Come ci si sente a venir
ingannate una,
due, tre, mille volte?
Come ci si sente ad essere pugnalate alle proprie spalle da colei che
ritenevi un’amica?
La guarda sorridere, assieme alla sua
nuova “vittima”, anima incosciente, quanto
soffrirà quando il
cuore le verrà strappato crudelmente da quelle mani
affusolate, ora
calde, accoglienti, ma pronte ad avvolgere la sua anima in un
agglomerato di freddo, vuoto ed oscuro abbandono.
Non lo merita.
Hikari sa che Haruka non
merita di
soffrire in tale modo.
Hikari sa cosa spetta a quella povera
ragazza.
Hikari sa cosa si prova ad essere
lasciate indietro, dimenticate. Ad essere tradite. Ad
essere...eliminate.
Perché Nozomi è così, ti sfrutta, ti
manipola, ti mente, ti sussurra dolci parole, ti vezzeggia. Ti fa
sentire amata. Ciò che vuole realmente, però,
è conoscere le tue
debolezze, le tue paure, e sfruttarle. Per distruggerti.
Non se ne fa nemmeno una ragione.
Probabilmente quella ragazza non prova alcun sentimento, se non per
se stessa.
Haruka invece
è una ragazza solare,
allegra, sempre un sorriso a contornarle il volto dai tratti ancora
fanciulleschi, dopo diciannove anni di vita. Ѐ gentile, diretta,
estroversa, adora mangiare, fare sport, e non ha ottimi rapporti con
le ragazze. Ѐ un maschiaccio e non se ne concerne più di
tanto. Ѐ
come una stella luminosa, un Sole.
Hikari, al contrario, si può
paragonare solo ad una Luna, adesso. Una Luna spenta, triste,
incapace di illuminare la notte. Ma lei prima non era così.
Era
proprio come Haruka, o quasi, più femminile, forse meno
aperta. Era
una dolce ragazzina, timida e quieta, insicura, nascondeva le proprie
emozioni dietro una maschera di impassibile freddezza. Forse era
già
spenta, ma veniva illuminata dai volti allegri di chi le stava
intorno, che le scaldavano il cuore. Veniva illuminata dal proprio
Sole.
Da Haruka.
Poi era arrivata Nozomi
nella propria
vita, e tutto era cambiato, buttandola piano in un baratro profondo
di angosce, cattiverie, e pettegolezzi. Era diventata una piccola
roccia fragile, un pezzetto di gesso nelle grinfie della rossa. Si
era allontanata dalla bella castana, l’intero contesto le si
era
ritorto contro. Era lei la cattiva della situazione adesso,
ingenuamente vittima. Perché con Nozomi aveva riso di lei.
Non
riusciva ancora a capacitarsene, si era comportata proprio come
colei che credeva tanto un'amica.
Ma quel caldo, caldissimo giorno di
fine Agosto, davanti ad un distributore di Lemonsucco, la crudele
rossa aveva negato tutto, sotto lo sguardo incredulo di Hikari e
quello acquoso e lacrimoso di Haruka, fiondatasi subito tra le
braccia di quel disgustoso demone vermiglio.
Che rideva. Hikari riusciva a
sentirla chiaramente, sotto quei singhiozzi sconnessi. Stava ridendo.
Gridava, strepitava parole di scherno. Graffiante e meschina, la sua
risata strideva, raschiava tra le pareti della propria mente e la
stordiva, lasciandola lì, inerte, spettatrice di una scena
sulla
quale il sole aranciato e tramontante faceva da sipario, chiudendosi
su quel tetto scolastico, accanto ad un distributore di bibite
gassate e rinfrescanti, ma che ad Hikari, adesso, avrebbero solo
ingarbugliato ancora di più le viscere.
Un palcoscenico perfettamente studiato, un delitto macchiato da lacrime sporche di menzogne, e frammenti di un cuore spezzato, immerso in un candore ormai sbiadito.
°°°
Note d'autrice
Chi non muore si rivede,
dicono, ed io sono tutto meno che morta. Non del tutto, almeno.
A distanza di un
anno, ritorno a scrivere, e ovviamente di cosa può mai
trattare la storia? Ma delle disavventure della nostra cara Hikari! (Vi
giuro, non la odio, la amo alla follia, ma è più
forte di me, DEVE soffrire.)
Detto ciò,
spero che questa piccola fic possa piacervi e che a qualcuno venga
persino la malsana idea di recensire (un commentino farebbe piacere,
davvero).
Alla prossima,
Hikari