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Autore: Meramadia94    25/07/2019    0 recensioni
Un momento che avrei voluto vedere nella 14x13, attenzione Spoiler.
Sam non è l'unico che deve perdonare John.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Famiglia Winchester, John Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Trovarsi davanti John Winchester, vivo e vegeto, ed in perfetto stato di salute fu per i suoi figli e sua moglie una gioia talmente grande che per un attimo pensarono di essere stati avvelenati da un Djinn.
Salvo poi riprendersi e sottoporre il redivivo Winchester Senior a tutti i test possibili ed immaginabili: sale, acqua santa, coltelli d'argento... tutto.
E John li aveva superati. 
- Non mi aspettavo nulla di diverso...- fece John - ora che ne direste di abbracciarmi?- 
I suoi figli non se lo fecero ripetere due volte, accogliendo il genitore in un abbraccio quasi stritolatorio, per poi lasciare da soli lui e la loro madre.
Erano passati troppi anni da quando suo padre l'aveva stretta per l'ultima volta tra le sue braccia, e di quando la loro madre si era lasciata cullare dalle sue braccia forti.
Dean era felice. Schifosamente felice.
Così felice che non riusciva a crederci. 
Sam provò a riportarlo per un breve attimo alla realtà...
- No. Ti prego. Tutto quello che voglio adesso... è una cena. Una cena in famiglia. Io, te, mamma, papà... solo questo. Penseremo domani al dopo. Ora... ti prego, ceniamo assieme.- 
Glielo aveva chiesto quasi implorando, con gli occhi lucidi dalla gioia e allo stesso tempo pieni di disperazione silenziosa che Sam non potè negargli quel desiderio. 
In fondo cosa chiedeva? Non chiedeva la luna, il mondo, o qualcosa di impossibile... solo una cena con i suoi genitori e suo fratello, vivi, insieme.
E non parlava di una cena di nozze.
Una semplice cena di famiglia.
Nè più nè meno.
...
...
...
In mezzo a quella felicità tanto gradita quanto inaspettata ed insperata, Dean però aveva bisogno di togliersi un sassolino dalla scarpa.
Anzi... un masso gigantesco.
- Papà.... mi dispiace tanto....- fece Dean con gli occhi lucidi.
John non diede segno di capire.
- Hai... hai fatto qualcosa per cui devi chiedere perdono?- fece il redivivo genitore.
Francamente non gli sembrava. Sam era vivo, e per quel che vedeva, in ottima salute... si era preso ottima cura del fratellino, come aveva sempre fatto, fin da quando aveva solo quattro anni.
- Lo sai.- fece Dean - è tutta colpa mia se sei morto... se non fosse stato per me...- erano passati dodici anni. Dodici, lunghissimi, ed interminabili anni da quando lui, Sam e suo padre avevano avuto quel brutto incidente in auto... e nel quale lui aveva rischiato di morire.
A poco a poco, era quasi riuscito ad accettare l'idea di non esserci più... di andarsene... magari in paradiso a rivivere i suoi ricordi più belli per l'eternità.... no, non stava peccando di superbia, in fin dei conti quando Walt e Roy avevano ucciso lui e Sam erano finiti dritti in paradiso, quindi patti demoniaci permettendo,non era così stupido pensare che se fosse morto quel giorno con tutta probabilità sarebbe andato in paradiso.
Era pronto, tutto quello che voleva era un minuto, per salutare come si conveniva tutte le persone a lui care... poi si era svegliato. Poche ore dopo, suo padre moriva. 
Non gli ci era voluto molto per capire che suo padre aveva venduto la sua anima per salvargli la vita.
In quei dodici anni non aveva fatto passare un singolo giorno senza tormentarsi e darsi la colpa di essere il responsabile della morte dell'unico genitore che era rimasto a lui e Sam.
- Mi dispiace, mi dispiace tanto.-
John scosse la testa e fece cenno al primogenito di sedersi vicino a lui. 
Dean gli obbedì, forse per riflesso condizionato, ed un minuto dopo era seduto accanto al padre.
- Chiariamo una cosa. Una volta per tutte.- fece John - Ti sembrerà assurdo, ma... non tutto quello che va storto è colpa tua.- 
'' Da che pulpito viene la predica''- fece la voce della sua coscienza. Se il suo primogenito aveva quella specie di complesso di Atlante, in fin dei conti era anche sua la responsabilità. Fin da quando era alto quanto il suo ginocchio non aveva fatto altro che ripetergli '' Stai attento a Sammy. Prenditi cura del tuo fratellino. E ricorda, uno sbaglio e tutto precipita'', come una sorta di mantra portafortuna, dimenticandosi che Dean stesso era solo un ragazzino e che come tale, lui stesso aveva bisogno di cure e di attenzioni.... l'aveva sempre trattato come un adulto in miniatura, rimarcando spesso e volentieri quelle rare '' mancanze''.
- Te l'ho detto l'ultima volta che ci siamo visti.... quando eri piccolo ti siedevi vicino a me quando tornavo da una caccia e mi dicevi... '' Papà, stai tranquillo, andrà tutto bene''... ero orgoglioso, ma allo stesso tempo ce l'avevo con me stesso. Non era compito tuo rassicurarmi ed occuparmi di me. Quello era il mio lavoro.
Perciò sì, ho sacrificato la mia vita, la mia anima per permetterti di sopravvivere. E lo rifarei domani, se servisse. E per tutti i giorni che seguono.- in fin dei conti, se i suoi figli si erano ritrovati in quella situazione da fare schifo la colpa era stata praticamente sua.
Quando Mary era morta ed aveva scoperto che le cause della scomparsa dell'amore della sua vita erano da imputare al sovrannaturale, l'unica cosa che lo aveva tenuto in vita era il pensiero di ritrovarsi faccia a faccia con quella cosa e porre fine alla sua esistenza... ma non era semplice fare il cacciatore e il padre allo stesso tempo.
Coinvolgere due bambini in una vita così pericolosa poi... era stato da irresponsabili.
Ma lui era anche un egoista. All'inizio aveva pensato di affidare tutti e due ad una famiglia di cui si fidava, di tornare appena poteva, in modo che potessero avere una vita normale, fatta di scuola, di amici, divertimento, persone che fossero in grado di garantire ad entrambi sicurezza ed attenzione... ma non aveva avuto nè forza nè cuore di separarsi dai suoi bambini, ed aveva avuto troppa paura che crescendo potessero riservargli lo stesso odio che lui per anni aveva riservato a suo padre quando era misteriosamente sparito.
Aveva seriamente creduto di potercela fare a conciliare i due mondi.... purtroppo aveva peccato di ottimismo. 
E Dean aveva pagato il conto. 
- Non volevo questa vita per voi due. Quando siete nati.... pensavo a quando vi avrei accompagnati il primo giorno di scuola, di quando avrei esultato orgoglioso mentre segnavate un gol alle partite, di quando avremmo dovuto trattare l'orario del coprifuoco...- e qui sorrise - o di quando avremmo fatto fronte comune contro la mamma per non mangiare quello schifo di sfornato alle verdure...-
Dean sorrise - Se ti sente, metterà te nel forno, lo sai?-
John rise con il figlio per poi ritornare serio - Il punto è che tu hai fatto molto più di quanto avresti dovuto.... io ti avevo già rubato l'infanzia, non volevo rubarti anche la possibilità di essere felice accanto a qualcuno che vale.Quindi non sei tu che devi chiedere scusa a te, figliolo... ma io.- e nel dir così lo accolse in un abbraccio, che francamente non ricordava di avergli mai dato e che Dean non aveva memoria di aver ricevuto - Perdonami se puoi.- 
Dean annuì, trattenendo a stento due lacrimoni di pura gioia. Tutto quello che angustiava sparì per un attimo.... l'arcangelo psicopatico che teneva prigioniero nella sua testa, la paura di doversi suicidare... per la prima volta pensò che tutto sarebbe andato bene.
Suo padre era lì.
- Non so fino a quando mi sarà concesso rimanere ma... te lo prometto. Useremo ogni singolo minuto per cercare di recuparare il tempo perduto.- fece John - potremmo... andare alla spiaggia di Delawere tutti insieme, per una gita di famiglia.... ti va l'idea?- 
Dean sorrise annuendo.
- Dean, la cena è pronta...- fece Castiel entrando nella stanza dell'amico, sorprendosi non poco di trovarlo in compagnia di uno sconosciuto, almeno ai suoi occhi.
- Cass... ciao...- fece Dean. Poi vedendo lo sguardo sospettoso del padre che di solito precedeva il prendere in mano una pistola o un fucile, si affrettò a fare le presentazioni - Papà, lui è Castiel... il nostro migliore amico.-
Castiel strabuzzò gli occhi  - Papà? Aspetta.... tuo padre nel senso di....- 
Dean annuì - Sì... non chiedermi il come o il perchè, ma... sì, è lui: John Eric Winchester in carne ed ossa.- 
John fece per stringergli la mano, e solo dopo qualche secondo di titubanza l'angelo ricambiò la stretta.
- Sei un cacciatore?- 
- Beh.... diciamo di sì.... part-time, come si dice di solito. Sono un angelo del Signore.- 
- Angelo?- fece John guardandolo come se gli fosse spuntata un'altra testa - Quindi.... esistete davvero?-
- Si, ma ti smonto subito il mito dei bambini mezzi nudi, riccioluti e con l'arpa.- fece Dean - Sono stronzi, incandescenti, orripilanti e.... ho già detto stronzi? Senza offesa Cass, ma è vero.- 
- Figurati.... piacere di conoscerla, John. Dean e Sam mi hanno parlato molto di lei.- fece Cas.
John abbozzò un sorriso - Immagino di non essere uscito troppo bene da quei discorsi.- 
- Beh, abbiamo tutta la serata per scoprirlo, no?- fece Dean - Cas, ti fermi a cena vero?-
- Certo...- fece Castiel trattenendosi dal dire '' A dire il vero io non mangio, lo sai'' - se ti fa piacere... pensavo che volessi una tranquilla serata in famiglia...- 
- E infatti.- fece Dean - tu SEI parte della famiglia.-
...
...
...
Poco prima di raggiungere quella che ormai veniva considerata a tutti gli effetti la sala da pranzo, dove Sam, Mary e Cas si erano radunati per cenare, John trattenne il maggiore dei suoi figli. 
- Mi devi dire qualcosa, Dean?- 
- Sì. Da dove vuoi che cominci? Dal giorno dopo che te ne sei andato o....- fece Dean. In effetti, non ne erano capitate poche da quando lui e Sam erano rimasti soli e non era facile scegliere da cosa cominciare il resoconto delle loro avversità.
- Lo sai a cosa mi riferisco. Castiel o come lo chiami tu, Cass... siete solo amici o.... guarda che me lo puoi dire.-
Dean diventò di mille colori quando ebbe inteso cosa il genitore intendesse.
- Eh no, pure te... e pensate tutti che mi faccia il mio mio migliore amico mentre non c'è nessuno in casa, e datemi tregua!- fece marciando quasi verso la sala da pranzo.


Lo so, è uno schifo totale ma.... ci tenevo a condividere questo sclero con voi.
  
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