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Autore: EleWar    12/08/2019    7 recensioni
Una donna suona alla porta dei nostri due amati sweepers, quale caso vorrà sottoporgli?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Salve gente! Sono tornata con un altro delirio, nemmeno il caldo di agosto mi ferma!!
AVVERTENZA: Questa storia e mooooooolto romantica e zuccherosa, quindi chi temesse un'attacco di iperglicemia, è pregato di astenersi e di passare oltre, non vi voglio sulla coscienza :-D
Se potessi metterei il rating 
rosa non perché si avvina al rosso, ma per l'elevato tasso di mielosità....almeno secondo me.

A voi il giudizio.
Grazie a Briz65, a Sky_star e shirley jane che mi hanno incitato per tutto il tempo....spero vivamente di non deludere le vostre e le altrui aspettative


Cap. 1 Una nuova cliente
 
 
Driinnn driinnnn
 
“Ryo, stanno suonando alla porta”.
Risate.
 
Driinnnn driinnnn
 
“Ryo hai sentito?? Stanno suonando alla porta!!!”
“S-sì ha ha ha ha ha ha ha…e allora?” rispose l’interpellato fra una risata e l’altra.
“Come ‘allora’??? Vai ad aprire, non vedi che sto preparando la cena??? Muovitiiii”.
 
Driiiinnnn driiinnnn
 
Kaori ormai spazientita, uscendo dalla cucina con le mani sui fianchi, gli gridò:
“Insomma!! Vuoi muovere quel tuo culo dal divano???”.
E poi entrando in soggiorno, passando davanti al socio, si chinò per spegnere la tv:
“Mai che facessi qualcosa di buono in casa! Devo fare tutto io qui!”.
Poi con passo marziale e sbuffando raggiunse la porta.
Lo sweeper a quell’intromissione della socia, protestò con un:
“Ehi??” risentito prima di recuperare il telecomando e riaccendere la tv: stava guardando un programma comico demenziale e non se lo sarebbe perso per niente al mondo.
Kaori ormai alla porta, gridò all’impaziente visitatore che continuava a suonare imperterrito alla porta:
“Arrrivooooo”.
E poi borbottando fra sé e sé:
“Ma chi sarà a quest’ora?? Di sicuro un estraneo… i nostri amici sanno che la porta è sempre aperta e non occorre attaccarsi al campanello come fosse una questione di vita o di morte!”.
Kaori spalancò la porta con una certa veemenza, ma non vide nessuno.
Possibile?
Perplessa, Rimase impalata sulla soglia.
Un brivido freddo le scivolò lungo la schiena e ebbe un accenno di pelle d’oca.
“Kaori non fare la stupida…”.
Si redarguì, e già le stava salendo dalla gola una risatina isterica.
Poi però sentì qualcuno schiarirsi la voce, e percepì una presenza umana, istintivamente chinò il capo in direzione di quel rumore.
Di fronte a lei stava ritta una graziosa vecchietta, che le arrivava sì e no alla vita, vestita con abiti tradizionali giapponesi, una bella acconciatura che le teneva su i folti capelli bianchi, e morbidi come lanuggine.
Gli occhi a fessura, in un volto grinzoso e cotto dal sole, sorridevano come la bocca generosa, che lasciava intravedere i pochi denti rimasti.
Kaori ebbe un moto di tenerezza verso quella deliziosa vecchina, e si pentì all’istante di essere andata ad aprire con quella mala voglia.
Anzi provò una vera e propria ondata di affetto per quella perfetta sconosciuta, come se si conoscessero da sempre.
Infine la vecchina, soddisfatta dall’impressione che aveva suscitato alla giovane sweeper, si decise a parlare, con voce soave e armoniosa, quasi insolita in una signora della sua età e chiese:
“Mi scusi, abita qui City Hunter?”.
Kaori spalancò la bocca, colta di sorpresa.
A parte i loro amici, nessuno sapeva che lì abitassero i famigerati City Hunter, ci tenevano alla loro segretezza, la regola era che gli aspiranti clienti dovessero lasciare un messaggio alla lavagna della stazione di Shinjuku….come faceva quella graziosa donnina ad avere quell’informazione riservata?
Oltretutto sembrava essere uscita direttamente dall’epoca d’oro di Edo!!
Come poteva conoscere due tipi come loro?
La ragazza riuscì a balbettare un:
“Chi-chi lo cerca?”
“Oh voglia scusare i miei modi villani. Ha ragione, non mi sono ancora presentata, sono Obāsan Kitsune, ma lei può chiamarmi nonnina Kitsune o semplicemente nonnina, se preferisce” e le sorrise di nuovo.
Kaori contagiata dal fare dolce della donnina che aveva di fronte, rispose istintivamente al sorriso della signora.
Non sembrava il classico nemico sotto copertura, venuto per attaccarli o fargli del male, e poi Ryo se ne sarebbe accorto, era molto più bravo di lei a percepire l’aura delle persone, soprattutto dei mali intenzionati.
E invece se ne era rimasto stravaccato sul divano a ridere come uno scemo!
Sembrava innocua, poteva fidarsi della donna?
Sì, decise, quindi si riscosse e disse:
“Mi presento anch’io, sono Kaori Makimura e il mio socio è Ryo Saeba, cosa possiamo fare per lei?”.
E la vecchina tirò fuori dalla manica del kimono una striscia di carta filigranata, su cui apparivano in sequenza le ben note lettere, in caratteri occidentali xyz, minuziosamente vergate con inchiostro nero.
“Ah ecco”, si disse Kaori, “allora la signora è proprio una cliente”.
E un sorrisino sardonico andò a formarsi al lato della bocca della ragazza: una cliente…donna… bene bene.
Così si voltò, in direzione dell’interno della casa, e prese a gridare:
“Ryo? Ryo? Vieni…c’è del lavoro per noi… UNA CLIENTE” e attese.
Mentalmente contò i secondi che avrebbe impiegato il socio per metabolizzare l’informazione e per precipitarsi alla porta.
Infatti, in un lampo arrivò Ryo, con le mani giunte e gli occhi a cuoricino urlando:
“Una cliente? Una cliente? Dov’è dov’è? Dove sei bellissima donzella in pericolo? Il tuo Ryuccio è qui”.
Saltava intorno alla figura impettita di Kaori che lo guardava con un ghigno soddisfatto, lei aspettò il momento adatto per bloccarlo e gli disse, con soddisfazione:
“La nostra cliente è lì” indicando la vecchina che si produsse in un inchino accompagnato da un sorriso sdentato.
Ryo finalmente notò la nonnina, che quasi scompariva di fronte alla stazza del giovane uomo, e quando capì che la cliente era lei, rimase come fulminato sul posto, un’espressione terrorizzata gli si stampò sul quel suo bellissimo viso, deformandolo.
Sembrava aver visto Medusa in persona.
Kaori avrebbe tanto voluto scoppiare a ridergli in faccia, ma si trattenne per rispetto della signora.
Anzi, si accorse di non averla ancora fatta entrare, e spostando di peso Ryo, che come un manichino dalla posa scomposta, era rimasto pietrificato, ignorandolo, disse rivolta alla signora Kitsune:
“La prego entri, e scusi la mia maleducazione”.
E facendole strada all’interno della casa:
“Mi segua, posso offrirle un tè? Sa, stavo giusto preparando la cena, se lo gradisce può fermarsi da noi, e potremmo parlare del caso in tranquillità”
“Oh signora…”
E a Kaori non sfuggì l’epiteto, e prese nota di correggerla in un secondo momento, “lei è davvero una padrona di casa squisita, suo marito è davvero fortunato”.
A quest’ultima frase Kaori rimase paralizzata, e arrossì fino alla punta dei capelli, ma le parole che avrebbero dovuto chiarire la situazione, le morirono in gola perché la donnina proseguì:
“So che lei e il signor Saeba siete colleghi e che insieme formate il duo City Hunter, e immagino anche che siate sposati? Non è così? Vede, io sono una donna molto all’antica e a dirla tutta non mi piacciono questi giovani d’oggi, così liberali, così promiscui… Per quanto mi riguarda non transigo su certe cose, per me non è concepibile che un uomo e una donna vivano sotto lo stesso tetto senza essere sposati”.
Kaori richiuse la bocca che era rimasta aperta nell’atto di ribattere, e mentre un gocciolone di sudore le scivolava lungo la tempia, annuì lentissimamente, ridacchiando a disagio.
In qualche modo Kaori riuscì a non rispondere alla domanda, e conducendo la signora in soggiorno, l’invitò ad accomodarsi sul divano, facendo sparire con abili mosse, quasi da prestigiatore, le solite riviste culturali di Ryo e contemporaneamente spegnendo la tv, che blaterava sciocchezze a volume sostenuto.
Quella signora, con i suoi modi antiquati e sussiegosi, la metteva in soggezione.
Quest’ultima sedendosi sempre sorridendo, riprese:
“Prima di parlare del problema che mi ha portato fino a voi, voglio che sappiate che posso pagarvi profumatamente”.
E dall’ampia manica del kimono tirò fuori una mazzetta di banconote di grosso taglio, come Kaori non le aveva mai viste.
La ragazza deglutì alla vista di tutto quel denaro, e già mentalmente faceva i conti dei debiti che avrebbero potuto estinguere con il compenso di quel caso, anche se… la sua profonda onestà le avrebbe comunque imposto di non approfittarsi della situazione.
Ma fu solo un attimo, perché ripresasi dallo stupore esclamò:
“Ma nonnina Kitsune, non è bene che lei vada in giro con tutti quei soldi! Potrebbero approfittare di lei, scipparla, qui in città ci sono un sacco di delinquenti, che per molto meno non esitano a fare del male, anche e soprattutto alle nonnine indifese come lei!!”.
Ma la vecchina sorrise, con quel suo modo accattivante:
“Ragazza mia, i soldi per me non sono un problema, e poi…finché starò con voi non mi accadrà nulla di male” e le fece l’occhiolino.
Inspiegabilmente quella risposta la tranquillizzò.
 
Si rese conto, però che ancora la donnina non le aveva detto in cosa consisteva l’aiuto che avrebbero dovuto darle, e pensò bene di andare a scongelare Ryo per poterne parlare a tavola con calma, doveva anche finire di preparare la cena.
 
In tutto questo, Ryo era rimasto fossilizzato all’ingresso, e dallo shock era entrato in stato catatonico.
Così Kaori, prendendo temporaneamente congedo dall’ospite, educatamente disse:
“Voglia scusarmi, vado a chiamare mio….mio… il mio socio, così le terrà compagnia finché non avrò sbrigato le mie faccende in cucina…torno subito”.
E scomparve in direzione dell’ingresso.
 
Lui era ancora lì dove l’aveva lasciato e Kaori iniziò a scuoterlo per un braccio:
“Ryo? Ryo? E dai!! Vuoi muoverti??? Lo so che è stato un colpo basso per te, però dobbiamo accettare questo caso!” e continuava a strattonarlo energicamente.
Alla fine rinvenne di colpo e iniziò a sbraitare:
“No, no e poi no! Non accetto casi in cui la cliente è una vecchia!”
“Schhhhhh” e Kaori gli tappò la mano con la bocca “Sei matto? Parla più piano e non essere il solito zotico!!”
“MMMMmmmmmmm”
“Che stai dicendo?? Spiegati una buona volta!”
“mmmmmm”
“Insomma Ryo non fare il bambino. Dobbiamo accettare, siamo in rosso fisso e a meno che tu non voglia andare alla mensa dei poveri dobbiamo accettare per forza quest’incarico!! La nonnina poi va in giro con una mazzetta di soldi grossa così. Solo per questo dovremmo darle protezione. E poi che vuoi che ci chieda di fare?? Non mi pare un capo Yakuza…ed è così serena, non sembra preoccupata per qualcosa di grave”
“MMmmmmm”
“Smettila di mugugnare, cosa vuoi dire?”.
E Ryo togliendo finalmente la mano che lei continuava a tenere premuta sulla sua bocca:
“Come faccio a parlare con te che mi tappi la bocca??”
“Hi hi hi hi hi hi hi hi” ridacchiò nervosamente la socia.
“Non me ne ero accorta”.
 Poi facendogli gli occhi dolci:
“Ti prego Ryo, accettiamo?? E’ una tale donnina tenera ed indifesa… ti prego ti prego…”.
Il socio stava per riprendere a lamentarsi, ma non riuscì a dire niente perché fu rapito dall’espressione implorante e appassionata della sua partner, e si sentì rimescolare dentro.
Lei non immaginava quanto potere avesse sullo sweeper, e quando lo guardava con quegli occhi da cerbiatta perdeva letteralmente la bussola.
Sentendosi improvvisamente a disagio, sotto quello sguardo che lo stava facendo sciogliere, si schiarì la voce, e riuscì a dire, dissimulando il suo turbamento con un tono un po’ troppo brusco:
“Be’ almeno prima sentiamo di cosa si tratta… ma non ti prometto niente”.
A quelle parole Kaori s’illuminò in viso e presa dall’euforia, gli disse:
“Grazie!” schioccandogli un bacio sulla guancia, prima di scappare via felice verso l’ospite misteriosa.
L’aveva fatto senza accorgersene, altrimenti se ne sarebbe vergognata fino a morirne, le era venuto spontaneo, ma più di tutto quel bacio di gratitudine, aveva sconvolto enormemente il suo socio che, attonito si portò la mano alla guancia, dove ancora sentiva il lieve tocco di quelle labbra tanto desiderate.
Rimase lì impalato, mentre un sorriso ebete si disegnava sul suo viso.
Quella ragazza, quella benedetta ragazza… prima o poi, prima o poi cosa?
 
Era lì che si crogiolava, quando quella stessa ragazza tornò indietro, e facendo capolino dalla porta dell’ingresso, gli disse sorridendogli dolcemente:
“Ryo? Potresti tenere compagnia alla signora finché non ho finito di cucinare?”.
Lui si voltò a guardarla con aria sognante, ma lei non fece in tempo a vedere che espressione avesse il suo amato socio, perché era già sparita in cucina.
Con un sospiro beato, lo sweeper si recò in soggiorno e si sedette sulla poltrona davanti alla vecchina.
 
La nonnina non poté non sorridere di fronte alla figura di quel giovane uomo, che emanava forza e sicurezza, ma dietro quella facciata percepiva anche dell’altro, un passato tormentato, un profondo senso di giustizia, e un animo buono.
Si prese tutto il tempo di osservarlo sempre sorridendo compiaciuta.
Ryo aspettò pazientemente che la donnina finisse il suo esame, e infine si decise a parlare per primo, ma contrariamente alla reazione che aveva avuto all’inizio, fu garbato e galante con l’ospite e disse:
“Voglia scusare il mio atteggiamento di poco fa, non è stato molto professionale, e di sicuro non ho dato l’impressione di essere un buon padrone di casa”
“Oh non si preoccupi. Mi hanno parlato molto di lei, e so che è un burlone. Mi piacciono le persone come lei, divertenti e con la battuta sempre pronta. So anche che è un grande amante delle belle donne” e gli fece l’occhiolino.
Lui si sentì avvampare.
Possibile che una vecchina come lei riuscisse a metterlo addirittura a disagio in quel modo?
Proprio a lui, allo sfacciato stallone di Shinjuku?
La donnina continuò a sorridere, senza cambiare quel suo atteggiamento benevolo e sereno, e lo sweeper non si premurò di smentire alcunché.
Così lei, voltando la testa verso la cucina, dove un’affaccendata Kaori si destreggiava ai fornelli canticchiando, aggiunse:
“Direi che ha scelto proprio bene”.
Ammiccando in direzione della ragazza, che ignara continuava a cucinare.
“In questo caso però non credo che abbia contato solo la bellezza esteriore, o sbaglio? E’ stato fortunato a trovare una donna come la signora Saeba”.
E anche Ryo alle parole ‘signora Saeba’ si fece l’appunto di correggerla, ma lei continuò:
“Formate proprio una bella coppia”.
Ryo fece per dire qualcosa, ma Kaori avvertì che la cena era pronta e che la stava già servendo.
 
Quello strano trio prese finalmente posto a tavola e Kaori disse, rivolta all’anziana signora:
“Spero scuserà la semplicità dei miei piatti, ma la sera ceniamo con cibi leggeri”.
E mentalmente aggiunse:
“E certo, soprattutto se non abbiamo i soldi e mi tocca fare i salti mortali per trovare qualcosa che riempia lo stomaco di quel pozzo senza fondo lì davanti…”.
Istintivamente si voltò nella direzione di Ryo, pronta a ribattere all’inevitabile brutto commento che non avrebbe tardato ad emettere, ma lui intuiti i pensieri della socia, non disse niente, immergendosi a testa bassa nella ciotola del riso.
Kaori sorrise sardonicamente soddisfatta.
In ogni caso la signora commentò educatamente:
“Non deve scusarsi con me, cara la mia signora Saeba…”.
Ad entrambi gli sweeper andò di traverso il boccone, ma la donnina non se ne accorse e proseguì imperterrita:
“…penso invece che la sua cucina sia deliziosa e rispettosa della gloriosa tradizione del nostro paese…” e annuì orgogliosamente.
Ryo stava per ribattere e prodursi in uno dei suoi soliti insulti, soprattutto per quel ‘signora Saeba’ quando Kaori lo fulminò con lo sguardo e lui finì per dire:
“Davvero?”
“Certo, dico sul serio. Come le spiegavo pocanzi, lei è fortunato ad essere sposato con una donnina del genere”
“Davvero?”
Reiterò lo sweeper con un’aria ebete e interrogativa al tempo stesso.
“Mi scusi, lei signor Saeba non sa dire altro che ‘davvero’?”.
Ryo aprì la bocca per dire qualcos’altro, si vedeva che si stava preparando per spararne una delle sue, e Kaori rimase col fiato sospeso preparandosi al peggio.
Ryo iniziò dicendo:
“Veramente io… non-non….oserei mai…con quella… quella…”.
Ma Kaori gli sferrò un potente calcio in uno stinco, da sotto il tavolo e lo bloccò esclamando:
“Oh che sbadata!! Ryo ti prego corri in cucina a vedere il tubo dell’acquaio, che sta perdendo già da un po’ e se continua così, finiremo per allagare tutta la casa”.
E alzandosi in piedi, prese a tirarlo per un braccio, a viva forza verso la cucina.
Lui stupito protestò un:
“Ehi che maniere!”
“Presto, presto vieni”.
 
Una volta dentro la cucina, premurandosi che la donnina non li sentisse, Kaori iniziò a parlare a bassa voce, con fare cospiratorio:
“Senti Ryo…non so come dirtelo…ma…la nonnina crede che siamo sposati!!”
“Cosaaaaaaaaaaaaaa???” urlo lo sweeper!!
“Shhhhh che ti gridi??? Si è messa in testa questa idea e non so perché, inoltre è estremamente tradizionalista e non approva le convivenze… anche se la nostra non lo è tecnicamente…”.
E quest’ultima frase le morì sulle labbra, poi riprese:
“Io penso che se scoprisse che noi…che tu ed io… siamo solo colleghi, ma che viviamo insieme, ne rimarrebbe estremamente delusa e non ci affiderebbe più il caso, qualunque esso sia…”
“Però…”.
Provò a protestare Ryo, ma Kaori involontariamente si appese alle braccia conserte del socio:
“Ti prego, lo so che non è il tuo caso ideale, che non è una bella donna, e che devi fingere di essere sposato con una come me, e questa cosa ti pesa più di tutto…”
E si fece improvvisamente triste.
Ryo si sentì raggelare e provò una pena indicibile, Kaori proseguì:
“…ma veramente abbiamo bisogno di questi soldi, sono sicura che non ci vorrà tanto e che lo scomodo durerà poco… e poi dopo potrai andare finalmente a caccia di belle donne, e a fare baldoria in uno dei tuoi locali, con i soldi guadagnati…”.
Lo sweeper non seppe cosa rispondere di fronte all’atteggiamento sconsolato di Kaori, che oltretutto non strepitava, non lo minacciava, era la seconda volta che lo implorava quella sera, e tutto questo non era da lei.
La sua socia si era semplicemente rassegnata ad essere l’eterna rifiutata da lui, si era arresa alle sue cattive abitudini, senza più mostrare quella sua tremenda gelosia, si era talmente abituata ad essere umiliata da lui che gli chiedeva solo una tregua, in nome dell’economia famigliare, sempre soggetta ai periodi di magra, come quello che stavano vivendo.
All’improvviso Ryo si sentì un vero bastardo, un meschino della peggior specie, un uomo senza valore e quelle parole ebbero lo stesso effetto di uno schiaffo in pieno volto.
Finalmente capiva tutto il male che aveva sempre fatto alla sua adorata socia, che con pazienza gli restava accanto, nonostante lui la facesse invariabilmente soffrire.
Ma quanto ancora avrebbe sopportato i suoi modi scostanti e le derisioni?
E se si fosse stancata, e un bel giorno avesse deciso di andarsene?
Di lasciarlo per sempre?
Kaori continuava a guardarlo con occhi pieni di tristezza e rassegnazione, ma anche con speranza.
Ryo non seppe reggere il suo sguardo limpido, dove scorgeva anche il profondo amore che lei nutriva nei suoi confronti, e che gli rivelava fino a che punto fosse diventato un mostro, proprio con lei che era il suo bene più prezioso, così voltò la testa di lato, per non doverla continuare a guardare, e in un soffio rispose:
“D’accordo…faremo come vuoi tu…”
“Sul serio??”.
Rispose improvvisamente più sollevata la socia, con un sorriso luminoso.
Bastava così poco per fare felice la sua Kaori, e questa constatazione contribuì ulteriormente a farlo sentire uno schifo.
“Sì, sta volta faremo come vuoi tu, e…prometto di non fare lo stupido, sarò serio e professionale”.
Poi subito si riprese:
“Solo per la durata dell’incarico, poi dopo…”.
Ma lei era ormai troppo contenta e non diede peso a quest’ultima frase.
 
Nel frattempo la vecchina aveva allungato il collo per sbirciare in direzione della cucina: aveva intuito che non ci fosse nessuna perdita urgente da riparare e vedendo i due giovani, uno di fronte all’altra, con lei che teneva le mani sulle braccia conserte dell’uomo, che si guardavano con profondo amore, sospirò soddisfatta e sorrise maliziosamente.
   
 
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