Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Miriallia    12/07/2019    3 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Conan: «Finisce sempre così. Mi chiedo come sia possibile.» sospirò il piccolo detective, ormai consapevole della sua sfortuna a nascondino. «Uno… Due… Tre…»
 
Era un pomeriggio come tanti. Dopo la scuola, i Giovani Detective si erano recati al parco come facevano di solito quando le giornate lo permettevano. Il cielo era cristallino e, nonostante fosse autunno, si sentiva ancora un certo tepore estivo nell’aria. Il posto non era gremito come al solito, ma si vedevano bambini giocare sulle altalene, sugli scivoli e con la sabbia. C'erano ragazzi che uscivano in gruppi e alcune coppiette che passeggiavano tra gli ampi spazi dove ridevano e scherzavano. E poi c’erano loro, Conan & Co., sempre attivi in qualsiasi situazione, soprattutto se si trattava di casi. Sì, perché, come ben sappiamo, i casi da risolvere non mancano mai quando si tratta del piccolo genietto con gli occhiali.
 
Conan: «Nove… Dieci!» si tolse le mani dagli occhi e si guardò intorno. «Immagino di sapere dove si siano nascosti tutti quanti. Andiamo ad acciuffarli.» disse con tono non molto motivato mentre andava in giro per il parco a cercare i suoi amici.
 
Il primo a essere trovato fu Genta. Il bambino si era nascosto dietro a dei cespugli abbastanza alti, sicuro di scampare all’arguto occhio di Conan. Quest’ultimo era certo che l’amico non potesse trovarsi in un posto diverso: quei cespugli erano situati dietro un arbusto abbastanza spesso, il luogo ideale per non essere trovati! Mentre Genta tornava al luogo di inizio della conta, contrariato, Conan sentì dei passi allontanarsi da lì. Molto probabilmente, Ayumi o Mitsuhiko si erano nascosti nei paraggi e, nell’apprendere che Genta era stato trovato, stavano cambiando il luogo del nascondiglio. Il bambino occhialuto riconobbe quel genere di passo: apparteneva alla sua amica Ayumi. La bambina si era nascosta dietro un muretto non molto lontano. Era composto da pietre e sembrava abbastanza solido. Tuttavia, nella fretta, la piccola non si era accorta di aver lasciato in mostra, al di fuori del muro, un pezzetto del suo vestitino rosa. Conan le toccò la spalla in segno di averla catturata.
 
Ayumi: «Uffa, Conan-kun! Non sono passati nemmeno cinque minuti da quando abbiamo cominciato!» sbottò la bambina infastidita.
 
Conan: «Cosa posso farci se per fare la conta esco sempre io? Vi nascondete spesso in luoghi molto simili, quindi per me è semplice trovarvi.» disse con tono fiacco. «Ayumi-chan, Genta… Mi mancano soltanto Mitsuhiko e Haibara.» si guardò nuovamente intorno, sicuro di sé.
 
Nessuno poteva sfuggirgli. Già assaporava la sua vittoria, soddisfatto del suo lavoro. Ma all’improvviso strabuzzò gli occhi: Mitsuhiko stava correndo verso di loro.
 
Mitsuhiko: «Conan-kun!!!» urlò in modo quasi frenetico il bambino, affaticato dalla corsa che aveva fatto.
 
Conan: «Come mai sei sconvolto? Cos’è successo?» disse appoggiandogli le mani sulle spalle.
 
Conan aveva notato che Mitsuhiko aveva un’espressione perplessa, sconvolta, quasi spaventata. Ayumi si avvicinò ai due e, nel sentirli, anche Genta fece lo stesso. Il bambino con gli occhiali non sapeva bene cosa pensare, ma si era reso conto che Ai non era ancora lì in mezzo a loro.
 
Conan: «È successo qualcosa ad Haibara?! Mitsuhiko, rispondimi!!» alzò il tono della voce, sentendo uno strano presentimento dentro di sé.
 
La cosa gli incuteva timore e non gli piaceva per niente. Il pensiero che i membri dell’Organizzazione Nera potevano averle fatto qualcosa lo attanagliava.
 
Mitsuhiko: «Aspetta, aspetta!» gesticolò freneticamente. «Dammi almeno il tempo di spiegare…!» lo guardò seriamente negli occhi. «Fo-Forse si tratta di un caso! Haibara-san è rimasta lì con le prove!»
 
Conan: «Con le prove…?» chiese curioso. «Quali prove?» il suo respiro tornò normale, adesso non era più preoccupato per un eventuale rapimento di Ai, ma di un possibile morto all’interno del parco. «Portami sul luogo!»
 
Mitsuhiko: «Certo, seguitemi!» il bambino con le lentiggini non se lo fece ripetere due volte. Nonostante la paura insinuata dentro di lui e il colorito che sempre più si avvicinava al blu, voleva capire cosa stesse accadendo con tutto se stesso.
 
Quindi, seguiti da Ayumi e Genta, Mitsuhiko portò Conan sul posto dove potevano vedere Ai accovacciata su se stessa a fissare qualcosa che si trovava in alto, appeso al ramo di un albero. Aveva lo sguardo fermo, come se non riuscisse a capire qualcosa che le faceva molto male e non poteva cambiare. Uno sguardo che comunicava una sola frase: Non ho fatto in tempo.
 
Conan: «Ohi, Haibara!» il giovane detective si avvicinò a lei. «Che cos’è?!»
 
Ai: «Non lo vedi da te?» disse con voce rotta mentre si sollevava. «Non riesco a capire. Ho bisogno di trovare un ramo o qualcosa di simile per esserne certa.» scrutò le mani di Mitsuhiko. «Non ne hai trovati?»
 
Mitsuhiko: «A dire il vero no… Quindi sono andato a chiamare Conan-kun, sicuramente lui avrebbe capito se è vero oppure no!» rispose il bambino con tono preoccupato, ma sicuro che avrebbero trovato una risposta al loro quesito.
 
Il sudore scorreva sulle fronti di tutti e cinque i bambini.
 
Ayumi: «Non può essere… vero… no?» disse guardando intensamente Ai negli occhi. «Se no… si muoverebbe… no?»
 
Ai restò in silenzio, perché non sapeva cosa rispondere.
 
Genta: «Ci sono! Conan, sali sulle mie spalle e controlla da te! Non ci dovrebbero essere altri modi, se Mitsuhiko non è riuscito a trovare nemmeno un rametto.»
 
Conan: «Va bene, facciamo così. Ma non vi preoccupate, sono sicuro che non c’è modo che possa essere vero.» cercò di rassicurare i suoi amici che continuavano a non essere tanto sicuri di ciò che aveva detto, ma si aggrappavano a quell’unica verità.
 
Attaccato con una cordicella al ramo dell’albero c’era un gatto nero. Era come se fosse stato impiccato da qualcuno. Ma chi avrebbe mai potuto fare un’azione tanto subdola? Conan era convinto che si trattasse di un pupazzo o di qualcosa del genere. Il musetto del gatto era rivolto verso il basso, gli occhi erano chiusi. Davvero un peluche avrebbe potuto essere fatto tanto bene? Genta si chinò e fece salire l’amico sulle sue spalle. Data l’altezza a cui si trovava il gatto, si poteva evincere che chiunque fosse stato, non era certo una persona bassa. Conan arrivò ad afferrarne le zampette. Il cuore gli batteva all’impazzata, aveva quasi paura di scoprire la verità. Nella sua mente aveva già pensato all'eventuale diffusione della notizia qualora qualcuno l’avesse visto prima di loro. A come trovare il colpevole. Alla speranza che fosse solo un innocuo pupazzo di peluche. La prima cosa che fece, dunque, fu controllare se le zampette fossero effettivamente vere oppure no.
 
Ai: «Allora?!» disse la bambina alzando la voce, impaziente di capire cose stesse succedendo.
 
Conan: «Mpf…» si lasciò andare a un sorriso soddisfatto, nonostante non potesse nascondere di essere totalmente sudato. «È solo un pupazzo, c’era da aspettarselo!»
 
Ayumi: «Meno male, povero gattino!!» si commosse la piccolina mentre stringeva le mani di Ai.
 
Mitsuhiko: «Ce la fai a tirarlo giù? Forse avrei dovuto farlo io…» disse con un tono di rammarico.
 
Conan: «Non parlare così, scemo! Certo che ce la faccio, per chi mi hai preso?» con un tocco deciso e forte, Conan disfece il nodo al collo del peluche tirandolo giù dal ramo dell’albero che ondeggiò per un qualche secondo. «Preso!» tenne stretto tra le sue mani quel peluche che a guardarlo più attentamente, gli incuteva un certo timore.
 
Genta: «Bene, ci siamo quasi…» il bambino pacioccone si chinò nuovamente, permettendo a Conan di scendere giù dalle sue spalle. «Adesso cosa si fa?»
 
Conan: «Beh, la prima cosa da fare sarebbe capire perché… ma soprattutto… chi
 
Nell’esclamare queste parole rimarcando l’ultima in particolare, Ai gli sottrasse il peluche dalle mani. Non che non si fidasse, ma voleva capire da sé cosa la stava quasi traendo in inganno.
 
Ai: «Mh.» scrutò a fondo ogni piccola parte dell’oggetto inanimato. «È totalmente un pupazzo, come hai detto tu, Edogawa-kun».
 
Conan: «Non c’è niente da fare con te, miscredente.» la guardò di sottecchi.
 
Ai: «Eppure, guardate.» mostrò il pupazzo di pezza agli altri. «Non è neppure imbalsamato, è un gatto di peluche… ma sembra vero. Dunque, sicuramente è stato creato appositamente per fare questo scherzo, se così vogliamo definirlo.»
 
Ayumi: «Ayumi non capisce… Un gatto nero… per simboleggiare cosa?» disse con le lacrime agli occhi. «Gli animali non si devono maltrattare, nemmeno se si tratta di pupazzi!»
 
Genta: «Giusto! Ce la pagheranno! Noi, i Giovani Detective, riusciremo a capire chi è stato e lo faremo arrestare!»
 
Conan: «Aspettate, non è così tanto semplice come sembra… Portare questo peluche alla polizia non ci aiuterebbe. Le telecamere di sicurezza non sono installate nei pressi di questo punto dove lo abbiamo trovato… Inoltre, cosa dovremmo dire? Che abbiamo trovato un peluche appeso a un ramo all’interno del parco? Sicuramente persino l’agente Takagi ci riderebbe in faccia e ci direbbe che qualcuno l’ha appeso lì per gioco.» ribatté sicuro di sé.
 
Mitsuhiko: «Hai ragione, Conan-kun, però, aspetta…» cercò di riflettere. «Partiamo dal fatto che è un gatto nero…!» esclamò deciso. «I gatti neri sono conosciuti per…»
 
Ai: «Per le maldicenze legate a loro, giusto?» il tono di Ai era più rilassato rispetto a prima, ma aveva la fronte imperlata da rivoli di sudore. «È così, ma in questo caso, dobbiamo prima accertarci che non ce ne siano degli altri in giro per il parco.» guardò di sfuggita Conan, il quale aveva capito che c’era qualcosa in lei che non andava anche se cercava di non darlo a vedere.
 
Conan: «Giusto, proviamo a cercare ancora e poi vediamo come procedere.» annuì mentre anche tutti gli altri facevano lo stesso e si dirigevano a cercare nuove prove che potessero far trovare il colpevole.
 
Il pensiero del piccolo detective con gli occhiali, tuttavia, andava all’amica Ai, che tutto sembrava fuorché tranquilla. Quell’espressione, quell’atteggiamento… era il modo di fare di quando c’era dietro qualcosa che aveva a che vedere con l’Organizzazione Nera. Ma cosa poteva accomunare quelle persone e un gatto nero, a parte che il colore?
   
 
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