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Autore: Nico_Ackerman    03/07/2019    0 recensioni
Alzo lo sguardo e lo punto verso il cielo; è uscito l’arcobaleno: lo guardo e sorrido amaro per lo strano fenomeno ottico e meteorologico che si è venuto a creare perché in fin dei conti l’arcobaleno non è altro che un bagliore di luce che riflette sulle gocce piovose come fosse la speranza che viene ad annidarsi in un momento di terrore per renderlo sopportabile.
Ed è quando sto per abbandonarmi al dolore che arriva il mio bagliore di luce: sento il citofono che squilla e, abbassando lo sguardo al cancello d’entrata, ti vedo, il mio arcobaleno.
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Jikook AU!
Presenti alcune volgarità -niente di troppo eccessivo-
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un arcobaleno di speranze

Jikook AU!
Presenza di piccole volgarità

È giugno ma il cielo è grigio.
È  giugno ma ancora piove, l’atmosfera è spenta e il cielo è grigio.
Non è però quel grigio perla, elegante che ti fa pensare ad un evento mondano, no: è un grigio spento, come fosse smog. Ma non può essere smog perché non abito in piena città, abito in un piccolo paese di periferia su di una piccola montagna.
Ciò nonostante è giugno, il cielo è grigio ed io sono solo.
Piove e mi affaccio sulla strada aprendo la finestra ed uscendo sul balcone. Non mi importa molto se mi sto bagnando ma al momento l’unica fonte di benessere per la mia vita è il respirare l’odore di pioggia.
 
Osservo la gente passare: vedo alcuni bambini con le loro mamme tornare a casa di fretta dopo una giornata di scuola ma i bambini non sentono la fatica della giornata, non sentono il peso della vita e non sentono la tristezza che porta una giornata grigia e monotona di pioggia. No: i bambini, con le loro mantelline impermeabili e i loro stivaletti di plastica, corrono per la strada e saltano dentro le pozzanghere rimanendo affascinati dagli schizzi d’acqua sporca che volano e cadono nuovamente giù tutto intorno.
 
Osservo la gente e penso a te, a noi: ci conosciamo da anni, siamo sempre stati grandi amici e ci univa un particolare legame che superava di gran lunga l’amore fraterno che dicevamo di provare. Ci amavamo e solo recentemente lo avevamo capito ma era tutta una nuova esperienza: non avevamo mai avuto una relazione, tanto meno omosessuale e la cosa ci spaventava, non perché fosse sbagliata -perché decisamente il mio amore per te non è sbagliato- quanto il fatto che avevamo perso tutte le persone a noi care -a partire dai nostri genitori fino ai colleghi di lavoro- rimanendo solo con quel piccolo gruppetto di amici che si era rivelato essere la cosa più vicina ad una famiglia che potessimo mi avere.
 
Il nostro amore era bloccato dalla paura dei giudizi e dal tempo che non ci siamo concessi. Che non ti ho concesso.

Osservo la gente felice per la strada: una coppia di giovani ragazzi che, senza ombrello, corrono verso la propria casa per potersi riparare e asciugare; i bambini che saltano nelle pozzanghere; i gatti randagi che trovano riparo sotto le macchine parcheggiate.
Una lacrima abbandona i miei occhi, poi un’altra e un’altra ancora; alla fine mi lascio andare e cedo alla debolezza tanto con la pioggia che mi bagna da capo a piedi le lacrime salate che scivolano lungo le mie guance fino al collo non si notano.
Piango e rimpiango il momento in cui ho insistito e non ho rispettato il tuo volere; rimpiango il momento in cui alla fine sono crollato e ti ho urlato contro dandoti del codardo; rimpiango il momento in cui non ho alzato lo sguardo per guardarti negli occhi e chiederti scusa, dicendoti “ti amo”.
 
Rimpiango il mio errore di non lottare per te e per il nostro amore.
 
Alzo lo sguardo e lo punto verso il cielo; è uscito l’arcobaleno: lo guardo e sorrido amaro per lo strano fenomeno ottico e meteorologico che si è venuto a creare perché in fin dei conti l’arcobaleno non è altro che un bagliore di luce che riflette sulle gocce piovose come fosse la speranza che viene ad annidarsi in un momento di terrore per renderlo sopportabile.
Ed è quando sto per abbandonarmi al dolore che arriva il mio bagliore di luce: sento il citofono che squilla e, abbassando lo sguardo al cancello d’entrata, ti vedo, il mio arcobaleno.

Sorridi e mi chiedi di poterti far entrare e subito annuisco timoroso e aprendo il cancello e la porta. È questione di secondi prima che tu valichi l'ingresso andando a illuminare tutta la casa con il tuo dolce sorriso da coniglietto. Ho sempre amato questa tua caratteristica e somiglianza con quel tenero animale paffutello e poterlo rivedere anche solo per un momento, mi fa crollare definitivamente: ti affretti ad affiancarmi e a rialzarmi da terra, quel poco che basta per sollevarmi e porgermi sul tuo grembo dove mi stringi forte al tuo petto. Sento il tuo cuore battere forte -forse per paura, forse per ansia- ma poi respiri profondamente il mio profumo e ti calmi, facendo calmare anche me. 
 
“Ti devo chiedere scusa -inizi a parlare, sussurrando le tue parole direttamente nel mio orecchio- avevi ragione e io non dovevo decisamente reagire così andando via e lasciandoti da solo nelle mani dei tuoi demoni. Io voglio passare il resto della mia vita con te, fanculo i giudizi altri, fanculo i nostri genitori, fanculo tutto.” Si interrompe e mi prende il viso tra le mani baciando le mie guance e successivamente le mie labbra.
 Poi riprende a parlare guardandomi negli occhi. “Ti amo e voglio sposarti, voglio darti la possibilità di fare carriera e realizzare ogni tuo sogno, voglio avere la possibilità di mettere su famiglia e darti dei figli se possibile -se è quello che vuoi. Sei il mio sole, il mio tutto e farò qualsiasi cosa per poterti rendere felice e se tutto ciò non è fattibile qui a Busan, significa che ci trasferiremo in un altro paese.” Un altro bacio, questa volta più carico di passione e sentimenti, interrompe nuovamente il suo discorso che però viene concluso subito dopo. “Ti amo e non mi importa di niente altro se non della tua felicità.”
 
Piango e sorrido alle sue parole e mi è impossibile trattenermi dallo stringere l’altro al mio corpo per poi costellarlo di baci.
 
“Ti chiedo scusa per l’orribile modo in cui ti ho trattato. Mi faccio schifo da solo a pensare al modo in cui ti abbia urlato contro, dandoti colpe inesistenti e dandoti del codardo.
Tu sei il mio arcobaleno in una giornata di pioggia grigia e tutto ciò che mi concederai, farò in modo di ripagarlo con il doppio, con il triplo dell’affetto che tu possa averci messo. Ti amo e ti prometto che non ti farò mai più soffrire.”

E unendo i nostri corpi e le nostre anime, amandoci a vicenda, ci promettemmo di non abbandonare più il capezzale l’uno dell’altro finché non fosse stata la morte a dividerci.





 

Angolo dell’autrice

Prima di ogni altra cosa, come sempre, ringrazio chi ha speso del tempo a leggere questo mio piccolo scritto.

Riguardo il testo in sé per sé non ho molto da dire: scritto in un pomeriggio grigio di giugno -come più volte ho sottolineato lungo tutto il corso della stesura- ho riportato per iscritto delle esperienze personali -che ovviamente sono anche andata a romanzare- a mo’ di sfogo.
Alcune ripetizioni presenti -come ad esempio grigio, arcobaleno, alcuni concetti- sono volute per, come dire, enfatizzare la situazione e i sentimenti che i protagonisti stanno affrontando.

Ringrazio ancora una volta della lettura e mi farebbe piacere ricevere un commento -positivo o negativo che sia- sulla storia e sulla scrittura così da potermi migliorare con il tempo e la pratica.

Buona giornata
Nico-Ackerman

P.s. mi scuso per eventuali errori grammaticali, nel caso in cui siano presenti, vi prego di farmeli notare così da correggere tutto

  
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