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Autore: DarkSoul001    28/07/2019    2 recensioni
Missing Moments della 8x17, Naomi "allena" Castiel ad uccidere Dean, abbiamo visto come è finita, ma come era cominciata?
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Naomi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Ottava stagione
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La stanza era grande, e le pareti bianche ampliavano ancora di più lo spazio, il vuoto era colmato da alte colonne, per metà dipinte di giallo, le lampade al neon sul soffitto irradiavano una luce bianca e asettica. Sembrava l’interno di una fabbrica, svuotato ormai da molto tempo. Castiel era appena entrato, si stava guardando intorno confuso, ma la sua mente era spenta, come fosse senza pensieri. Come se fosse controllata da qualcun altro.
“In perfetto orario Castiel, come sempre” la voce di Naomi rimbombò in quello spazio vuoto facendo voltare l’angelo nella sua direzione
“Mi hai chiamato, cosa vuoi che faccia?” la sua voce era robotica, priva di emozioni e di volontà
“Oh, è solo un piccolo test, non ti muovere da qui, io torno subito”
L’altro annuì, le mani lungo i fianchi, il volto assente rivolto ad una delle pareti. Sentì i passi di lei che si allontanavano e la sua mente si svuotò di nuovo, completamente priva di pensieri. Poi sentì i passi riavvicinarsi. L’angelo aggrottò la fronte immediatamente. Non era la camminata di Naomi. Si voltò in direzione di uno dei grandi portoni, confermando i suoi sospetti
“Dean, che ci fai qui?” la sua voce, anche se ancora apatica, aveva ritrovato un po’ di vitalità vedendo il cacciatore
“Cas, dobbiamo andarcene subito” gli occhi verdi erano puntati su di lui, preoccupati
“Tu non dovresti essere qui, è meglio se-” l’angelo si interruppe improvvisamente. Il suo cuore cominciò a battere troppo velocemente mentre il panico si dilagava nella sua mente. Era come se quella scossa avesse riacceso i suoi pensieri ed il suo libero arbitrio, mentre la parola che lo aveva bloccato continuava a ripetersi nella sua testa.
Uccidilo
Castiel la conosceva molto bene, era la voce di Naomi, la stessa che gli aveva imposto ordini per settimane, senza che lui quasi se ne rendesse conto, ma qualcosa era cambiato. Sentì sé stesso gridarle di no, che non lo avrebbe fatto, ma dalle sue labbra non uscì un fiato, era come bloccato, imprigionato da quell’autorità che si era impossessata di lui e, come constatò con orrore, del suo corpo. La lama angelica stava sbucando dalla manica mentre l’angelo la impugnava automaticamente. Dean era ancora di fronte a lui, immobile, gli occhi fissi su di lui.
No… ti prego
Sentì la testa pulsargli mentre combatteva contro quella forza che si era impossessata di lui, pregava che Dean se ne andasse, o che vedendolo lo attaccasse per primo, ma l’altro non si muoveva. Nonostante tutti gli sforzi di Castiel non riusciva a parlare né a fermare il proprio braccio, che si stava alzando, appoggiando la punta della lama sul cuore di Dean. L’altro ancora non si muoveva.
Ti prego… ti prego fermati
L’angelo sentì gli occhi cominciare a pungergli, mentre diventavano sempre più appannati. Non avendo mai pianto prima non capì subito cosa stesse succedendo, ma nemmeno se ne preoccupò in quel momento. Sentì il proprio braccio avanzare, fino a scalfire la carne del cacciatore, dal piccolo taglio uscì un rivolo di sangue, appena visibile attraverso la camicia scura.
Le lacrime cominciarono a scendere copiose dagli occhi dell’angelo, ormai incapace di fermarle. L’idea di fare del male a Dean, la frustrazione per non riuscire a impedirselo, la rabbia contro Naomi che lo stava manipolando si erano fuse in un unico grande grido di disperazione che uscì finalmente dalle sue labbra, mentre il suo braccio, incredibilmente, si fermava.
Dean era ancora lì, di fronte a lui, confuso, ma vivo. Castiel aveva il volto completamente rigato di lacrime, ma sorrideva. Si sentiva finalmente libero, voleva raccontare tutto quello che era successo al cacciatore, voleva scusarsi per tutto quello che aveva fatto, voleva abbracciarlo, sentire il suo cuore battere contro il proprio petto, il suo respiro sul collo. Ma l’arma era ancora appoggiata al petto di Dean, incapace di abbassarsi e, improvvisamente, una mano spinse in avanti il braccio dell’angelo, facendogli trafiggere il suo corpo.
Cas spalancò gli occhi, terrorizzato, nemmeno pensò di voltarsi per vedere chi lo avesse spinto ad uccidere Dean, si limitò ad estrarre la lama, lasciandola cadere a terra e prendendo il corpo dell’altro fra le braccia appena prima che si accasciasse a terra
Dean...” la sua voce era rotta, quasi un sussurro, una preghiera. Pregava che questo non fosse reale, che fosse solo un sogno, che Dean si sarebbe alzato da un momento all’altro, sgridandolo per come gli fosse vicino e per il modo in cui lo abbracciava, e ridendo di lui vedendolo così preoccupato. Ma gli occhi verdi rimanevano chiusi e le lacrime avevano ricominciato a scendere sul volto dell’angelo mentre stringeva quel corpo senza vita con forza tra le braccia.
“Così non va Castiel” la voce di Naomi era appena percettibile nella mente dell’altro, come un sussurro, in mezzo ad innumerevoli grida. Il dolore che stava provando era indescrivibile, era come se gli fosse stata strappate una parte di lui. Non riusciva a pensare né ad agire, voleva soltanto sentire il corpo di Dean, stringerlo a sé finché il dolore non fosse svanito.
“CASTIEL!” la voce si fece improvvisamente sentire, non solo nel mondo reale ma anche nella sua mente “Dovrai fare di meglio, non posso mandarti in battaglia se non sei in grado di uccidere”
L’angelo si sentiva confuso, le lacrime si erano bloccate improvvisamente, la sua mente si stava svuotando. Il dolore che provava era ben lontano dallo svanire, ma il suo corpo reagì ancora una volta contro la sua volontà, staccandosi da quel corpo senza vita, posandolo a terra e alzandosi in piedi. Le gambe gli tremavano, sentiva il respiro tradire dei piccoli singhiozzi, mentre l’istinto di uccidere l’angelo di fronte a lui era più forte che mai.
“Non preoccuparti” disse lei con un sorriso sulle labbra “Vorrà dire che ci lavoreremo su”
Le luci si spensero improvvisamente, lasciando che la luce esterna fosse l’unica ad illuminare la stanza. Naomi era sparita, Castiel si guardò intorno per qualche secondo prima di incrociare nuovamente quei familiari occhi verdi.
“Cas…” sentire di nuovo quella voce, vedere di nuovo il cacciatore lì, di fronte a sé, vivo, fu un’emozione che l’angelo non si sarebbe mai immaginato capace di provare. Sorrise, una gioia immensa che gli usciva dal cuore. Si dimenticò di Naomi, si dimenticò delle sue parole, l’unica cosa che importava in quel momento era Dean.
Gli stava quasi correndo in contro quando quella voce tornò nella sua mente, facendogli salire improvvisamente il panico e bloccandolo sul posto
Uccidilo
In un momento di lucidità l’angelo guardò a terra, vedendo la lama angelica, ancora ricoperta di sangue, e poco distante da essa il corpo senza vita del cacciatore
“Non preoccuparti, vorrà dire che ci lavoreremo su”
La consapevolezza colpì Castiel come un fulmine. Capì solo in quel momento cosa l’angelo volesse fare, capì che il Dean di fronte a lui non era reale, e capì che l’unico modo per porre fine a questa tortura era assecondare quella voce.
Castiel tornò sui suoi passi, prese la lama e si avviò in direzione del cacciatore. L’arma tremava nella sua mano, i passi erano lenti e insicuri, nella sua mente la stessa parola che continuava a ripetersi
Uccidilo, uccidilo, uccidilo
Castiel indurì la mascella, impedendo alle lacrime di farsi di nuovo vive sui suoi occhi. Era ormai a pochi passi da lui, quando quello sguardo confuso ma completamente privo di paura lo fece bloccare. La totale fiducia che vi leggeva, la richiesta di spiegazioni, sicuro che ce ne dovesse essere una plausibile se il suo migliore amico andava verso di lui con una lama angelica in mano, fece salire il senso di colpa e il panico nella mente dell’angelo.
No, non posso farlo
La sofferenza che provava si dipinse sul suo volto, trasformando la confusione negli occhi dell’altro in preoccupazione. Ma non per sé stesso. Era preoccupato per Castiel. L’altro fu come svegliato all’improvviso con un secchio d’acque fredda.
E se questo fosse il vero Dean? Se questo non fosse un test?
Il pensiero sembrò essere alimentato dalla voce estranea nella sua testa che nel frattempo continuava a ripete quella stessa parola
Uccidilo, uccidilo, uccidilo
Il terrore che quello potesse essere veramente Dean spinse l’angelo a fermarsi, a combattere quell’istinto che gli veniva imposto, di impedirsi di fargli del male, ma ormai era troppo tardi. Senza nemmeno accorgersene aveva continuato ad avanzare, ritrovandosi a pochi centimetri da lui, la lama puntata all’altezza del suo stomaco, che combatteva per entrare e trafiggerlo
No!
Riuscì appena a pensare lui prima che, contro la sua volontà, la lama avanzasse attraverso il corpo di Dean, e i suoi occhi si spalancassero di sorpresa, mentre si aggrappava al braccio di Castiel. Quel contatto fece scorrere un brivido lungo la schiena dell’angelo, mentre le lacrime ricominciavano inevitabilmente a scendere e il suo cuore sembrava venire pugnalato a sua volta. Si inginocchiò, a fianco del cadavere, facendo passare una mano sul suo volto, sfiorandolo appena e chiedendo perdono per ciò che aveva fatto.
Improvvisamente le luci si riaccesero e la voce di Naomi tornò a rimbombare nella stanza
“Se continui così, Castiel, ci metteremo molto più tempo del previsto”
 
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
 
“Cas!”
La voce di Dean proveniva dalle spalle dell’angelo, a qualche metro di distanza, questo si girò di scatto, stringendo la lama fra le mani. Corse nella sua direzione, impiantando la lama nell’addome del cacciatore. Con la mano libera lo sorreggeva, appoggiandola sulla schiena dell’altro e facendo cadere il suo peso sul proprio corpo. Dean fece un paio di respiri soffocati prima che il suo cuore si fermasse definitivamente. Castiel chiuse gli occhi, stringendoli forte. L’aveva fatto ormai centinaia di volte, ma nonostante questo il dubbio che quello di fronte a lui fosse il vero Dean non si era affievolito. Doveva essere l’influenza di Naomi a fargli pensare questo, lo sapeva, ma il dolore che provava ogni volta rimaneva reale. Accompagnò il corpo dell’altro fino a terra, cercando di non puntare lo sguardo su quei due occhi verdi rimasti aperti, spenti e privi di vita.
“Bene” la voce di Naomi si fece nuovamente sentire “Nessuna esitazione, stai migliorando”
“Ti prego…” la voce era ridotta ad un sussurro, il volto fisso a terra, la disperazione era quasi palpabile “Ti prego basta”
L’altra sorrise “Oh, Castiel, abbiamo appena cominciato”
Il panico si dilagò nuovamente nella mente dell’angelo mentre il cuore sembrava venir chiuso in una morsa
“Hai imparato ad uccidere un Dean disarmato e innocuo, quello vero si difenderà, cercherà di combattere per la sua vita, dobbiamo prepararti a questa eventualità”
Castiel si voltò verso di lei, gli occhi disperati la stavano pregando di fermarsi ma la donna sembrò non essere minimamente colpita da quello sguardo. In tutta risposta la luce sparì nuovamente.
Questa volta nessuno chiamò il suo nome, non c’era uno sguardo sereno ad attenderlo, ma un uomo armato che si aggirava per la stanza. Castiel andò verso di lui, deciso, lasciando che i comandi impostati nella sua mente facessero tutto il lavoro. Poi però Dean cominciò a sparare. Ovviamente i proiettili non potevano fargli nulla ma il suo istinto da soldato aveva già previsto come sarebbe andata. Avvicinandosi gli avrebbe preso il braccio, storcendoglielo di lato e probabilmente rompendolo. Dean avrebbe continuato a difendersi e Castiel l’avrebbe dovuto colpire. Ancora e ancora.
Uccidilo. Uccidilo. Uccidilo
Castiel si fermò. Sapeva che avrebbe dovuto farlo, sapeva che il suo corpo lo avrebbe obbligato e che più aspettava più sarebbe stato doloroso, per lui ma soprattutto per Dean, tuttavia non ci riusciva. Non riusciva ad avanzare, non riusciva a pensare di potergli fare ancora del male. Tentò di gettare l’arma, tentò di gridare a Naomi di ucciderlo piuttosto che fargli sopportare tutto questo, ma la voce nella sua testa continuava e i suoi piedi cominciarono ad avanzare contro la sua volontà. I proiettili finirono, il cacciatore sparò un paio di colpi a vuoto prima di gettare la pistola e tirare un pugno in faccia all’angelo. Questo ovviamente non si fece nulla, alzò quindi la lama angelica mentre l’altro tentava di proteggersi con le braccia come meglio poteva.
Mi dispiace Dean
La lama lo colpì ugualmente al petto, il cacciatore alzò lo sguardo, confuso, trasmettendo una sola domanda attraverso quegli occhi sofferenti e che tentavano inutilmente di combattere per la vita
“Perché? Perché Cas?”
Questi si spensero lentamente mentre l’angelo sorreggeva quel corpo, inerme e senza vita. Le lacrime rischiarono di bagnargli nuovamente gli occhi ma lui cercò di trattenerle. Passò la mano sulle palpebre dell’altro per chiuderle, prima di adagiarlo delicatamente a terra
Non è reale
Continuava a ripetersi, combattendo contro quella sensazione che gli intimava il contrario. Sentì il proprio dolore più lontano, quasi esterno a lui, mentre si alzava in cerca del prossimo bersaglio.
Devo farcela o questa cosa non finirà mai
Con decisione cominciò a cercare il cacciatore, ma non appena lo vide aggirarsi per l’edificio il muro che aveva appena costruito fra lui e le sue emozioni crollò immediatamente.
Uccidilo. Uccidilo. Uccidilo.
 
 
 
 
ANGOLO SCRITTRICE
 
Questo era un piccolo esperimento che ho ritrovato dopo mesi in una vecchia cartella, rileggendolo non l’ho trovato così male e ho pensato di pubblicarlo, perché l’angst non è mai abbastanza
Spero vi piaccia :-)
   
 
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