Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
angst (giorno 11).
Numero
parole: 472.
«Principessa
Anna? Principessa Anna, cosa dobbiamo fare? Vi prego, rispondete! Il
Regno ha
bisogno di voi!»
La
voce le giungeva soffocata, come quel continuo bussare alla sua porta.
Per una
volta, poteva permetterselo anche lei di tenerla chiusa a chiave, no?
Lo
strepito dei suoi stessi pensieri era diventato un rumore troppo forte
da poter
sovrastare.
Anna
era seduta sulla sponda del letto, in una stanza che diventava poco a
poco
sempre più fredda e chiara, mano a mano che si avvicinava
l’alba. La neve al di
là del vetro cadeva fitta, schiaffeggiava con violenza il
palazzo, coprendo e
soffocando Arendelle stessa.
Anna
continuava a fissare un punto nel vuoto, senza vederlo davvero. Davanti
agli
occhi aveva ancora la schiena di sua sorella Elsa mentre fuggiva,
rincorsa dai
suoi stessi poteri, senza voltarsi, senza degnarla di una spiegazione,
di un
semplice sguardo, di rammarico per ciò che le aveva fatto.
Sua sorella, la
persona che aveva inseguito e cercato per anni, si era rivelata un
mostro.
Un
mostro dal cuore di ghiaccio.
Anna
sorrise, di un sorriso carico di amarezza. Era certa che Elsa si fosse
nascosta
proprio perché si sentiva un mostro a causa dei suoi poteri,
senza capire che
era quel suo nascondersi, quel suo averla abbandonata a se stessa al di
là di
una porta perennemente chiusa ad averla resa davvero un mostro.
Anna
desiderava solo starle accanto, non avrebbe avuto la pretesa di poterla
aiutare. Desiderava solo che affrontassero insieme la morte dei
genitori, che
vivessero davvero come sorelle. Ma Elsa... lei aveva preferito la fuga.
Cosa si
aspettava, adesso? Che la andasse a cercare sfidando la neve, i suoi
poteri,
lei stessa?
Anna
scosse il capo, con gli occhi pieni di lacrime di rabbia e dolore.
«Te
lo puoi scordare, Elsa. Per me puoi marcire dove ti trovi
ora», disse a denti
stretti, come se la sorella avesse potuto udirla. «Sei sempre
stata un mostro
rinchiuso nel suo antro, in attesa dell’occasione giusta per
balzare fuori e
ucciderci tutti con il tuo egoismo. Non hai fatto altro che pensare a
te sola,
mentendo anche a te stessa, raccontandoti la favola che, celando i tuoi
poteri
a me, mi avresti protetta, avresti protetto tutti come
un’eroina. Ma la verità
è un’altra, tu sei la carnefice, non la vittima.
Sarebbe stato meglio se non
fossi mai nata», sussurrò poi, fissando la neve
che vorticava e imbiancava ogni
cosa.
No,
non sarebbe partita, sarebbe rimasta lì dov’era in
attesa di un qualcosa che
non sapeva nemmeno lei. Erano ormai finiti gli anni in cui si
preoccupava di
rincorrere sua sorella, in cui non aveva fatto altro che elemosinare da
lei un
amore che non era in grado di darle... perché i mostri non
sanno amare e questa
era la triste verità con cui Anna aveva iniziato a fare i
conti.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti,
ok,
non sono certa che fosse questo ciò che volevo scrivere. Mi
spiego: il concetto
è questo, ma non so se volevo renderlo in questo modo. Va
beh, diamolo per
buono.
Mi
sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se Anna, invece di incolparsi
per
quanto accaduto il giorno dell’incoronazione, si fosse
fermata a riflettere e
fosse giunta alla conclusione che la colpa non era davvero sua, che per
anni
non aveva fatto altro che elemosinare amore dalla sorella. Tutto
è partito
dalla domanda: “E se anche Anna avesse avuto paura e avesse
considerato Elsa un
mostro?”.
Penso
che questi pensieri sarebbe stati più che legittimi.
Questa flash,
dunque, si colloca più o
meno subito dopo la fuga di Elsa. Spero sia abbastanza angst come
richiesto dal
prompt.
A
voi i commenti, ma siate clementi, che non scrivo più in
questo fandom da eoni!
p.s.: per chi fosse
masochista volesse,
QUI sul mio
blog trovate tutte le altre storie scritte fino a oggi per il writober.
Senza
pretese,
Elly