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Autore: Ainely    26/07/2009    3 recensioni
Premetto che i riferimenti a persone o cose realmente esistenti è del tutto casuale. L’intera opera è frutto di fantasia. Ma se vi dovesse capitare un’esperienza simile a quella narrata nel libro, non venitemi a cercare, non è colpa mia... I giovani fratelli, insieme ai loro amici, dovranno risolvere il mistero che vive da centinaia di anni nella loro piccola città di Rosslare. Dovrannò affrontare antichi poteri, superstizioni e spiriti irrequieti tutto in una notte... la notte dell' 11 novembre...
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Il segreto di


Rosslare




libro




Se pensavate di leggere una di quelle storie banali che scrivono i ragazzini per passare il tempo, vi sbagliate di grosso. Una volta sfogliata la prima pagina non potrete più tornare indietro, perché conoscerete anche voi il segreto che grava su Rosslare.
Benvenuti nell’oscurità di ciò che i nostri occhi non possono vedere.
Spero che non abitiate in vecchie case, perché non si conoscono quali strane storie vi sono accadute, magari proprio nella stanza dove vi trovate in questo preciso istante... Infatti nemmeno loro potevano immaginare cosa avrebbe avuto inizio in quella notte dell’11 novembre.

Rosslare, cittadella irlandese, è sempre stata tranquilla senza che succedesse mai qualcosa di veramente eclatante. Infatti, la vita dei suoi cittadini era calma come le acque del Mar Celtico che la bagnano. Posta a quasi 150 chilometri a sud della capitale irlandese, vantava di avere terre ancora libere dall'urbanizzazione, mentre se ne stava su di una bella e verdeggiante pianura dove numerosi erano i boschi proprio lungo la sua fascia costiera. L’intera città era abitata per lo più da circa trecento o quattrocento famiglie, residenti in quella città da moltissime generazioni. Soltanto in pochi erano a conoscenza del segreto che conviveva con la quotidianità della piccola Rosslare...

A Rosslare non mancava nulla: l’ospedale, le scuole, le stazioni ferroviarie e le piccole stazioni portuali, tribunali e altri piccoli luoghi della vita quotidiana. Tutti conoscevano tutti, e le abitazioni non erano nello stile in cui siamo abituati a vedere nei film o nei documentari: infatti le villette, a Rosslare, non erano poste a schiera come è solito, ma ogni villetta ha un proprio terreno, non molto esteso, ma abbastanza grande da dover impiegare da una casa all’altra circa dieci o quindici minuti, il tutto circondato da piccoli boschi attraversati da strette strade asfaltate e non sempre trafficate in continuazione.

C’era solo una zona in cui non c’erano né boschi né stradine strette e asfaltate: sull’unica collina affacciata a picco sul mare, alta circa cento metri, che trionfava su Rosslare. Per raggiungerla bisognava attraversare l’intera cittadella e poi percorrere per un lungo tratto una vecchia strada sterrata. In cima alla collina sorgeva una vecchia casa che prendeva il nome di Rosevill, ove non vi abitava più nessuno dal 1881.

Era costruita su due piani più una mansarda, dove si riusciva a vedere una finestra dal tetto di ardesia, le facciate della casa erano tutte rovinate dell’aria di mare, che con la sua salinità stava scrostando il colore biaco-neve dei muri esterni. Le finestre erano alte almeno due metri e larghe uno, con le persiane in legno sempre di colore grigio, ma di una tonalità più intensa del colore dei muri. Dal tetto spuntavano due grossi camini in mattoni scuri e sulle loro cime c’erano i resti di alcuni nidi di gabbiano che ormai erano stati abbandonati da un pezzo. La porta principale era stata fatta di un legno pesante con delle grosse e vecchie maniglie poggiate come battiporta su entrambe le ante. Nonostante le condizioni della casa, c’era qualcuno, che finalmente dopo decenni, era interessato al suo acquisto...

Se un turista provava a chiedere il motivo per cui quella villa non era stata abitata da nessuno da così tanto tempo, la gente del posto gli rispondeva semplicemente con una alzata di spalle e con la frase “Non è comoda per una famiglia che vuole stare vicino al centro... o forse più semplicemente non si hanno più i gusti di una volta”.

Questa volta non era andata così. Dopo ben centoventisei anni, nel centro della modernissima Dublino, in una delle più rinomate agenzie immobiliari, la penna del signor Longford firmò le carte d’acquisto della sua nuova casa nella tranquilla Rosslare.

Il signor Thomas Longford era un uomo distinto, sempre in giacca e cravatta con dei sani principi per la sua vita e soprattutto un lavoro in cui non occorreva stare tutto il giorno chiuso in un ufficio, infatti, era un avvocato professionista. Figlio di una famiglia agiata aveva frequentato gli studi migliori e con qualche aiuto in più era riuscito anche a farsi un nome tra la gente importante. Sulla quarantina, alto con i capelli castani che cominciavano a diventare grigi in parte lungo le tempie, aveva anche un fisico sottile il tutto accompagnato da un carattere sveglio e indagatore. Non gli si poteva nascondere nulla data la sua grande capacità da far parlare. Uomo molto intelligente ma abbastanza rigido con i due figli poiché impartire a loro l’educazione migliore è la sua missione. E così, proprio per far crescere i suoi unici figli in un ambiente sano e lontano dalla criminalità e dalle sempre più emergenti bande di giovani teppisti, firmò il contratto per avere Rosevill.

Sua moglie, Ethel Longford, invece era di tutt’altra pasta. Donna calma e affabile, riesce sempre a ispirare fiducia. Prima di avere i due figli lavorava come capoinferiere del pronto soccorso all’Ospedale di Medicina Generale di Dublino. Ha trentasette anni, abbastanza alta con una cascata di capelli mossi di colore tendente al rossiccio. Ethel è una donna molto raffinata, ma ama cucinare per la sua famiglia e passare la serata con suo marito in qualche cinema. Adora leggere e ascoltare le opere di Verdi o di Beethoven. Quando seppe dal marito la notizia che si sarebbero trasferiti a Rosslare si preoccupò più di cosa tenere o di cosa lasciare che di quello a cui sarebbero andati incontro...

Invece i due giovani Longford, Kate e William, non erano entusiasti del loro prossimo trasloco. Infatti a chi piacerebbe lasciare i propri amici per andare in un luogo chissà dove con chissà chi? Il giorno in cui loro padre era rincasato dall’agenzia, e aveva detto loro dove sarebbero andati, i due fratelli si erano fiondati immediatamente sull’atlante per vedere dove era questa strana città di cui non avevano mai sentito parlare e che già al sentire il nome “Rosslare” sembrava già noiosa. Del resto è normale che degli adolescenti trovino ogni lato negativo nelle scelte che fanno i genitori. Ma se quella volta i Longford avessero dato ascolto alle continue lamentele dei figli...

Comunque c’è da dire che Kate, giovane e sveglia ragazza di 16 anni, è la primogenita dei due coniugi. Ama uscire con le amiche per fare shopping, la musica rock e naturalmente, come tutti i suoi coetanei, aveva un interesse particolare per tutto ciò che era paranormale. Alta e con un fisico longilineo somiglia in tutto e per tutto al padre: stesso modo di pensare, stessa testardaggine, e stesse reazioni. Ma gli occhi e i capelli erano certamente di Ethel, infatti anche lei aveva morbidi e ondulati capelli rossicci che le ricadevano dolci lungo le spalle.

Invece, William, il più piccolo, ha quasi 14 anni e come di consueto è in continua competizione con la sorella maggiore. Gli piace leggere fumetti, scherzare con i suoi amici e naturalmente il suo hobby preferito è quello di fare continui dispetti a Kate. È alto circa 1.65m, ha i capelli corti tra il castano scuro e il mogano, e ha il viso ricoperto di piccole lentiggini che gli danno un’aria da vera piccola peste. Ha gli occhi verdi sempre vispi e curiosi di conoscere sempre più cose. Ha solo una cosa in comune con la sorella: ha una vera e propria passione per tutto ciò che è strano, a partire da un semplice cortocircuito sino a quando ci si accorge che manca stranamente un oggetto che fino ad poco tempo prima era sempre stato lì.

Era una giornata di pioggia, quando con l’auto al completo e con davanti a loro due camion della società di traslochi, raggiunsero Rosslare. Era esattamente il pomeriggio del 31 ottobre e l’acqua che cadeva dal cielo cupo rendeva sempre più tetro l’intero paesaggio: il mare era in tempesta e il vento soffiava forte senza dare tregua. L’intera cittadella era avvolta da uno spesso strato di nuvole grigio che racchiudeva il tutto nella giusta visione di un classico halloween...

Giunsero abbastanza facilmente all’ingresso del bosco dove portava alla villa sulla collina. Il vento aveva rafforzato la sua intensità e le onde del mare in tempesta si infrangevano sugli scogli come se volessero distruggerli. La casa vista sotto tutta quella pioggia era tutt’altro che accogliente: tra le pareti che si scrostavano e tutto il resto sembrava che dovesse crollare tra pochi secondi sotto una folata di vento più forte.

Ma l’unico pensiero che attraversava la mente di Kate era soltanto uno: “Come inizio non c’è male...”. nel frattempo i camion del trasloco si erano appena fermati e i due addetti scesero dall’abitacolo e fecero segno alla famiglia Longford di poter venire avanti per aprire il portone. Thomas Longford girò la chiave nel cruscotto e la macchina si spense, afferrò il suo impermeabile e se lo infilò alla bell’e meglio, e frugandosi nelle tasche cercò frettolosamente la chiave che gli era stata consegnata alcuni giorni prima in agenzia. La pioggia era copiosa e talmente fitta che Thomas presto fu inghiottito dall’acqua scomparendo alla vista del resto della sua famiglia. Passarono alcuni minuti prima che il signor Longford tornasse in auto per posteggiare vicino all’ingresso. Quando riaccese l’auto, William, che stava guardando con attenzione l’intero edificio, gli parve di vedere una strana luce provenire dalla finestra più alta, cioè quella della mansarda. Ma nel giro di un battito di ciglia, la luce parve scomparsa. Non vi diede importanza interpretandolo come segno della stanchezza del lungo viaggio.

Mentre William concludeva questo pensiero, suo padre lo riscosse riportandolo alla realtà, invitandolo a scendere. Il tempo che impiegarono per percorrere la breve distanza tra l’auto e il portone bastò per far sì che i Longford facessero ingresso nella loro nuova casa completamente bagnati...

   
 
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