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Autore: Quebec    03/07/2019    1 recensioni
Netrom Morten, un Bretone Negromante, scopre il cadavere di una donna dissanguata vicino la città di Skingrad. Conoscendo personalmente il Conte Janus Hassildor, spera di trovare il colpevole, ma dietro quella sua curiosità si cela ben altro...
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polvere di Vampiro

 
Una fitta nebbia nascondeva le verdi lussureggianti colline di Skigrand. Netrom Morten, camminava silente e ingobbito sulla strada sterrata che conduceva alla città. Indossava una tunica blu notte col cuppuccio ad ombragli il viso e degli stivali marroni. Era un Bretone dai capelli rasati, gli occhi bianchi e una folta barba bianca allungata fino al petto. Al fianco sinistro un pugnale d'ebano. Durante il cammino, si reggeva al suo bastone magico in grado di paralizzare chiunque. Le mani ringrizzite, il viso magro e solcato da molteplici rughe e gli occhi infossati quasi nascosti dalle folte sopracciglie. Aveva morsi di vampiro ovunque nel suo corpo, ma egli non lo era mai diventato.

Strani rumori provenivano al di là della nebbia. Bisbigli, rami calpestati, foglie mosse dal vento e uno strano ronzio che andava e veniva. Netrom Morten non ne era spaventato. Nella sua vita aveva visto di tutto. Quei suoni lo accompagnavano durante il suo tragitto, interrompendo quel silenzio che regnava sovrano nella sua vita. Poi arrivò in vista alla porta maestra di Skingrad con due torri che si ergevano ai lati. Cinque teste protette da elmi d'acciaio sbucarono fuori dai parapetti. Tre di loro avevano in mano archi di ferro.
"Chi va là?" Disse una voce provenire da sopra le mura, ma Netrom Morten non seppe dirsi chi era.
"Sono un viandante. Sto cercando riparo per la notte." Rispose Netrom Morten, scrutando i visi dei soldati quasi celati dagli elmi.
"Non vogliamo altri mendicanti qui!" Urlò la stessa voce. "Vattene via!"
"Per dove?" 
"Non sono affari miei!"
Un arciere prese dalla faretra una freccia d'acciaio, la mise nella cocca e mirò il Bretone.
"Il mio amico qui, non è molto paziente." Disse la stessa voce, e si udirono in coro grasse risate.
"Chiedo venia." Rispose Netrom Morten. "Andrò per la mia strada." e si voltò per andare via.
L'arciere tolse la freccia dalla cocca, mentre la stessa voce urlò "Dii hai tuoi amici di non venire qui a chiedere l'elemosina! O riempiranno i cimiteri della città!" Dai parapeti scoppiarono altre risate.
Il Bretone non fece caso a quelle parole. 

Avevano scambiato Netrom Morten per un mendicante, ma egli non lo era affatto. Aveva una enorme fortuna nascosta in una casupola di legno al Porto Imperiale. Risparmi di una vita che avrebbe utilizzato solo in caso di necessità. Ma arrivato a un certa età, non sarebbe stato in grado di spenderli tutti quei septim. La verità era ben altra. Molto tempo fa aveva preso con sé un apprendista; un giovane ragazzo imperiale troppo curioso e per nulla riflessivo. Per Netrom Morten era diventato come un figlio, e tutti i suoi averi sarebbero finiti nelle sue mani quando i Divini lo avrebbero accolto per l'eternità nel loro freddo abbraccio. Ma un giorno quel ragazzo scomparve. Di lui non si seppe più nulla. Netrom Morten lo cercò per tutta Cyrodiil, elargendo danari a mendicanti e avventurieri nella speranza di trovare informazioni utili al riguardo. Seguendo le voci degli informatori, per puro caso, fece la conoscenza del Conte Janus Hassildor nei pressi della Caverna di BloodCrust. Il Conte Janus aveva sistemato personalmente un gruppo di vampiri che minacciavano di dire alla sua gente chi fosse in realtà. Egli spiegò a Netrom Morten che che forse il suo apprendista era morto per mano dei Vampiri, inoltre nella Caverna di BloodCrust aveva trovato un corpo di un ragazzo dissanguato con un medaglione blu al collo. A Netrom Morten gli si gelarono le interiora. Quel medaglione blu glielo aveva regalato per il suo compleanno. Lo proteggeva dal fuoco, poiché il ragazzo voleva perfezionarsi negli incantesimi di fuoco. Seppellì il ragazzo sotto un albero, e pregò per la sua anima. L'amicizia con il Conte Janus, che sospettava fosse un Vampiro, crebbe negli anni. Alla fine lo stesso Conte Janus ammise al Bretone, che era un Vampiro, ma non voleva che Skingrad fosse invasa da succhiasangue o che dicessero che fraternizzava con loro. Netrom Morten lavorò a lungo per il Conte Janus, guadagnando la sua fiducia e creandosi una grande fortuna, finché non si avvicinò alla Negromanzia. Il Conte Janus gli disse che poteva restare, e che gli avrebbe trovato un adeguato laboratorio per i suoi esperimenti, ma decise di andar via, per dedicare tutto il suo tempo alle Arti Oscure in totale silenzio. Tutto questo accadde tredici anni or sono.

Netrom Morten tornò indietro, e gli inquietanti rumori lo seguirono. Nascosto quasi dall'erba alta, intravide un cartello di legno con due frecce che indicavano; Bravil a Sud-Est e Città Imperiale a Nord-Est. Ma dovette avvicinarsi quasi a ridosso per leggere quelle scritte nascoste dalla fitta nebbia, quando il suo stivale cozzò contro qualcosa. Netrom Morten guardò in basso. Vide il cadavere di una donna dai capelli neri e il viso pallido. Gli occhi bianchi spalancati a fissare il cielo senza stelle. Il Bretone dapprima si guardò attorno, poi si chinò verso la donna, sostenendosi sul bastone magico paralizzante con entrambe le mani. Aveva cinque morsi al collo, e tre al braccio sinistro. L'avevano dissanguata. Quando Netrom Morten sfiorò la pelle color neve della donna le sue dita furono pervase da un freddo pungente. I rumori cessarono. Tutto era silenzioso. Il Bretone serrò gli occhi, alzandosi in piedi. Diede rapide occhiate in ogni direzione, anche se la nebbia gli impediva di veder chiaramente. Sentiva addosso una strana sensazione, come se qualcuno o qualcosa lo stesse osservando. Ma tutto taceva, finché sentì il terriccio scricchiolare sotto qualcosa di pesante.
"Chi sei tu?" Sibilò una voce pacata e profonda nella nebbia.
Nortem Morten serrò le dita al suo bastone magico paralizzante, senza rispondergli.
"Mmmh... Un vecchio dalla pelle dura, suppongo." La stessa voce comparve alle spalle del Bretone, che si voltò di scatto. "Il tuo corpo è fragile, ma percepisco un grande potere in te." La voce fece eco in tutte le direzioni, perdendosi nella nebbia.

Gli inquietanti suoni tornarono ad assilare Netrom Morten, che abbassò la guardia. Cadde una leggera pioggierella. Netrom Morten non poteva lasciare la donna senza sepoltura, così tornò indietro a Skingrad.
"Di nuovo tu!" Urlò una voce dai parapetti alla vista del Bretone. "Vuoi proprio morire, eh!"
"Ascoltatemi, vi prego" Disse Netrom Morten abbassando il cappuccio. "Ho trovato una donna morta." Indicò la direzione con un dito. "Mi serve aiuto?"
"Forse sei stato tu a ucciderla!" Un uomo si affacciò. Questa volta Netrom Morten diede una faccia alla minacciosa voce. "O forse menti? In ogni caso non riguarda la Guardia Cittadina!" Poi fece cennò a un arciere di mirarlo, e quello fece come ordinato.
"Ma non può restare per strada." Incalzò il Bretone, poi si ricordò del Conte Janus. Skingrad apparteneva a lui. Come aveva fatto a dimenticarsi di un simile amico? "Fatemi parlare con Conte Janus Hassildor. Ditegli che Netrom Morten vuole parlargli. E' una faccenda seria."
"Hai le orecchie dure, vecchio?" Urlò la guardia. Questa volta il Bretone intravide un pizzetto sotto l'elmo. "Il nostro amato Conte Janus Hassildor, non ha tempo da perdere con luridi mendicanti!" L'arciere tese la corda, pronto a scoccare la freccia. "Se ritorni a tormentarmi, giurò che ti infilzò personalmente! Ti farò morire con le tue viscere in mano! ORA SPARISCI!" Senza ricevere l'ordine, l'arciere scoccò la freccia che si andò a conficcare nel terreno, a un passo da Netrom Morten. Era un avvertimento, ma il Bretone non si mosse. Rimase lì a fissare il capo della Guardia Cittadina, perché era chiaramente il capo vista la sua arroganza.

Netrom Morten fu buttato nelle segrete del torrione dalla pianta rotonda. Un posto lucubre, sporco, nausebondo e buio. La torre era vicino al Castello e si poteva arrivare tramite un camminamento di legno. Alla fine il Bretone aveva ottenuto l'entrata a Skingrad, ma non come aveva sperato. Era stato privato del suo pugnale d'ebano e del suo Bastone Magico paralizzante. La sua tunica blu notte era tutto quello che gli era rimasto, anche perché le guardie non avevano abiti da dargli. Si distese sul pagliericcio, pensando al cadavere della donna inerme all'incrocio. "Non credo che la Guardia Cittadina si sia preso il distrubo di andare a controllare." Si disse fra sé. Qualche tempo dopo sentì la porta della cella aprirsi. Il Carceriere entrò dentro, seguito dal Conte Janus Hassildor. Indossava un abito nero Bordouex con un paio di scarpe con rifiniture dorate e una collona di gioielli preziosi. Aveva i capelli grigistri tirati indietro e dei penetrati e ipnotici occhi rossi che ardevano come fiamme.
"Sì, è Netrom Morten." Confermò Conte Janus al Carciere con tono pacato. "Chi è stato a portarlo qui?"
"Servin Ondus, il Capo della Guardia Cittadina." Il Carceriere abbassò lo sguardo, impaurito dalla sua autorità.
Netrom Morten guardò il Conte Janus, ma egli non sorrise. Si limitò a fissarlo, come se gli stesse scrutando l'anima.

Una volta fuori dalla puzzolente cella, il Carceriere gli restituì il Bastone Magico Paralizzante e il suo pugnale d'ebano. Il Conte Janus Hassildor rimase alla penombra, mentre il Carceriere evitava di guardarlo in faccia. Poco dopo il Capo della Guardia Cittadina fece capolinea nella stanza delle prove, dove si trovavano loro tre. Chinò la testa quando vide il Conte Janus e rimase sorprese nel vedere Netrom Morten con loro. Si levò l'elmo dalla testa, scoprendo i neri capelli ondulati. Tenne l'elmo tra le mani. Era giovane dall'aspetto, si rese conto Netrom Morten, anche se sul parapetto, visto da lontano, sembrava molto più vecchio.
"Hai idea di chi è lui, Ondus?" Disse il Conte Janus rimanendo nella penombra. Solo i suoi fiammanti occhi rossi erano visibili in quella quasi totale oscurità.
"Io... pensavo che..." Balbettò Servin Ondus. Di colpo gli si seccò la bocca.
"Il tuo difetto è che non pensi." Gli occhi rossi nella penombra si restrinsero minacciosi. "Tu credi di pensare, Ondus. Ho sbagliato a farti Capo della Guardia Cittadina. E' chiaro che non sei ancora pronto per una simile responsabilità."
"Sembrava..." Servin Ondus deglutì. "...Sembrava un mendicante... In città..."
"E proprio questo il punto." Il Conte Janus fece due passi in avanti, uscendo dalla penombra. "Non sai vedere al di là del tuo naso. Credi di conoscere la gente solo dal loro aspetto. Nulla di più sbagliato." Gli voltò le spalle per un momento, poi si girò nuovamente. "Sei sollevato dall'incarico."
"Ma... Io..." Servin Ondus accennò uno sguardo al Conte Janus, ma subito abbassò lo sguardò
"Medita su ciò che è successo. Che questa storia non si ripeta mai più, è tutto chiaro?" Disse il Conte Janus guardandolo dritto negli occhi. 
Servin Ondus faticò a mentenere lo sguardo, ma annuì. 
Il Conte Janus Hassildor si voltò verso Netrom Morten. "Mi scuso per questa spiacevole accoglienza, Netrom. Seguimi nelle mie stanze." Senza avere una risposta da Netrom Morten, il Conte Janus lasciò la camera delle prove, mentre il Carceriere e Servin Ondus si scambiarono occhiate cariche di tensione.

Il Castello era immenso. Netrom Morten lo ricordava diverso, anche se lo rammentava vagamente. Due guardie in armatura d'acciao e spade di ferro, erano di guardia alla porta. Mele, fette di formaggio, carne di montone, vino, birra e idromele era sui tre tavoli nel salone principale. Un lungo tappetto rosso ornato con vari disegni era steso sul pavimento di pietra. Un grande quadro che ritraeva un uomo, forse lo stesso Conte Janus, era appeso al fianco della scala che conduceva ai balconi del secondo piano. Solitamente il Conte Janus Hissildor non riceva gli ospiti, anzì, li evitava se possibile. Era un Argoniana di nome Hal-Liurz, che si occupava di ricevere gli ospiti e di prendere appuntamenti con i diversi ceti sociali di Cyrodiil. Ovviamente, il Conte Janus non era quasi mai disponibile per nessuno, eccetto per la Gilda dei Maghi o di qualche urgenza a lui cara, come Netrom Morten aveva capito. Dopo tutti questi anni il Conte Janus non aveva dimenticato il suo buono amico.

Netrom Morten seguì il Conte Janus su per la scala, entrando in una porta alla sua sinistra. Dopo aver salito altri gradini di un corridoio, sbucarono in una stanza rettangolare ornata con fiori, libri, panche, vetrine, cassapanche e scaffali. Superarono un arcata e si ritrovarono in un enorme salone a cui centro si ergevano sei pilastri da due file. Attorno al trono rosso sangue, posto leggermente in alto, vi erano ai lati dei gradini che salivano verso due uscite. 
Il Conte Janus Hissildor si fermò, rivolgendosi al Bretone. "Mi hanno detto che avete trovato il cadavere di una donna, è tutto verò?

"Sì, poco distante da Skingrad." Rispose Netrom Morten. "La donna aveva molti morsi sul corpo. L'hanno prosciugata. Hai avuto notizie di Vampiri in zona?"
"No che io sappia." Il Conte Junus diventò serio. "Questo porterà in città i cacciatori di Vampiri." Si voltò, portandosi una mano al mento, pensieroso. Poi si mise a camminare avanti e indietro.
"E' solo una delle tante probabilità." Disse il Bretone.

"Beh, è una cosa che non deve accadere." Il Conte Janus si voltò di nuovo verso il Bretone. "I cacciatori di Vampiri fanno troppe domande. Domande che porterebbero a me."
"Ma tu non c'entri nulla con la morte della donna."
"Sono un Vampiro, Netrom. A loro non importa chi ha dissanguato quella donna. Se scoprono la mia vera identità, faranno di tutto per uccidermi." Il Conte Janus camminò attorno al trono. "Un Conte Vampiro sarà più glorioso da eliminare, rispetto a un comune Vampiro. E magari i veri colpevoli la passeranno liscia. No... Questa situazione va tenuta segreta. Dobbiamo occuparcene noi. Come i vecchi tempi, lo rammenti?" Il Conte Vampiro si lasciò cadere sul trono.

 
   
 
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