Ed eccomi a proporvi la mia quarta fanfiction, ringrazio immensamente tutti coloro che mi hanno letta e in particolare coloro che mi hanno recensita o hanno aggiunto ai preferiti le mie precedenti fanfiction, e ringrazio in anticipo coloro che lo faranno con questa.^^
Questa fanfiction, tra quelle che
ho pubblicato è la seconda che ho scritto in ordine di tempo. L’ho scritta a
scuola su un foglio di carta al posto di fare lezione (come anche altre due
fanfiction che ho già pubblicato: “Apri gli occhi, Cloud!” e “Amici”), e questa
volta è un mio tentativo di dare voce a Zack nei suoi ultimi istanti di vita…
Spero di esserci riuscita e di non essere andata OOC… Fatemi sapere^^
MULTICOLOURED DEATH
E’ questo dunque il prezzo da pagare per la
libertà?
E’
alto, fin troppo alto; ma invece di essere un prezzo salato è amaro e ti lascia
in bocca il tetro sapore del sangue.
Lo
sento, il mio sangue, mi sgorga dal petto e bagna l’arida terra circostante di
rivoli rosso cremisi. Assurdo. La morte si dice che sia nera, invece la mia
sembra essere piena di colori: il rosso del mio stesso sangue che si riversa sul
mio corpo, l’argento dei piombini che mi hanno sparato nel petto, il giallo dei
capelli biondi di Cloud che, chino su di me, sta piangendo, l’azzurro dei suoi
occhi così identici ai miei, il marrone della terra su cui giaccio supino.
Guardo in alto e sorrido nel vedere che almeno lui è
vivo, sorrido anche se fino ad un momento prima mi veniva voglia di piangere… Io
volevo essere libero, ma la mia scelta di vita mi è costata la morte. Non mi
salverò, non è possibile che accada, ci troviamo a chilometri e chilometri da
tutte le città più vicine e, anche ammesso che ci arrivassimo, non credo che in
un ospedale si prenderebbero cura di un fuggiasco, un traditore della Shinra
che, secondo i rapporti dovrebbe essere già morto. Non mi rimane poi molto
tempo, noto che le cose intorno a me perdono la loro forma diventando, ai miei
occhi, solo macchie di colore.
Ma lui è vivo.
Tutta questa fuga, tutte queste battaglie, tutto questo
non è stato vano. Sorrido, io, e lui piange senza riuscire a fermare le lacrime
che in rivoli salati gli rigano il viso. Vorrei alzare una mano per asciugargli
le lacrime, ma non ne ho la forza. Assurdo: io sorrido e lui piange; se non
stessi per morire probabilmente lo troverei buffo: dovrei essere io a piangere,
o almeno credo.
I
proiettili conficcati nella mia carne mi fanno un male boia, eppure le mie
labbra mostrano un sorriso disteso e la cosa più strana è che non sto fingendo;
anche dentro di me, per qualche strana ragione, sento che mi viene da sorridere;
forse riderei pure, ma questo potrebbe fare davvero troppo male al mio petto
lacerato.
Guardo le mie mani: la destra stringe ancora nel pugno
l’elsa della mia spada,
Intanto alle lacrime di Cloud si è aggiunta la pioggia
che ha velocemente cominciato a cadere, meglio così: se c’è qualcosa dopo la
morte non voglio ricordare il mio migliore amico in lacrime, e questa pioggia
cancella, ai miei occhi, le lacrime dal suo viso.
Lui, lui deve continuare a
vivere.
Alzo una seconda volta la mia spada e gliela poso tra le
mani. Mi sembra un dejavu: Angel, il mio maestro, alla sua morte aveva fatto lo
stesso con me. Cloud la prende, incerto; mi guarda ancora, cerca una spiegazione
a quel gesto che non vuole o non riesce a capire, forse spera ancora
ingenuamente che io mi possa salvare. Vorrei consolarlo ma sento che le forze mi
stanno per abbandonare. Sorrido ancora una volta e stringo le sue dita
sull’impugnatura della spada, quindi, a fatica, mi rivolgo a lui:
“Il
mio onore, i miei sogni, li lascio a te…”
Mi stupiscono le mie parole, sono
le stesse che aveva detto Angel a me; ma poi continuo il discorso a modo
mio:
“Ricorda tu vivrai, e devi farlo per entrambi, vivi
anche per me.”
Chiudo gli occhi, ignorando che quelle parole
cambieranno il corso della sua vita.