Ed eccoci qui intrepidi e volenterosi
lettori, sono tornata! Questa volta con una piccola storia a più
capitoli che richiede una premessa. La fanfiction è intesa come sequel della
mia one shot “Infondo siamo amici”, non è strettamente necessario ai fini della trama averla
letta, ma determinati riferimenti e il rapporto fra Saguru e Kaito saranno
maggiormente chiari se le deste un’occhiata.
Detto ciò, vi auguro una buona lettura e vi
aspetto in fondo alla pagina con alcune spiegazioni ♥
Sabato sera
L’ombra della sera sopraggiunse inghiottendo fra le sue fauci la tinta
rossastra del cielo, gli ultimi barlumi di luce solare risplendevano in un intricato gioco di rifrangenze lungo i
finestroni vetriati del Beika Center
Building. Ai piedi dell’imponente struttura la vita cittadina non si era
placata, l’ora di punta garantiva una viabilità ridotta e al centro di quel
brulicante andirivieni un taxi arrestò la sua corsa sul lato opposto della
strada.
Saguru inspirò l’aria carica di
smog a pieni polmoni, in confronto all’odore acre e pungente del trabiccolo da
cui era sceso, il gas di scarico delle vetture era oro. Aveva vissuto i dieci
minuti peggiori della sua vita seduto su dei putridi sedili, rimpiangendo ogni
singolo secondo l’ossessione della sua governante per la pulizia. Sospirò
osservando l’immagine riflessa sulla vetrina della pasticceria, Baya era dotata
di un’encomiabile discrezione ma era sicuro che nemmeno tutta la buona volontà
della donna sarebbe servita a farle accettare la situazione. Onestamente, lui
stesso faticava a credere che il riflesso gli appartenesse, incastonato fra la
torta alle fragole e il tronchetto al cioccolato faceva bella mostra quello che
Kaito aveva umilmente definito “il suo capolavoro”. Sicuramente avevano una
differente concezione del gusto.
Gli occhi incredibilmente azzurri
risaltavano sulla pelle abbronzata, in netto contrasto con i capelli corvini
come la pece spalmati all’indietro da una patina di gel. I connotati
fisionomici erano totalmente cambiati, più maturi di quanto avesse notato allo
specchio della sua stanza. Nulla faceva pensare al brillante detective liceale
proveniente dall’Inghilterra.
Saguru distolse lo sguardo poggiandosi
alla cabina telefonica, ammirare l’imponente struttura in cui si sarebbe svolto
l’incontro era il suo unico passatempo. Si trovava in un distretto da lui poco
frequentato e ciò non lo rendeva per nulla tranquillo. In un’immediata fuga non
era sicuro di potersi ricordare dove ogni singolo condotto, strada o persino
scarico conducesse, possedeva una memoria eidetica ma l’adrenalina poteva
giocargli un brutto tiro. Al contrario, Kaito aveva ingurgitato quella massa d’informazioni
con una calma e velocità sorprendente.
Trepidante infilò una mano nella
giacca, il prezioso orologio da taschino non era presente. Storse la bocca, aveva
dimenticato la sostituzione di poche ore prima. Il suo definito troppo
“antiquato” era stato rimpiazzato con un modello da polso dal cinturino nero,
sicuramente in linea con i suoi gusti mondani ma nulla di speciale «Vintage o no, sei in ritardo di venti minuti e tredici
secondi».
Saguru sorrise ironico scuotendo il capo,
quando era ritornato la prima volta in Giappone per accontentare suo padre, rimanere
in pianta stabile non era fra le opzioni, tantomeno l’aveva sfiorato l’idea di prendere
a cuore la storia personale di un egocentrico ladro internazionale.
La settimana appena trascorsa
La notte fra sabato e domenica
La macchina sfrecciava lungo le strade deserte di Tokyo puntellate dalle
luci giallognole dei lampioni, erano ormai le tre del mattino e tutta
l’attività notturna era concentrata dall’altro lato della città da cui
provenivano gli echi lontani delle sirene. Kaito finì di infilarsi la felpa
scura beandosi del calore dell’indumento, non era stata una grande idea volare
con le raffiche gelate della notte ma sarebbe riuscito a non prendere eccesivo
freddo se la banda di Snake non avesse deciso di giocare al tiro al bersaglio
con il suo aliante. Fortunatamente era finito nel lago.
Starnutì per l’ennesima volta rannicchiandosi sul sedile anteriore, le
braccia avvolte attorno alle gambe intorpidite dal freddo e la testa appoggiata
su di esse, il tepore dell’abitacolo era un ottimo conciliatore del sonno. Jii
sospirò alzando il riscaldamento della macchina preferendo concentrarsi sulla
strada, in quel momento iniziare una discussione sulle azioni sconsiderate del
ragazzo non avrebbe portato ad alcun risultato.
«Signorino siamo quasi arrivati» Kaito annuì
sopprimendo uno sbadiglio, la voglia di lasciare il mezzo per immergersi nel
gelo notturno prossima allo zero «Jii-chan grazie, avrei impiegato ore a
tornare se non mi fossi venuto a prendere», il vecchio ricambiò il sorriso
prima di fermarsi davanti la loro destinazione.
Con non poche difficoltà per il dolore al
fianco, il ragazzo afferrò lo zaino sui sedili posteriori pronto ad andarsene
ma una mano scarna lo trattenne «Forse è meglio se viene a casa mia stanotte» il
vecchio teso come una corda di violino osservava un punto fisso alle sue
spalle, cautamente si voltò nella stessa direzione notando una persona in piedi
davanti la porta di casa.
Il trench marroncino era facilmente
riconoscibile alla luce dei lampioni, soprattutto abbinato al ridicolo cappello
stile Sherlock Holmes «Santo cielo, è una persecuzione» borbottò esasperato, dagli
eventi del caso Nightmare non riusciva a scrollarselo di dosso, anche i viaggi
oltreoceano sembravano non suscitare più l’interesse dell’inglese.
«Tranquillo Jii-chan, Hakuba abbaia tanto ma
non morde, torna pure a casa» l’assistente lasciò la presa non del tutto
convinto, stavano comunque parlando di un aspirante detective che voleva
mettere Kid dietro le sbarre. Kaito alzatosi il cappuccio della felpa sui
capelli ancora umidi scese dalla macchina salutandolo allegramente «Grazie per
la serata Jii-chan, mi sono divertito tanto allo spettacolo!» chiuse
velocemente la portiera e il vecchio non ebbe il tempo di replicare.
Kuroba iniziò a giocherellare con il mazzo di
chiavi canticchiando allegramente, fingere la nonchalance era il suo cavallo di
battaglia. Oltrepassato il cancello della sua abitazione finse una sorpresa
inesistente quando l’altro ragazzo si distanziò dalla parete camminando a sua
volta «Oh Hakuba-kun cosa ci fai qui in piena notte?».
Arrestarono entrambi l’avanzata in mezzo al
vialetto, alla vista del corpo scosso dal freddo Kaito incurvò le labbra in
tono provocatorio «Non hai trovato finestre aperte questa volta?», Saguru si
irrigidì scoccandogli un’occhiata di fuoco, erano passate settimane e non
smetteva di rinfacciarglielo.
Il sorriso del mago si ampliò in risposta, le
chiavi volarono in aria scomparendo in uno sbuffo di fumo per poi dondolare
strette fra le dita dell’altra «Sai, non è carino fare gli appostamenti davanti
le case altrui a quest’ora della notte, soprattutto quando diventa
un’abitudine. Potrei denunciarti per stalking» L’altro ragazzo alzò il braccio
bloccandogli la strada «Perché tornare a casa alle prime luci dell’alba, dopo
aver rubato gioielli, è una buona abitudine?».
Kaito roteò gli occhi agitando l’indice con
tono saccente «Sempre la solita storia, se vuoi arrestare Kid devi presentarti
in primo luogo ai suoi furti non a casa mia. Secondo, è stato il Signor Suzuki
a sfidarlo per… sinceramente ho perso il conto delle sfide di quel vecchiaccio,
ma non è reato prendere qualcosa se il proprietario ti invita a farlo».
Saguru inarcò scettico un sopracciglio, l’altra
mano serrata nella tasca per evitare di strozzarlo «Va bene, assecondiamo il
tuo ragionamento contorto. Aver preso la coppia di smeraldi non è un reato, ma:
far esplodere il generatore elettrico lasciando un quartiere intero al buio, hackerare il database della polizia e rubare l’identità del
sottoscritto cosa credi siano?».
Kaito fischiò alla fine della frase
ridacchiando innocentemente, forse aveva esagerato un pochino quella notte ma
voleva sorprendere il suo piccolo detective preferito, e per farlo tutto era
lecito. Anche imitare la voce di Ran in atteggiamenti
intimi. Ok, probabilmente questo avrebbe potuto evitarlo durante la fuga, ma
l’espressione del suo rivale era stata impagabile quando svoltato l’angolo
aveva trovato lui da solo e non la ragazza. L’unica pecca? Non aver schivato
tempestivamente il pallone scagliato con rabbia. Aveva incassato il colpo sulla
ferita che si era procurato qualche giorno prima salvando Aoko, durante il
furto della statua buddista.
«Sai davvero un sacco di cose sulla serata pur
non essendo stato presente»
«L’ispettore Nakamori mi ha chiamato poco
dopo la tua fuga, urlava come un indemoniato accusandomi di aver abbandonato la
posizione assegnatami, è bastata una piccola conversazione per capire lo
svolgimento della serata» enunciò stancamente massaggiandosi le tempie. Appena conclusa
la chiamata aveva costretto Baya ad accompagnarlo davanti la casa del ladro con
un diavolo per capello e le due ore di attesa al gelo avevano peggiorato il suo
umore.
«Sono sorpreso tu sappia della mia assenza,
per il pubblico io ero lì. Gli unici a conoscenza della situazione sono la
polizia e Kid, dato che non puoi appartenere al primo gruppo…» la frase venne
volutamente lasciata in sospeso, quella tiritera dopo ogni colpo iniziava a
dargli sui nervi. Lo aveva visto vestito da ladro gentiluomo, era entrato nel
suo nascondiglio segreto, si era fatto raccontare il motivo dietro ai suoi
furti e lui continuava a negare ogni santa volta.
«Chiamala semplice intuizione» la risposta
sorniona venne accompagnata dal tintinnio del portachiavi, un gatto intento a
giocare con un sonaglio avrebbe fatto meno rumore.
«Oh, ora giochi a fare il detective nel tempo
libero?» Saguru sbottò sarcastico chiudendo un anello delle manette attorno al
polso del ladro tirandolo verso di sé «Ti ricordo che potrei arrestarti in qualunque
momento».
«Ma davvero? Dove sono tue prove detective di
Londra?» il sorriso da schiaffi di Kaito si accentuò quando l’anello scattò
attorno all’altro polso bloccandogli i movimenti, era la quinta volta che lo
ammanettava questo mese.
«Sono sicuro che nello zaino qui con te tu
abbia quell’appariscente costume, ma se proprio ci tieni andiamo in camera tua,
hai un quadro davvero interessante»
«Tantei-kun non credevo di interessarti fino
a quel punto. Tutta questa ossessione per me e le manette, dovevo immaginare si
trattasse di una qualche tua fantasia perversa» gli occhi azzurri scintillarono
di malizia e il ragazzo lo guardò inorridito storcendo la bocca con disgusto. A
malincuore dovette ammettere quell’innata capacità di mettere a disagio la
gente cambiando i discorsi a suo favore «Kuroba sei irrecuperabile».
«Felice di sentirtelo dire ma potresti
gentilmente aprire questi arnesi? Almeno per tranquillizzare Jii ed evitargli
un infarto, sai lui crede tu mi stia arrestando sul serio. Davvero Hakuba, non
hai il minimo tatto con gli anziani» il detective spostò lo sguardo sulla
strada e vide la macchina ancora ferma e il volto del signore seduto in auto
pericolosamente cianotico «Tu…non gli hai detto quello che è successo dopo il
caso Nightmare». Kaito semplicemente sorrise colpevole alzando le braccia verso
di lui, Saguru fece scattare la serratura riprendendo le manette non smettendo comunque
di fissare, come se si trattasse di un alieno, il ragazzo intento a sventolare
allegramente una mano verso il vecchio che finalmente mise in moto
allontanandosi.
«Per la cronaca, potevo liberarmi da solo ma
Jii-chan avrebbe pensato stessi tentando di scappare»
«Non ne dubito purtroppo, ciò non toglie che
devi smetterla di cambiare discorso. Sappiamo entrambi la tua duplice identità,
possiamo evitare questo teatrino la prossima volta? E potresti anche evitare di
prendere le mie sembianze?» proferì indispettito e una nuvoletta di fumo si
condensò davanti la bocca.
«Forse se ti fossi presentato Kid non si
sarebbe spacciato per te. Chi lo sa, magari l’ha fatto per una piccola vendetta»
la voce melliflua di Kaito giunse a poca distanza dal suo orecchio prima che il
mago lo oltrepassasse.
Saguru sbatté gli occhi un paio di volte prima di voltarsi indietro con fare
esasperato «Fammi capire … Ti sei offeso perché non sono venuto a vedere il tuo
furto?» nonostante gli desse le spalle e il cappuccio oscurasse parzialmente il
viso, il ghigno sadico non sfuggì alla sua vista «Sai Hakuba-kun questo dovresti chiederlo a Kid».
«Infatti, lo sto chiedendo a lui» rispose
piccato incrociando le braccia al petto mentre l’altro lo ignorava bellamente
aprendo la porta di casa «Continuerei volentieri questa conversazione ma trovo
faccia fin troppo freddo qui fuori per i miei gusti», il tono canzonatorio si
interruppe di colpo così come l’espressione giocosa, assumendo una nota
decisamente più aspra e sorpresa «Seriamente? Questa è una congiura».
«Kuroba-kun» Kaito
sbuffò sonoramente lanciando le chiavi sul mobiletto accanto l’ingresso al
suono della voce della ragazza, ora poteva ufficialmente dire che non era la
sua nottata più fortunata «Non voglio nemmeno sapere come tu sia entrata ma
gradirei tornassi a casa tua».
Saguru sbirciò oltre le spalle del ladro
quando la luce venne accesa, comodamente seduta sul gradino interno
dell’abitazione avvolta in un abito nero attillato dotato di ampia scollatura, Akako
sembrava essere a suo perfetto agio e lui si ritrovò a fissarla imbambolato.
«Quanta freddezza, non sei felice di vedermi?»
la consueta risatina stridula riecheggiò fra le pareti, le gambe accavallate
scoprirono una maggior porzione di pelle mentre si sporgeva nella direzione del
proprietario di casa «Qualcosa ti infastidisce?»
«Sì, te.» rispose laconico gettando lo zaino
in un angolo.
«Akako-san come hai fatto?» la diretta
interessata sobbalzò alla voce del ragazzo inglese notandolo per la prima volta
«Io ho provato per ore ad aprire la porta senza successo»
«Tu hai fatto cosa?!» sbraitò Kaito alla
figura ora al suo fianco, dubitava che continuare ad inseguire il suo alter ego
notturno fosse una buona idea. Aveva una brutta influenza su di lui.
«Sul serio Hakuba inizi a preoccuparmi,
volevi violare nuovamente la mia proprietà privata!» il detective arrossì
simulando un colpo di tosse «Volevo solo evitare il freddo, non sto molto bene».
«Fai schifo a recitare» soffiò acido al
detective prima di riservare lo stesso trattamento all’ospite indesiderata «A
cosa devo la visita?»
Akako rimasta interdetta a fissare lo scambio
di battute fra i due, si riscosse dopo qualche secondo «Qualunque cosa tu stia
progettando per i prossimi giorni ti consiglio di non farla, ho predetto il tuo
futuro». Kaito abbassò il cappuccio della felpa scompigliandosi i capelli «Mi
domando, ma voi non avete una casa in cui tornare? E tu non hai predetto il mio
futuro ma quello di Kid, ti ho già detto mille volte che non sono lui».
Saguru inarcò un sopracciglio scettico, Akako
si limitò a fissarlo in modo glaciale e Kaito sospirò sconfitto chiudendo la
porta d’ingresso invitandoli a spostare la conversazione. Sarebbe stata una
lunga nottata.
Il tavolo della cucina era diventato il nuovo
campo di battaglia, adagiate sulla superfice tre carte riccamente decorate
disposte davanti Akako risaltavano per la ricchezza dei colori vivaci. Kaito
con estrema lentezza prese posto, la schiena rigidamente eretta per evitare di
contrarre l’addome. La felpa nera poteva nascondere le macchioline rossastre
del taglio riaperto e il probabile livido causato dal pallone, ma le fitte di
dolore erano fin troppo reali.
«Hakuba-kun
tranquillo eh, fai cose se fossi a casa tua» anche svuotando i mobili non
avrebbe trovato nulla per le sue implicite indagini, poteva lasciarlo curiosare
nella stanza senza ripercussioni anche se quel lato caratteriale lo infastidiva.
Saguru ignorò la velata ironia continuando la sua ricerca in attesa del fischio
del bollitore.
«Allora Akako qual è la bella novella
stavolta?» incrociò le braccia con indifferenza osservando la disposizione
delle carte. «Kuroba-kun ti pregherei di non
sottovalutare la mia arte divinatoria» schioccò la lingua lanciando un’occhiata
al detective apparentemente concentrato su un barattolo di biscotti «Non stiamo
parlando dei tuoi trucchetti da quattro soldi, sei la prima persona a cui
predico il futuro ed esso è puntualmente negativo»
Kaito sperò con tutto il cuore che la strega
non fosse in grado di leggere il pensiero, voleva evitare di essere nuovamente
vittima dei suoi giochini voodoo. Sapeva benissimo di non avere un futuro rosa
e fiori, non gli serviva una lettura delle carte come dimostrazione.
L’unghia smaltata indicò la prima carta: un
bastone con due serpenti attorcigliati alla base sorreggeva una ruota
sormontata da una sfinge alata «Ogni carta ha una duplice lettura: dritto e
rovescio, con diversi significati. Questa è la ruota, allude alla precarietà
della vita, ogni decisone può comportare la rottura dell’equilibrio. La lettura
al rovescio uscita nel tuo caso è sintomo di sfortuna».
«Tutto qui?» il mago soppresse a stento un
gemito. Saguru poggiato il vassoio con le tazze fumanti aveva lanciato con irritazione
qualcosa nella sua direzione centrando il punto dolente, accompagnando il tutto
con un’occhiata di rimprovero. La scarica di insulti in risposta morì nei
meandri della gola di Kaito, il sacchetto di ghiaccio secco giaceva sulle sue
gambe dopo il volo. Guardò il ragazzo intento a offrire tè e biscotti alla
ragazza con stucchevole galanteria, non riusciva a comprendere esattamente quando
fosse stato scoperto da quel detective bastardo.
Sistemò l’impacco sotto la maglia mentre
Akako indicava la seconda carta, più macabra, numerosi arti mozzati giacevano
ai piedi di uno scheletro che brandiva una falce «La morte, a dispetto delle
apparenze è anche simbolo di trasformazione, rinascita e liberazione.
Ovviamente non nel tuo caso, al rovescio porta morte, malattia, suicidio…Ma non
mi preoccupa questo, prese così singolarmente non dicono nulla».
«Sono pericolose lette come combinazione?»
dopo aver scoperto l’obbiettivo dell’organizzazione che inseguiva Kid, Saguru
aveva aperto i suoi orizzonti. Quelle parole non risultavano più totalmente
ridicole alle sue orecchie.
«Esatto Hakuba-kun. Almeno
qualcuno usa il cervello» Kaito arricciò il naso offeso all’affermazione.
«Stavo dicendo…le carte lette in sequenza
annunciano un evento sfavorevole, la ruota non gira verso la dea bendata e
basta poco perché accada una sciagura. Tanto può trattarsi di qualcosa di
lieve, tanto di una tua prematura morte. La terza carta, il tre di coppe, indica
il luogo della disfatta. Nelle tue avventure se hai scelto come prossimi
obbiettivi teatri, musei, ristoranti, cambia i progetti. Potresti morire».
«Come ti ho già detto, non hai predetto il
mio futuro» la mano sotto il mento reggeva la testa con fare annoiato, il biscotto
penzolante fra le labbra accompagnò a ritmo le parole.
«Smettila con questa farsa» il cipiglio scuro
provocò un brivido lungo la schiena di Saguru, intento a chiedersi se la
ragazza fosse sicura quanto lui dell’identità segreta del compagno. In fin dei
conti però, concordava sicuramente con lei sull’ultima affermazione, quella
noncuranza urtava anche lui.
«Kuroba, anche se stento a credere io stesso
all’arte divinatoria, Akako-san non sembra stia scherzando. Dovresti prendere
la cosa più seriamente»
Kaito guardò i due evitando di ridere, un ladro, una strega e un detective
nella stessa stanza a parlare di tarocchi sembrava essere l’inizio di una
barzelletta «Ehi, questo scontro non è equo, soprattutto se usi i tuoi trucchi
da fattucchiera»
«Trucchi da fattucchiera?» Saguru ignorato
nel battibecco fissò la ragazza con curiosità.
«Quello che fa utilizzo di una finta magia
sei tu! E non sto incantando nessuno, possiedo una bellezza folgorante dovresti
saperlo, tutti cadono ai miei piedi» Saguru non poté impedirsi di seguire il
movimento dei capelli dettato dalla foga delle parole e le fossette formate
agli angoli della bocca scarlatta dischiusa.
«Oh che bello, ha perso la testa per te da
solo» successe tutto in una frazione di secondo, le guance della ragazza si
imporporano, il biondo si voltò di scatto urtando il tavolo come un bambino
colto in fragrante con le dita nel barattolo della marmellata. Il tè si
rovesciò sul vestito di Akako e Saguru prese velocemente dei fazzoletti
scusandosi innumerevoli volte ma nel tentativo di aiutarla inciampò portandola
con sé nella caduta. Kaito sollevò il mento sorpreso alla reazione inaspettata,
possibile che avessero un interesse reciproco? Guardò alternativamente i due,
impacciati come non mai, rimettersi in piedi. Prima che potesse dire alcunché
la strega intervenne frettolosamente perdendo gran parte della sua compostezza «Ho
dimenticato di lucidare la sfera di cristallo, devo andare! Kuroba-kun non dimenticare quello che ti ho detto».
Riuscì a malapena ad alzare la mano in segno
di saluto prima di vederla sparire oltre il corridoio, la porta d’ingresso si
chiuse con un tonfo e da lì un silenzio imbarazzante piombò nella stanza.
Kaito soffiò sul liquido ambrato nella tazza
interdetto, la nottata non sembrava più così brutta. Con cautela bevve un sorso
di tè e si alzò per gettare il sacchetto ormai a temperatura ambiente. Guardò
di sottecchi Saguru sistemare il disastro sul tavolo su cui le carte erano
ancora in bella mostra, chiedendosi quanto potesse rivelarsi disastrosa quella
predizione. Poggiò la testa sul muro sospirando lievemente, sarebbe stato uno
stupido a non prendere sul serio quelle parole dopo quello che aveva sentito al
museo. Maledetta strega, aveva avuto ragione in più di un’occasione.
«Mi aspettavo di essere assediato dalle tue
domande tantei-kun, hai perso la tua curiosità?»
l’interpellato lo squadrò brevemente prima di sfilargli la tazza ormai vuota
riponendola nel lavello.
«Sono ormai le quattro del mattino, sei
tornato con i capelli umidi e dolorante a causa di chissà cosa, il tutto due
ore dopo la fine del furto. Una nostra compagna di classe si presenta a casa
tua nel cuore della notte dicendo di prevedere il futuro e avvisandoti che
potresti morire. Mentirei se ti dicessi di non essere curioso…ma, sono
consapevole che in questo momento ti serva più del riposo che un interrogatorio»
Kaito si limitò a fissarlo intensamente senza
rispondere allontanandosi piano verso il corridoio, le parole pacate del
detective intrise di sincera preoccupazione lo seguirono come un invisibile
scia.
«Dammi soltanto il tempo di chiamare Baya»
Saguru stava per premere il tasto di avvio chiamata quando la coperta a scacchi
e la tuta gli finirono addosso.
«Il divano non nasconde trappole segrete,
buonanotte Hakuba»
Domenica
Saguru sbadigliò sonoramente salendo le scale, aveva dormito fino alle
tre del pomeriggio ma l’abitazione era ancora completamente immersa nel
silenzio. Al terzo tentativo – dopo la camera da letto dei genitori di Kuroba e
un ripostiglio – il tanto agognato bagno era apparso. Aperta la porta era
rimasto in piedi sbattendo gli occhi offuscati dai residui del sonno, sulla
tavoletta chiusa del water Kaito era seduto a gambe incrociate con indosso solo
il pantalone del pigiama.
«In Inghilterra non si usa bussare prima di
entrare?» chiese infastidito rovistando nella grande scatola del primo soccorso,
veniva fuori di tutto tranne quello che realmente gli serviva.
«Cosa diavolo ti sei fatto?» le iniziali scuse
di Saguru per l’intrusione passarono in secondo piano, il ragazzo non aveva una
bella cera.
«Una finta statua di Kannon
e una teca di vetro ti dicono niente?»
«Quel livido non te lo sei fatto giorni fa»
l’ematoma si espandeva su gran parte dell’addome e della zona lombare sinistra,
rosso vivo poco sotto l’altezza dello stomaco e degradante verso l’esterno
puntellato di striature violacee.
«Ah quello, colpa di
una palla elettrostatica. I bambini di oggi sono pericolosi» alzò le
spalle noncurante gettando la scatola sul ripiano, il tubetto di crema
finalmente trovato. Saguru si avvicinò rapidamente strappandoglielo dalle mani
accovacciandosi sul bordo della vasca accanto, al primo accenno di protesta sibilò
in il tono perentorio «Non ti muovere»
«Saresti proprio una bella infermiera» la
voce canzonatoria si affievolì sostituita da un gemito quando le dita fecero
volutamente pressione nella zona maggiormente contusa «Non hai il minimo senso
dell’umorismo Hakuba»
«Parla quello senza un briciolo di autoconservazione»
la risposta velenosa arrivò contornata dallo stesso sguardo di rimprovero della
sera precedente. Statisticamente era impossibile incontrare accidentalmente
ogni volta una stessa persona ferita in modi diversi. Passi una volta, una
seconda, una terza… poi le coincidenze smettevano di esistere.
«Hakuba esattamente, qual è il tuo problema?»
alle volte, era veramente difficile capirlo.
«E me lo chiedi pure? Ti sei infilato in una
situazione più grande di te e non vuoi ammettere di aver bisogno di aiuto. Ti
sei fatto ridurre in questo stato da un bambino, come pensi di difenderti da
Snake?»
«Questo è stato un incidente, e non è affar
tuo sapere come intendo contrastare l’organizzazione» Kaito era consapevole di
non poter incolpare nessuno in quel momento, la sua stupida lingua aveva
parlato troppo mesi prima e ora ne stava pagando le conseguenze. Come gli era
venuto in mente di confidarsi con un detective?
«Giusto, sei così egocentrico da pensare di
risolvere tutto da solo» Saguru inspirò con foga chiudendo gli occhi prima di
riprendere a parlare, il tentativo di calmarsi miseramente fallito «Meglio fare
il kamikaze vestito di bianco, vero? Potrebbero spararti in qualunque momento,
ma cosa te lo dico a fare, a morire ci pensi già da solo con le tue
irresponsabili idee suicide. Vogliamo parlare dei tuoi salti da un aereo in
corsa?»
«Ti riferisci alla villa del crepuscolo? Lì
la nonnina si era gettata, non potevo permetterle di sfracellarsi al suolo o
avresti preferito vederla morta?» Hakuba poteva fargli la paternale sulle leggi
violate con i suoi furti, sulla sua personalità irruenta ma neanche da lui
accettava la messa in discussione del mantra rappresentativo di Kid: nessuno si
fa male.
«Dal dirigibile dei Suzuki avevano
defenestrato un bambino dovevo far tirare le cuoia anche a lui? Sull’aereo
diretto ad Hakodate avevano avvelenato i piloti e serviva una pista
d’atterraggio illuminata, hai idea di quanti passeggeri ci fossero? In
occasione della mostra di Van Gogh scusa se ero nella stiva in cui c’era una
bomba e non volevo saltare in aria con i girasoli»
Nonostante la facciata impassibile e la voce
misurata carica d’odio, Saguru avvertiva chiaramente quegli occhi azzurri
bruciargli la pelle. Conosceva soltanto le prime due occasioni elencate, delle
altre non c’era traccia in alcun rapporto della polizia. Quell’ammissione
aumentava soltanto la sua rabbia, aveva rischiato la vita più volte di quanto
ne fosse al corrente.
«Quindi tra un furto e l’altro ti diletti a
fare l’eroe. Vuoi aumentare la tua popolarità così ti cercheranno meglio per
farti fuori?» L’ironia sprezzante fu l’ultima goccia per Kaito, indossata la
maglietta si alzò di scatto ignorando le fitte di dolore e il suo poker face «Ti
sei rimbambito in un colpo solo Hakuba?! Non si trattava di voglia d’apparire ma
di salvare la vita a qualcuno. Come fai a non capirlo?» spalancò le braccia
prima di aggiungere esasperato «Questo è il motivo per cui preferisco sbrigarmela
da solo, ti permetti di reputarti migliore sputando sentenze senza viverlo in
prima persona»
«E chi salverà la tua di vita?!» Saguru
strattonò il bavero della maglietta senza incontrare resistenza, non aveva
urlato mai così prima d’ora ma non gli importava. Le buone maniere erano il suo
ultimo pensiero «In caso te ne fossi dimenticato tuo padre era più abile di te
ed è stato ucciso, in un suo spettacolo in abiti civili. Tu cosa pensi di poter
fare quando arriveranno a te? Non hai sufficiente esperienza, prendi tutto alla
leggera, sei incauto»
Kaito sorrise senza allegria, Saguru sfondava
una porta aperta con tanto di cartello d’invito ad entrare. Lui era il primo a
sottolineare la bravura di suo padre ai quattro venti, sapeva di non essere
alla sua altezza, di non avere quel perenne portamento imperscrutabile e di
essere in alcuni casi fin troppo impulsivo.
Ogni parola, carica di letale sarcasmo fu
scandita lentamente «E a dare consigli di vita è il ragazzino che va vestito in
giro come il personaggio di un libro, risolvendo crimini su crimini, vantandosi
di poter giudicare chiunque per le proprie azioni. Non hai capito proprio
niente, sei soltanto un insulso detective che non riesce ad arrestare un ladro.
Cortesemente, vattene da qui, ora.»
«Perché tu invece sei onnisciente?! Hai
difronte una persona che ti vuole bene disposta ad aiutarti e non te ne sei
nemmeno accorto razza d’idiota!» Con un ultimo strattone Saguru lasciò la presa
ormai senza voce, dopo l’ultimo urlo il bruciore costrinse la gola ad implorare
pietà. Additandosi come un codardo uscì dalla stanza, era davvero un fallimento
come detective se lasciava circolare a piede libero un criminale senza provare
rimorso.
Quando la porta d’ingresso fu sbattuta con
violenza, Kaito scivolò scompostamente lungo le pareti piastrellate, lo sguardo
perso nel vuoto.
Lunedì
A causa della temperatura non proprio mite il
terrazzo della scuola durante la pausa pranzo era deserto. Saguru seduto in un
angolo fissava i numerosi fogli sulle gambe senza leggerli realmente, non che
ci fosse qualcosa di nuovo d’apprendere, cambiavano le parole ma il succo era
lo stesso. La morte di Toichi Kuroba era stata accidentale, nulla aveva fatto
pensare agli inquirenti ad un possibile omicidio, anzi, il caso era stato
archiviato piuttosto velocemente.
Si strofinò gli occhi infastidito, nemmeno il
collirio era bastato a lenire ore e ore di lettura. Oltre all’incidente aveva
visionato ogni singolo rapporto o articolo di giornale su Kaito Kid, alla
ricerca di cosa? Non lo sapeva concretamente neanche lui. Un qualunque indizio
sarebbe andato bene come simbolo di scuse.
«Così eri qui» perso nel suo limbo mentale
sobbalzò alla debole affermazione mentre il foglio veniva strappato via dalle
sue mani.
Kaito apparso dal nulla come un fantasma,
stringeva spasmodicamente il documento, i polpastrelli bianchi per lo sforzo.
L’inchiostro nero sbiadito rendeva ancora leggibile quelle insulse parole: uno
sfortunato incidente attribuibile alla smania di fama della vittima. Stupida
polizia incompetente.
Saguru deglutì a disagio dinanzi alla gelida
espressione, gli occhi azzurri diventati ghiaccio puro.
«Perché non me l’hai detto Kuroba?» Kaito
scostò il foglio dal viso in confusione. Saguru si passò stancamente una mano
sul volto prima di continuare con cautela «Perché non mi hai detto di essere
stato presente allo spettacolo in cui tuo padre è morto?»
«Non mi sembrava un dettaglio importante» la
risposta apatica arrivò dopo alcuni secondi, la rabbia del giorno precedente
del tutto assente. Saguru decise di cogliere al volo quell’inusuale tregua.
«Per me lo è invece…Avrei evitato di dire
determinate cose ieri, mi dispiace»
Kaito distolse lo sguardo, esitante si
sedette accanto al ragazzo rimanendo in silenzio beandosi del leggero
venticello del momento. Ogni fibra del suo corpo gli urlava di andare via di lì,
lontano dal detective, dal fascicolo della polizia, dal fumo e dalle fiamme che
solo lui era in grado di vedere. Tuttavia, rimase.
Saguru lo scrutò di sbieco,
l’imperturbabilità del viso contrastava con la rigidità del corpo, le dita
ancora una volta serrate sul pezzo di carta «Sai, ieri avevi in parte ragione
su una cosa. Risolvere i misteri è soltanto la punta dell’iceberg, cerco di
conoscere maggiormente le motivazioni dei criminali ma, non per giudicarli come
hai detto tu, bensì per capire davvero cosa li spinge a infrangere la legge,
consapevoli della condanna che gli spetta»
Il suo ascoltatore rimase silenzioso, le
braccia avvolte attorno alle gambe strette al petto. Continuò titubante, la
conversazione trasformata in monologo.
«Mesi fa hai ammesso il motivo dietro la tua
decisione di diventare Kid, ma hai omesso – per mancanza di fiducia nei miei
confronti - volutamente alcuni dettagli. Soltanto dopo aver visionato tutte
queste scartoffie ho compreso alcune tue scelte, e sappi che non sono
dispiaciuto di aver curiosato a tua insaputa» nessuna reazione «Kaito avevi
solo otto anni, non dovresti accusare te stesso di non aver capito a quel tempo
che si trattasse di un omicidio. Ti sei gettato inutilmente verso il luogo
dell’esplosione rischiando di essere coinvolto a tua volta… non vuoi feriti ai
tuoi spettacoli notturni per evitare situazioni simili, vero?».
«Odio i detective» nonostante le parole, non
c’era alcun astio insito, piuttosto pura rassegnazione.
«Lo prenderò per un sì, dopotutto questo
spiegherebbe come mai non fai avvicinare più del dovuto le persone. Non si
tratta solo di egocentrismo come ho sostenuto ieri, tu hai paura di essere
nuovamente abbandonato, Aoko è l’unica ad avere un rapporto più stretto con te,
probabilmente perché l’hai conosciuta prima di quel fatidico giorno»
«Le tue non sono domande»
«No, hai ragione. Non mi servono conferme.
Però ammetto di aver sbagliato su una cosa ieri»
Kaito si voltò piuttosto incuriosito, Saguru
gli stava porgendo dei ritagli di giornale, alcuni risalenti a molti anni
prima, altri piuttosto recenti
«Non avrai la stessa esperienza o abilità di
tuo padre ma, riesci ad attirare l’attenzione in modo stupefacente, persino dei
più scettici. Sarai incauto ma chiunque guardi i tuoi spettacoli torna a casa
felice, certo ad eccezione della polizia, puoi ritenerti soddisfatto della tua
magia».
«Quindi stai ammettendo di divertirti ai miei
spettacoli?»
«Ora non ci allarghiamo, ai miei occhi
l’unico degno di nota finora è quello del teletrasporto. Ti ho fatto dei
complimenti soltanto perché tutti elogiano la magia di Kid, non Kaito Kuroba;
il primo è il risultato della bravura di due persone distinte, il secondo sta
dando il meglio di sé nell’anonimato. Era un modo per farti sentire meno solo» il
detective terminò la frase al suono della campanella, le lezioni sarebbero
ricominciate presto ma nessun dei due sembrava intenzionato a muoversi per
primo. Dopo quelle che a Saguru parvero ore Kaito finalmente parlò, si
aspettava l’ennesima frase sprezzate ma il ragazzo si dimostrò essere una
continua sorpresa.
«Hai impegni questo sabato sera?» non era una
buona idea quella a cui stava dando fede, Kaito lo sapeva, ciò nonostante
poteva provare.
«No…come mai?» Saguru tentennò prima di
rispondere, quell’improvvisa accondiscendenza era strana.
«Allora ci vediamo mercoledì sera a casa mia,
ora dobbiamo tornare in classe» Kaito balzò in piedi con l’agilità di un felino,
ricordandosi troppo tardi di non poter ancora permettersi quelle acrobazie.
«Aspetta un attimo Kuroba! Perché dovrei
venire da te?» Saguru si alzò a sua volta raccogliendo velocemente nella
cartellina tutte le fotocopie che l’ispettore Nakamori in un inaspettato atto
di generosità gli aveva fornito.
«Non avevi detto di volermi aiutare tantei-kun? Te ne sto dando l’occasione» il ghigno
provocatorio accompagnò la frase del mago prima che uno sbuffo di fumo
avvolgesse entrambi. Quando la nebbiolina scomparve, Saguru rimasto solo sul
terrazzo afferrò la rosa bianca svolazzante.
Mercoledì
«Ricapitolando: lo scorso sabato durante la
sfida lanciata dal signor Suzuki hai origliato una conversazione di Snake al
telefono. L’uomo parlava con qualcuno di un incontro al Beika Center Building fissato per questo
sabato alle 20:00 nel ristorante al diciassettesimo piano. Successivamente lo
hai perso di vista perché gli amici di Edogawa-kun si
stavano avvicinando troppo all’individuo e hai preferito assumere in anticipo
le mie sembianze per allontanarli. Dopo aver rubato il gioiello e fatto
innervosire il ragazzino, e mi chiedo ancora cosa tu gli abbia fatto per farlo
arrabbiare in quel modo, sei scappato con il deltaplano. A poca distanza dal
museo, alcuni adepti di Snake ti hanno sparato contro centrando l’aliante e sei
precipitato nel lago. Ora tu hai intenzione di andare a quell’incontro nella
speranza di racimolare qualche informazione interessante» Saguru avvertiva chiaramente la vena pulsare sulla
fronte, più passava il tempo più si chiedeva se il ragazzo non lo facesse di
proposito a fargli perdere la pazienza. Non solo non aveva minimamente
considerato quello che gli aveva detto giorni prima, aveva pure pensato di
gettarsi volontariamente nella tana del lupo.
Kaito annui sornione stravaccato sul pavimento
divenuto un campo di battaglia, il portatile a malapena riconoscibile
nell’insieme di carta gettata alla rinfusa. La cartellina un tempo integra
giaceva in un angolo reduce di un tira e molla che l’avevano resa protagonista
pochi attimi prima, il suo custode aveva miseramente fallito l’atto di
proteggerla. Kaito aveva raccolto tutte le informazioni necessarie per quel
sabato il giorno precedente, preferendo quindi dilettarsi nella lettura dei
file che sul terrazzo non aveva avuto modo di visionare. Documenti finiti
mescolati agli A3 riportanti le piantine di ogni piano dell’edificio che
facevano provare a Saguru l’irrefrenabile voglia di avere un accendino fra le
mani, non riusciva a concentrarsi in quel disastro.
Il foglio di dimensioni maggiori al centro
del cataclisma, riportava invece la pianta del diciassettesimo piano con la
disposizione dei tavoli, condotti d’areazione, arredamento, telecamere e
password del sistema di sicurezza. Il detective non voleva sapere dove il ladro
avesse recuperato il tutto.
«Questa idea è semplicemente ridicola» alla
fine Saguru diede voce ai suoi pensieri stiracchiando le gambe, solo un pazzo
si sarebbe incontrato con dei criminali incalliti non conoscendone l’esatto
numero, e lui purtroppo ne conosceva uno.
«Se vuoi tirarti indietro non c’è problema,
chiederò a Jii-chan» con voce canzonatoria fin troppo allegra, il mago addentò
uno dei tramezzini poggiati nel vassoio, situato anch’esso sul pavimento.
«Quanta tristezza lasci trasparire al sol
pensiero» l’interessato fece spallucce e una chiazza di maionese cadde sul
progetto «Complimenti Kuroba»
«Non abbiamo perso niente d’importante, il
foglio D12 è identico in quell’angolo. Lo puoi trovare a destra sotto il pc»
Saguru gli passò il foglio in questione e incrociò le braccia al petto
squadrandolo con interesse, il ragazzo era diventato il suo nuovo oggetto di
studio.
«Come pensi di reperire informazioni utili da
quei tipi? Addormentando Snake e travestendoti da lui?» inarcò scettico un
sopracciglio, proprio non riusciva a far capire al mago l’assurdità dell’idea.
«Fuochino!» un sorrisino inquietante comparve
sul volto del ragazzo che con uno slanciò saltò in piedi sul letto «Non
ruberemo alcuna identità, preferirei farmi sparare piuttosto che sentirti
recitare nuovamente il nostro sistema legislativo. Celeremo il nostro vero
aspetto presentandoci lì in maniera fittizia, modestamente sono un mago in
questo campo e il tutto sarà perfettamente legale. Alla fine, quando nessuno
farà caso a noi, scompariremo nel nulla!»
Saguru più perplesso di prima sentì un
brivido corrergli lungo la schiena. Non tanto per il mantello bordeaux apparso
dal nulla in cui il mago si era avvolto da capo a piedi, e nemmeno per il balzo
che lo aveva portato appollaiato nell’angolo del soffitto in stile spiderman, a preoccuparlo era l’euforia con cui erano state
pronunciate quelle parole. Gli occhi azzurri accattivanti scintillavano sotto
la coltre di stoffa, il pericolo lo aveva elettrizzato.
«Perfettamente legale?»
«Ovvio, non ti sei mai travestito da bambino
per Halloween? Il principio è lo stesso» cantilenò Kuroba lasciandosi cadere
sul letto prima di rotolare a terra fino ai piedi di Saguru, i fogli volanti
più incasinati di prima. Un metro estratto da chissà dove cinse la vita del ragazzo
sempre più esterrefatto «Vestirsi da Sherlock Holmes è leggermente diverso da
questo»
«Che noioso, giri con quell’orribile cappotto
tutti i giorni. Sarà un difetto di voi detective non avere un briciolo di
immaginazione» borbottò il ladro annotando sulla mano le misure reperite.
«Sentiamo, il tuo qual era?»
«Dottor Jekyll e Mr. Hyde»
«Perché la cosa non mi sorprende…» sussurrò
sconfortato il detective osservando il ragazzo ridacchiare a qualche centimetro
da lui. Quando il nastro giallo fu ritirato definitivamente Saguru afferrò
l’altro per le spalle impedendogli di alzarsi e cercando di intavolare una
conversazione seria «Non dovrei essere io a dirlo, ma hai dimenticato le parole
di Akako-san? Ti aveva raccomandato di stare lontano dai tuoi progetti e la sua
predizione combacia fin troppo bene con i tuoi piani attuali»
«Akako esagera sempre, non è la prima volta stai
tranquillo. Per lei anche un elicottero in più fu un pericolo mostruoso quando
tentai di rubare la torre dell’orologio e invece andò tutto bene» se la
sicurezza emanata calmò leggermente il detective, Kaito internamente sentiva un
macigno sullo stomaco. Saguru aveva ragione, la predizione questa volta
combaciava alla perfezione.
«Non credo nel sovrannaturale, ma stare
attento non ti farebbe male»
«Bakaito!» il
detective avrebbe voluto aggiungere altro ma quasi ebbe un infarto, l’urlo di
Aoko nonostante le pareti era giunto perfettamente nitido. Oltre alla forza
vocale anche l’insistenza l’aveva ereditata dal padre, il campanello non smise
un attimo di suonare. Guardò il proprietario di casa improvvisamente pallido
correre in giro per la stanza imprecando sottovoce alla ricerca di qualcosa da
mettere. Vestitosi alla velocità della luce, estrasse un sacco scuro dall’armadio
e una catasta di vestiti si riversò sul pavimento.
«Hakuba provati questi, scegli qualcosa, io
torno presto. Ho dimenticato di aver promesso ad Aoko di andare al cinema con
lei»
«No aspetta…A che
ora torni? Avevo detto a Baya di passarmi a prendere fra un’oretta. Non puoi
lasciarmi qui a fare il cane da guardia!» lo sbotto del detective fu sminuito
con un gesto della mano.
«Dov’è il problema?» Kaito l’osservò con
sincera confusione prima di fuggire via dalla stanza «Dille che dormi qui ed il
gioco è fatto»
Saguru batté gli occhi un paio di volte prima
di realizzare la situazione in cui si trovava. Kuroba l’aveva lasciato da solo
in casa sua nel bel mezzo della preparazione del piano, e anche se non si
trattava di una rapina trovava la cosa vagamente sbagliata. Gli aveva fornito
la possibilità di indagare in tutte le stanze dell’abitazione compresa quella
dietro il quadro senza avere interferenze, di raccogliere numerose prove
aggiuntive su Kaito Kid…il tutto dopo avergli detto più volte pochi giorni
prima di farsi gli affari suoi.
«Quel ragazzo somiglia più di quanto crede al
suo costume d’infanzia» e lui era semplicemente troppo educato per curiosare in
casa a sua insaputa.
Giovedì
Saguru dopo alcuni istanti riuscì a mettere a fuoco l’ambiente
circostante, spense stancamente lo stridio della sveglia che segnava le sette e
mezza accasciandosi nuovamente sul cuscino. Per i suoi canoni era già tardi ma
la sera precedente dopo aver provato vestiti per ore prima che Kuroba allegro e
pimpante tornasse a casa, avevano deciso di curare al meglio il suo
travestimento fino a notte fonda. Lui però non ricordava di essersi preparato
per dormire, né che il divano fosse così comodo e solo in quel momento realizzò
di non potersi muovere totalmente. Riaprì gli occhi voltandosi di scatto alla
sua sinistra trovandosi a poca distanza dal volto di Kaito spiaccicato sul suo
braccio su cui il rivolo di bava era candidamente caduto. Placidamente
addormentato con braccia e gambe divaricate, di cui due addosso a lui, Kuroba
sembrava aver trovato la pace dei sensi.
Il primo desiderio di Saguru fu fare una foto al volto trasandato del
ragazzo per usarla in seguito come ricatto ma in quel caso avrebbe dovuto
spiegare come l’aveva ottenuta, quindi l’idea fu facilmente scartata; il
secondo fu di uscire da quella situazione alquanto fraintendibile. Scosse il
ragazzo senza successo, anzi, il risultato fu ben peggiore, Kaito mugugnò nel
sonno accoccolandosi sul suo petto abbracciandolo. Imprecò sottovoce cercando
invano di scostarlo, a ciò si aggiunse la suoneria del telefono partita
improvvisamente ad altissimo volume a cui Kaito reagì sobbalzando. La testa
castana urtò contro il suo mento facendogli vedere le stelle, senza pensarci
due volte e avvertendo vagamente qualche insulto nei suoi confronti il mago si
sporse verso il comodino finendogli completamente addosso. Kaito avviò la
videochiamata ancora intontito dal sonno e dalla botta appena ricevuta.
«Kai-chan, devo
pensare non ti interessi più Aoko?» Saguru avrebbe voluto sprofondare quando la
donna a stento trattenne il sorriso malizioso vedendo suo figlio scattare
improvvisamente dall’altra parte del letto. Al termine della chiamata di cui
aveva ascoltato poco quanto nulla, impegnato a massaggiarsi la mandibola di
tacito accordo evitarono di menzionare il loro dolce risveglio, almeno
in parte, perché l’imbarazzo di Saguru fu sostituito da un irrefrenabile
istinto omicida alla teatrale seriosità del ragazzo «Hakuba, dimmi che non ti sei approfittato di me mentre
dormivo».
Dopo un tentativo di omicidio fallito, un
paio di chiamate a scuola effettuate da Kaito per far fingere entrambi malati e
un calco in gesso del suo viso per realizzare la maschera del travestimento,
Saguru seppe di aver toccato il fondo.
«È divertente vederti così agitato, pensa se
ti usassi come complice per una rapina» Saguru, con la bustina di ghiaccio
ancora poggiata sul viso, chiuse con stizza il coperchio della teiera
fulminando il mago intento a impiattare le crepes che almeno all’aspetto
sembravano commestibili.
«Non ti aiuterei mai in quel caso e…cosa stai
combinando a quelle povere crepes?» l’astio sembrò non essere recepito così
come il tono schifato finale, Kaito ignorò entrambi concentrandosi sulla
colazione, in particolare sui chili di zucchero a velo e cioccolato usati da
guarnizione.
«Sai, dovresti assaggiarne anche tu chissà e
non ti addolciscano; comunque dopo aver finito dobbiamo andare a recuperare le
ultime cose per la tua identità e altre cianfrusaglie» borbottò con il boccone
in bocca aggiungendo altri due cucchiaini al tè già zuccherato, Saguru lo
guardò disgustato.
«Mancano meno di due giorni e stiamo ultimano
il mio travestimento, il tuo?» Kaito sorrise furbescamente portandosi l’indice
alle labbra «Segreto».
«Sul serio, se organizzi così alla leggera
anche le tue rapine mi domando come non ti sia ancora fatto arrestare» il
detective iniziava a dubitare di ottenere una base solida di copertura, il
barlume di speranza perpetrava solo al ricordo delle abilità trasformiste di Kuroba
ma i giorni passati in sua compagnia non auspicavano nulla di buono.
«Non essere così pignolo, piuttosto sei
pronto a fare un giro?»
Saguru abbassò la visiera del suo berretto maledicendo il momento in cui
aveva deciso di aiutare il suo amico, e no, non era per niente pronto in quel
momento. Si erano addentrati in un vicolo a Beika,
piuttosto angusto e ripugnante come la baracca in cui erano entrati, per cosa?
Comprare dei cellulari usa e getta probabilmente da qualche contrabbandiere,
favorendo così il mercato nero.
Kaito sorrise affabilmente al vecchio tarchiato pagando la merce,
portare il detective con sé in quel luogo si era rivelata una pessima idea
soprattutto quando all’orecchio a denti stretti gli aveva sibilato «Perfettamente legale eh?».
Il venditore ad affare concluso continuò a lanciare occhiate sospettate
al detective che non smetteva di curiosare in giro e Kaito dovette quasi
trascinarlo via con la forza per non destare ulteriori sospetti quando il
successivo cliente chiese delle pistole.
«Ti avevo detto di non dare nell’occhio»
brontolò una volta tornato sulla via principale, Saguru si limitò a fissarlo a
mascella serrata. Poteva giurare di aver visto il fuoco ardere in quegli occhi
castani «Hai notato che i tuoi occhi assumono un colorito rossastro quando sei
arrabbiato?».
«Probabilmente è il desiderio di sopprimerti,
i libri gialli forniscono utili consigli sull’occultamento di cadavere» il
ladro lo squadrò con attenzione, Hakuba sembrava una bomba ad orologeria pronta
a esplodere ed era sicuro che questa volta i pugni serrati non si sarebbero
fermati a poca distanza da lui «Oh…Mi fa piacere per la tua cultura»
Un sopracciglio dorato scattò in preda ad un
tic nervoso e Kaito, giunti accanto alla motocicletta, si allontanò dal
compagno a piccoli passi. Lui non aveva paura, voleva preservare solo la sua
incolumità per almeno i prossimi giorni e preferiva di gran lunga le scenate
rabbiose del ragazzo a quel silenzio. Rigirò il casco fra le mani un paio di
volte prima di voltarsi alternando il peso da un piede all’altro, il taciturno
accompagnatore continuava a osservarlo a labbra serrate e lui dopo una lunga
riflessione si ritrovò a sospirare pesantemente «Va bene… Avrei dovuto parlarti
di questa piccola clausola criminale nel nostro accordo, mi dispiace»
«Kuroba, io non ho ancora capito se vuoi che
ti aiuti oppure no con questi tuoi colpi di genio. Sei contradditorio» quella
fu l’ultima frase espressa nella giornata, Kaito senza rispondere salì in moto
e dopo aver finito di comprare il necessario accompagnò alla propria abitazione
Saguru, che scese dal veicolo senza salutare.
Venerdì
Le luci al neon di bassa intensità
conferivano alla stanza un’aria ancor più misteriosa. Saguru seduto sul cofano
della vettura a gambe accavallate per poco non si strozzò con le patatine
ascoltando le avventure/sventure del giovane mago.
«Ti prego, dimmi che stai scherzando» chiese
lentamente, quasi fosse impossibile la scena che stava prendendo forma nella
sua mente. Quando l’altro scosse la testa divertito, Saguru non riuscì a
trattenere le risate coprendosi il volto con le mani sbiascicando a fatica una
frase di senso compiuto «Hattori-kun ti ha quasi
baciato scambiandoti per la sua ragazza… Come ha fatto a non accorgersene!»
Kaito rabbrividì al ricordo, senz’altro si
auto complimentava per essere riuscito ad ingannare il detective dalla pelle
abbronzata ma non voleva ripetere l’esperienza. Spinse la puntina sull’ultimo
foglio ammirando la lavagna in sughero interamente coperta di ricerche sulle
pietre preziose, l’organizzazione di Snake e in un angolo da una serie di
schizzi sull’aspetto destinato a Saguru. Ormai erano quasi pronti.
Saguru si asciugò le lacrime agli occhi scuotendo
la testa, riacquistando pian piano il suo contegno, nonostante tutta la buona
volontà per essere scostante Kaito aveva vinto le sue reticenze. Maledetto persuasore.
«Inizio a pensare che fare un salto ai tuoi
furti quando è presente il Kid killer non sia una cattiva idea» Kaito roteo gli
occhi sogghignando, se due detective liceali erano stati un problema ad uno degli
ultimi furti, figuriamoci tre…no, in realtà tutto questo lo intrigava
particolarmente.
Agitò la bomboletta spray coprendosi la bocca
con una mascherina, fortunatamente l’impianto d’areazione installato compensava
la mancanza di finestre.
«Non me lo dirai qual è il tuo travestimento
vero?» il biondo era stanco di chiedere sempre la stessa cosa, ma sembrava non
esserci alcun modo per avere informazioni. In quella stanza interrata non era
presente neanche un singolo suggerimento al riguardo.
Kaito mosse il capo in segno di diniego
facendo ondeggiare con soddisfazione la parrucca interamente corvina ultimata.
Dopo un’ultima controllata la pose su un manichino togliendosi la mascherina,
mancavano solo i documenti d’identità fasulli che aveva riposto in uno degli
scatoli sulle mensole e potevano riposarsi.
Lo scaffale sulla parete sinistra arrivava
fino al soffitto e Saguru decise saggiamente di ignorare il ragazzo
improvvisato scalatore, era la quinta volta quel giorno che saliva fino in cima
per prendere qualcosa. Allenamento oppure no, a suo modesto parere era da
idioti posizionare le cose utili così in alto. Sfogliò disinteressato il
dépliant del Beika Center Building commentando
pensieroso ad alta voce diverse diciture «Mi chiedo come mai quei tipi loschi
abbiano scelto un luogo così raffinato per il loro incontro. Potrebbe essere
invischiato nella loro rete di contatti qualcuno di veramente influente» si
fermò a riflettere un momento prima di aggiungere ironicamente «Oppure vogliono
semplicemente provare la rinomata cucina di pesce del ristorante».
Fu una questione di secondi, Saguru alzò
pigramente lo sguardo dal volantino giusto in tempo per vedere il mago
sbiancare improvvisamente. La mano aggrappata all’ultimo ripiano perse aderenza
e nel tentativo di riacquistare l’equilibrio il ragazzo si appigliò alla prima
mensola sotto tiro, troppo fragile. Kaito rotolò per terra e con orrore notò lo
scaffale avvicinarsi pericolosamente, poco prima dell’impatto riuscì a
spingersi di lato evitando le numerose cianfrusaglie in caduta libera e una possibile
frattura. Il mobile terminò la sua corsa sul tavolo, tra i tanti gadget
innescati all’impatto le bombe fumogene furono sicuramente le peggiori in
quanto ostruirono temporaneamente la visibilità e la respirazione nella stanza.
«Kuroba… va tutto bene?» il detective si
coprì la bocca con un tovagliolo tossicchiando, voleva alzarsi per controllare
personalmente la situazione ma a malapena riusciva a vedere la propria mano. A
tentoni Kaito riuscì ad attivare l’impianto d’areazione e la nebbia artificiale
lentamente si diradò, intontito e barcollante giunse in prossimità del cofano
scaricando il proprio peso sugli avambracci fatti cadere pesantemente sulla
carrozzeria metallica.
«Saguru…promettimi una cosa» il detective
assottigliò gli occhi, tutta quella serietà era inusuale. Doveva preoccuparsi
della copertura saltata ancor prima di entrare in funzione? La contusione di
Kaito poteva dare problemi? Si era ammalato e non voleva dirglielo?
Annuì ansioso colpendo con cautela la schiena
del ragazzo piegato in due dagli attacchi di tosse, evidentemente aveva inalato
troppo fumo. Kaito si umettò le labbra inspirando profondamente «Domani sera
non ordinare del pesce»
La mano rimase sospesa a mezz’aria «Eh?» Saguru
sbatté gli occhi disorientato, guardò il mago aspettandosi di vederlo ridere
per lo scherzo in cui era cascato ma gli occhi azzurri non mostrarono alcun
divertimento.
Rifletté sugli ultimi minuti e giunse ad
un’unica conclusione «Kaito, soffri di ittiofobia?»
«No!» il monosillabo uscì troppo veloce e d’
impeto accompagnato dalle mani sbattute sul cofano, Kaito si morse l’interno
guancia, si stava rovinando con le sue stesse mani «Il pes-
quel coso costa troppo, abbiamo un budget limitato»
«È un problema di soldi quindi?» Saguru lo
scrutò indagatore prima di ghignare serafico, questo segreto valeva cento volte
in più dell’identità di Kid «Pago io, possiamo ordinarne in quantità». Scoppiò
a ridere quando il mago sbiancò nuovamente boccheggiando a vuoto, quello era il
dolce sapore della vendetta.
«Al prossimo furto consiglierò all’ispettore
Nakamori di conservare la gemma in un acquario»
Saguru dovette attingere a tutto il suo
autocontrollo per non ridere nuovamente quando Kaito si irrigidì. Con un ultimo
risolino aggiunse «Sto scherzando, non sarebbe onesto da parte mia».
Sabato pomeriggio
«Per la decima volta Hakuba, fermati! Sei
estremamente infantile» il detective in risposta aumentò la distanza fino
all’angolo opposto della stanza, Kaito sbuffò esasperato incrociando le
braccia. Aveva digerito la storia dei finti documenti ma non i ritocchi al
travestimento, assurdo.
«Questa in fin dei conti è casa mia, decido
io quando e dove fermarmi» Saguru scivolò lungo la parete non perdendo mai di
vista la brutta copia dell’uomo nero, non stavano andando a fare una rapina
poteva evitare quell’abbigliamento inquietante.
«Hakuba non è veleno, si tratta di semplice
cipria!» sventolò il cofanetto dorato «Quest’altro invece è un eyeliner» dalla
scrivania imbandita di cosmetici sollevò un pennino nero, non c’era nulla di
difficile da capire.
«Il solo fatto che tu li conosca meglio di
mia madre mi fa accapponare la pelle!» Kaito mise il broncio offeso, era
divertentissimo poter cambiare aspetto usando dei banalissimi cosmetici per
fingersi qualcun altro, come faceva a non rendersene conto?
«Tu non comprendi la mia vena artistica, e
noi non abbiamo tutta la giornata»
Saguru non si accorse del movimento
improvviso finché non fu troppo tardi, Kaito lo spinse sul letto incatenando i
suoi polsi alla spalliera con le manette rubate dal cappotto. Provò a spingerlo
via con un calcio ma il ragazzo, ormai issato sulla sua pancia, stappò con la
bocca il pennino avvicinandosi al suo viso con un sorrisino poco rassicurante.
«Giuro che questa me la paghi Kuroba» sibilò
strattonando i polsi invano, il mago continuò a sogghignare sistemando la
maschera e… il trucco, più ci pensava più voleva amputargli le mani. Quando
ebbe finito il liceale schioccò le dita e le manette si aprirono, guardò il
travestimento ultimato con estrema soddisfazione prima di porgere al detective
uno specchio con un minuscolo oggetto metallico. Saguru inarcò il sopracciglio
rigirando l’apparecchio fra le mani in una muta domanda.
«Si tratta di un modulatore vocale, non sei
in grado di cambiare voce quindi ho chiesto a Jii-chan di procurarmene uno. È
una chicca della tecnologia, ti basterà incastrarlo su uno dei molari» un
esaltato, questo era il termine che descriveva bene lo pseudo mago, ladro,
truccatore.
«Come fai a sapere la grandezza dei miei
molari?» chiese sospettoso inserendo l’apparecchio in bocca, era perfetto.
«Dopo essere uscito con Aoko ho fatto un
salto dal tuo dentista, la finestra dello studio era socchiusa. Una foto all’ortopanoramica ed il gioco è fatto…ops»
Kaito si scansò giusto in tempo per non essere colpito da una valigetta
scagliata con violenza, ridacchiando prese velocemente i cosmetici per darsi
alla fuga, doveva ancora prepararsi adeguatamente.
«Credo di aver appena svelato il mistero
dietro la profezia di Akako-san, sarò io ad ucciderti» soffiò sdegnato Saguru
afferrando le tre carte in bella mostra sulla libreria, come al solito appena
si toccava l’argomento Kaito cercava di eluderlo. In piedi sul davanzale si
portò teatralmente le mani al petto fingendo sgomento prima di calarsi il
berretto sulla fronte «Desolato di non poter confutare la tua tesi ma ho
bisogno di prepararmi per la serata, ci incontriamo davanti la struttura»
«Ancora non capisco perché non ci siamo
preparati a casa tua, come pensi dovrei uscire di qui conciato così?»
Kaito mostro i denti affilati in un ghigno
malato alternando lo sguardo dalla finestra al ragazzo, Saguru poté giurare di
aver visto un luccichio sadico in quegli occhi azzurri «Tantei-kun, non mi
sembra così difficile da intuire»
Fine resoconto della settimana
Kaito nascosto dietro il palo di un lampione
osservava divertito Saguru picchiettare frustrato le dita sulle braccia. Era
quasi l’ora dell’incontro, aveva dato appuntamento al detective con largo
anticipo pensando avrebbe impiegato molto più tempo ad evadere da casa sua, ciò
nonostante poteva ancora divertirsi.
Saguru trovava tutto quel ritardo insolito
considerando la puntualità dell’alter ego, poteva essergli successo qualcosa,
non era da escludere considerando la predizione inquietante che gravava sulla sua
testa. Dopo l’ennesima occhiata all’orario aveva tutte le intenzioni di
chiamarlo, ma i suoi piani furono sventati da un improvviso abbraccio.
«Tesoro, non sai come sono felice di vederti!»
l’allegra voce femminile apparteneva alla ragazza avvinghiata al suo petto.
Alta quanto lui non ebbe problemi a lasciargli un bacio sulla guancia, al dolce
contatto riuscì delicatamente a scrollarla di dosso guardandola scioccato.
La squadrò con attenzione sistemarsi a
frangetta castana tendente al rossiccio, i corti capelli cadevano mossi
incorniciando un viso dai lineamenti dolci. Avrebbe senz’altro preferito
conoscere una ragazza così carina ma a giudicare dall’eleganza del vestiario,
non voleva finir vittima di un marito o fidanzato geloso.
Tossicchiò imbarazzato quando notò di averla
fissata troppo a lungo «Signorina credo mi abbia confuso con qualcun altro», la
ragazza inclinò la testa facendo dondolare gli orecchini argentati, un dito sulle
labbra pensierosa. Saguru distolse lo sguardo, la signorina non raggiungeva la
bellezza di Akako ma aveva il suo fascino e lui non doveva farsi distrarre.
La ragazza d’un tratto sorrise abbracciandolo
di nuovo con slancio «Sei il solito burlone!», il detective si irrigidì
cercando di uscir via nuovamente dalla presa appiccicosa, stavano attirando
troppa attenzione considerando le occhiate allusive dei passanti. Borbottò più
volte di non conoscerla ma lei sembrava intenzionata a perseguire la sua linea
di pensiero «Questo è un equivoco, io sto aspettando un amico».
Saguru avvertì l’imbarazzo crescere, le esili
braccia lasciarono la vita per spostarsi attorno al collo, il profumo al
cioccolato inebriò le narici e le labbra sfiorarono l’orecchio «Tantei-kun, io
sono qui». Saguru trattenne il respiro, doveva trattarsi di un incubo non c’era
altra spiegazione. Le poche parole, in quel tono familiare e ben poco femminile
lo fecero rabbrividire. Maledisse i suoi stessi pensieri precedenti preferendo
non dargli voce, voleva evitare di rovinare totalmente la sua reputazione.
Kaito gli sorrise maliziosamente accarezzando i capelli corvini, riscossosi lo
scacciò con poca grazia spingendolo poco lontano da sé, la mano stretta attorno
all’esile polso guantato.
«Come diavolo ti sei vestito Kuroba?!» sussurrò
rabbioso lanciando occhiate in giro, la finta ragazza saltellò sui tacchi
argentati indicando il vestito azzurro pastello legato attorno al collo lungo
poco sopra il ginocchio, ritornando alla vocina delicata «Pensavo fosse abbastanza
esplicito».
Kaito ringraziò mentalmente di avere indosso
abiti femminili, Hakuba stava quasi per strozzarlo non trovando appropriato il
travestimento ma resosi conto di come potesse sembrare esternamente la scena si
era limitato a lasciare la presa contraendo le mani spasmodicamente.
«Tu non hai tutte le rotelle a posto. Non mi
hai detto il tuo travestimento, ora ti presenti così, cosa dovrei fare?! Il mio
piano, dato che tu non ti sei scomodato per crearne uno, non prevedeva di
considerarti una ragazza» sarà stato per la difficoltà nel mantenere un tono
concitato o l’isteria mal celata, ma Saguru si ritrovò ad ansimare.
«Calmati, è più semplice di quanto credi.
Fingeremo di essere una coppia, un uomo e una donna destano meno sospetti in un
ristorante del genere, dai sfoggio della tua galanteria e non ci saranno
problemi» frugò nella sua borsetta alla ricerca dei documenti prima di
aggiungere a mo’ di scuse «Se ti avessi detto la mia idea non avresti
acconsentito a partecipare».
Saguru socchiuse brevemente gli occhi
pizzicandosi il naso, no che non avrebbe partecipato ad un piano così ridicolo.
La finta ragazza lo osservava speranzoso mentre gli tendeva il suo documento
d’identità, sospirò afferrandolo, lo avevano creato per precauzione e sperava
di non doverlo usare. «Quindi…io sono Daichi Hasegawa,
la signorina qui presente invece?»
«Mizuki Aoki» con
un agile movimento del polso la ragazza ruotò il documento d’identità nella sua
direzione.
«Grandioso ora conosco il nome della mia
fidanzata, il mio primo appuntamento sarà con un trans» borbottò ironico
sistemandosi il nodo della cravatta, aveva un brutto presentimento. Kaito
ridacchiò mordendosi le labbra, far notare il piccolo particolare privato
appena ammesso non era la migliore iniziativa. Sull’altro lato della strada
vide Snake vestito in abito elegante senza il solito soprabito e cappello scuro
entrare nell’edificio. Picchiettò sul braccio del detective indicandolo con un
cenno del capo, era giunto il momento di entrare in scena.
Kaito si strinse nelle spalle rabbrividendo,
cercando di convincere sé stesso che il freddo addosso fosse causato soltanto
del vento gelido serale. Spostò confuso lo sguardo sul ragazzo accanto quando
la giacca venne adagiata su di lui emanando un piacevole calore.
«Hai detto di fingerci una coppia ora non
lamentarti, stai morendo di freddo vestito così» il ragazzo annui prima di
afferrare il braccio gentilmente proteso nella sua direzione per avviarsi verso
la struttura «Da adesso in poi ricorda, siamo solo Daichi e Mizuki»
Entrarono nell’edificio riccamente illuminato,
i pendenti cristallini del lampadario enfatizzavano la mondanità del luogo.
Saguru scrutò invidioso la tranquillità della sua accompagnatrice che
allegramente si osservava intorno, lui al contrario si sentiva un pezzo di
legno. Erano quasi giunti alla reception quando le unghie finte del suo amico
si conficcarono nella pelle, il braccio del tutto teso «Il dio della morte è
qui»
Lo guardò interrogativamente prima di seguire
la direzione degli occhi azzurri sbarrati, no, quello non andava per niente
bene. Difronte al bancone riconobbe facilmente il detective di Osaka
accompagnato dalla sua amica d’infanzia, la figlia del detective Mori e il
bambino dalla straordinaria intelligenza.
«Mizuki cara,
questo non rientrava nei tuoi piani vero?»
Kaito sbuffò infastidito scuotendo il capo,
era una domanda retorica quella. Certo che non rientrava, non voleva quegli
impiccioni intorno in un momento del genere «Dobbiamo tenerci alla larga da
loro, quel ragazzino è una calamita per la morte, attira solo cadaveri. Persino
ai miei furti attira assassini psicopatici amanti di esplosivo pronti a far
saltare in aria un treno»
«Sei rimasto coinvolto in prima persona pure
nell’esplosione del treno?!»
si morse le labbra per non urlare, scaricando la frustrazione del
momento alla scrollata di spalle «Tralasciando
questo momentaneamente…la predizione di Akako-san potrebbe riferirsi a lui?»
«Probabile»
Mantennero le distanze dal quartetto,
avvicinandosi alla reception appena essi si furono allontanati. La giovane
ragazza di appena vent’anni li salutò amichevolmente, picchiettò sulla tastiera
un paio di volte per confermare la prenotazione prima di indicare loro
l’ascensore da prendere. Congedandosi con un educato saluto si avviarono verso
il punto indicato dalla donna, Kaito rallentò volutamente il passo sussurrando
con un pizzicò di gelosia, nonostante si trattasse di pura ipotesi «Pensa di
aver portato a cena Aoko in questo momento e vedrai che tutto andrà bene»
Saguru inspirò profondamente nel tentativo di
calmare i battiti, l’irritazione crescente al suono del dialetto del kansai sempre più nitido alle sue orecchie. Quella sera
c’era molta affluenza e nonostante il distacco mantenuto si erano ritrovati
nuovamente insieme nel piccolo vano. A discapito di tutte le belle parole Kaito
l’aveva praticamente abbandonato al suo triste destino, interessato
maggiormente al paesaggio esterno. Fortuna o sfortuna, dipendeva dai punti di
vista, si erano trovati sull’ascensore panoramico che saliva molto lentamente
dando la possibilità di ammirare il panorama sottostante.
La sua bella accompagnatrice con occhi
sognati si era poggiata al vetro invitandolo a farle compagnia con una serie di
cenni. Sospirando si avvicinò al complice pensando di reperire qualche
dettaglio sulla loro tattica d’azione ma Kaito sembrava intenzionato soltanto a
fargli notare lo spettacolo esterno notturno.
«Mizuki dovresti
darti un po’ di contegno» bisbigliò piano accennando leggermente alle persone
poco distanti. La ragazza di Osaka aveva attratto a sé l’amica iniziando a
confabulare non staccandogli gli occhi di dosso, non era un buon segno, di
questo passo anche i due detective avrebbero messo gli occhi su di loro. Kaito
osservò il riflesso sulla finestra dell’ascensore, il quattrocchi sbuffava
accompagnato dall’amico ascoltando i sussurri femminili, lanciò uno sguardo
divertito a Saguru prima di afferrargli la mano. Non era difficile capire
l’oggetto della loro conversazione «Mi raccomando reggi il gioco»
Mizuki si voltò allegramente ondeggiando le mani strette mentre
con un sorriso ampio, si rivolse al fidanzato parlando volutamente ad alta voce
«Tesoro a quanto pare non sei stato l’unico a pensare a questo ristorante come
luogo perfetto per una cena romantica!». Ammiccò maliziosamente verso Heiji mentre Saguru annuiva compiaciuto, in quelle
occasioni la vena sadica di Kaito aveva dei risvolti positivi.
«Impiccioni» borbottò Hattori
a disagio sotto l’occhiata allusiva del piccoletto accanto a lui «Si sbaglia,
siamo qui solo perché abbiamo risolto un caso e la signora Itou per ringraziarci ci ha offerto la cena in questo
lussuoso ristorante, figurarsi se ci portavo volutamente Kazuha»
in realtà il pensiero lo aveva avuto, ma Kudo in
passato aveva portato la sua ragazza in quest’edificio. Non lo avrebbe copiato,
in più come poteva sperare di dichiararsi se Kudo e
la sua ragazza rimanevano incollati a loro in quel modo.
«Ho forse qualcosa di sbagliato per non
essere invitata qui?» Ran trattenne per un braccio l’amica
prima che iniziasse uno scenario peggiore, rimpiangendo la compagnia di Shinichi. Avrebbe voluto portare lui con sé ma era
irreperibile quella sera.
«Non ho detto questo Kazuha
cerca di calmarti» mentre goffamente il ragazzo tentava di scusarsi Kaito
internamente urlò vittorioso, era riuscito a distrarli.
Le porte dell’ascensore si aprirono
interrompendo la discussione, si salutarono prima di avviarsi lungo il linoleum
lucido in direzioni differenti. La sala era spaziosa, caratterizzata da due
file di tavoli semicircolari, concentriche attorno ad una piccola fontana
artificiale. L’acqua zampillava dai piccoli fori situati lungo il busto della
scultura femminile creandone un vestito evanescente. La donna intenta ad
accarezzare un uccellino era posta proprio al centro della vasca la cui
superficie era illuminata da colori diversi ogni cinque minuti.
Saguru osservò sollevato il quartetto
allontanarsi verso un cameriere.
«Cerchiamo di evitarli per il resto della
serata, non potrebbe andarci peggio»
«Veramente manca un cadavere per concludere
l’opera, te l’ho detto che quel ragazzino porta sfiga» nonostante la velata
ironia Kaito non si sentiva per niente allegro, con la profezia di Akako e Shinichi in giro la serata non prometteva bene. Immerso nei
suoi pensieri quasi non sentì la flebile risposta di Saguru «Basta che non sia
il tuo»
Lunghetto vero?
Prometto di abbreviare nei prossimi capitoli
ma questo non poteva essere diviso >.<
In quanto al testo appena letto, no, non è
una svista aver saltato il martedì nel racconto settimanale, tutto sarà
spiegato a tempo debito (sempre che qualcuno legga la tua storia…ndKaito). Kaito ha i suoi motivi per la strana decisione di
coinvolgere Saguru, e dopo il caso con Kid (Capitoli dal 1018 al 1021 di
Detective Conan) in base ai pensieri di Kaito “Ma che succede? Due
detective liceali…” è ormai canonico che sappia la vera identità di Conan.
Per i tarocchi invece, ammetto di non saperne
molto e ciò che ho scritto si limita ad alcune ricerche effettuate in rete, ma
ritenevo fattibile l’utilizzo da parte di Akako considerando che nel caso “Aureola
del Sole” (Volume 5 capitoli 34-35-36) lei utilizza la carta
della torre per alludere al futuro di Kaito.
In altre parole, con la predizione
dell’affascinante strega il futuro del benamato ladro è appeso a un filo. Il
nostro piccolo detective è in agguato, riuscirà Kaito ad avere le informazioni
da Snake? La sfiga di Conan colpirà per davvero? Saguru avrà un esaurimento
nervoso prima della fine della storia? >.>
Sperando di aggiornare in fretta, università
permettendo, see you
next chapter ♥
Aky
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Gōshō Aoyama, questa storia è stata scritta senza
alcuno scopo di lucro.