardato solo l’uomo, solo la virilità e la voglia di sostituirmi a quelle ragazze è sempre stata molto forte. Lo shock l’ho avuto quando ho aperto il primo porno gay, son venuto in circa cinque secondi, al solo vedere i corpi nudi, era una cosa soft due ragazzi in un letto. Ma ho capito, il mio corpo ha mandato segnali ben chiari alla mia mente, donandomi nuovamente un barlume di sicurezza e tranquillità.

La settimana successiva la mia ansia non è diminuita, essere in squadra con colui che ha risvegliato in te la passione, la stessa che ho capito di provare per la pallavolo, e al contempo diversa.


Noya senpai, smetti di mordermi il braccio, non sono un okonomiyaki” alzo la voce col libero della squadra, ha un anno più di me, è mignon, è veramente piccolo, anche di più di quel decerebrato di Hinata, arriva a malapena al metro e sessanta, ma è fatto di soli muscoli scattanti, e ha una caratteristica che mi ha attirato fin dall’inizio, questo suo essere solido, nonostante la stazza, da il senso di protezione. Noyasan è anche uno stupido di prima categoria, ma farebbe di tutto per gli amici, e per la squadra, è rumoroso, e innamorato della manager. Lei è bella, anche se non sono attratto dalle ragazze lo riconosco anch’io, fatto sta che mi sono accorto di bramare quel piccolo corpo, quell’energia inesauribile, quella fiducia nel mondo, quei grandi occhi nocciola e quella capigliatura assurda; nonostante le mie parole anche il suo modo di festeggiare del tutto fuori degli schemi, ha marcato la pelle candida del mio braccio con i suoi morsi.


Non mi faccio illusioni sono solo un dodicesimo, uno su dodici.


Quando sono riuscito a recuperare la mia lucidità, anche se il mio coinquilino del piano di sotto reagisce alla sola voce del senpai e ho imparato a convivere e giocare con lui in quelle condizioni ho deciso di parlare con il mio migliore amico.


Dopo la solita fermata al minimarket della famiglia del coach ci siamo diretti verso casa, spalla a spalla come al solito dalla sesta elementare. “Tachan, sono arrivato ad una conclusione, mi vuoi bene?” lui annuisce non interrompendomi con la sua voce “anch’io e sei il mio migliore amico e ho promesso di dirti sempre la verità dal giorno in cui ho scoperto le bugie di Akiteru, quindi te lo devo dire e non ci sono modi eleganti per farlo. Sono gay, mi piacciono i ragazzi, mi piace un ragazzo in particolare, il senpai Nishinoya” sputo tutto fuori mentre gioco col filo delle cuffie. Lui non reagisce non mi dice niente e se ne va a casa quando le nostre strade si dividono e dobbiamo fare l’ultimo pezzo di strada da soli per poter raggiungere ognuno la propria casa.


La mattina successiva all’incrocio non c’era Yamaguchi ad aspettarmi, l’ho fatto io col risultato che sono entrato in classe per un pelo, e lui aveva scambiato il suo banco con una ragazza di cui non ricordo nemmeno il nome, sono rimasto interdetto, non sono riuscito a capire cosa fosse successo. Ho provato ad avvicinarmi per pranzo ma lui se ne è andato alla velocità della luce. Ho mangiucchiato il mio bento al banco.

Agli allenamenti quando è entrato nella partitella nella mia squadra non ha collaborato con me, non saltando nemmeno alla mia alzata, di proposito.

Sono quasi impazzito, per diversi giorni è andata avanti questa sua guerra silenziosa.

Il venerdì mattina sono arrivato nel cortile della scuola e vengo investito da dei volantini con la mia foto e con la scritta finocchio a lettere cubitali. Non ho avuto nessun dubbio di chi fosse il mandante di questa campagna d’informazione, per la scuola. Siamo in un piccolo paese del Giappone, non abitiamo mica in una grande città occidentale, e sono diventato un Oni. Li sento sussurrare quando passo, ma non me ne frega niente di loro, sono troppo ferito, troppo arrabbiato con l’autore di questa bellissima campagna pubblicitaria. Nonostante tutto cammino a testa alta, sono sempre il solito, più i giorni passano e più i miei voti stanno aumentando, all’ultimo test mi sono classificato tra i primi quattro dell’istituto.

Ho chiesto a coach Ukai di indire una riunione che voglio chiarire con la squadra in modo da non creare disagi, ora che so che voglio continuare con questo sport ora che abbiamo raggiunto un traguardo così alto tutti insieme voglio essere cristallino.

Alla riunione c’è tutta la squadra e fermo il professore che cerca di fare un preambolo “Sensei devo parlare io, riguarda me” lui annuisce e catalizzo l’attenzione dei miei compagni di squadra, sanno che non amo perdermi in discorsi inutili. “Le voci che girano sono vere, sono gay, e per evitare ogni fraintendimento ho smesso di fare la doccia al club da quando l’ho capito. Non voglio mettere a disagio nessuno di voi, ma le mie preferenze sessuali non devono cambiare lo spirito di squadra, io non farò avance a nessuno, non fatevi idee strane, non sono interessato ad avere storie con qualcuno o a guastare la squadra con cui mi trovo bene, sì anche con voi due perdenti” indico Kageyama e Hinata che mi squadrano. Dal nulla si alza Tadashi, anzi Yamaguchi visto le distanze che ha preso da me “Ma se ti piace Nishinoya senpai” in questo momento vorrei essere morto, lo preferirei agli sguardi degli altri che mi inchiodano nella mia posizione, in piedi mentre cerco di non incrociare i loro sguardi, ma soprattutto quello di Yuu. “Questo non vuol dire che non possa essere professionale, non cerco niente da nessuno, non voglio compassione o comprensione, solo il rispetto che do, mi piace riceverlo indietro. Se hai notato Yamaguchi san io con te ho continuato un rapporto di professionalità nel campo della pallavolo, se non ti sta bene non posso farci niente io sono così” la squadra è ammutolita anche i due terremoti, i piccoletti si sono zittiti, prende la parola Ennoshita, anche se per qualche giorno c’è ancora Sawamura come capitano è lui a parlare “Siamo una squadra e da squadra agiremo, ogni componente della squadra è importante ma non insostituibile, il primo che crea problemi in campo è fuori” guarda me, e poi guarda il mio ex migliore amico che mi fulmina con lo sguardo. “tanto finirai nei guai col preside” ride.

Cala in silenzio fino a quando l’allenatore decreta l’inizio degli allenamenti “Tsukishima” mi richiama e mi fermo accanto a lui “usa il coraggio di oggi anche in campo. Tranquillo quella di Yamaguchi è una minaccia vuota.”

Sono solo un dodicesimo, ma altri dieci dodicesimi hanno rispettato il mio essere, e non posso focalizzarmi su un dodicesimo, un dodicesimo proprio come me.

  
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