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Autore: DhakiraHijikatasouji    23/07/2019    0 recensioni
Un amore che è andato perduto e che purtroppo non tornerà indietro. Ispirata dalla canzone omonima di Bruno Mars, questa one-shot vede come protagonista il nostro Tom che ricorda tutti i bei momenti passati con Bill prima che la sua leggerezza permettesse la rottura della loro relazione, che per quanti sensi di colpa, non potrà mai essere quella che era prima.
Incest not related!!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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Same bed but it feels just a little bit bigger now
Our song on the radio but it don't sound the same
When our friends talk about you, all it does is just tear me down
'Cause my heart breaks a little when I hear your name

Era andato. Se n'era andato. Aveva chiuso la porta alle sue spalle come se niente fosse, forse per nascondere ciò che era troppo da mostrare, come l'ennesima lacrima e il suo labbro tremulo. La pioggia avrebbe cancellato tutto questo, ma non lui, non il suo ricordo. E' proprio vero che una persona ti manca quando se ne va e finalmente ti accorgi quanto era importante per te. Eppure all'inizio non era così, all'inizio Tom non era così. Quel cambiamento lo aveva contemporaneamente ucciso, perché Bill non sarebbe più tornato tra le sue braccia. Bill aveva messo in chiaro che lo odiava, che non ne poteva più di dormire nello stesso letto con lui, con un uomo che non lo amava. E solo adesso che aveva chiuso quella porta, solo adesso che lo aveva portato a dire quelle parole, si era accorto come non mai che non erano vere: che lui lo amava, ma non era riuscito a dimostrarglielo. Adesso quella casa era dipinta di grigio, non era più illuminata dalla luce di quelle candele profumate che Bill aveva la premura di accendere ogni sera per rendere la casa più romantica, o forse per farsi vedere da lui e ricevere così le sue attenzioni. Adesso guardava quelle candele e la miccia nera con la cera consumata davano l'immagine di cimitero dimenticato, ma non si era minimamente azzardato a toccarle per toglierle dalla propria vista. Forse perché ancora gli capitava di vedere Bill che si chinava, prendeva in mano la candela, la odorava un po' e poi la accendeva, e tutto felice saltellava per la casa contento solo di quella candela accesa. E Tom non le guardava mai. Non guardava mai quelle candele, e si era presto dimenticato anche come era fatto il sorriso del moro una volta che erano cominciate le litigate, il non guardarsi neanche più negli occhi, l'evitarsi andando da una stanza all'altra solo per non stargli vicino. Poi era andava a finire che Bill aveva conosciuto qualcuno, un suo nuovo collega di lavoro in una casa di moda, si chiamava Andreas. Bill se ne era perdutamente innamorato, perché Andreas gli dava le attenzioni che cercava, anche quelle semplici, come il buongiorno e la buonanotte. Messaggi sul cellulare che Bill aveva preso a nascondere, e tutte le volte che Tom chiedeva, lui rispondeva sempre che non c'era niente, che erano solo messaggi di lavoro. Poi si alzava dal letto, andava in bagno e ci stava delle ore. E Tom era troppo cieco per non capire, troppo occupato ad essere confuso per non dedicare tempo alla questione ed impedire così alla bomba di esplodere. 

It all just sounds like ooh, ooh ooh hoo hoo
Mm, too young, too dumb to realize

That I should have bought you flowers
And held your hand
Should have gave you all my hours
When I had the chance
Take you to every party 'cause all you wanted to do was dance
Now my baby's dancing
But she's dancing with another man

Poi era arrivato quel giorno, quel giorno in cui Tom era rientrato a casa da lavoro e aveva trovato Bill con le lacrime agli occhi, rossi per via di esse. Faceva avanti e indietro per la casa e tutto quello che aveva anche solo una minima connessione con lui (vestiti e oggetti) lo rifilava in una grossa valigia aperta sul loro letto matrimoniale. Tom aveva quindi capito che c'era qualcosa di davvero importante, ma ormai era troppo tardi per aprire gli occhi. Bill aveva riso incredulo mentre parlava, gesticolava e diceva cose che sulla faccia di Tom parevano nuove e mai sentite, ma che dentro al suo cuore sapeva che Bill aveva ragione, e le sentiva tutte come pugnalate. Infine aveva chiuso quella dannata valigia e aveva rivelato ciò che nascondeva. "Ho un altro" aveva detto "Un altro che forse, anzi no! Decisamente! Sì, che mi saprà amare decisamente meglio di come hai fatto tu!" E anche mentre trascinava quel bagaglio, Tom lo seguiva incapace di fermarlo, incapace di parlare, come se ancora dovesse realizzare che Bill stava per lasciare quella casa dove avevano progettato tutti i loro sogni. E così era successo che abbandonasse. Bill si era asciugato le lacrime in un misero tentativo fallito, e in quel gesto aveva adocchiato l'anello che Tom gli aveva dato. In un impeto di rabbia se lo era tolto e lo aveva scaraventato via. Aveva caricato tutto in un taxi che si era fermato giusto in tempo. La pioggia cadeva a catinelle ma a lui non importava. Si era messo nell'auto e Tom aveva visto  le sue labbra muoversi per l'ultima volta, e stava semplicemente dicendo all'autista l'indirizzo di Andreas. O più espressamente: "Portami via da questo stronzo!". E poi più nulla. Era successo tutto in una fottuta sera. Il giorno dopo già Tom notava il letto più grande, che allungava il braccio e si chiedeva "Dove sei?". Semplicemente perché adesso sapeva che lui non c'era più. Quando era lì e magari era in bagno quella domanda non gli frullava nella mente, forse perché pensava che Bill non avesse il coraggio di lasciarlo, e invece lo aveva avuto appena aveva trovato l'occasione di farlo. 

My pride, my ego, my needs, and my selfish ways
Caused a good strong woman like you to walk out my life
Now I never, never get to clean up the mess I made, oh
And it haunts me every time I close my eyes

E Tom...Dio, vederlo così incazzato..in lui si era accesa una luce negli occhi. Si ricordò di quanto gli piaceva vederlo arrabbiato perché poi finiva sempre che ridevano, si baciavano e finivano su un letto, o sul divano se era più alla loro portata. Adesso che era seduto a quel tavolo vuoto in salotto, un bicchiere di scotch di prima mattina, pensava a tutto ciò che non aveva più. Pensò a quando lo aveva conosciuto, in quella casa di moda, dove era entrato per pura curiosità, perché in una conversazione con Georg era saltato fuori che Tom non ne aveva mai vista una, mentre l'amico si vantava di aver avuto questo privilegio siccome la madre lavorava in una di quelle. Così era entrato e direi che tra tutta la marea di gente che popolava quel posto, Tom aveva adocchiato proprio quei capelli neri, quella pelle lattea e quei occhi ambrati, i quali lo adocchiarono a loro volta. Bill era chinato su degli scatoloni che contenevano dei vestiti. Appena lo aveva visto, si era alzato e si era diretto nella sua direzione. Tom lo aveva visto come a rallenting, era perfetto. La prima cosa che sentì di lui, ancora prima della voce, fu il profumo delicato ma deciso allo stesso tempo. "Posso aiutarla? Cerca qualcuno?" Aveva chiesto e Tom dovette ricredersi anche sulla sua voce. Perché gli era sembrato una ragazza a primo attrito e anche dal profumo, ma per quanto dolce, si capiva che sotto quei vestiti di alta moda non avrebbe trovato un corpo femminile. Bill intanto vagava con lo sguardo su di lui, come alla ricerca di qualcosa. A Tom glielo disse solo tempo dopo che si trattava di una fede. Bill voleva controllare se fosse già sposato, e quando non la vide sorrise un po' malizioso. Tra tutti e due si erano presi subito. Tanto che, anche quando Tom aveva confermato che la sua era solo una visita, era tornato a farne altre solo per vedere lui. Avevano cominciato ad intrattenere conversazioni, sia per conoscersi, sia per parlare di vari argomenti, e passavano da un argomento all'altro a velocità sostenuta. Poi cominciarono gli appuntamenti fuori, prima per un caffè, poi per pranzare, e poi per cenare. E si sa che gli appuntamenti notturni sono quelli definitivi e conclusivi per la maggior parte delle faccende amorose. 

It all just sounds like ooh, ooh ooh ooh ooh
Mm, too young, too dumb to realize
That I should have bought you flowers
And held your hand
Should have gave you all my hours
When I had the chance
Take you to every party 'cause all you wanted to do was dance
Now my baby's dancing
But she's dancing with another man

Gli occhi di Bill non mentivano, e nemmeno quelli di Tom. Le parole di Bill non lo ingannavano, e neanche quelle di Tom avevano tale intento. Dopo il "Ti amo" di Tom, pronunciato durante un blackout nella casa del moro, Bill aveva riso e si era gettato sulle sue labbra. Tom poteva solo vagamente ricordare che sapore avessero, che morbidezza imprigionavano. Poi era tornata la luce e Tom vide gli occhi di Bill guardarlo diversamente, con un amore che aveva cercato di nascondere e che in quel momento aveva acquistato la sicurezza per poterlo dimostrare. "Anche io ti amo" aveva sussurrato. E che ci crediate o meno, Tom non ricordava nemmeno più quanto fosse bello fare sesso con lui, o fare l'amore, così come lo chiamò lui guardandolo con le guance rosse, la fronte sudata e il sorriso sempre a fior di labbra. Poi aveva chiuso gli occhi, mentre Tom teneva ancora la testa appoggiata sul suo petto che faceva su e giù in base al suo respiro tornato tranquillo. E nonostante questo gli stava accarezzando delicatamente i capelli sciolti e sospirava innamorato nel sonno. Tom ricordava quanto i suoi tocchi lo avessero rilassato, e appena stette per chiudere gli occhi, Bill sussurrò "ti amo" e lui li aprì subito. Sorrise e lo baciò sulla fronte per non dargli troppo fastidio siccome si stava lentamente addormentando. Prima era importante per lui non dargli fastidio, lasciare che riposasse. Ma prima che Bill se ne andasse, non si faceva premura di non sbattere la porta troppo forte, e Bill sussultava sul divano per lo spavento siccome spesso si addormentava davanti alla TV. Sospirava, si metteva una mano tra i capelli e si ributtava ormai con il sonno rovinato sul cuscino ripetendosi che non poteva andare avanti così, che gli avrebbe parlato prima o poi. Quando Tom gli aveva chiesto quella sera: "Perché non me lo hai detto?" Bill  era diventato rosso di rabbia e aveva urlato: "PERCHE' CON TE NON SI RIESCE MAI A PARLARE!" e aveva spiegato le sue ragioni in un fiume di parole che Tom aveva mal connesso. Poi era successo ciò che era successo. E quando Tom aveva visto gettare via quell'anello, in un flash che gli passò in mente, rivide lui in ginocchio a darglielo, Bill che si tappava la bocca commosso e che lo aveva abbracciato felice. Era stata una bella uscita questa. Lui vestito come uno straccione rispetto a Bill che era sempre così elegante e posato. Era andato con Georg al negozio di oreficeria, un sacco di soldi in tasca guadagnati con sudore, e tutti per comprare l'anello all'amore della sua vita. Anello che Bill si era tolto in un gesto. Aveva fatto impazzire il direttore del negozio, perché nessun anello gli andava bene, ed inoltre aveva il timore che a Bill stesse troppo piccolo, o troppo grande. "Ha le dita così fini, non potrebbe mai stargli quell'affare!" borbottava, e perfino Georg si era ritrovato a mettersi le mani nei capelli e a dirgli esasperato: "Mi spieghi che accidenti cerchi di così particolare!?" Tom aveva badato a non rispondergli, ma proprio in quel momento vide l'anello che faceva per lui. Era di oro bianco e aveva una pietrina nera, e nero era il suo colore preferito. Era una pietra rara, così gli spiegò il proprietario, e Tom credette che non c'era nulla di più raro del suo Bill e perciò quando aprì quella scatolina davanti a lui era orgoglioso della sua scelta, e lo fu ancora di più quando Bill lo indossò. "Ti sta benissimo" aveva detto con un sorriso arrossendo. Ora come ora però ricordare quei momenti lo feriva e non poco. 

Although it hurts
I'll be the first to say that I was wrong
Oh, I know I'm probably much too late
To try and apologize for my mistakes

Decise di andarsi a fare un giro con la macchina. Vi salì sopra e accese la radio. Magari ascoltare qualche musica lo avrebbe distratto, ma caso volle che passò proprio quella canzone, la loro canzone. "It's up to you". Iniziava con una verità troppo grande: "You are so perfect but you're not for me". Tom cercò di cambiare stazione radio, ma appena mise la mano sul tasto, la ritirò lentamente e non ebbe il coraggio di spezzare ancora un momento così, un momento in cui il suo gelido cuore si stava attivando per scaldarsi. "I turn my back the decision is yours", e la decisione Bill l'aveva tristemente presa. La prima volta che avevano sentito quella canzone, Bill lo stava baciando perché caso volle che durante il blackout a Bill lo chiamarono al cellulare e lui l'aveva come suoneria. Bill aveva spudoratamente ignorata quella chiamata, ovviamente, e tutto per dedicare attenzione a Tom. Tom non aveva ignorato gli altri per dare attenzione a Bill, o meglio, aveva ignorato anche Bill insieme agli altri. E Bill non era "gli altri", Bill doveva essere il suo tutto, il suo essere unico e insostituibile. Infatti non lo aveva ancora sostituito perché era unico. Quella canzone poi si ripeté nei giorni a seguire, anche perché Bill l'aveva registrata su un disco, e a volte la metteva, lo prendeva, gli circondava il collo con le braccia e ballavano lentamente, girando su loro stessi. Bill lo guardava perdendosi nei suoi occhi e a volte gli chiedeva: "Te lo ricordi? La prima volta che ti ho baciato?" ma con il passare del tempo aveva perso la voglia di domandarglielo, tanto sapeva che lo avrebbe ignorato o che non se lo sarebbe mai ricordato come prima. "Ok, mi hai appoggiato le labbra sulle mie, e poi? Che era di così tanto eclatante?" temeva che gli avrebbe risposto così e allora preferiva non proferire parola e agire in silenzio per pianificare la sua fuga da quella vita che gli sussurrava di scappare. Adesso Tom aveva notato nei suoi ricordi che tutte le volte che Bill metteva quella canzone, era per piangere un po', era per chiedersi milioni di perché che non avrebbero ottenuto una risposta perché l'unico che poteva dargliela era nell'altra stanza e non voleva più uscire. Perché Tom lo ignorava? Perché non gli parlava, non lo baciava, non lo coccolava? Perché non aveva anche solo più la voglia del suo corpo? Bill ci aveva anche provato. Sentendosi poco bello, anche se era nel fiore della sua giovinezza, si era truccato quel poco di più, aveva mangiato di meno per dimagrire ancora e si era vestito alla vedo-non vedo per risultare provocante. Nulla. Tom lo aveva praticamente ignorato e si era di nuovo chiuso in quella maledetta stanza. Lo aveva guardato per un po', gli aveva poi lanciato il suo giubbotto in testa ordinandogli di andare a coprirsi. Bill ci rimase malissimo e non ebbe il coraggio di dirgli che lo stava facendo per lui. Era scappato fuori per stare solo, con il giubbotto di Tom addosso. E il suo odore lo faceva piangere il doppio. Andreas lo aveva visto, e aveva accostato. Lo aveva invitato nella propria auto, a casa sua per una chiacchierata tra amici. Bill aveva annuito e con Andreas si era trovato benissimo anche quelle poche ore. Il biondo gli aveva dato dello struccante, siccome aveva anche confessato di mettersi il fondotinta, e Bill si era tolto tutto quel trucco. "Quanto sei bello, Bill" aveva sussurrato Andreas rapito dai suoi occhi e posandogli una mano sulla guancia. Le labbra di Bill divennero tremanti e secche, questo perché era nervoso. Con Tom tutto era venuto naturale, non era stato così. Andreas poggiò delicatamente le sue labbra su quelle di Bill, che sulle prime chiuse gli occhi e lo assecondò, ma poi lo allontanò. "No..." e gli aveva mostrato l'anello "Io amo un altro Andreas, ho un fidanzato". Andreas aveva sorriso, lo aveva capito e si era scusato, ma aveva giustificato il tutto con il fatto che non aveva potuto resistergli e quel commento era rimasto nella mente di Bill da casa di Andreas fino alla sua. Tom non gli chiese nemmeno dove fosse andato, se lo ritrovò nel letto come tutte le notti. E credeva gli bastasse questo, ma ora che Bill non era nemmeno più in quel letto lui credeva di impazzire! Arrivò ad un bar e scese. Incontrò Georg che con sorriso di amico lo invitò a sedersi con lui. Parlarono di Bill ovviamente e Georg lo ascoltò, ma l'unica cosa che seppe fare fu appoggiargli una mano sulla spalla e dirgli: "Non capisco perché tu lo stia dicendo a me quando lui abita solo a qualche isolato da qui". Tom aveva capito cosa intendeva e si era alzato da quel dannato tavolo ringraziandolo. Aveva preso la macchina e aveva guidato fino a quel palazzo grigio e anonimo. Aveva atteso che una persona uscisse da quel condominio, così che lui potesse sgattaiolare dentro senza essere visto. Caso volle che quella persona fu proprio Andreas. Tom si coprì il volto con il cappuccio della felpa e lo guardò uscire. Non lo guardò con odio però.  Ma anzi, sorrise. Sapere che c'era un altro uomo che  meritava Bill più di quanto lo meritasse lui, e che potesse farlo felice più di quanto lo facesse lui, gli riempiva il cuore di un qualcosa chiamato felicità misto a malinconia e nostalgia. Salì quelle scale cercando di fare poco rumore e andò a suonare a quel campanello non appena lesse il nome di Andreas Guhne e sotto attaccato con lo scotch un foglietto. "Bill Kaulitz". Deglutì solo a leggere quel nome e premette quel tasto. Aspettò qualche secondo prima che un Bill in vestaglia gli aprisse. Istintivamente il moro cercò di coprirsi, ma poi si calmò. Non c'era nulla che Tom non avesse già visto. Ma Tom non mirò al suo corpo come prima cosa, ma a quegli occhi spauriti e nervosi, a quelle labbra che non sapevano se muoversi per dire qualcosa o no. Lo avrebbe preso e baciato all'instante, ma Bill lo avrebbe cacciato e picchiato. Sospirò.

- Ciao- Disse semplicemente. Bill assunse un'espressione confusa e fece la prima domanda logica.

- Che ci fai tu qui?- Tom non seppe che rispondere. Dire che lo amava ancora era troppo scontato e ancora non poteva smontare il suo orgoglio.

- Sono passato a farti un saluto-

- Tom, io non voglio parlarti- Bill cercò di chiudere la porta, e lì in Tom si accese l'istinto di bloccarla, la paura che una volta chiusa quella porta non avrebbe più rivisto quegli occhi. Bill sospirò riaprendola lentamente. - Che vuoi?-

- Parlarti. Parlarti soltanto, poi me ne vado, te lo prometto. Uscirò dalla tua vita esattamente come mi hai detto poco prima di chiuderti in quel taxi-

- Se sei venuto qui per ricordarmi le mie azioni e le mie scelte stai solo perdendo tempo. So quello che ho fatto, e non mi pento delle mie scelte!- Lo aveva fatto innervosire. Beh, ormai aveva quell'effetto su di lui da un po', ma come mai gli sembrava nuova quella espressione sul suo volto? Come mai non riusciva a riconoscere un Bill che lo guardava così? Come se...esattamente senza amore, ma con disprezzo. Ma che si meritava in fin dei conti?

- No, lo so che non ti penti. Ho visto Andreas prima- Disse con tutta la calma del mondo, e Bill divenne stranito. Quei due si erano incontrati e Andreas non era ancora morto? No, non vedeva sangue sulle scale. Tom non lo aveva ucciso. Questo lo fece diventare perplesso. Prima chiunque osava avvicinarsi a lui per delle avances Tom lo uccideva con gli occhi, poi con le parole, ed infine con le mani. Più volte Bill si era ritrovato a doverlo fermare perché Tom stava esagerando con le mani. Anche questo a Bill faceva paura. Questi momenti di Tom, questa sua rabbia repressa e violenza. Ma con lui non si era mai azzardato, anzi, era stato apatico ed ermetico. Completamente un altro Tom da quello che aveva conosciuto. - E' un tipo a posto-

- Sì, meglio di te- Tom sbuffò con un sorriso, ma ritornò serio subito.

- Dimmi, cosa ha di meglio?-

- Tom, sei venuto a fare un paragone!?-

- Prima amavi elencare cosa avevo di meglio io in confronto agli altri, perché con Andreas non dovresti fare lo stesso ora che ti offro su un piatto di argento l'occasione?- Bill boccheggiò un po', poi ringhiò e sbatté la porta alle sue spalle, trovandosi esattamente davanti a Tom, ad un centimetro dal suo viso.

- Prima di tutto mi considera, mi ama, mi bacia, mi tocca! Mi ascolta, mi conforta...mi...!!- E mentre parlava lo faceva indietreggiare, fino a che Tom non batté la schiena al muro opposto. Non gli ci volle molto a Tom per notare quale era l'ultima cosa. Un anello al suo dito.

- Ti ha chiesto di sposarlo..- Sussurrò con un nodo alla gola a vedere quell'oggetto luccicare. Bill era ansimante, ma annuì e rispose di sì. - Te lo avevo chiesto anche io, ma tu lo hai dimenticato così in fretta-

- Io l'ho dimenticato!?- Cominciò a picchiarlo sul petto per reprimere le lacrime, ma queste uscirono lo stesso. - Tu mi hai dimenticato stronzo! TU!!- A Tom fece male, ma una rabbia mista passione stava salendo in lui, tanto che prese Bill per i polsi e lo fece indietreggiare facendogli sbattere la schiena al legno della sua porta. Lo baciò. Sì, forse era impazzito, ma lo baciò e gli aprì la bocca con la lingua, cercando la sua perché in fondo sapeva che dopo quel pazzo gesto non l'avrebbe più assaggiata. Bill infatti si spostò abbastanza in fretta e gli mollò un ceffone in pieno viso, si tappò la bocca e se la pulì con sdegno. Gli mostrò l'anello, così come fece con Andreas quella sera. - Amo un altro adesso, fattene una ragione!-

- Bill, ho sbagliato ma..-

- Ma cosa? Accorgertene prima!? Tu non hai idea di quanto ho sofferto, di quante notti ho passato in lacrime, quante parole mai dette Tom...-

- Sono qui, dimmele ora! Urlami in faccia tutte quelle parole Bill-

- ERANO PAROLE D'AMORE, TOM!!- Gli gridò. - E non credo che adesso sia più il momento di pronunciarle...non per te almeno- Tom per la prima volta si sentì perduto. Si leccò le labbra velocemente, guardò altrove e i suoi occhi divennero lucidi. Bill si sorprese. Tom stava piangendo. Dai suoi occhi scese una lacrima, poi due. Il suo respiro era accelerato, ma si affrettò ad asciugarsi quelle gocce sul viso. - Non hai mai pianto davanti a me-

- C'è sempre una prima volta, Bill- Rispose con il tono delle lacrime. Gli indicò la mano sinistra. - Lì c'era il tuo primo anello- Poi le labbra. - Qui c'era la tua prima volta- Sospirò cercando di rimandare indietro le lacrime, ma queste ebbero la meglio. Sorrise amaramente, come se questo potesse bastare a nasconderle. - E qui sul mio viso c'è l'ultima volta- Anche gli occhi di Bill divennero lucidi, il suo viso rosso, e cercò di voltarsi per nasconderle, ma sapeva che a Tom non poteva mai mentire.

- Sono state parole...bellissime- Anche lui aveva il tono delle lacrime, e anche lui per orgoglio se le asciugò in fretta e si rivoltò. - Ma non posso Tom, non posso tradire quella persona che finalmente mi ama. A te non ti ho tradito, mi sono allontanato piano piano e tu mi hai lasciato andare- Era vero, era tutto quanto vero. -...se ti avessi tradito non mi avresti lasciato andare, perché mi amavi. Magari mi avresti lasciato tu, chi lo sa? Te la dico io una verità: per quanto ti amavo nessuno lo avrebbe saputo mai perché non ti avrei mai tradito- 

- Lo so, amore-

- Non chiamarmi così-

- Scusa, è l'abitudine-

- Un'abitudine che purtroppo hai perso...che ti è successo? Perché?-

- Perché lo vuoi sapere? Non ha più importanza-

- Perché nonostante tutto non riesco comunque a dormire la notte senza saperlo-

- Non ti bastano le braccia di Andreas?-

- Tom..-

- Le mie ti bastavano..-

- TOM!!- Si stava alterando di nuovo, doveva calmarsi. Sospirò. - Senti, io sono disposto ad ascoltarti, e lo farò solo qui e ora, vedi di muoverti- Incrociò le braccia al petto mentre un'altra lacrima lo tradì.

- Il lavoro, Bill. Il solito lavoro che mi ha impedito di dedicarti amore, che mi ha chiuso in quell'ufficio del cazzo e mi ha costretto a diventare come sono diventato. I soldi hanno cominciato a calare, ed io non comprendevo la tua felicità e preferivo non vederti. Solo ora mi rendo conto che l'unica tua felicità ero io- Bill comprese e annuì a sguardo basso, sempre con le braccia incrociate.

- Adesso devo andare, Tom- Aprì la porta e la stette per richiudere.

- Aspetta, ti prego!- Tom bloccò ancora quel legno freddo e vide gli occhi rossi e lucidi di Bill nascosti dai suoi capelli neri e lisci. - Voglio solo che tu sappia una cosa-

But I just want you to know

Gli prese le mani e gli scostò i capelli dalla fronte per vedergli quegli occhi stupendi.

- Io spero che lui ti compri dei fiori, che prenda la tua mano, che ti dedichi tutto il suo tempo quando può...e che ti faccia ballare come ti facevo ballare io ogni sera- Gli asciugò le lacrime con le dita e sorrise tra le lacrime. - Perchè so quanto amavi ballare con me ogni sera...ora forse amerai farlo con lui, ed è giusto così- 

I hope he buys you flowers
I hope he holds your hand
Give you all his hours
When he has the chance
Take you to every party
'Cause I remember how much you loved to dance

- Insomma...spero che faccia tutte le cose che avrei dovuto fare io quando...ero io il tuo uomo- Gli prese il viso con dolcezza e gli baciò delicatamente la fronte. Bill aveva gli occhi vitrei, uno sguardo indefinito. Forse stava lentamente morendo dentro, e credeva gli mancasse il respiro. Ma che voleva dal suo corpo e dalla sua mente? Tom era Tom. Tom era l'amore della sua vita, e così lo faceva sentire.

Do all the things I should have done
When I was your man

- Adesso vado, non voglio che Andreas ti veda piangere a causa mia, e devi essere felice quando sceglierai quel vestito per il tuo giorno più bello- Si allontanò verso la porta e Bill lo seguì, ma senza fermarlo. Si morse il labbro, prima di parlare.

- E tu allacciati la cintura quando guidi- Tom sorrise grato di questa sua premura. Quando stavano insieme glielo diceva sempre e lo rimproverava se se lo dimenticava. - Mi va bene averti lontano da me...ma non così lontano- Si asciugò un'altra lacrima.

- Questo mai, lo sai- Cominciò a scendere le scale. Aveva ancora il suo numero memorizzato sul cellulare. Lo prese e scrisse. Bill sentì il suo cellulare vibrare. Lo afferrò, lo aprì. Era un messaggio da un numero che per lui non sarebbe mai stato davvero sconosciuto anche se lo aveva cancellato. 

"Mantieni quel viso d'angelo, amore mio"

Do all the things I should have done
When I was your man...

   
 
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