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Autore: _viola02_    11/08/2019    1 recensioni
AU su Calypso in discoteca, mentre pensa alla sua vita.
Dal testo:
«Calypso stava ballando proprio nel mezzo della pista, con un cocktail in mano, i capelli sciolti al vento e i fianchi che si muovevano a ritmo di musica.
Ormai era una cliente abituale del locale; veniva sì e no tre volte alla settimana, a seconda del suo umore e delle spese che poteva permettersi.
L'Ogigia era per lei quasi una droga. Era la sua prigione, la sua condanna, la sua salvezza».
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disco lights

“Sometimes people don't want to hear the truth because they don't want their illusions destroyed„
Friedrich Nietzsche

Tum. Tum. Tu-tum.

I bassi rimbombavano nelle orecchie di Calypso, sorpassando ogni altro suono. Stava ballando proprio nel mezzo della pista, con un cocktail in mano, i capelli sciolti al vento e i fianchi che si muovevano a ritmo di musica.

Luce, buio, luce. Buio.

Le luci stroboscopiche del locale andavano e venivano, mescolando fantasia e realtà: tutto ciò che vedevi in quell'attimo di oscurità poteva essere un sogno. O un inganno.

Luce.

Anche ballando, Calypso riusciva a percepire ogni singola occhiata che veniva mandata al suo vestito troppo corto, e ogni singolo pensiero lascivo riferito alle sue gambe lisce e snelle.

Buio.

Le persone che ballavano intorno a lei non erano altro che esseri perversi, oscure figure che la facevano sentire un oggetto, ma che almeno la facevano sentire desiderata.

Luce.

Ormai era una cliente abituale del locale; veniva sì e no tre volte alla settimana, a seconda del suo umore e delle spese che poteva permettersi. Quel nightclub non era certo economico e lei, una semplice dipendente di un fast food, aveva uno stipendio che rasentava il minimo sufficiente per vivere. Per questo, cercava di risparmiare il più possibile, ma finiva perennemente con il consumare tutto ciò che aveva racimolato in precedenza in quel locale.

Buio.

D'altra parte, l'Ogigia era per lei quasi una droga. Era la sua prigione, la sua condanna, la sua salvezza.
Calypso deglutì, finendo in un sorso l'ultimo dito del cocktail che aveva in mano. Quello era il quarto e, in effetti, si sentiva già piuttosto brilla, nonostante fosse già più che abituata all'alcool.

Luce.

Facendo una piroetta, cercò con lo sguardo il bancone dei cocktail e, sempre a ritmo della musica, si avviò verso di esso.

Buio.

Due ragazzi, probabilmente sui vent'anni, le si affiancarono sui lati non appena arrivò davanti al barista e, accarezzandole il braccio maliziosamente, quello biondo alla sua destra le urlò sopra la musica: «Ehi, bellezza, ti va di venire con noi?»

Luce.

Calypso fece una risatina, urlando a sua volta: «No!»
«E dai! Con noi ci si può divertire!!» replicò quello bruno alla sua sinistra, cercando nuovamente di convicerla.
«No, no! Io non ci vengo, con voi» cantilenò lei, facendo loro una linguaccia.
Presa dall'euforia, fece un'altra piroetta, in cui però perse l'equilibrio e cadde proprio tra le braccia di quello biondo, che, per fortuna, la prese al volo.

Buio.

Calypso si girò verso di lui, ancora stretta tra le sue braccia, e lo ringraziò facendo per alzarsi. Le mani di lui, tuttavia, rimasero saldamente ancorate alle sue spalle.
Improvvisamente un campanello di allarme risuonò nella mente della ragazza, che, con la mente un po' meno annebbiata, chiese con voce leggermente dubbiosa: «Ehm... Mi vuoi lasciare?»
Il biondo scambiò uno sguardo con l'amico facendo un cenno ammiccante verso la ragazza, poi si rivolse a Calypso e sorrise eccitato. La risposta era chiara.
Tuttavia, giusto prima che i due la portassero via, la stretta del biondo venne a mancare.

Luce.

Calypso rimase un attimo sconcertata, quasi come congelata, prima di capire che qualcosa era successo senza che lei si fosse accorta di nulla. Di scatto, si girò verso il ragazzo che l'aveva stretta fino a qualche secondo prima, notando che si trovava sul pavimento con il naso rotto.
Davanti a lui, giusto dietro a Calypso, stava un ragazzo sulla ventina piuttosto robusto, con il pugno destro chiuso e sporco di sangue. Questi, dopo un ultimo sguardo al biondo sul pavimento, si rivolse a Calypso con un sorriso.
«Tutto a posto?»

Buio.

E fu lì, in quell'esatto istante, che lei se ne accorse: il ragazzo aveva dei bellissimi capelli neri e ribelli, perfetti per passarci le dita, e degli splendidi occhi verde mare, occhi che lei aveva guardato milioni di volte.
«Percy?»

Luce.

Gli occhi di Calypso si riempirono  di lacrime in un attimo, e lei si aggrappò tremante al braccio del ragazzo.
«Sei tu, vero Percy? Ero meglio io di quella Annabeth, alla fine, no? Ero sicura saresti tornato».

Buio.

Improvvisamente, un fascio di luce rischiarò la zona intorno ai due, e la ragazza vide le sue speranze crollare.
Non era Percy.
«Uhm... Forse ho dato l'impressione sbagliata... Io ho dato un pugno a quello solo perché sembrava ti stesse dando fastidio, non perché volessi provarci con te... Io, ehm, la ragazza ce l'ho».
Calypso quasi non sentì le parole cariche di imbarazzo del ragazzo.
"Non è lui. Non potrà mai essere lui. Di che ti illudevi, stupida? Lo sai che nessuno torna per te. Non l'ha fatto Ulisse, non l'ha fatto Edward, perché avrebbe dovuto farlo lui? Illusa".

Luce.

Calypso si girò verso il bancone, ordinando da bere.
Era inutile sperare. Ora voleva solo ubriacarsi e dimenticarsi di ogni cosa.
Voleva divertirsi, e sentirsi amata, per una volta. E non le importava se era un amore perverso o solo un modo per soddisfare, lei si sarebbe fatta usare con piacere.

Buio.

Calypso tornò in pista, ancora più carica di prima. Ballava come non aveva mai fatto, provocava i ragazzi in pista come una preda davanti a dei lupi famelici.
Un ragazzo le si strusciò contro, e lei sorrise amaramente.

Luce.

I maschi erano così semplici da acchiappare... Bastava un bel corpo, una movenza sensuale, e cadevano tutti ai tuoi piedi. 
Cadevano, ma non restavano.

Buio.

Si girò e mise le braccia al collo del ragazzo, osservandolo: sembrava simpatico, aveva dei caldi occhi marroni, che la guardavano con dolcezza. Le mani, che aveva posato sui suoi fianchi, erano gentili.
Era più alto di lei, quindi Calypso si alzò sulle punte per baciarlo.

Luce.

Quando le labbra di lui toccarono le sue, la favola finì. La bella si trasformò in bestia.
Le mani del ragazzo, che mentre le si poggiavano sui fianchi sembravano gentili, erano invece possessive, la stringevano in una morsa.
I suoi occhi, ad un primo impatto caldi, erano gelidi e viscidi. Lui non guardava Calypso, vedeva solo uno strumento per il piacere.

Buio.

E lei lo sapeva dal principio, lo aveva scelto lei.
Trovava il ragazzo ripugnante, ma trovava ancora più ripugnante se stessa.
Era la sua punizione, la sua condanna.
Nessun ragazzo l'avrebbe mai scelta, non era mai abbastanza. E lei non ne poteva più.
Quando il ragazzo la prese per un braccio e cominciò ad andare verso il bagno, Calypso chiuse gli occhi e si lasciò portare via.

Luce.

Improvvisamente, una mano le prese il braccio libero e la strattonò.
Calypso, che giusto un attimo prima aveva abbandonato la speranza, aprì gli occhi di scatto, sorpresa.
Ci mise qualche secondo a capire la scena che le si trovava davanti, ma, quando ci riuscì, realizzò che, come era accaduto una mezz'ora prima, davanti a lei c'era un ragazzo per terra svenuto.
Ed era il ragazzo che giusto poco prima la stava portando via.

Buio.

Fece per girarsi e si accorse di essere tra le braccia di qualcuno.
Le sue mani erano callose e la tenevano stretta. Forse troppo stretta.
Calypso cercò di divincolarsi, ma la presa del ragazzo era troppo forte per lei, e cominciò a salirle il panico.
«Ti ho ritrovata, finalmente».

Luce.

Calypso conosceva quella voce. Era antipatica, noiosa, scocciante e per niente bella.
Ma in quel momento le sembrò la più dolce e più confortante di tutte.
«Sono tornato, Raggio di Sole».


Note dell'autrice:

Eccomi, sono tornata!!! Sarò mancata a qualcuno? Boh, spero di sì.
Questa storia è, ovviamente, incentrata su Calypso però, al contrario della mia precedente, è su Leo e non su Percy.
E non è una missing moments, è una AU.
Rappresenta la liberazione di Calypso da Ogigia (vi è piaciuta la trasformazione dell'isola? Io mi sono divertita tantissimo) e la sua "prigionia" qui figurata.
Il titolo rimanda alle luci stroboscopiche, che in questa fic rappresentano la verità (luce) e il buio (le illusioni). Ho scritto l'intera storia su questa struttura, mettendo i sogni o le speranze di Cal nel "buio" e la realtà (spesso crudele) nella luce.
E niente, ho finito qui. Penso che tornerò a scrivere di Calypso, amo troppo il suo personaggio (magari anche con Leo un po' più presente, stavolta).
Bye bye, see you soon!
_viola02_
   
 
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