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Autore: Germano    02/10/2019    0 recensioni
Un viaggio onirico nella realtà del web.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come né perché, ma un giorno, tornato da una nottata un po' folle e appannata, al mio risveglio mi ritrovai sì sul mio letto, ma non potevo certo affermare che quella fosse la mia stanza! 

Le pareti erano di un bianco luminoso e fuori dalle finestre non era il solito panorama a catturare la mia attenzione ma un grosso neon che portava su scritto a lettere variopinte "Logo-GE".

In un'altra occasione avrei sicuramente riso a quello scherzo della mente, mi sarei rigirato nelle coperte e riaddormentato, ma la verità è che le coperte non c'erano. In realtà non c'era nemmeno il letto. Adesso, infatti, ero in piedi al centro di un lungo viale, vestito con gli abiti sgualciti della sera passata ed il neon della Logo-GE risplendente dinanzi a me. La costruzione aveva un'architettura mai vista, le pareti candide come la neve splendente, squadrate ma al tempo stesso armoniose. 

Decisi di entrare ché non c'era nulla da perdere e non sapevo dov'altro andare o cos'altro fare. Quello che mi trovai davanti spiazzò la mia mente più di quanto non avesse fatto il passare da un letto a una strada senza nemmeno il suono di una sveglia e un qualcosa in pancia: mi trovai in una stazione. 

Lì, delle persone in uniforme aiutavano i passanti a trovare il loro binario. Il corridoio sembrava infinito, nonostante dall'esterno mi fosse parso tale e quale a un edificio ordinario. 

Non c'erano suoni all'infuori di un leggero brusio, mi girai verso l'entrata, ma l'entrata non c'era più! Al suo posto il corridoio continuava ancora, all'infinito. Era una cosa assurda ma, come se fossi in un sogno tutto ciò che accadeva mi pareva plausibile. Plausibile al punto che mi diressi verso una delle signorine in uniforme per chiedere con nonchalance dove diamine mi trovassi.

La signorina mi rispose che mi trovavo nella sede Logo-GE, il più grande servizio di trasporto esistente. Ma io non sapevo dove andare, così chiesi se fosse possibile avere una mappa dei luoghi raggiungibili, la quale prontamente mi fu fornita. Apparve davanti a me un ologramma tridimensionale della struttura di una città, tridimensionale, perché questa non era lineare ma si sviluppava su più piani formando un cono con l'apice verso l'alto ed era proprio là che ci trovavamo, sulla sommità dell'immensa città chiamata Lonelinet.

Chiesi cosa ci fosse alla base e la signorina rispose che non si sapeva, si diceva che fosse il continuo della città, un luogo di perdizione, illegalità, immoralità e, disse in un sussurro e con un vago eco interrogativo, libertà...

Aggiunse che comunque non era facile entrarci né così consigliabile. Ammetto che quel luogo ispirava in me una certa curiosità, la sua risposta non era certo stata precisa e non aveva fatto altro che suscitare in me altre domande, ma non ero pronto per quello, non ancora.

Decisi quindi che avrei iniziato la visita della città dal punto più alto: la piazza centrale.

   
 
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