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Autore: empathy    21/07/2019    2 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia parla di Lexa, come sarebbe andata se fosse sopravvissuta alla terza stagione di the 100 e del suo destino di Heda.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Lexa, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Lexa sanguinava copiosamente, e guardava il viso di Clarke ricolmo di lacrime. Le diceva di non arrendersi e che non l’avrebbe lasciata andare. Si affannava per fermarle il sangue, Lexa poteva vedere le sue mani sporche che le premevano sulla pancia.

«Clarke» la chiamò.

«Sono qui» rispose accarezzandole i capelli. «Sono qui».

«La mia lotta è finita».

«No! Non ti lascerò morire!» esclamò in lacrime.

«Il prossimo comandante ti proteggerà».

Aveva a malapena la forza di parlare ma Clarke non smetteva di combattere per lei. Era buio intorno, Lexa riusciva a vedere solo la luce delle candele, e tutto ciò cui riusciva a pensare era di proteggere la sua amata anche dopo la morte.

Svenne tra le cure di Clarke che riuscì a fermare l’emorragia cauterizzando la ferita con un ferro sterilizzato.

Si svegliò con una fitta di dolore alla pancia. Titus non c’era ma Clarke dormiva accanto al suo letto. Nonostante stesse sudando e le girasse la testa, quando Clarke si svegliò cercò di mettersi a sedere, mossa che la fece gemere di dolore.

Clarke saltò in piedi dicendole di non fare sforzi: non era ancora fuori pericolo.

Lexa la guardò con dolcezza e allungò una mano a sfiorarle il viso, Clarke si lasciò andare alla delicatezza di quel gesto assaporando ciò che, Lexa lo sapeva, aveva temuto di perdere.

«Clarke...» iniziò Lexa con tono deciso e allo stesso tempo amorevole, «mi hai salvato la vita, ma è tempo per te di tornare dalla tua gente».

«No! Non posso lasciarti in queste condizioni». La gravità della voce suggerì a Lexa che lei fosse seriamente preoccupata.

«Non posso tornare finché non sono certa che starai bene» aggiunse.

Ci fu un lungo silenzio tra le due interrotto infine da Lexa:

«Devo parlare con Titus».

L’altra la guardò sorpresa; fino a quel momento non aveva pensato a Titus, ma se Clarke rimaneva almeno per un po’ doveva assicurarsi che non corresse pericoli. In più il suo fidato maestro e consigliere l’aveva tradita, l’aveva quasi uccisa e adesso che non poteva nemmeno mettersi in piedi senza che le vorticasse la stanza intorno rischiava di perdere completamente il rispetto dei clan. Aveva bisogno di riprendersi in fretta e nascondere le sue condizioni.

«È qui fuori, vado a chiamarlo» e si diresse verso la porta uscendo.

Quando rientrò con Titus al seguito un raggio di luce che penetrava dalla tende socchiuse le illuminò parte del volto.

«Titus» disse, ed egli si avvicinò al suo capezzale.

«Perdonami Heda» mormorò dolorosamente.

Lexa si sentiva impallidire come se le forze la stessero abbandonando. «Non cercherai mai più di attentare alla vita di Clarke» disse imperiosa. «Giuralo».

«Lo giuro».

Si sentiva sempre più debole, e a quella rassicurazione si concedette di assecondare il bisogno di riposo. Tutto divenne offuscato e la voce di Clarke risuonò come in lontananza. Poi il buio.

   
 
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