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Autore: Aky ivanov    10/08/2019    3 recensioni
Saguru comprese di essersi infilato in un pasticcio troppo tardi, quando l'imbarazzo raggiunse l'apice e le esili braccia lasciarono la sua vita per spostarsi attorno al collo. La ragazza sembrava non voler demordere dalle sue convinzioni, maledisse Kaito e la sua puntualità svanita nel nulla.
Il profumo al cioccolato inebriò le narici intontendolo mentre le labbra sfiorarono l’orecchio «Tantei-kun, io sono qui».
Saguru trattenne il respiro, doveva trattarsi di un incubo non c’era altra spiegazione. Le poche parole, in quel tono familiare e ben poco femminile lo fecero rabbrividire.
«Come diavolo ti sei vestito Kuroba?!» sussurrò rabbioso lanciando occhiate in giro. La finta ragazza saltellò sui tacchi argentati indicando il vestito azzurro pastello legato attorno al collo e lungo poco sopra il ginocchio, la vocina delicata tornò a far capolino «Pensavo fosse abbastanza esplicito».
Kaito amava sfidare la sorte nelle sue imprese, non era un mistero, ma questa volta la dea bendata non sembrava essere dalla sua parte.
Genere: Avventura, Comico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aoko Nakamori, Heiji Hattori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui intrepidi e volenterosi lettori, sono tornata! Questa volta con una piccola storia a più capitoli che richiede una premessa. La fanfiction è intesa come sequel della mia one shot “Infondo siamo amici”, non è strettamente necessario ai fini della trama averla letta, ma determinati riferimenti e il rapporto fra Saguru e Kaito saranno maggiormente chiari se le deste un’occhiata.

Detto ciò, vi auguro una buona lettura e vi aspetto in fondo alla pagina con alcune spiegazioni ♥ 

 

 

 

Sabato sera

 

L’ombra della sera sopraggiunse inghiottendo fra le sue fauci la tinta rossastra del cielo, gli ultimi barlumi di luce solare risplendevano in un intricato gioco di rifrangenze lungo i finestroni vetriati del Beika Center Building. Ai piedi dell’imponente struttura la vita cittadina non si era placata, l’ora di punta garantiva una viabilità ridotta e al centro di quel brulicante andirivieni un taxi arrestò la sua corsa sul lato opposto della strada.

Saguru inspirò l’aria carica di smog a pieni polmoni, in confronto all’odore acre e pungente del trabiccolo da cui era sceso, il gas di scarico delle vetture era oro. Aveva vissuto i dieci minuti peggiori della sua vita seduto su dei putridi sedili, rimpiangendo ogni singolo secondo l’ossessione della sua governante per la pulizia. Sospirò osservando l’immagine riflessa sulla vetrina della pasticceria, Baya era dotata di un’encomiabile discrezione ma era sicuro che nemmeno tutta la buona volontà della donna sarebbe servita a farle accettare la situazione. Onestamente, lui stesso faticava a credere che il riflesso gli appartenesse, incastonato fra la torta alle fragole e il tronchetto al cioccolato faceva bella mostra quello che Kaito aveva umilmente definito “il suo capolavoro”. Sicuramente avevano una differente concezione del gusto.

Gli occhi incredibilmente azzurri risaltavano sulla pelle abbronzata, in netto contrasto con i capelli corvini come la pece spalmati all’indietro da una patina di gel. I connotati fisionomici erano totalmente cambiati, più maturi di quanto avesse notato allo specchio della sua stanza. Nulla faceva pensare al brillante detective liceale proveniente dall’Inghilterra.

Saguru distolse lo sguardo poggiandosi alla cabina telefonica, ammirare l’imponente struttura in cui si sarebbe svolto l’incontro era il suo unico passatempo. Si trovava in un distretto da lui poco frequentato e ciò non lo rendeva per nulla tranquillo. In un’immediata fuga non era sicuro di potersi ricordare dove ogni singolo condotto, strada o persino scarico conducesse, possedeva una memoria eidetica ma l’adrenalina poteva giocargli un brutto tiro. Al contrario, Kaito aveva ingurgitato quella massa d’informazioni con una calma e velocità sorprendente.

Trepidante infilò una mano nella giacca, il prezioso orologio da taschino non era presente. Storse la bocca, aveva dimenticato la sostituzione di poche ore prima. Il suo definito troppo “antiquato” era stato rimpiazzato con un modello da polso dal cinturino nero, sicuramente in linea con i suoi gusti mondani ma nulla di speciale «Vintage o no, sei in ritardo di venti minuti e tredici secondi».

Saguru sorrise ironico scuotendo il capo, quando era ritornato la prima volta in Giappone per accontentare suo padre, rimanere in pianta stabile non era fra le opzioni, tantomeno l’aveva sfiorato l’idea di prendere a cuore la storia personale di un egocentrico ladro internazionale.

 

 

La settimana appena trascorsa

 

La notte fra sabato e domenica

 

La macchina sfrecciava lungo le strade deserte di Tokyo puntellate dalle luci giallognole dei lampioni, erano ormai le tre del mattino e tutta l’attività notturna era concentrata dall’altro lato della città da cui provenivano gli echi lontani delle sirene. Kaito finì di infilarsi la felpa scura beandosi del calore dell’indumento, non era stata una grande idea volare con le raffiche gelate della notte ma sarebbe riuscito a non prendere eccesivo freddo se la banda di Snake non avesse deciso di giocare al tiro al bersaglio con il suo aliante. Fortunatamente era finito nel lago.

Starnutì per l’ennesima volta rannicchiandosi sul sedile anteriore, le braccia avvolte attorno alle gambe intorpidite dal freddo e la testa appoggiata su di esse, il tepore dell’abitacolo era un ottimo conciliatore del sonno. Jii sospirò alzando il riscaldamento della macchina preferendo concentrarsi sulla strada, in quel momento iniziare una discussione sulle azioni sconsiderate del ragazzo non avrebbe portato ad alcun risultato.

«Signorino siamo quasi arrivati» Kaito annuì sopprimendo uno sbadiglio, la voglia di lasciare il mezzo per immergersi nel gelo notturno prossima allo zero «Jii-chan grazie, avrei impiegato ore a tornare se non mi fossi venuto a prendere», il vecchio ricambiò il sorriso prima di fermarsi davanti la loro destinazione.

Con non poche difficoltà per il dolore al fianco, il ragazzo afferrò lo zaino sui sedili posteriori pronto ad andarsene ma una mano scarna lo trattenne «Forse è meglio se viene a casa mia stanotte» il vecchio teso come una corda di violino osservava un punto fisso alle sue spalle, cautamente si voltò nella stessa direzione notando una persona in piedi davanti la porta di casa.

Il trench marroncino era facilmente riconoscibile alla luce dei lampioni, soprattutto abbinato al ridicolo cappello stile Sherlock Holmes «Santo cielo, è una persecuzione» borbottò esasperato, dagli eventi del caso Nightmare non riusciva a scrollarselo di dosso, anche i viaggi oltreoceano sembravano non suscitare più l’interesse dell’inglese.

«Tranquillo Jii-chan, Hakuba abbaia tanto ma non morde, torna pure a casa» l’assistente lasciò la presa non del tutto convinto, stavano comunque parlando di un aspirante detective che voleva mettere Kid dietro le sbarre. Kaito alzatosi il cappuccio della felpa sui capelli ancora umidi scese dalla macchina salutandolo allegramente «Grazie per la serata Jii-chan, mi sono divertito tanto allo spettacolo!» chiuse velocemente la portiera e il vecchio non ebbe il tempo di replicare.

Kuroba iniziò a giocherellare con il mazzo di chiavi canticchiando allegramente, fingere la nonchalance era il suo cavallo di battaglia. Oltrepassato il cancello della sua abitazione finse una sorpresa inesistente quando l’altro ragazzo si distanziò dalla parete camminando a sua volta «Oh Hakuba-kun cosa ci fai qui in piena notte?».

Arrestarono entrambi l’avanzata in mezzo al vialetto, alla vista del corpo scosso dal freddo Kaito incurvò le labbra in tono provocatorio «Non hai trovato finestre aperte questa volta?», Saguru si irrigidì scoccandogli un’occhiata di fuoco, erano passate settimane e non smetteva di rinfacciarglielo.

Il sorriso del mago si ampliò in risposta, le chiavi volarono in aria scomparendo in uno sbuffo di fumo per poi dondolare strette fra le dita dell’altra «Sai, non è carino fare gli appostamenti davanti le case altrui a quest’ora della notte, soprattutto quando diventa un’abitudine. Potrei denunciarti per stalking» L’altro ragazzo alzò il braccio bloccandogli la strada «Perché tornare a casa alle prime luci dell’alba, dopo aver rubato gioielli, è una buona abitudine?».

Kaito roteò gli occhi agitando l’indice con tono saccente «Sempre la solita storia, se vuoi arrestare Kid devi presentarti in primo luogo ai suoi furti non a casa mia. Secondo, è stato il Signor Suzuki a sfidarlo per… sinceramente ho perso il conto delle sfide di quel vecchiaccio, ma non è reato prendere qualcosa se il proprietario ti invita a farlo».

Saguru inarcò scettico un sopracciglio, l’altra mano serrata nella tasca per evitare di strozzarlo «Va bene, assecondiamo il tuo ragionamento contorto. Aver preso la coppia di smeraldi non è un reato, ma: far esplodere il generatore elettrico lasciando un quartiere intero al buio, hackerare il database della polizia e rubare l’identità del sottoscritto cosa credi siano?».

Kaito fischiò alla fine della frase ridacchiando innocentemente, forse aveva esagerato un pochino quella notte ma voleva sorprendere il suo piccolo detective preferito, e per farlo tutto era lecito. Anche imitare la voce di Ran in atteggiamenti intimi. Ok, probabilmente questo avrebbe potuto evitarlo durante la fuga, ma l’espressione del suo rivale era stata impagabile quando svoltato l’angolo aveva trovato lui da solo e non la ragazza. L’unica pecca? Non aver schivato tempestivamente il pallone scagliato con rabbia. Aveva incassato il colpo sulla ferita che si era procurato qualche giorno prima salvando Aoko, durante il furto della statua buddista.

«Sai davvero un sacco di cose sulla serata pur non essendo stato presente»

«L’ispettore Nakamori mi ha chiamato poco dopo la tua fuga, urlava come un indemoniato accusandomi di aver abbandonato la posizione assegnatami, è bastata una piccola conversazione per capire lo svolgimento della serata» enunciò stancamente massaggiandosi le tempie. Appena conclusa la chiamata aveva costretto Baya ad accompagnarlo davanti la casa del ladro con un diavolo per capello e le due ore di attesa al gelo avevano peggiorato il suo umore.

«Sono sorpreso tu sappia della mia assenza, per il pubblico io ero lì. Gli unici a conoscenza della situazione sono la polizia e Kid, dato che non puoi appartenere al primo gruppo…» la frase venne volutamente lasciata in sospeso, quella tiritera dopo ogni colpo iniziava a dargli sui nervi. Lo aveva visto vestito da ladro gentiluomo, era entrato nel suo nascondiglio segreto, si era fatto raccontare il motivo dietro ai suoi furti e lui continuava a negare ogni santa volta.

«Chiamala semplice intuizione» la risposta sorniona venne accompagnata dal tintinnio del portachiavi, un gatto intento a giocare con un sonaglio avrebbe fatto meno rumore.

«Oh, ora giochi a fare il detective nel tempo libero?» Saguru sbottò sarcastico chiudendo un anello delle manette attorno al polso del ladro tirandolo verso di sé «Ti ricordo che potrei arrestarti in qualunque momento».

«Ma davvero? Dove sono tue prove detective di Londra?» il sorriso da schiaffi di Kaito si accentuò quando l’anello scattò attorno all’altro polso bloccandogli i movimenti, era la quinta volta che lo ammanettava questo mese.

«Sono sicuro che nello zaino qui con te tu abbia quell’appariscente costume, ma se proprio ci tieni andiamo in camera tua, hai un quadro davvero interessante»

«Tantei-kun non credevo di interessarti fino a quel punto. Tutta questa ossessione per me e le manette, dovevo immaginare si trattasse di una qualche tua fantasia perversa» gli occhi azzurri scintillarono di malizia e il ragazzo lo guardò inorridito storcendo la bocca con disgusto. A malincuore dovette ammettere quell’innata capacità di mettere a disagio la gente cambiando i discorsi a suo favore «Kuroba sei irrecuperabile».

«Felice di sentirtelo dire ma potresti gentilmente aprire questi arnesi? Almeno per tranquillizzare Jii ed evitargli un infarto, sai lui crede tu mi stia arrestando sul serio. Davvero Hakuba, non hai il minimo tatto con gli anziani» il detective spostò lo sguardo sulla strada e vide la macchina ancora ferma e il volto del signore seduto in auto pericolosamente cianotico «Tu…non gli hai detto quello che è successo dopo il caso Nightmare». Kaito semplicemente sorrise colpevole alzando le braccia verso di lui, Saguru fece scattare la serratura riprendendo le manette non smettendo comunque di fissare, come se si trattasse di un alieno, il ragazzo intento a sventolare allegramente una mano verso il vecchio che finalmente mise in moto allontanandosi.

«Per la cronaca, potevo liberarmi da solo ma Jii-chan avrebbe pensato stessi tentando di scappare»

«Non ne dubito purtroppo, ciò non toglie che devi smetterla di cambiare discorso. Sappiamo entrambi la tua duplice identità, possiamo evitare questo teatrino la prossima volta? E potresti anche evitare di prendere le mie sembianze?» proferì indispettito e una nuvoletta di fumo si condensò davanti la bocca.

«Forse se ti fossi presentato Kid non si sarebbe spacciato per te. Chi lo sa, magari l’ha fatto per una piccola vendetta» la voce melliflua di Kaito giunse a poca distanza dal suo orecchio prima che il mago lo oltrepassasse.
Saguru sbatté gli occhi un paio di volte prima di voltarsi indietro con fare esasperato «Fammi capire … Ti sei offeso perché non sono venuto a vedere il tuo furto?» nonostante gli desse le spalle e il cappuccio oscurasse parzialmente il viso, il ghigno sadico non sfuggì alla sua vista «Sai Hakuba-kun questo dovresti chiederlo a Kid».

«Infatti, lo sto chiedendo a lui» rispose piccato incrociando le braccia al petto mentre l’altro lo ignorava bellamente aprendo la porta di casa «Continuerei volentieri questa conversazione ma trovo faccia fin troppo freddo qui fuori per i miei gusti», il tono canzonatorio si interruppe di colpo così come l’espressione giocosa, assumendo una nota decisamente più aspra e sorpresa «Seriamente? Questa è una congiura».

«Kuroba-kun» Kaito sbuffò sonoramente lanciando le chiavi sul mobiletto accanto l’ingresso al suono della voce della ragazza, ora poteva ufficialmente dire che non era la sua nottata più fortunata «Non voglio nemmeno sapere come tu sia entrata ma gradirei tornassi a casa tua».

Saguru sbirciò oltre le spalle del ladro quando la luce venne accesa, comodamente seduta sul gradino interno dell’abitazione avvolta in un abito nero attillato dotato di ampia scollatura, Akako sembrava essere a suo perfetto agio e lui si ritrovò a fissarla imbambolato.

«Quanta freddezza, non sei felice di vedermi?» la consueta risatina stridula riecheggiò fra le pareti, le gambe accavallate scoprirono una maggior porzione di pelle mentre si sporgeva nella direzione del proprietario di casa «Qualcosa ti infastidisce?»

«Sì, te.» rispose laconico gettando lo zaino in un angolo.

«Akako-san come hai fatto?» la diretta interessata sobbalzò alla voce del ragazzo inglese notandolo per la prima volta «Io ho provato per ore ad aprire la porta senza successo»

«Tu hai fatto cosa?!» sbraitò Kaito alla figura ora al suo fianco, dubitava che continuare ad inseguire il suo alter ego notturno fosse una buona idea. Aveva una brutta influenza su di lui.

«Sul serio Hakuba inizi a preoccuparmi, volevi violare nuovamente la mia proprietà privata!» il detective arrossì simulando un colpo di tosse «Volevo solo evitare il freddo, non sto molto bene».

«Fai schifo a recitare» soffiò acido al detective prima di riservare lo stesso trattamento all’ospite indesiderata «A cosa devo la visita?»

Akako rimasta interdetta a fissare lo scambio di battute fra i due, si riscosse dopo qualche secondo «Qualunque cosa tu stia progettando per i prossimi giorni ti consiglio di non farla, ho predetto il tuo futuro». Kaito abbassò il cappuccio della felpa scompigliandosi i capelli «Mi domando, ma voi non avete una casa in cui tornare? E tu non hai predetto il mio futuro ma quello di Kid, ti ho già detto mille volte che non sono lui».

Saguru inarcò un sopracciglio scettico, Akako si limitò a fissarlo in modo glaciale e Kaito sospirò sconfitto chiudendo la porta d’ingresso invitandoli a spostare la conversazione. Sarebbe stata una lunga nottata.

Il tavolo della cucina era diventato il nuovo campo di battaglia, adagiate sulla superfice tre carte riccamente decorate disposte davanti Akako risaltavano per la ricchezza dei colori vivaci. Kaito con estrema lentezza prese posto, la schiena rigidamente eretta per evitare di contrarre l’addome. La felpa nera poteva nascondere le macchioline rossastre del taglio riaperto e il probabile livido causato dal pallone, ma le fitte di dolore erano fin troppo reali.

«Hakuba-kun tranquillo eh, fai cose se fossi a casa tua» anche svuotando i mobili non avrebbe trovato nulla per le sue implicite indagini, poteva lasciarlo curiosare nella stanza senza ripercussioni anche se quel lato caratteriale lo infastidiva. Saguru ignorò la velata ironia continuando la sua ricerca in attesa del fischio del bollitore.

«Allora Akako qual è la bella novella stavolta?» incrociò le braccia con indifferenza osservando la disposizione delle carte. «Kuroba-kun ti pregherei di non sottovalutare la mia arte divinatoria» schioccò la lingua lanciando un’occhiata al detective apparentemente concentrato su un barattolo di biscotti «Non stiamo parlando dei tuoi trucchetti da quattro soldi, sei la prima persona a cui predico il futuro ed esso è puntualmente negativo»

Kaito sperò con tutto il cuore che la strega non fosse in grado di leggere il pensiero, voleva evitare di essere nuovamente vittima dei suoi giochini voodoo. Sapeva benissimo di non avere un futuro rosa e fiori, non gli serviva una lettura delle carte come dimostrazione.

L’unghia smaltata indicò la prima carta: un bastone con due serpenti attorcigliati alla base sorreggeva una ruota sormontata da una sfinge alata «Ogni carta ha una duplice lettura: dritto e rovescio, con diversi significati. Questa è la ruota, allude alla precarietà della vita, ogni decisone può comportare la rottura dell’equilibrio. La lettura al rovescio uscita nel tuo caso è sintomo di sfortuna».

«Tutto qui?» il mago soppresse a stento un gemito. Saguru poggiato il vassoio con le tazze fumanti aveva lanciato con irritazione qualcosa nella sua direzione centrando il punto dolente, accompagnando il tutto con un’occhiata di rimprovero. La scarica di insulti in risposta morì nei meandri della gola di Kaito, il sacchetto di ghiaccio secco giaceva sulle sue gambe dopo il volo. Guardò il ragazzo intento a offrire tè e biscotti alla ragazza con stucchevole galanteria, non riusciva a comprendere esattamente quando fosse stato scoperto da quel detective bastardo.

Sistemò l’impacco sotto la maglia mentre Akako indicava la seconda carta, più macabra, numerosi arti mozzati giacevano ai piedi di uno scheletro che brandiva una falce «La morte, a dispetto delle apparenze è anche simbolo di trasformazione, rinascita e liberazione. Ovviamente non nel tuo caso, al rovescio porta morte, malattia, suicidio…Ma non mi preoccupa questo, prese così singolarmente non dicono nulla».

«Sono pericolose lette come combinazione?» dopo aver scoperto l’obbiettivo dell’organizzazione che inseguiva Kid, Saguru aveva aperto i suoi orizzonti. Quelle parole non risultavano più totalmente ridicole alle sue orecchie.

«Esatto Hakuba-kun. Almeno qualcuno usa il cervello» Kaito arricciò il naso offeso all’affermazione.

«Stavo dicendo…le carte lette in sequenza annunciano un evento sfavorevole, la ruota non gira verso la dea bendata e basta poco perché accada una sciagura. Tanto può trattarsi di qualcosa di lieve, tanto di una tua prematura morte. La terza carta, il tre di coppe, indica il luogo della disfatta. Nelle tue avventure se hai scelto come prossimi obbiettivi teatri, musei, ristoranti, cambia i progetti. Potresti morire».

«Come ti ho già detto, non hai predetto il mio futuro» la mano sotto il mento reggeva la testa con fare annoiato, il biscotto penzolante fra le labbra accompagnò a ritmo le parole.

«Smettila con questa farsa» il cipiglio scuro provocò un brivido lungo la schiena di Saguru, intento a chiedersi se la ragazza fosse sicura quanto lui dell’identità segreta del compagno. In fin dei conti però, concordava sicuramente con lei sull’ultima affermazione, quella noncuranza urtava anche lui.

«Kuroba, anche se stento a credere io stesso all’arte divinatoria, Akako-san non sembra stia scherzando. Dovresti prendere la cosa più seriamente»
Kaito guardò i due evitando di ridere, un ladro, una strega e un detective nella stessa stanza a parlare di tarocchi sembrava essere l’inizio di una barzelletta «Ehi, questo scontro non è equo, soprattutto se usi i tuoi trucchi da fattucchiera»

«Trucchi da fattucchiera?» Saguru ignorato nel battibecco fissò la ragazza con curiosità.

«Quello che fa utilizzo di una finta magia sei tu! E non sto incantando nessuno, possiedo una bellezza folgorante dovresti saperlo, tutti cadono ai miei piedi» Saguru non poté impedirsi di seguire il movimento dei capelli dettato dalla foga delle parole e le fossette formate agli angoli della bocca scarlatta dischiusa.

«Oh che bello, ha perso la testa per te da solo» successe tutto in una frazione di secondo, le guance della ragazza si imporporano, il biondo si voltò di scatto urtando il tavolo come un bambino colto in fragrante con le dita nel barattolo della marmellata. Il tè si rovesciò sul vestito di Akako e Saguru prese velocemente dei fazzoletti scusandosi innumerevoli volte ma nel tentativo di aiutarla inciampò portandola con sé nella caduta. Kaito sollevò il mento sorpreso alla reazione inaspettata, possibile che avessero un interesse reciproco? Guardò alternativamente i due, impacciati come non mai, rimettersi in piedi. Prima che potesse dire alcunché la strega intervenne frettolosamente perdendo gran parte della sua compostezza «Ho dimenticato di lucidare la sfera di cristallo, devo andare! Kuroba-kun non dimenticare quello che ti ho detto».

Riuscì a malapena ad alzare la mano in segno di saluto prima di vederla sparire oltre il corridoio, la porta d’ingresso si chiuse con un tonfo e da lì un silenzio imbarazzante piombò nella stanza.

Kaito soffiò sul liquido ambrato nella tazza interdetto, la nottata non sembrava più così brutta. Con cautela bevve un sorso di tè e si alzò per gettare il sacchetto ormai a temperatura ambiente. Guardò di sottecchi Saguru sistemare il disastro sul tavolo su cui le carte erano ancora in bella mostra, chiedendosi quanto potesse rivelarsi disastrosa quella predizione. Poggiò la testa sul muro sospirando lievemente, sarebbe stato uno stupido a non prendere sul serio quelle parole dopo quello che aveva sentito al museo. Maledetta strega, aveva avuto ragione in più di un’occasione.

«Mi aspettavo di essere assediato dalle tue domande tantei-kun, hai perso la tua curiosità?» l’interpellato lo squadrò brevemente prima di sfilargli la tazza ormai vuota riponendola nel lavello.

«Sono ormai le quattro del mattino, sei tornato con i capelli umidi e dolorante a causa di chissà cosa, il tutto due ore dopo la fine del furto. Una nostra compagna di classe si presenta a casa tua nel cuore della notte dicendo di prevedere il futuro e avvisandoti che potresti morire. Mentirei se ti dicessi di non essere curioso…ma, sono consapevole che in questo momento ti serva più del riposo che un interrogatorio»

Kaito si limitò a fissarlo intensamente senza rispondere allontanandosi piano verso il corridoio, le parole pacate del detective intrise di sincera preoccupazione lo seguirono come un invisibile scia.

«Dammi soltanto il tempo di chiamare Baya» Saguru stava per premere il tasto di avvio chiamata quando la coperta a scacchi e la tuta gli finirono addosso.

«Il divano non nasconde trappole segrete, buonanotte Hakuba»

 

Domenica

 

Saguru sbadigliò sonoramente salendo le scale, aveva dormito fino alle tre del pomeriggio ma l’abitazione era ancora completamente immersa nel silenzio. Al terzo tentativo – dopo la camera da letto dei genitori di Kuroba e un ripostiglio – il tanto agognato bagno era apparso. Aperta la porta era rimasto in piedi sbattendo gli occhi offuscati dai residui del sonno, sulla tavoletta chiusa del water Kaito era seduto a gambe incrociate con indosso solo il pantalone del pigiama.

«In Inghilterra non si usa bussare prima di entrare?» chiese infastidito rovistando nella grande scatola del primo soccorso, veniva fuori di tutto tranne quello che realmente gli serviva.

«Cosa diavolo ti sei fatto?» le iniziali scuse di Saguru per l’intrusione passarono in secondo piano, il ragazzo non aveva una bella cera.

«Una finta statua di Kannon e una teca di vetro ti dicono niente?»

«Quel livido non te lo sei fatto giorni fa» l’ematoma si espandeva su gran parte dell’addome e della zona lombare sinistra, rosso vivo poco sotto l’altezza dello stomaco e degradante verso l’esterno puntellato di striature violacee.

«Ah quello, colpa di una palla elettrostatica. I bambini di oggi sono pericolosi» alzò le spalle noncurante gettando la scatola sul ripiano, il tubetto di crema finalmente trovato. Saguru si avvicinò rapidamente strappandoglielo dalle mani accovacciandosi sul bordo della vasca accanto, al primo accenno di protesta sibilò in il tono perentorio «Non ti muovere»

«Saresti proprio una bella infermiera» la voce canzonatoria si affievolì sostituita da un gemito quando le dita fecero volutamente pressione nella zona maggiormente contusa «Non hai il minimo senso dell’umorismo Hakuba»

«Parla quello senza un briciolo di autoconservazione» la risposta velenosa arrivò contornata dallo stesso sguardo di rimprovero della sera precedente. Statisticamente era impossibile incontrare accidentalmente ogni volta una stessa persona ferita in modi diversi. Passi una volta, una seconda, una terza… poi le coincidenze smettevano di esistere.

«Hakuba esattamente, qual è il tuo problema?» alle volte, era veramente difficile capirlo.

«E me lo chiedi pure? Ti sei infilato in una situazione più grande di te e non vuoi ammettere di aver bisogno di aiuto. Ti sei fatto ridurre in questo stato da un bambino, come pensi di difenderti da Snake?»

«Questo è stato un incidente, e non è affar tuo sapere come intendo contrastare l’organizzazione» Kaito era consapevole di non poter incolpare nessuno in quel momento, la sua stupida lingua aveva parlato troppo mesi prima e ora ne stava pagando le conseguenze. Come gli era venuto in mente di confidarsi con un detective?

«Giusto, sei così egocentrico da pensare di risolvere tutto da solo» Saguru inspirò con foga chiudendo gli occhi prima di riprendere a parlare, il tentativo di calmarsi miseramente fallito «Meglio fare il kamikaze vestito di bianco, vero? Potrebbero spararti in qualunque momento, ma cosa te lo dico a fare, a morire ci pensi già da solo con le tue irresponsabili idee suicide. Vogliamo parlare dei tuoi salti da un aereo in corsa?»

«Ti riferisci alla villa del crepuscolo? Lì la nonnina si era gettata, non potevo permetterle di sfracellarsi al suolo o avresti preferito vederla morta?» Hakuba poteva fargli la paternale sulle leggi violate con i suoi furti, sulla sua personalità irruenta ma neanche da lui accettava la messa in discussione del mantra rappresentativo di Kid: nessuno si fa male.

«Dal dirigibile dei Suzuki avevano defenestrato un bambino dovevo far tirare le cuoia anche a lui? Sull’aereo diretto ad Hakodate avevano avvelenato i piloti e serviva una pista d’atterraggio illuminata, hai idea di quanti passeggeri ci fossero? In occasione della mostra di Van Gogh scusa se ero nella stiva in cui c’era una bomba e non volevo saltare in aria con i girasoli»

Nonostante la facciata impassibile e la voce misurata carica d’odio, Saguru avvertiva chiaramente quegli occhi azzurri bruciargli la pelle. Conosceva soltanto le prime due occasioni elencate, delle altre non c’era traccia in alcun rapporto della polizia. Quell’ammissione aumentava soltanto la sua rabbia, aveva rischiato la vita più volte di quanto ne fosse al corrente.

«Quindi tra un furto e l’altro ti diletti a fare l’eroe. Vuoi aumentare la tua popolarità così ti cercheranno meglio per farti fuori?» L’ironia sprezzante fu l’ultima goccia per Kaito, indossata la maglietta si alzò di scatto ignorando le fitte di dolore e il suo poker face «Ti sei rimbambito in un colpo solo Hakuba?! Non si trattava di voglia d’apparire ma di salvare la vita a qualcuno. Come fai a non capirlo?» spalancò le braccia prima di aggiungere esasperato «Questo è il motivo per cui preferisco sbrigarmela da solo, ti permetti di reputarti migliore sputando sentenze senza viverlo in prima persona»

«E chi salverà la tua di vita?!» Saguru strattonò il bavero della maglietta senza incontrare resistenza, non aveva urlato mai così prima d’ora ma non gli importava. Le buone maniere erano il suo ultimo pensiero «In caso te ne fossi dimenticato tuo padre era più abile di te ed è stato ucciso, in un suo spettacolo in abiti civili. Tu cosa pensi di poter fare quando arriveranno a te? Non hai sufficiente esperienza, prendi tutto alla leggera, sei incauto»

Kaito sorrise senza allegria, Saguru sfondava una porta aperta con tanto di cartello d’invito ad entrare. Lui era il primo a sottolineare la bravura di suo padre ai quattro venti, sapeva di non essere alla sua altezza, di non avere quel perenne portamento imperscrutabile e di essere in alcuni casi fin troppo impulsivo.

Ogni parola, carica di letale sarcasmo fu scandita lentamente «E a dare consigli di vita è il ragazzino che va vestito in giro come il personaggio di un libro, risolvendo crimini su crimini, vantandosi di poter giudicare chiunque per le proprie azioni. Non hai capito proprio niente, sei soltanto un insulso detective che non riesce ad arrestare un ladro. Cortesemente, vattene da qui, ora.»

«Perché tu invece sei onnisciente?! Hai difronte una persona che ti vuole bene disposta ad aiutarti e non te ne sei nemmeno accorto razza d’idiota!» Con un ultimo strattone Saguru lasciò la presa ormai senza voce, dopo l’ultimo urlo il bruciore costrinse la gola ad implorare pietà. Additandosi come un codardo uscì dalla stanza, era davvero un fallimento come detective se lasciava circolare a piede libero un criminale senza provare rimorso.

Quando la porta d’ingresso fu sbattuta con violenza, Kaito scivolò scompostamente lungo le pareti piastrellate, lo sguardo perso nel vuoto.

 

Lunedì

 

A causa della temperatura non proprio mite il terrazzo della scuola durante la pausa pranzo era deserto. Saguru seduto in un angolo fissava i numerosi fogli sulle gambe senza leggerli realmente, non che ci fosse qualcosa di nuovo d’apprendere, cambiavano le parole ma il succo era lo stesso. La morte di Toichi Kuroba era stata accidentale, nulla aveva fatto pensare agli inquirenti ad un possibile omicidio, anzi, il caso era stato archiviato piuttosto velocemente.

Si strofinò gli occhi infastidito, nemmeno il collirio era bastato a lenire ore e ore di lettura. Oltre all’incidente aveva visionato ogni singolo rapporto o articolo di giornale su Kaito Kid, alla ricerca di cosa? Non lo sapeva concretamente neanche lui. Un qualunque indizio sarebbe andato bene come simbolo di scuse.

«Così eri qui» perso nel suo limbo mentale sobbalzò alla debole affermazione mentre il foglio veniva strappato via dalle sue mani.

Kaito apparso dal nulla come un fantasma, stringeva spasmodicamente il documento, i polpastrelli bianchi per lo sforzo. L’inchiostro nero sbiadito rendeva ancora leggibile quelle insulse parole: uno sfortunato incidente attribuibile alla smania di fama della vittima. Stupida polizia incompetente.

Saguru deglutì a disagio dinanzi alla gelida espressione, gli occhi azzurri diventati ghiaccio puro.

«Perché non me l’hai detto Kuroba?» Kaito scostò il foglio dal viso in confusione. Saguru si passò stancamente una mano sul volto prima di continuare con cautela «Perché non mi hai detto di essere stato presente allo spettacolo in cui tuo padre è morto?»

«Non mi sembrava un dettaglio importante» la risposta apatica arrivò dopo alcuni secondi, la rabbia del giorno precedente del tutto assente. Saguru decise di cogliere al volo quell’inusuale tregua.

«Per me lo è invece…Avrei evitato di dire determinate cose ieri, mi dispiace»

Kaito distolse lo sguardo, esitante si sedette accanto al ragazzo rimanendo in silenzio beandosi del leggero venticello del momento. Ogni fibra del suo corpo gli urlava di andare via di lì, lontano dal detective, dal fascicolo della polizia, dal fumo e dalle fiamme che solo lui era in grado di vedere. Tuttavia, rimase.

Saguru lo scrutò di sbieco, l’imperturbabilità del viso contrastava con la rigidità del corpo, le dita ancora una volta serrate sul pezzo di carta «Sai, ieri avevi in parte ragione su una cosa. Risolvere i misteri è soltanto la punta dell’iceberg, cerco di conoscere maggiormente le motivazioni dei criminali ma, non per giudicarli come hai detto tu, bensì per capire davvero cosa li spinge a infrangere la legge, consapevoli della condanna che gli spetta»

Il suo ascoltatore rimase silenzioso, le braccia avvolte attorno alle gambe strette al petto. Continuò titubante, la conversazione trasformata in monologo.

«Mesi fa hai ammesso il motivo dietro la tua decisione di diventare Kid, ma hai omesso – per mancanza di fiducia nei miei confronti - volutamente alcuni dettagli. Soltanto dopo aver visionato tutte queste scartoffie ho compreso alcune tue scelte, e sappi che non sono dispiaciuto di aver curiosato a tua insaputa» nessuna reazione «Kaito avevi solo otto anni, non dovresti accusare te stesso di non aver capito a quel tempo che si trattasse di un omicidio. Ti sei gettato inutilmente verso il luogo dell’esplosione rischiando di essere coinvolto a tua volta… non vuoi feriti ai tuoi spettacoli notturni per evitare situazioni simili, vero?».

«Odio i detective» nonostante le parole, non c’era alcun astio insito, piuttosto pura rassegnazione.

«Lo prenderò per un sì, dopotutto questo spiegherebbe come mai non fai avvicinare più del dovuto le persone. Non si tratta solo di egocentrismo come ho sostenuto ieri, tu hai paura di essere nuovamente abbandonato, Aoko è l’unica ad avere un rapporto più stretto con te, probabilmente perché l’hai conosciuta prima di quel fatidico giorno»

«Le tue non sono domande»

«No, hai ragione. Non mi servono conferme. Però ammetto di aver sbagliato su una cosa ieri»

Kaito si voltò piuttosto incuriosito, Saguru gli stava porgendo dei ritagli di giornale, alcuni risalenti a molti anni prima, altri piuttosto recenti

«Non avrai la stessa esperienza o abilità di tuo padre ma, riesci ad attirare l’attenzione in modo stupefacente, persino dei più scettici. Sarai incauto ma chiunque guardi i tuoi spettacoli torna a casa felice, certo ad eccezione della polizia, puoi ritenerti soddisfatto della tua magia».

«Quindi stai ammettendo di divertirti ai miei spettacoli?»

«Ora non ci allarghiamo, ai miei occhi l’unico degno di nota finora è quello del teletrasporto. Ti ho fatto dei complimenti soltanto perché tutti elogiano la magia di Kid, non Kaito Kuroba; il primo è il risultato della bravura di due persone distinte, il secondo sta dando il meglio di sé nell’anonimato. Era un modo per farti sentire meno solo» il detective terminò la frase al suono della campanella, le lezioni sarebbero ricominciate presto ma nessun dei due sembrava intenzionato a muoversi per primo. Dopo quelle che a Saguru parvero ore Kaito finalmente parlò, si aspettava l’ennesima frase sprezzate ma il ragazzo si dimostrò essere una continua sorpresa.

«Hai impegni questo sabato sera?» non era una buona idea quella a cui stava dando fede, Kaito lo sapeva, ciò nonostante poteva provare.

«No…come mai?» Saguru tentennò prima di rispondere, quell’improvvisa accondiscendenza era strana.

«Allora ci vediamo mercoledì sera a casa mia, ora dobbiamo tornare in classe» Kaito balzò in piedi con l’agilità di un felino, ricordandosi troppo tardi di non poter ancora permettersi quelle acrobazie.

«Aspetta un attimo Kuroba! Perché dovrei venire da te?» Saguru si alzò a sua volta raccogliendo velocemente nella cartellina tutte le fotocopie che l’ispettore Nakamori in un inaspettato atto di generosità gli aveva fornito.

«Non avevi detto di volermi aiutare tantei-kun? Te ne sto dando l’occasione» il ghigno provocatorio accompagnò la frase del mago prima che uno sbuffo di fumo avvolgesse entrambi. Quando la nebbiolina scomparve, Saguru rimasto solo sul terrazzo afferrò la rosa bianca svolazzante.

 

Mercoledì

 

«Ricapitolando: lo scorso sabato durante la sfida lanciata dal signor Suzuki hai origliato una conversazione di Snake al telefono. L’uomo parlava con qualcuno di un incontro al Beika Center Building fissato per questo sabato alle 20:00 nel ristorante al diciassettesimo piano. Successivamente lo hai perso di vista perché gli amici di Edogawa-kun si stavano avvicinando troppo all’individuo e hai preferito assumere in anticipo le mie sembianze per allontanarli. Dopo aver rubato il gioiello e fatto innervosire il ragazzino, e mi chiedo ancora cosa tu gli abbia fatto per farlo arrabbiare in quel modo, sei scappato con il deltaplano. A poca distanza dal museo, alcuni adepti di Snake ti hanno sparato contro centrando l’aliante e sei precipitato nel lago. Ora tu hai intenzione di andare a quell’incontro nella speranza di racimolare qualche informazione interessante» Saguru avvertiva chiaramente la vena pulsare sulla fronte, più passava il tempo più si chiedeva se il ragazzo non lo facesse di proposito a fargli perdere la pazienza. Non solo non aveva minimamente considerato quello che gli aveva detto giorni prima, aveva pure pensato di gettarsi volontariamente nella tana del lupo.

Kaito annui sornione stravaccato sul pavimento divenuto un campo di battaglia, il portatile a malapena riconoscibile nell’insieme di carta gettata alla rinfusa. La cartellina un tempo integra giaceva in un angolo reduce di un tira e molla che l’avevano resa protagonista pochi attimi prima, il suo custode aveva miseramente fallito l’atto di proteggerla. Kaito aveva raccolto tutte le informazioni necessarie per quel sabato il giorno precedente, preferendo quindi dilettarsi nella lettura dei file che sul terrazzo non aveva avuto modo di visionare. Documenti finiti mescolati agli A3 riportanti le piantine di ogni piano dell’edificio che facevano provare a Saguru l’irrefrenabile voglia di avere un accendino fra le mani, non riusciva a concentrarsi in quel disastro.

Il foglio di dimensioni maggiori al centro del cataclisma, riportava invece la pianta del diciassettesimo piano con la disposizione dei tavoli, condotti d’areazione, arredamento, telecamere e password del sistema di sicurezza. Il detective non voleva sapere dove il ladro avesse recuperato il tutto.

«Questa idea è semplicemente ridicola» alla fine Saguru diede voce ai suoi pensieri stiracchiando le gambe, solo un pazzo si sarebbe incontrato con dei criminali incalliti non conoscendone l’esatto numero, e lui purtroppo ne conosceva uno.

«Se vuoi tirarti indietro non c’è problema, chiederò a Jii-chan» con voce canzonatoria fin troppo allegra, il mago addentò uno dei tramezzini poggiati nel vassoio, situato anch’esso sul pavimento.

«Quanta tristezza lasci trasparire al sol pensiero» l’interessato fece spallucce e una chiazza di maionese cadde sul progetto «Complimenti Kuroba»

«Non abbiamo perso niente d’importante, il foglio D12 è identico in quell’angolo. Lo puoi trovare a destra sotto il pc» Saguru gli passò il foglio in questione e incrociò le braccia al petto squadrandolo con interesse, il ragazzo era diventato il suo nuovo oggetto di studio.

«Come pensi di reperire informazioni utili da quei tipi? Addormentando Snake e travestendoti da lui?» inarcò scettico un sopracciglio, proprio non riusciva a far capire al mago l’assurdità dell’idea.

«Fuochino!» un sorrisino inquietante comparve sul volto del ragazzo che con uno slanciò saltò in piedi sul letto «Non ruberemo alcuna identità, preferirei farmi sparare piuttosto che sentirti recitare nuovamente il nostro sistema legislativo. Celeremo il nostro vero aspetto presentandoci lì in maniera fittizia, modestamente sono un mago in questo campo e il tutto sarà perfettamente legale. Alla fine, quando nessuno farà caso a noi, scompariremo nel nulla!»

Saguru più perplesso di prima sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Non tanto per il mantello bordeaux apparso dal nulla in cui il mago si era avvolto da capo a piedi, e nemmeno per il balzo che lo aveva portato appollaiato nell’angolo del soffitto in stile spiderman, a preoccuparlo era l’euforia con cui erano state pronunciate quelle parole. Gli occhi azzurri accattivanti scintillavano sotto la coltre di stoffa, il pericolo lo aveva elettrizzato.

«Perfettamente legale?»

«Ovvio, non ti sei mai travestito da bambino per Halloween? Il principio è lo stesso» cantilenò Kuroba lasciandosi cadere sul letto prima di rotolare a terra fino ai piedi di Saguru, i fogli volanti più incasinati di prima. Un metro estratto da chissà dove cinse la vita del ragazzo sempre più esterrefatto «Vestirsi da Sherlock Holmes è leggermente diverso da questo»

«Che noioso, giri con quell’orribile cappotto tutti i giorni. Sarà un difetto di voi detective non avere un briciolo di immaginazione» borbottò il ladro annotando sulla mano le misure reperite.

«Sentiamo, il tuo qual era?»

«Dottor Jekyll e Mr. Hyde»

«Perché la cosa non mi sorprende…» sussurrò sconfortato il detective osservando il ragazzo ridacchiare a qualche centimetro da lui. Quando il nastro giallo fu ritirato definitivamente Saguru afferrò l’altro per le spalle impedendogli di alzarsi e cercando di intavolare una conversazione seria «Non dovrei essere io a dirlo, ma hai dimenticato le parole di Akako-san? Ti aveva raccomandato di stare lontano dai tuoi progetti e la sua predizione combacia fin troppo bene con i tuoi piani attuali»

«Akako esagera sempre, non è la prima volta stai tranquillo. Per lei anche un elicottero in più fu un pericolo mostruoso quando tentai di rubare la torre dell’orologio e invece andò tutto bene» se la sicurezza emanata calmò leggermente il detective, Kaito internamente sentiva un macigno sullo stomaco. Saguru aveva ragione, la predizione questa volta combaciava alla perfezione.

«Non credo nel sovrannaturale, ma stare attento non ti farebbe male»

«Bakaito!» il detective avrebbe voluto aggiungere altro ma quasi ebbe un infarto, l’urlo di Aoko nonostante le pareti era giunto perfettamente nitido. Oltre alla forza vocale anche l’insistenza l’aveva ereditata dal padre, il campanello non smise un attimo di suonare. Guardò il proprietario di casa improvvisamente pallido correre in giro per la stanza imprecando sottovoce alla ricerca di qualcosa da mettere. Vestitosi alla velocità della luce, estrasse un sacco scuro dall’armadio e una catasta di vestiti si riversò sul pavimento.

«Hakuba provati questi, scegli qualcosa, io torno presto. Ho dimenticato di aver promesso ad Aoko di andare al cinema con lei»

«No aspetta…A che ora torni? Avevo detto a Baya di passarmi a prendere fra un’oretta. Non puoi lasciarmi qui a fare il cane da guardia!» lo sbotto del detective fu sminuito con un gesto della mano.

«Dov’è il problema?» Kaito l’osservò con sincera confusione prima di fuggire via dalla stanza «Dille che dormi qui ed il gioco è fatto»

Saguru batté gli occhi un paio di volte prima di realizzare la situazione in cui si trovava. Kuroba l’aveva lasciato da solo in casa sua nel bel mezzo della preparazione del piano, e anche se non si trattava di una rapina trovava la cosa vagamente sbagliata. Gli aveva fornito la possibilità di indagare in tutte le stanze dell’abitazione compresa quella dietro il quadro senza avere interferenze, di raccogliere numerose prove aggiuntive su Kaito Kid…il tutto dopo avergli detto più volte pochi giorni prima di farsi gli affari suoi.

«Quel ragazzo somiglia più di quanto crede al suo costume d’infanzia» e lui era semplicemente troppo educato per curiosare in casa a sua insaputa.

 

Giovedì

 

Saguru dopo alcuni istanti riuscì a mettere a fuoco l’ambiente circostante, spense stancamente lo stridio della sveglia che segnava le sette e mezza accasciandosi nuovamente sul cuscino. Per i suoi canoni era già tardi ma la sera precedente dopo aver provato vestiti per ore prima che Kuroba allegro e pimpante tornasse a casa, avevano deciso di curare al meglio il suo travestimento fino a notte fonda. Lui però non ricordava di essersi preparato per dormire, né che il divano fosse così comodo e solo in quel momento realizzò di non potersi muovere totalmente. Riaprì gli occhi voltandosi di scatto alla sua sinistra trovandosi a poca distanza dal volto di Kaito spiaccicato sul suo braccio su cui il rivolo di bava era candidamente caduto. Placidamente addormentato con braccia e gambe divaricate, di cui due addosso a lui, Kuroba sembrava aver trovato la pace dei sensi.

Il primo desiderio di Saguru fu fare una foto al volto trasandato del ragazzo per usarla in seguito come ricatto ma in quel caso avrebbe dovuto spiegare come l’aveva ottenuta, quindi l’idea fu facilmente scartata; il secondo fu di uscire da quella situazione alquanto fraintendibile. Scosse il ragazzo senza successo, anzi, il risultato fu ben peggiore, Kaito mugugnò nel sonno accoccolandosi sul suo petto abbracciandolo. Imprecò sottovoce cercando invano di scostarlo, a ciò si aggiunse la suoneria del telefono partita improvvisamente ad altissimo volume a cui Kaito reagì sobbalzando. La testa castana urtò contro il suo mento facendogli vedere le stelle, senza pensarci due volte e avvertendo vagamente qualche insulto nei suoi confronti il mago si sporse verso il comodino finendogli completamente addosso. Kaito avviò la videochiamata ancora intontito dal sonno e dalla botta appena ricevuta.

«Kai-chan, devo pensare non ti interessi più Aoko?» Saguru avrebbe voluto sprofondare quando la donna a stento trattenne il sorriso malizioso vedendo suo figlio scattare improvvisamente dall’altra parte del letto. Al termine della chiamata di cui aveva ascoltato poco quanto nulla, impegnato a massaggiarsi la mandibola di tacito accordo evitarono di menzionare il loro dolce risveglio, almeno in parte, perché l’imbarazzo di Saguru fu sostituito da un irrefrenabile istinto omicida alla teatrale seriosità del ragazzo «Hakuba, dimmi che non ti sei approfittato di me mentre dormivo».

 

Dopo un tentativo di omicidio fallito, un paio di chiamate a scuola effettuate da Kaito per far fingere entrambi malati e un calco in gesso del suo viso per realizzare la maschera del travestimento, Saguru seppe di aver toccato il fondo.

«È divertente vederti così agitato, pensa se ti usassi come complice per una rapina» Saguru, con la bustina di ghiaccio ancora poggiata sul viso, chiuse con stizza il coperchio della teiera fulminando il mago intento a impiattare le crepes che almeno all’aspetto sembravano commestibili.

«Non ti aiuterei mai in quel caso e…cosa stai combinando a quelle povere crepes?» l’astio sembrò non essere recepito così come il tono schifato finale, Kaito ignorò entrambi concentrandosi sulla colazione, in particolare sui chili di zucchero a velo e cioccolato usati da guarnizione.

«Sai, dovresti assaggiarne anche tu chissà e non ti addolciscano; comunque dopo aver finito dobbiamo andare a recuperare le ultime cose per la tua identità e altre cianfrusaglie» borbottò con il boccone in bocca aggiungendo altri due cucchiaini al tè già zuccherato, Saguru lo guardò disgustato.

«Mancano meno di due giorni e stiamo ultimano il mio travestimento, il tuo?» Kaito sorrise furbescamente portandosi l’indice alle labbra «Segreto».

«Sul serio, se organizzi così alla leggera anche le tue rapine mi domando come non ti sia ancora fatto arrestare» il detective iniziava a dubitare di ottenere una base solida di copertura, il barlume di speranza perpetrava solo al ricordo delle abilità trasformiste di Kuroba ma i giorni passati in sua compagnia non auspicavano nulla di buono.

«Non essere così pignolo, piuttosto sei pronto a fare un giro?»

 

Saguru abbassò la visiera del suo berretto maledicendo il momento in cui aveva deciso di aiutare il suo amico, e no, non era per niente pronto in quel momento. Si erano addentrati in un vicolo a Beika, piuttosto angusto e ripugnante come la baracca in cui erano entrati, per cosa? Comprare dei cellulari usa e getta probabilmente da qualche contrabbandiere, favorendo così il mercato nero.

Kaito sorrise affabilmente al vecchio tarchiato pagando la merce, portare il detective con sé in quel luogo si era rivelata una pessima idea soprattutto quando all’orecchio a denti stretti gli aveva sibilato «Perfettamente legale eh?».

Il venditore ad affare concluso continuò a lanciare occhiate sospettate al detective che non smetteva di curiosare in giro e Kaito dovette quasi trascinarlo via con la forza per non destare ulteriori sospetti quando il successivo cliente chiese delle pistole.

«Ti avevo detto di non dare nell’occhio» brontolò una volta tornato sulla via principale, Saguru si limitò a fissarlo a mascella serrata. Poteva giurare di aver visto il fuoco ardere in quegli occhi castani «Hai notato che i tuoi occhi assumono un colorito rossastro quando sei arrabbiato?».

«Probabilmente è il desiderio di sopprimerti, i libri gialli forniscono utili consigli sull’occultamento di cadavere» il ladro lo squadrò con attenzione, Hakuba sembrava una bomba ad orologeria pronta a esplodere ed era sicuro che questa volta i pugni serrati non si sarebbero fermati a poca distanza da lui «Oh…Mi fa piacere per la tua cultura»

Un sopracciglio dorato scattò in preda ad un tic nervoso e Kaito, giunti accanto alla motocicletta, si allontanò dal compagno a piccoli passi. Lui non aveva paura, voleva preservare solo la sua incolumità per almeno i prossimi giorni e preferiva di gran lunga le scenate rabbiose del ragazzo a quel silenzio. Rigirò il casco fra le mani un paio di volte prima di voltarsi alternando il peso da un piede all’altro, il taciturno accompagnatore continuava a osservarlo a labbra serrate e lui dopo una lunga riflessione si ritrovò a sospirare pesantemente «Va bene… Avrei dovuto parlarti di questa piccola clausola criminale nel nostro accordo, mi dispiace»

«Kuroba, io non ho ancora capito se vuoi che ti aiuti oppure no con questi tuoi colpi di genio. Sei contradditorio» quella fu l’ultima frase espressa nella giornata, Kaito senza rispondere salì in moto e dopo aver finito di comprare il necessario accompagnò alla propria abitazione Saguru, che scese dal veicolo senza salutare.

 

 

Venerdì

 

Le luci al neon di bassa intensità conferivano alla stanza un’aria ancor più misteriosa. Saguru seduto sul cofano della vettura a gambe accavallate per poco non si strozzò con le patatine ascoltando le avventure/sventure del giovane mago.

«Ti prego, dimmi che stai scherzando» chiese lentamente, quasi fosse impossibile la scena che stava prendendo forma nella sua mente. Quando l’altro scosse la testa divertito, Saguru non riuscì a trattenere le risate coprendosi il volto con le mani sbiascicando a fatica una frase di senso compiuto «Hattori-kun ti ha quasi baciato scambiandoti per la sua ragazza… Come ha fatto a non accorgersene!»

Kaito rabbrividì al ricordo, senz’altro si auto complimentava per essere riuscito ad ingannare il detective dalla pelle abbronzata ma non voleva ripetere l’esperienza. Spinse la puntina sull’ultimo foglio ammirando la lavagna in sughero interamente coperta di ricerche sulle pietre preziose, l’organizzazione di Snake e in un angolo da una serie di schizzi sull’aspetto destinato a Saguru. Ormai erano quasi pronti.

Saguru si asciugò le lacrime agli occhi scuotendo la testa, riacquistando pian piano il suo contegno, nonostante tutta la buona volontà per essere scostante Kaito aveva vinto le sue reticenze. Maledetto persuasore.

«Inizio a pensare che fare un salto ai tuoi furti quando è presente il Kid killer non sia una cattiva idea» Kaito roteo gli occhi sogghignando, se due detective liceali erano stati un problema ad uno degli ultimi furti, figuriamoci tre…no, in realtà tutto questo lo intrigava particolarmente.

Agitò la bomboletta spray coprendosi la bocca con una mascherina, fortunatamente l’impianto d’areazione installato compensava la mancanza di finestre.

«Non me lo dirai qual è il tuo travestimento vero?» il biondo era stanco di chiedere sempre la stessa cosa, ma sembrava non esserci alcun modo per avere informazioni. In quella stanza interrata non era presente neanche un singolo suggerimento al riguardo.

Kaito mosse il capo in segno di diniego facendo ondeggiare con soddisfazione la parrucca interamente corvina ultimata. Dopo un’ultima controllata la pose su un manichino togliendosi la mascherina, mancavano solo i documenti d’identità fasulli che aveva riposto in uno degli scatoli sulle mensole e potevano riposarsi.

Lo scaffale sulla parete sinistra arrivava fino al soffitto e Saguru decise saggiamente di ignorare il ragazzo improvvisato scalatore, era la quinta volta quel giorno che saliva fino in cima per prendere qualcosa. Allenamento oppure no, a suo modesto parere era da idioti posizionare le cose utili così in alto. Sfogliò disinteressato il dépliant del Beika Center Building commentando pensieroso ad alta voce diverse diciture «Mi chiedo come mai quei tipi loschi abbiano scelto un luogo così raffinato per il loro incontro. Potrebbe essere invischiato nella loro rete di contatti qualcuno di veramente influente» si fermò a riflettere un momento prima di aggiungere ironicamente «Oppure vogliono semplicemente provare la rinomata cucina di pesce del ristorante».

Fu una questione di secondi, Saguru alzò pigramente lo sguardo dal volantino giusto in tempo per vedere il mago sbiancare improvvisamente. La mano aggrappata all’ultimo ripiano perse aderenza e nel tentativo di riacquistare l’equilibrio il ragazzo si appigliò alla prima mensola sotto tiro, troppo fragile. Kaito rotolò per terra e con orrore notò lo scaffale avvicinarsi pericolosamente, poco prima dell’impatto riuscì a spingersi di lato evitando le numerose cianfrusaglie in caduta libera e una possibile frattura. Il mobile terminò la sua corsa sul tavolo, tra i tanti gadget innescati all’impatto le bombe fumogene furono sicuramente le peggiori in quanto ostruirono temporaneamente la visibilità e la respirazione nella stanza.

«Kuroba… va tutto bene?» il detective si coprì la bocca con un tovagliolo tossicchiando, voleva alzarsi per controllare personalmente la situazione ma a malapena riusciva a vedere la propria mano. A tentoni Kaito riuscì ad attivare l’impianto d’areazione e la nebbia artificiale lentamente si diradò, intontito e barcollante giunse in prossimità del cofano scaricando il proprio peso sugli avambracci fatti cadere pesantemente sulla carrozzeria metallica.

«Saguru…promettimi una cosa» il detective assottigliò gli occhi, tutta quella serietà era inusuale. Doveva preoccuparsi della copertura saltata ancor prima di entrare in funzione? La contusione di Kaito poteva dare problemi? Si era ammalato e non voleva dirglielo?

Annuì ansioso colpendo con cautela la schiena del ragazzo piegato in due dagli attacchi di tosse, evidentemente aveva inalato troppo fumo. Kaito si umettò le labbra inspirando profondamente «Domani sera non ordinare del pesce»

La mano rimase sospesa a mezz’aria «Eh?» Saguru sbatté gli occhi disorientato, guardò il mago aspettandosi di vederlo ridere per lo scherzo in cui era cascato ma gli occhi azzurri non mostrarono alcun divertimento.

Rifletté sugli ultimi minuti e giunse ad un’unica conclusione «Kaito, soffri di ittiofobia?»

«No!» il monosillabo uscì troppo veloce e d’ impeto accompagnato dalle mani sbattute sul cofano, Kaito si morse l’interno guancia, si stava rovinando con le sue stesse mani «Il pes- quel coso costa troppo, abbiamo un budget limitato»

«È un problema di soldi quindi?» Saguru lo scrutò indagatore prima di ghignare serafico, questo segreto valeva cento volte in più dell’identità di Kid «Pago io, possiamo ordinarne in quantità». Scoppiò a ridere quando il mago sbiancò nuovamente boccheggiando a vuoto, quello era il dolce sapore della vendetta.

«Al prossimo furto consiglierò all’ispettore Nakamori di conservare la gemma in un acquario»

Saguru dovette attingere a tutto il suo autocontrollo per non ridere nuovamente quando Kaito si irrigidì. Con un ultimo risolino aggiunse «Sto scherzando, non sarebbe onesto da parte mia».

 

Sabato pomeriggio

 

«Per la decima volta Hakuba, fermati! Sei estremamente infantile» il detective in risposta aumentò la distanza fino all’angolo opposto della stanza, Kaito sbuffò esasperato incrociando le braccia. Aveva digerito la storia dei finti documenti ma non i ritocchi al travestimento, assurdo.

«Questa in fin dei conti è casa mia, decido io quando e dove fermarmi» Saguru scivolò lungo la parete non perdendo mai di vista la brutta copia dell’uomo nero, non stavano andando a fare una rapina poteva evitare quell’abbigliamento inquietante.

«Hakuba non è veleno, si tratta di semplice cipria!» sventolò il cofanetto dorato «Quest’altro invece è un eyeliner» dalla scrivania imbandita di cosmetici sollevò un pennino nero, non c’era nulla di difficile da capire.

«Il solo fatto che tu li conosca meglio di mia madre mi fa accapponare la pelle!» Kaito mise il broncio offeso, era divertentissimo poter cambiare aspetto usando dei banalissimi cosmetici per fingersi qualcun altro, come faceva a non rendersene conto?

«Tu non comprendi la mia vena artistica, e noi non abbiamo tutta la giornata»

Saguru non si accorse del movimento improvviso finché non fu troppo tardi, Kaito lo spinse sul letto incatenando i suoi polsi alla spalliera con le manette rubate dal cappotto. Provò a spingerlo via con un calcio ma il ragazzo, ormai issato sulla sua pancia, stappò con la bocca il pennino avvicinandosi al suo viso con un sorrisino poco rassicurante.

«Giuro che questa me la paghi Kuroba» sibilò strattonando i polsi invano, il mago continuò a sogghignare sistemando la maschera e… il trucco, più ci pensava più voleva amputargli le mani. Quando ebbe finito il liceale schioccò le dita e le manette si aprirono, guardò il travestimento ultimato con estrema soddisfazione prima di porgere al detective uno specchio con un minuscolo oggetto metallico. Saguru inarcò il sopracciglio rigirando l’apparecchio fra le mani in una muta domanda.

«Si tratta di un modulatore vocale, non sei in grado di cambiare voce quindi ho chiesto a Jii-chan di procurarmene uno. È una chicca della tecnologia, ti basterà incastrarlo su uno dei molari» un esaltato, questo era il termine che descriveva bene lo pseudo mago, ladro, truccatore.

«Come fai a sapere la grandezza dei miei molari?» chiese sospettoso inserendo l’apparecchio in bocca, era perfetto.

«Dopo essere uscito con Aoko ho fatto un salto dal tuo dentista, la finestra dello studio era socchiusa. Una foto all’ortopanoramica ed il gioco è fatto…ops» Kaito si scansò giusto in tempo per non essere colpito da una valigetta scagliata con violenza, ridacchiando prese velocemente i cosmetici per darsi alla fuga, doveva ancora prepararsi adeguatamente.

«Credo di aver appena svelato il mistero dietro la profezia di Akako-san, sarò io ad ucciderti» soffiò sdegnato Saguru afferrando le tre carte in bella mostra sulla libreria, come al solito appena si toccava l’argomento Kaito cercava di eluderlo. In piedi sul davanzale si portò teatralmente le mani al petto fingendo sgomento prima di calarsi il berretto sulla fronte «Desolato di non poter confutare la tua tesi ma ho bisogno di prepararmi per la serata, ci incontriamo davanti la struttura»

«Ancora non capisco perché non ci siamo preparati a casa tua, come pensi dovrei uscire di qui conciato così?»

Kaito mostro i denti affilati in un ghigno malato alternando lo sguardo dalla finestra al ragazzo, Saguru poté giurare di aver visto un luccichio sadico in quegli occhi azzurri «Tantei-kun, non mi sembra così difficile da intuire»

 

Fine resoconto della settimana

 

Kaito nascosto dietro il palo di un lampione osservava divertito Saguru picchiettare frustrato le dita sulle braccia. Era quasi l’ora dell’incontro, aveva dato appuntamento al detective con largo anticipo pensando avrebbe impiegato molto più tempo ad evadere da casa sua, ciò nonostante poteva ancora divertirsi.

Saguru trovava tutto quel ritardo insolito considerando la puntualità dell’alter ego, poteva essergli successo qualcosa, non era da escludere considerando la predizione inquietante che gravava sulla sua testa. Dopo l’ennesima occhiata all’orario aveva tutte le intenzioni di chiamarlo, ma i suoi piani furono sventati da un improvviso abbraccio.

«Tesoro, non sai come sono felice di vederti!» l’allegra voce femminile apparteneva alla ragazza avvinghiata al suo petto. Alta quanto lui non ebbe problemi a lasciargli un bacio sulla guancia, al dolce contatto riuscì delicatamente a scrollarla di dosso guardandola scioccato.

La squadrò con attenzione sistemarsi a frangetta castana tendente al rossiccio, i corti capelli cadevano mossi incorniciando un viso dai lineamenti dolci. Avrebbe senz’altro preferito conoscere una ragazza così carina ma a giudicare dall’eleganza del vestiario, non voleva finir vittima di un marito o fidanzato geloso.

Tossicchiò imbarazzato quando notò di averla fissata troppo a lungo «Signorina credo mi abbia confuso con qualcun altro», la ragazza inclinò la testa facendo dondolare gli orecchini argentati, un dito sulle labbra pensierosa. Saguru distolse lo sguardo, la signorina non raggiungeva la bellezza di Akako ma aveva il suo fascino e lui non doveva farsi distrarre.

La ragazza d’un tratto sorrise abbracciandolo di nuovo con slancio «Sei il solito burlone!», il detective si irrigidì cercando di uscir via nuovamente dalla presa appiccicosa, stavano attirando troppa attenzione considerando le occhiate allusive dei passanti. Borbottò più volte di non conoscerla ma lei sembrava intenzionata a perseguire la sua linea di pensiero «Questo è un equivoco, io sto aspettando un amico».

Saguru avvertì l’imbarazzo crescere, le esili braccia lasciarono la vita per spostarsi attorno al collo, il profumo al cioccolato inebriò le narici e le labbra sfiorarono l’orecchio «Tantei-kun, io sono qui». Saguru trattenne il respiro, doveva trattarsi di un incubo non c’era altra spiegazione. Le poche parole, in quel tono familiare e ben poco femminile lo fecero rabbrividire. Maledisse i suoi stessi pensieri precedenti preferendo non dargli voce, voleva evitare di rovinare totalmente la sua reputazione. Kaito gli sorrise maliziosamente accarezzando i capelli corvini, riscossosi lo scacciò con poca grazia spingendolo poco lontano da sé, la mano stretta attorno all’esile polso guantato.

«Come diavolo ti sei vestito Kuroba?!» sussurrò rabbioso lanciando occhiate in giro, la finta ragazza saltellò sui tacchi argentati indicando il vestito azzurro pastello legato attorno al collo lungo poco sopra il ginocchio, ritornando alla vocina delicata «Pensavo fosse abbastanza esplicito».

Kaito ringraziò mentalmente di avere indosso abiti femminili, Hakuba stava quasi per strozzarlo non trovando appropriato il travestimento ma resosi conto di come potesse sembrare esternamente la scena si era limitato a lasciare la presa contraendo le mani spasmodicamente.

«Tu non hai tutte le rotelle a posto. Non mi hai detto il tuo travestimento, ora ti presenti così, cosa dovrei fare?! Il mio piano, dato che tu non ti sei scomodato per crearne uno, non prevedeva di considerarti una ragazza» sarà stato per la difficoltà nel mantenere un tono concitato o l’isteria mal celata, ma Saguru si ritrovò ad ansimare.

«Calmati, è più semplice di quanto credi. Fingeremo di essere una coppia, un uomo e una donna destano meno sospetti in un ristorante del genere, dai sfoggio della tua galanteria e non ci saranno problemi» frugò nella sua borsetta alla ricerca dei documenti prima di aggiungere a mo’ di scuse «Se ti avessi detto la mia idea non avresti acconsentito a partecipare».

Saguru socchiuse brevemente gli occhi pizzicandosi il naso, no che non avrebbe partecipato ad un piano così ridicolo. La finta ragazza lo osservava speranzoso mentre gli tendeva il suo documento d’identità, sospirò afferrandolo, lo avevano creato per precauzione e sperava di non doverlo usare. «Quindi…io sono Daichi Hasegawa, la signorina qui presente invece?»

«Mizuki Aoki» con un agile movimento del polso la ragazza ruotò il documento d’identità nella sua direzione.

«Grandioso ora conosco il nome della mia fidanzata, il mio primo appuntamento sarà con un trans» borbottò ironico sistemandosi il nodo della cravatta, aveva un brutto presentimento. Kaito ridacchiò mordendosi le labbra, far notare il piccolo particolare privato appena ammesso non era la migliore iniziativa. Sull’altro lato della strada vide Snake vestito in abito elegante senza il solito soprabito e cappello scuro entrare nell’edificio. Picchiettò sul braccio del detective indicandolo con un cenno del capo, era giunto il momento di entrare in scena.

Kaito si strinse nelle spalle rabbrividendo, cercando di convincere sé stesso che il freddo addosso fosse causato soltanto del vento gelido serale. Spostò confuso lo sguardo sul ragazzo accanto quando la giacca venne adagiata su di lui emanando un piacevole calore.

«Hai detto di fingerci una coppia ora non lamentarti, stai morendo di freddo vestito così» il ragazzo annui prima di afferrare il braccio gentilmente proteso nella sua direzione per avviarsi verso la struttura «Da adesso in poi ricorda, siamo solo Daichi e Mizuki»

Entrarono nell’edificio riccamente illuminato, i pendenti cristallini del lampadario enfatizzavano la mondanità del luogo. Saguru scrutò invidioso la tranquillità della sua accompagnatrice che allegramente si osservava intorno, lui al contrario si sentiva un pezzo di legno. Erano quasi giunti alla reception quando le unghie finte del suo amico si conficcarono nella pelle, il braccio del tutto teso «Il dio della morte è qui»

Lo guardò interrogativamente prima di seguire la direzione degli occhi azzurri sbarrati, no, quello non andava per niente bene. Difronte al bancone riconobbe facilmente il detective di Osaka accompagnato dalla sua amica d’infanzia, la figlia del detective Mori e il bambino dalla straordinaria intelligenza.

«Mizuki cara, questo non rientrava nei tuoi piani vero?»

Kaito sbuffò infastidito scuotendo il capo, era una domanda retorica quella. Certo che non rientrava, non voleva quegli impiccioni intorno in un momento del genere «Dobbiamo tenerci alla larga da loro, quel ragazzino è una calamita per la morte, attira solo cadaveri. Persino ai miei furti attira assassini psicopatici amanti di esplosivo pronti a far saltare in aria un treno»

«Sei rimasto coinvolto in prima persona pure nell’esplosione del treno?!» si morse le labbra per non urlare, scaricando la frustrazione del momento alla scrollata di spalle «Tralasciando questo momentaneamente…la predizione di Akako-san potrebbe riferirsi a lui?»

«Probabile»

Mantennero le distanze dal quartetto, avvicinandosi alla reception appena essi si furono allontanati. La giovane ragazza di appena vent’anni li salutò amichevolmente, picchiettò sulla tastiera un paio di volte per confermare la prenotazione prima di indicare loro l’ascensore da prendere. Congedandosi con un educato saluto si avviarono verso il punto indicato dalla donna, Kaito rallentò volutamente il passo sussurrando con un pizzicò di gelosia, nonostante si trattasse di pura ipotesi «Pensa di aver portato a cena Aoko in questo momento e vedrai che tutto andrà bene»

Saguru inspirò profondamente nel tentativo di calmare i battiti, l’irritazione crescente al suono del dialetto del kansai sempre più nitido alle sue orecchie. Quella sera c’era molta affluenza e nonostante il distacco mantenuto si erano ritrovati nuovamente insieme nel piccolo vano. A discapito di tutte le belle parole Kaito l’aveva praticamente abbandonato al suo triste destino, interessato maggiormente al paesaggio esterno. Fortuna o sfortuna, dipendeva dai punti di vista, si erano trovati sull’ascensore panoramico che saliva molto lentamente dando la possibilità di ammirare il panorama sottostante.

La sua bella accompagnatrice con occhi sognati si era poggiata al vetro invitandolo a farle compagnia con una serie di cenni. Sospirando si avvicinò al complice pensando di reperire qualche dettaglio sulla loro tattica d’azione ma Kaito sembrava intenzionato soltanto a fargli notare lo spettacolo esterno notturno.

«Mizuki dovresti darti un po’ di contegno» bisbigliò piano accennando leggermente alle persone poco distanti. La ragazza di Osaka aveva attratto a sé l’amica iniziando a confabulare non staccandogli gli occhi di dosso, non era un buon segno, di questo passo anche i due detective avrebbero messo gli occhi su di loro. Kaito osservò il riflesso sulla finestra dell’ascensore, il quattrocchi sbuffava accompagnato dall’amico ascoltando i sussurri femminili, lanciò uno sguardo divertito a Saguru prima di afferrargli la mano. Non era difficile capire l’oggetto della loro conversazione «Mi raccomando reggi il gioco»

Mizuki si voltò allegramente ondeggiando le mani strette mentre con un sorriso ampio, si rivolse al fidanzato parlando volutamente ad alta voce «Tesoro a quanto pare non sei stato l’unico a pensare a questo ristorante come luogo perfetto per una cena romantica!». Ammiccò maliziosamente verso Heiji mentre Saguru annuiva compiaciuto, in quelle occasioni la vena sadica di Kaito aveva dei risvolti positivi.

«Impiccioni» borbottò Hattori a disagio sotto l’occhiata allusiva del piccoletto accanto a lui «Si sbaglia, siamo qui solo perché abbiamo risolto un caso e la signora Itou per ringraziarci ci ha offerto la cena in questo lussuoso ristorante, figurarsi se ci portavo volutamente Kazuha» in realtà il pensiero lo aveva avuto, ma Kudo in passato aveva portato la sua ragazza in quest’edificio. Non lo avrebbe copiato, in più come poteva sperare di dichiararsi se Kudo e la sua ragazza rimanevano incollati a loro in quel modo.

«Ho forse qualcosa di sbagliato per non essere invitata qui?» Ran trattenne per un braccio l’amica prima che iniziasse uno scenario peggiore, rimpiangendo la compagnia di Shinichi. Avrebbe voluto portare lui con sé ma era irreperibile quella sera.

«Non ho detto questo Kazuha cerca di calmarti» mentre goffamente il ragazzo tentava di scusarsi Kaito internamente urlò vittorioso, era riuscito a distrarli.

Le porte dell’ascensore si aprirono interrompendo la discussione, si salutarono prima di avviarsi lungo il linoleum lucido in direzioni differenti. La sala era spaziosa, caratterizzata da due file di tavoli semicircolari, concentriche attorno ad una piccola fontana artificiale. L’acqua zampillava dai piccoli fori situati lungo il busto della scultura femminile creandone un vestito evanescente. La donna intenta ad accarezzare un uccellino era posta proprio al centro della vasca la cui superficie era illuminata da colori diversi ogni cinque minuti.

Saguru osservò sollevato il quartetto allontanarsi verso un cameriere.

«Cerchiamo di evitarli per il resto della serata, non potrebbe andarci peggio»

«Veramente manca un cadavere per concludere l’opera, te l’ho detto che quel ragazzino porta sfiga» nonostante la velata ironia Kaito non si sentiva per niente allegro, con la profezia di Akako e Shinichi in giro la serata non prometteva bene. Immerso nei suoi pensieri quasi non sentì la flebile risposta di Saguru «Basta che non sia il tuo»

 

 

 

 

Lunghetto vero?

Prometto di abbreviare nei prossimi capitoli ma questo non poteva essere diviso >.<

In quanto al testo appena letto, no, non è una svista aver saltato il martedì nel racconto settimanale, tutto sarà spiegato a tempo debito (sempre che qualcuno legga la tua storia…ndKaito). Kaito ha i suoi motivi per la strana decisione di coinvolgere Saguru, e dopo il caso con Kid (Capitoli dal 1018 al 1021 di Detective Conan) in base ai pensieri di Kaito “Ma che succede? Due detective liceali…” è ormai canonico che sappia la vera identità di Conan.

Per i tarocchi invece, ammetto di non saperne molto e ciò che ho scritto si limita ad alcune ricerche effettuate in rete, ma ritenevo fattibile l’utilizzo da parte di Akako considerando che nel caso “Aureola del Sole(Volume 5 capitoli 34-35-36) lei utilizza la carta della torre per alludere al futuro di Kaito.

In altre parole, con la predizione dell’affascinante strega il futuro del benamato ladro è appeso a un filo. Il nostro piccolo detective è in agguato, riuscirà Kaito ad avere le informazioni da Snake? La sfiga di Conan colpirà per davvero? Saguru avrà un esaurimento nervoso prima della fine della storia?  >.>

Sperando di aggiornare in fretta, università permettendo, see you next chapter

Aky

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Gōshō Aoyama, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

   
 
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