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Autore: Pixforever    01/10/2019    0 recensioni
Tra le alte fronde di maestosi alberi millenari si trovava il cuore della magia. Una creatura abitava quelle terre da secoli, o forse da molto più tempo.
L'infanzia a volte è un dolce ricordo, altre volte racchiude la tua paura più grande.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole brillava alto sopra la Foresta Nera, eppure, nonostante la sua intensità, non riusciva a raggiungere il sottobosco, ad illuminare le radici che si diramavano e intrecciavano in superficie creando disegni contorti sul terreno. In quella misteriosa e pittoresca zona della tranquilla Germania nessuno poteva immaginare che potesse accadere qualcosa fuori dal normale, essendo ormai abituati a una certa monotonia negli avvenimenti.

Tra le alte fronde di maestosi alberi millenari si trovava il cuore della magia. Una creatura abitava quelle terre da secoli, o forse da molto più tempo. 

Le leggende narrano che sia l'origine della nebbia che ogni mattina si innalza tra gli alberi. Parlano di fruscii notturni e lunghi silenzi in zone della foresta in cui i piccoli animali sembrano non voler abitare e dove fiori dai colori cangianti sbocciano nelle ore notturne. Visitatori raccontano di aver trovato percorsi non segnati sulle mappe, che sembravano battuti da una creatura dalle grosse zampe.

Nella parte in cui la foresta sembra farsi più fitta, è lì che lui vive.  Indisturbato esiste. E dà la vita. Perché la foresta può esistere solo grazie alla sua presenza e al suo potere. In questi luoghi vi è il suo rifugio, ed è qui che molti hanno terminato il loro cammino. Lui odia essere disturbato. Ma le storie dei pochi che sono tornati raccontano di un avvallamento tra gli alberi, più precisamente sulle radici del Primo Albero, il più possente e il più alto.

Di giorno è difficile vederlo:  si dice che la sua pelle sia del colore della terra e che ciò lo renda invisibile ad un occhio che non sa guardare con attenzione. La notte invece la luna si riflette nei suoi occhi grigi che vigili osservano ogni cosa.

Tante sono poi le sfaccettature diverse che ogni cantastorie aggiunge alle proprie ballate: c'è chi dice di averlo sentito parlare ogni lingua, chi di aver udito il canto più soave che l'orecchio avesse osato ascoltare, chi di essere corso via dopo il forte ruggito che lui aveva emesso, che aveva fatto tremare gli alberi e che alcuni di questi siano anche caduti, mentre la terra si apriva in due. Ma nonostante tutti questi ricami tratti da ricordi confusi o da tentativi di trovare la giusta rima nelle canzoni, ogni storia concorda su alcuni dettagli.

Un vecchio uomo di Hausach ancora oggi non riesce ad attraversare la foresta senza che un'immagine gli appaia davanti agli occhi.

Mi raccontò l'accaduto quando andai a fare ricerche al riguardo nel febbraio del 2019. Mi vide appoggiata al bancone del bar del paese mentre con il mio stentato tedesco provavo a chiedere qualche informazione al locandiere. 

Mi si avvicinò allora, era un uomo dai capelli bianchi come la neve, nonostante il suo viso non dimostrasse più di sessant'anni, e ricordo ancora lo sguardo sicuro e allo stesso tempo terrorizzato che mi rivolse quando egli stesso mi propose di raccontare la sua storia.

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Ma non eravamo mai stati nella foresta da soli. E in quelli che sembrarono pochi minuti fu sera. Il sole non riusciva a penetrare le fitte chiome degli alberi già quando era alto nel cielo, figurarsi al tramonto. Fu così che ben presto perdemmo la strada. E poi ci perdemmo l'un l'altro. Semplicemente smisi di udire gli ansimi di Peter e quando mi voltai vidi solo il sentiero vuoto.

Non so per quanto ancora camminai, ma all'improvviso seppi di non essere più solo. Per qualche strana ragione era diventato tutto ancorapiù buio: per poco non inciampavo ad ogni passo. L'aria poi si era fatta più fredda. Mi ricordo i brividi. E al mio fianco percepivo un respiro pesante. Mi voltai e in quell'oscurità innaturale vidi due enormi occhi argentati simili a quelli di un serpente. Erano spalancati e fissi su di me.

Poco alla volta i miei occhi si abituarono all'oscurità e riuscì a distinguere la grossa sagoma della creatura che mi era davanti.

Quando ancora mi capita di riprovare quella sensazione, quei brividi di paura che penetrano nelle ossa, mi sforzo di pensare che comunque non mi avrebbe fatto nulla. Dopotutto ero solo un bambino. Ma in quel momento ebbi paura, un terrore che non ricordo di aver mai vissuto di nuovo.

Sentivo il suo respiro caldo che mi faceva ondeggiare i capelli sulla fronte.

Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo, temevo che se l'avessi fatto sarei morto.

Un improvviso chiarore giunse seguito da un intenso calore, e ci misi un po' prima di capire che proveniva da quella che era la sua bocca. Le enormi fauci si aprirono e potei vedere il principio di una fiamma depositata nella sua gola. File di denti perlacei e affilati erano accarezzati da una lunga lingua biforcuta di un colore che pareva blu. Sul grosso muso allungato, le narici si dilatarono lasciando uscire lunghi sbuffi di fumo che mi fecero tossire: la gola mi bruciava e respirare cominciava a diventare difficile.

Con il bagliore riuscivo a scorgere molto più chiaramente ciò che mi circondava e indietreggiai vedendo finalmente la creatura per intero. Grandi zampe poggiavano sul terreno e gli artigli ricurvi si piantavano nella terra. I grossi arti erano ricoperti di squame grigio verde che risplendevano. Sopra la grossa testa sembravano crescere due corna che però avevano la forma di grandi rami ricoperti di germogli. Dalle spalle si diramavano delle ali che pian piano spalancò.

Ecco ciò che mi appariva: una bestia possente con grandi fauci che avrebbe potuto squartarmi con i suoi artigli, che avrebbe potuto farmi volare via soltanto sbattendo le ali. Ma non mi fece niente. Richiuse le fauci e sollevò il mento.  Appariva maestosa, così splendente nel suo manto squamoso eppure così in armonia con la natura. Quasi non si distingueva dove iniziassero le sue corna e dove finissero gli alberi.

Nella penombra degli alberi agitava pigramente una lunghissima coda che terminava con quella che sembrava la chioma di una piccola quercia. Come se fosse soddisfatta ormai dell'effetto che ebbe su di me,chiuse le ali ripiegandole lungo i fianchi. Piegò le zampe e si acquattò sul sottobosco. Non distoglieva lo sguardo dal mio. I suoi penetranti occhi grigi ora sembravano più grandi e mi guardavano con curiosità. Piegò la grossa testa di lato.

Se non fosse stato per la paura che ancora sentivo scorrermi nelle vene avrei potuto credere che fosse innocua. E improvvisamente il sole sorse, filtrando attraverso i rami fitti, proiettando fili dorati nel sottobosco. Quel momento mi parve così breve. La creatura si sollevò, spalancò le ali e si avvicinò a me. Non riuscivo a muovermi. Forse erano ore che ero in piedi davanti a quegli occhi ferini. Non mi sentivo le gambe, il corpo in generale era come se non mi appartenesse. La bestia aveva posto il muso così vicino al mio viso che poteva quasi toccarmi. Sbuffò, poi allargò le ali, si voltò dandomi le spalle e sparì nel folto della foresta>>

Terminò la sua storia lasciandomi con un numero di domande maggiore di quelle con cui ero partita.

Quell'uomo durante il racconto aveva lo sguardo perso nelle memorie e alla fine della storia si asciugò le poche ma inaspettate lacrime che gli scivolarono lungo le guance.

Non seppe dirmi se erano lacrime per il ricordo del terrore provato, maio dalla sua storia ho percepito una grande meraviglia ed una nostalgia. Una consapevolezza di un' infanzia andata e di una magia che gli era ormai preclusa. Un ricordo che sarà un fardello per ancora molto tempo.

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Angolino

Ciao a tutti! Ho deciso di provare un diverso stile di scrittura per sperimentare un po'. Non sono certa che sia effettivamente il mio ma tentare non fa male. Se vi va di lasciare un commento (costruttivo e non distruttivo se possibile) ne sarei molto felice.

Detto ciò, alla prossima!

C.

 

 

  
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