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Autore: DearYou    05/07/2019    2 recensioni
Sam è colpito da una maledizione invalidante e Dean dovrà occuparsi del fratello. H/c
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Prompt " balsamo" per il gruppo FB h/c https://www.facebook.com/groups/534054389951425/permalink/1969226936434156/

*

Sam dormiva come un bambino: bocca aperta, braccia spalancate e guance rosee. 

Tastai il suo viso prima di chiudergli con delicatezza le labbra. 

“Sammy?”, lo chiamai a voce alta realizzando che il mio semplice tocco non lo avrebbe risvegliato. 

Gli occhi di mio fratello si aprirono all’istante e mi interrogarono tacitamente. 

“Stavi sbrodolando ovunque”, gli spiegai con un sorriso amaro. 

Sam sbatté lentamente le palpebre e mi fissò con un’espressione indefinita. 

Un tempo ero molto più bravo ad indovinare quello che gli frullava per la testa e capire quello di cui aveva bisogno ma ultimamente la mente di mio fratello era troppo contorta per riuscire a decifrarla. 

“Stai bene, Sam?” 

Sam batté piano le palpebre una sola volta: affermativo. 

Gli presi con cura le braccia abbandonate sul materasso e gliele avvicinai in una posa più dignitosa. 

“Ancora nessun miglioramento?” 

Sam sbatté le palpebre due volte. 

“Vedrai che domani andrà meglio, Bobby ha detto che ci vorrà un po’ di tempo, dobbiamo solo aver pazienza. Devi andare in bagno?” 

Questa volta Sam non rispose. 

“Suppongo sia un sì. Se l’abbiamo fatto ieri, può funzionare anche oggi… non fare il timido”, lo incoraggiai e con un movimento secco feci volare le lenzuola ai piedi del letto. Sam reagì serrando gli occhi e capii subito esserci qualcosa che non andava. 

“Sam? Cos’hai?”, chiesi allarmato. 

Sam ovviamente non rispose ma neppure mi aiutò a capire. 

Era il secondo giorno che passava sotto incantesimo: due giorni intrappolato dentro il suo stesso corpo, incapace di usare la sua voce, incapace di muovere un solo muscolo. 

“Sam? SAMMY apri gli occhi” 

Quando rimasero serrati ed una lacrima comparve solitaria sulla sua guancia cominciai a preoccuparmi seriamente. 

“Senti dolore? Sam rispondi! Cosa c’è che non va? Sam, dannazione aiutami a capire! “ 

Sam continuò ostinatamente a nascondersi dietro gli occhi chiusi. 

“Sa-“ 

Quando mi sporsi in avanti e la mano sprofondò sul materasso umido tutto all’improvviso fu’ più chiaro. 

“Oh! “, esclamai stupidamente. 

Nulla si mosse per lunghissimi ed interminabili minuti. Rimanemmo in pausa come se il mondo si fosse fermato. Il silenzio diveniva ogni attimo sempre più imbarazzante ma la mia mente era troppo occupata a correre più rapidamente di quanto avesse mai fatto. 

“Sammy… mi-mi dispiace. Avrei dovuto… io avrei dovuto pensarci. È colpa mia, ti ho lasciato tutta la notte- ero così preoccupato e non ho pensato! Insomma io-“, fortunatamente ad un certo punto smisi di parlare . 

Sam aprì gli occhi solo quando lo sollevai per metterlo a sedere ma continuò ad evitarmi, posando lo sguardo sul muro. 

“Sam?” 

Sospirai non ottenendo alcuna risposta. Sapevo bene che aveva bisogno dei suoi spazi, ora più che mai, così decisi di chiudere la bocca e lasciarlo in pace. Non c’era nulla che potessi dire o fare per farlo stare meglio. 

“Penso sia ora di un bagno, fratellino”, lo informai a bassa voce liberandolo dalla flebo. 

Posai il petto di Sam sulla mia spalla e gli passai distrattamente una mano tra i capelli prima di sollevarlo dal materasso con un lamento. 

Ci incamminammo verso il bagno a passi lenti po’ lo adagiai piano nella vasca. 

Sfilata la maglia posizionai un asciugamano piegato dietro la testa in modo che potesse sorreggergli il collo. 

“Penso sia positivo”, mi lasciai sfuggire pensieroso mentre gli sfilavo il pantalone del pigiama umido. 

“Voglio dire… che tu te ne sia accorto. Non sei totalmente insensibile, quindi è positivo” 

Sam chiuse un’altra volta gli occhi: non sembrava molto d’accordo ed era una fortuna per me che in quel momento non potesse insultarmi. 

Decisi di lasciargli i boxer addosso e aprii l’acqua fredda che si schiantò rumorosamente sui suoi muscoli intorpiditi. 

“Questo la senti? La temperatura dell’acqua, la senti?” 

Sam aprì gli occhi per rispondere con due pigri battiti di palpebre. 

“Non importa, la sentirai Sammy… la sentirai” 

Non appena l’acqua si fece più calda cominciai a riempire la vasca. 

“Forse tu non te lo ricordi ma ci facevamo sempre il bagno insieme quando eravamo piccoli. Papà ce lo vietò quando mi ritenne troppo grande ma anche dopo mi sono sempre occupato di te. Ti addormentavi non appena ti toccavo i capelli…ad ognuno i suoi punti deboli, giusto Sammy? “ 

Alzai lentamente il suo braccio, passai la spugna piano nell’incavo del suo gomito, nella cavità ascellare, dietro le spalle e tra ogni singolo dito. 

Ero così concentrato e allo stesso tempo rilassato da non notare subito i grossi occhi fissi su di me. 

“Non dev’essere male, vero Sammy?”, commentai sotto voce. 

Sam continuò a seguire ogni mio singolo movimento finché non fui con le dita tra i suoi capelli. Stavo cercando una via d’uscita da quel labirinto di balsamo e nodi quando notai i suoi respiri profondi ed i suoi occhi chiusi. 

Sorrisi e lasciai finalmente la presa dopo quel lungo massaggio che sperai fosse stato in grado di distrarlo dalla sua condizione momentanea. Lo guardai in silenzio stupito da quanto le cose non fossero cambiate. Per me era la cosa più naturale al mondo prendermi cura di Sammy che, nonostante la stazza sarebbe sempre stato il mio fratellino. Non resistetti e la mia mano callosa si posò sulla sua fronte amplia per una rude carezza, seguita da un rapido bacio sulla tempia. 

“Ti prometto che tornerai normale, devi fidarti di me fratellino” , sussurrai con le labbra ancora sulla sua pelle umida. 

Non potevo neppure immaginare quanta frustrazione e dubbi ci fossero in quella testolina bagnata. 

Non mi aspettavo l’improvvisa comparsa dei suoi occhi e supposi che la sorpresa poteva essere chiaramente letta sul mio volto così come l’imbarazzo. 

“Pensavo dormissi”, dissi in modo brusco scostandomi da lui. 

Il lato della sua bocca si alzò in un ghigno accennato, osava prendendo gioco di me? 

“Non ridere di me, idiota”, solo dopo aver parlato mi resi conto di quello che era appena successo.

   
 
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