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Autore: nattini1    21/09/2019    4 recensioni
“Ci sono cose da non fare mai, / né di giorno né di notte, / né per mare né per terra: / per esempio, la guerra”; è una poesia di Gianni Rodari che mi fecero imparare dalle elementari. Le guerre mondiali sono stati momenti terribili, ma in esse ci sono stati anche attimi di sorprendente umanità.
Scritta per la “Dashing through the pain challenge” del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Nota dell’autore

 

La one shot si compone di due frammenti. Il primo è ambientato nella notte tra il 6 e il 7 giugno 1915, quando gli austriaci e gli italiani si scontrarono sul fronte sul Monte Piana, una zona che conosco molto bene e che conserva ancora tracce della guerra; l’episodio in particolare è una mia invenzione.

Il secondo è spirato a un evento reale: Billie Harris, aviatore americano appena sposato, una volta che il suo aereo fu colpito, cercò di controllarne la traiettoria per evitare che finisse sul centro abitato di Les Ventes.

Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, spero vi piaccia e, se avete tempo, lasciatemi un pensiero!

 

 

 

Prima guerra mondiale

 

 

Oltre i 2000 metri le estati potevano essere un inferno di fuoco, quando il sole picchiava sulla roccia senza dar tregua all’arsura della gola, o di ghiaccio, quando il nevischio si insinuava fin dentro le gallerie. La maggior parte dei giorni la vita di trincea non meritava nemmeno il nome di vita, si trattava di mera sopravvivenza: i canti degli alpini e il vino, che avrebbe dovuto rallegrare gli animi, erano materia da romanzo; la cruda realtà era che tutto quello che rimaneva ai soldati, dal mattino quando si svegliavano in una pozza di fango fino alla sera quando si avvolgevano in una coperta tarlata, erano i compagni che avevano al fianco. Era solo per loro che il caporale Giulio Marin non voltava le spalle alla montagna e non correva a valle. La tarda primavera stava per lasciare il posto al tepore dell’estate, in quella notte notte tra il 6 e il 7 giugno 1915, ma accanto a lui, il fianco spalmato contro il suo, il suo amico Pietro non smetteva di tremare; Giulio mollò il fucile, gli mise una mano sulla fronte e la ritrasse di scatto, quasi si fosse scottato. Non aveva modo di sapere quale fosse la causa (una polmonite o il tifo che mieteva vittime ogni giorno), ma sapeva che non poteva lasciarlo con il cervello a friggere. Si alzò e Pietro sembrò raggomitolarsi ancora più su se stesso, privato dell’unico sostegno che aveva; gli strinse una spalla: “Tranquillo, Pietro, vado dal tenente medico a chiedergli un paio di pastiglie! Ti rimetteranno in sesto in un baleno, starai benissimo”.

Pietro accennò un sorriso che si tramutò subito in una smorfia di terrore quando le pallottole cominciarono a fischiare attorno a loro.

All’inizio della guerra gli italiani avevano predisposto una debole linea trincerata, rinunciando a occupare in forze il Monte Piana. Grosso errore strategico. Adesso gli austriaci li stavano bersagliando per prendersi le postazioni.

Giulio strinse l’amico a sé, la mente volta alla trincea poco distante e sfortunatamente non collegata alla loro postazione, dove il tenente aveva una borsa piena di roba. Acquattati, le pallottole non potevano raggiungerli, ma se avessero provato a mettere il naso fuori sarebbero diventati un bersaglio facile. Non c’era niente altro che potesse fare mentre il suono delle pallottole cresceva d’intensità e il battito del cuore di Paolo rallentava sempre di più.

 

 

 

 

Seconda guerra mondiale

 

 

Billie Harris guardò con nostalgia la foto di Peggy che aveva attaccato a destra della cloche; si erano sposati solo sei settimane prima che fosse spedito sul fronte francese e ogni giorno pensava a lei e alla promessa di felicità del suo sorriso. Lasciò solo per un momento la presa per sfiorare con l’indice i corti riccioli di lei, ma poi riprese subito i comandi perché l’aereo vibrava in modo allarmante. Aveva solo 22 anni, ma abbastanza esperienza per capire che il motore non avrebbe retto a lungo e che la bara traballante che stava cercando cocciutamente di mantenere per aria tra preghiere e bestemmie sarebbe precipitata.
Si rivolse all’immagine: “Ecco amore, guardami sempre così, con quel sorriso! Temo di dover infrangere la promessa che ti ho fatto... No, quella di esserti fedele e di amarti per tutta la vita l’ho mantenuta! Si tratta di quella di tornare da te. Quei maledetti crucchi mi hanno centrato. Potrei lanciarmi, ma l’aereo precipiterebbe subito e sotto di me c’è una città. Ci saranno donne che aspettano i loro mariti, ci saranno bambini che, guardando in su, dovrebbero solo cercare forme nelle nuvole e non macchine di morte, ci saranno coppie che hanno avuto la fortuna di invecchiare insieme e che magari avranno ancora altro tempo. Noi ne abbiamo avuto poco, ma devo cercare di salvarli per continuare a essere l’uomo che ami. Tutto sommato, una foresta è un bel posto per riposare”.

 

 

   
 
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