CAPITOLO
1
I passi si allontanarono. Un attimo di
silenzio, e poi una porta si chiuse.
Magisa emise un sospiro di sollievo e
si alzò dal letto il più silenziosamente
possibile. Il materasso cigolò appena.
Quella notte, non era l’unica che non riusciva a dormire.
Nelle scure ore di veglia, non aveva
chiuso occhio da quando ognuno di loro si era ritirato nella propria
stanza,
aveva sentito più volte porte aprirsi e ovattati rumori di
passi. Ogni volta
raggiungevano la stessa porta, per poi tornare da dove erano venuti.
E la Maga non faticava a comprendere
come dovessero sentirsi i Maestri della Luce. Era così
facile credere che, con
le primi luci del giorno, Dan sarebbe svanito con esse.
Si avvicinò alla porta e si
fermò ad
ascoltare. Si fermò soprattutto per trovare il coraggio di
uscire. Temeva di
sapere già quale sarebbe stato il responso di M.A.I.A.
Nell’aria si sentiva solo il ronzio
dei sistemi ancora attivi, evenienza necessaria per una fuga inattesa.
Una porta si aprì di nuovo. Magisa
ritrasse bruscamente la mano dalla maniglia.
Rumori di passi. Silenzio.
Una seconda porta si schiuse. Bisbigli.
“È ancora
lì?”
“Sì.”
“Temevo di essere l’unica
così paranoica.”
Un abbozzo di risata.
“Proviamo a dormire tutti e due, che
dici?”
Di nuovo silenzio, passi, e le porte
di Mai e Hideto tornarono a chiudersi.
Magisa prese un respiro e aprì la
porta. Il corridoio davanti a lei era avvolto nelle tenebre, appena
rischiarate
dalle sottili file di luci vicino al pavimento. Un tenue chiarore
bluastro che
rendeva raggiungere la scala ancora più difficile.
Fece i primi passi e tutto sembrò, per
quanto potesse esserlo, più facile. Ignorare la
realtà non sarebbe servito a
niente, non avrebbe cambiato nulla. E doveva sapere in quanto tempo gli
effetti
avrebbero cominciato a farsi vedere.
Posò il
piede sul primo gradino.
La
luce verde acido dello scanner di
M.A.I.A. superò la sua testa per poi dissolversi. Sullo
schermo si susseguirono
stringhe con un ritmo più veloce di quanto Magisa riuscisse
a seguirle. Il suo
sguardo scivolò verso le vetrate, oltre le quali il
sottobosco del Regno di
Smeraldo sembrava assumere le forme più contorte. Era
difficile vedere il
chiarore della notte dal punto in cui si erano nascosti. Fuori era un
mondo sconosciuto,
minaccioso.
“Scan
eseguito.”
La
Maga trasalì e si obbligò a
voltarsi verso l’AI. Sullo schermo erano apparsi di nuovo i
suoi occhi di pixel
e, nonostante la stanza fosse quasi totalmente avvolta nella penombra,
riusciva
a scorgere un vago rimprovero in essi.
“I
parametri hanno subito un ulteriore peggioramento. La soglia
critica-”
“Elimina
ogni informazione dal
database.” Magisa si posò pesantemente sullo
schienale del divano.
“Maga
Magisa-”
La granroriana chiuse gli occhi,
sofferente, sforzandosi di far uscire quelle parole. “Ho
detto elimina ogni
cosa.”
M.A.I.A.
non protestò oltre. Sul suo
schermo gli occhi scomparvero e una nuova sequela di valori ne prese il
posto,
accompagnati da un indicatore che in pochi istanti raggiunse il cento
per
cento.
“Eliminazione
completata. Ultima informazione contenuta risale a
–”
“Grazie, M.A.I.A.”
Magisa si lasciò scivolare a terra, le
gambe non più in grado di reggere il suo peso, il peso dei
sensi di colpa. Il
pavimento era freddo sotto le sue ginocchia. Posò la fronte
contro lo schienale
e sottili rivoli di lacrime le rigarono il volto.
“Riuscirò
a risolverlo, Maestri della Luce. Ve lo prometto.”
Hideto era abituato alle nottate
passate all’addiaccio. Nei suoi viaggi, sulla Terra e nel
futuro, aveva dormito
su sedie e radici, contro pareti di roccia e sedili di moto, con solo
lo zaino
come cuscino. Il suo corpo, volente o nolente, si era adattato ad
addormentarsi
ovunque e il prima possibile. Non si poteva mai sapere chi o cosa
avrebbe
potuto interromperlo.
Hideto quella mattina non riusciva a
smettere di sorridere. E, ne era sicuro, anche Serjou avrebbe condiviso
la sua
ilarità se solo il granroriano non fosse stato
così determinato a mostrarsi
impassibile sempre e comunque. E a verificare lo stato della Limoviole
con M.A.I.A.
Era quasi
tentato di prendere in prestito la macchina fotografica di
Mai, per immortalare la scena e usarla come futura merce di scambio.
Quasi era
però la parola chiave: ci teneva a diventare vecchio con
tutti gli arti e gli
organi più importanti ancora attaccati al corpo.
Mai era rannicchiata in un angolo, uno
dei cuscini del divano stretto a sé e i capelli raccolti
sulla nuca in modo più
disordinato del solito. Il volto era congelato in una continua smorfia,
nel
vano tentativo di trattenere gli sbadigli.
Yuuki, seduto poco distante dalla
ragazza, era stato il primo a servirsi del caffè che, quasi
a ricordare i bei
vecchi tempi, erano riusciti a preparare insieme al tè e a
una raffazzonata
colazione. Nessuno si era intromesso. Avevano imparato da lungo tempo,
sempre
nei bei vecchi tempi in cui in cui tutti e sei aveva convissuto nelle
stesse
quattro mura, che nessuno doveva osare mettersi tra il Guerriero Bianco
e il
suo caffè. Mai, quella volta, era stata costretta a
eliminare la foto.
Kenzo, accanto al Guerriero Blu,
sgranocchiava un biscotto, la testa che ciondolava a ogni boccone. La
sera
prima era riuscito a tenerli svegli con teorie su teorie sulla
dimensione
lasciata da Mai e Dan. Non era passato poi molto che iniziassero le
loro ronde
random per verificare che Dan fosse ancora nella sua stanza.
“Mi sarei aspettata di dormire
meglio”, borbottò Mai strofinandosi gli occhi con
il dorso della mano. “Avrò
dormito mezz’ora al massimo senza svegliarmi di
soprassalto!”
Yuuki si servì una seconda tazza,
alzando un sopracciglio e voltandosi nella direzione del Guerriero Blu.
“Almeno tu eri in stanza da
sola.”
“Come se tu non ti fossi alzato
altrettante volte! Vero, Kenzo?”
L’unica risposta fu un debole russare.
Hideto colpì con la spalla il Guerriero
Verde, che sussultò sgranando gli occhi. Il ragazzo si
rizzò di scatto e si
guardò attorno freneticamente, sistemandosi in fretta e
furia gli occhi
scivolati sulla punta del naso.
“Non sto dormendo! Ho seguito tutta la
lezione! La formula che-”
Il Guerriero Blu scoppiò a ridere.
“Rilassati, Kenzo. Siamo sulla Limoviole.”
“Limoviole. Gran
RoRo”, ripeté
Kenzo sbattendo le palpebre. “Grazie ai cieli, nessun esame a
sorpresa sugli
onigiri.”
Mai, Hideto e Yuuki si scambiarono
un’occhiata. E non riuscirono a trattenere le risate. Kenzo
li ignorò,
sorridendo assonnato e riprendendo a mangiare il suo biscotto.
“No, sul serio”, riprese Mai
infilando
in bocca un pezzo di dolce. L’ultimo della dispensa.
“Ero davvero convinta che
se avessi chiuso gli occhi, avrei scoperto che fosse tutto un
sogno.”
Tutti i ragazzi annuirono
solennemente. Poi la Guerriera Viola sospirò e
stiracchiò la schiena con una
smorfia.
“E speravo che ormai i dolori fossero
passati. Ho i muscoli a pezzi.”
“Ci siamo lanciati da una
finestra”, commentò
Yuuki nascondendo un ghigno dietro la propria tazza.
Hideto, ridacchiando, versò il
tè
nella propria tazza per poi alzarla verso il centro del tavolino.
“Alle nostre vite assurde!”
Uno dopo l’altro fecero tintinnare le
proprie tazze. “Kanpai!”
“Buongiorno a tutti!”
I quattro gelarono. Kenzo si voltò con
la tazza posata contro le labbra, Mai e Yuuki con le loro ancora
sollevate in
aria. Hideto tossì, spargendo goccioline di tè
tutto attorno. Dan si fermò a
pochi passi dal divanetto, abbassando lentamente la mano, il sorriso
che veniva
sostituito da un’espressione confusa.
“Non volevo spaventarvi.”
Per un lungo e terribile istante, i
quattro seduti incrociarono i propri sguardi, sorpresi, confusi.
Terrorizzati.
Tornarono a voltarsi verso Dan, sfoggiando sul volto il miglior sorriso
che
riuscirono a imbastire.
“Biscotto?”
Kenzo biascicò la domanda, allungando
il braccio verso il Guerriero Rosso. Hideto gli assestò una
gomitata sul
fianco. Il Guerriero Verde trasalì, sbatté gli
occhi e ingoiò il quarto di
biscotto che aveva ancora tra le dita. E ne agguantò un
altro tornando a
porgerlo verso di lui.
“Bifcotto?”
Yuuki strinse la base del naso tra le
dita.
“Volentieri.”
Dan afferrò l’offerta e si
sistemò
sull’altro divano libero. Gli altri si sforzarono di non
guardarlo, mentre
mangiava e si serviva una tazza di tè. Ma era davvero
più forte di loro.
Qualcosa dentro di loro aveva bisogno di quella continua conferma. La
conferma
che Dan non sarebbe svanito davanti a loro in un lampo di luce.
“Sono sporco sulla faccia?”
I quattro Maestri della Luce quasi
sobbalzarono, solo Yuuki riuscì a mantenere un po’
di contegno. Mai,
adocchiando nervosamente la tazza che aveva posato pochi minuti prima,
allungò
le dita per stringere una ciocca di capelli. E si ricordò di
averli tutti
raccolti sulla testa. Abbassò lentamente la mano.
“Hai dormito bene?”
farfugliò,
pentendosene subito.
Dan, però, sorrise e scrollò
le
spalle. “Credo bene. Non ho molti riferimenti, ma mi sento
riposato. Non che
abbia fatto granché finché ero nel
cristallo!”
E ridacchiò. I Maestri della Luce non
riuscirono proprio a unirsi alla sua risata. Hideto tornò a
versarsi una
seconda tazza di tè.
“Niente incubi? Strane
sensazioni?”
Il Guerriero Rosso incrociò lo sguardo
di Hideto, inghiottì e scosse la testa. “No,
niente di particolare.”
E calò il silenzio. Mai, Hideto e
Kenzo continuavano a scambiarsi veloci occhiate, sempre più
nervose. Yuuki
riprese a bere dalla sua tazza. Neppure sotto la minaccia dei nemici
sarebbero
stati in grado di fare così tanto silenzio.
Ed era opprimente.
E sempre più pesante.
Neppure Dan provò a intavolare un
qualsiasi discorso.
Si riusciva a sentire il fruscio degli
alberi e il lontano ronzio degli insetti.
E rumore di passi sulla scaletta
metallica. Magisa emerse dal ponte inferiore e si fermò
immediatamente, colta
alla sprovvista dall’alquanto inatteso mutismo. Aileen
apparve dietro di lei,
sfregandosi gli occhi e finendo contro la schiena della Maga.
“Ouch!”
Strofinandosi il naso, superò Magisa e
si diresse verso il divano.
“Perché siete tutti
così mattinieri?”
Le ultime sillabe si allungarono in uno sbadiglio, anche mentre
occupavano uno degli
spazi ancora liberi sui divani.
Magisa la seguì più
lentamente, con un
sorriso mesto e uno sguardo comprensivo sul volto, che si
posò su ognuno dei
Maestri della Luce.
“Sono felice siate già tutti
qui,”
furono le sue prime parole sedendosi a fianco di Aileen.
“Decidere in fretta le
nostre prossime mosse è di vitale importanza. La foresta non
potrà proteggerci all’infinito.”
Yuuki appoggiò la propria tazza sul
tavolo e si posò contro lo schienale del divano. Anche dagli
altri la tensione
sembrò scivolare lentamente via dal corpo.
“Penso che il nostro obbiettivo
primario sia quello di provare a incontrare il Maestro della Luce che
Aileen ha
percepito.”
“E i Rush!”
La granroriana
proruppe con il boccone in bocca. Poi deglutì.
“Dobbiamo anche decidere quale
sarà la strategia che useremo.”
La titubanza svanì dagli occhi dei
Maestri della Luce che si voltarono confusi verso le granroriane.
“Rush?”
Anche Dan aveva aggrottato la fronte,
quasi stesse cercando di capire se lui avesse dovuto avere
quell’informazione. Le
due granroriane li guardarono come se si stessero chiedendo quanto
fossero
ancora addormentati, o se stessero cercando di far loro uno scherzo.
Infine,
Magisa si sbatté un palmo sulla fronte e scoppiò
a ridere.
“Ottant’anni fa non
c’erano!”
Fu il turno di Aileen di sgranare gli
occhi. “Oh, cavolo è vero!”
Mai nascose la bocca dietro una mano,
faticando a trattenere un sorriso, e scosse la testa. Hideto si
coprì il viso con
le mani. Kenzo sbuffò.
“Scopriamo una cosa nuova ogni
giorno!”
“Ehi! Sono decenni che viviamo con
quelle carte,” replicò Aileen. “Non
potete aspettarvi che ricordiamo ogni
singolo dettaglio!”
Magisa si rimise in piedi, attirando
l’attenzione su di sé.
“Breve riassunto. Fin da subito i
sostenitori dell’Imperatore erano in possesso di carte mai
viste prima a Gran
RoRo. Le Charge, in grado di fornire un enorme
potere attinto da un
singolo simbolo, e le Rush il cui potere derivava
dalle combo tra
simboli diversi.”
La Maga passò tra i divani,
cominciando a camminare avanti e indietro.
“A un certo punto un gruppo di ribelli
è riuscito a rubare un carico di nuove carte. Erano tutte Charge.
Da
quel momento, i Governatori e i migliori tra i granroriani e le
granroriane al
loro servizio si sono specializzati nei Rush.”
La granroriana tornò a voltarsi verso
di loro, le mani sui fianchi e un enorme sorriso sul volto.
“Questo è il
sunto.”
Un diverso tipo di silenzio riempì la Limoviole.
Mai, Hideto, Yuuki e Kenzo si esibirono inconsciamente in quattro
versioni
diverse dell’espressione in egual misura rassegnata ed
esasperata, con tanto di
sopraccigli alzati e braccia incrociate.
Magisa allargò le braccia, sorridendo
imbarazzata. Aileen sembrò farsi il più piccola
possibile sul divano.
Il Guerriero Blu iniziò a tamburellare
sul divano. “Ci mancava solo questo. Come se non fossero
già avvantaggiati.”
“Ma come hanno fatto a creare delle
carte? E senza il Nucleo Progenitore!” Kenzo quasi
sussurrò, un tono
affascinato, lo stesso dopo il quale tante volte gli amici lo avevano
visto
gettarsi a capofitto in una nuova ricerca. Ore e ore dedicate ad
esplorare il
nuovo concetto, la nuova teoria.
“So dell’esistenza di un antico
incantesimo in grado di plasmare l’energia del Nucleo, la
stessa che fluisce
nei mondi, e darle la forma di carte. Ma avevo sempre creduto fosse
andato
perduto nelle ere.”
La risposta di Magisa non servì a
soddisfare la curiosità di Kenzo, che si voltò
con maggior interesse verso la Maga,
gli occhi quasi luccicanti. Mancava un attimo alla sequela di domande
che lui
avrebbe potuto fare. Normalmente, nessuno dei Maestri della Luce
avrebbe avuto
qualcosa in contrario.
Ma era il tempo che loro non avevano.
“Dobbiamo recuperare i Brave.”
Mai
si impose, bloccando sul nascere le domande sulle labbra di Kenzo.
“È il nostro
asso nella manica.”
Il Guerriero Verde la guardò con gli
occhi sgranati. “Vuoi andare nel futuro?”
“Mai, tu sei un genio!” Hideto
si
mostrò subito entusiasta della proposta. “Non
avranno la minima idea di che
cosa gli ha colpiti!”
Era una trovata inaspettata, ma era una
trovata che aveva un suo perché, e anche Kenzo, dopo
l’iniziale sorpresa, ne
vedeva tutti i meriti. Carte che a Gran RoRo non esistevano e che nel
futuro potevano
ottenere senza troppi problemi. Per una volta, era un piano che poteva
solo che
funzionare.
“Sono d’accordo anche
io!”
“E a proposito di carte,” Mai
si alzò
in piedi e affiancò Dan. “Queste sono
tue.”
Tra le mani della ragazza c’erano Siegwurm, Possente Dragone Imperatore
del Tuono e Siegwurm-Nova,
Drago-Supernova. Il Guerriero Rosso le
prese lentamente, sotto gli sguardi esterrefatti degli altri Maestri
della
Luce.
“Mie?”
Mai si strofinò le braccia,
distogliendo lo sguardo e facendo di tutto per non incrociare quello
del
ragazzo.
“Le avevi lasciate indietro prima di
andare nel futuro. Io le ho recuperate in un secondo momento.”
“Sicura di non volerle tenere
tu?”
A quella semplice domanda, Mai sospirò
e annuì con decisione, incrociando solo allora i suoi occhi.
Occhi che erano
allo stesso tempo quelli di un tempo, familiari, ma anche completamente
sconosciuti.
“È giusto che le abbia tu.
L’ho sempre
considerato un prestito.”
Dan fissò le carte, sfiorandone
delicatamente la superficie. Sentiva qualcosa, un legame, una spinta
verso
quelle carte, la stessa per lui ancora inspiegabile
familiarità che aveva
provato per Gran RoRo. Per i Maestri della Luce, nonostante la tensione
e l’incertezza
che percepiva in loro in sua presenza. In un certo senso, la stessa
difficoltà che
provava lui. Ma come comportarsi con coloro che per il momento poteva
chiamare
amici solo per istinto? Con coloro di cui conosceva solo il nome e il
loro
ruolo a Gran RoRo?
Dan sentiva lo sguardo di Mai sulla
sua testa, l’inquietudine dell’attesa della sua
scelta.
Non ricordava quella carte, ma non
poteva dire no a quel tenue filo che sapeva legarlo a esse.
“Ok.”
Kenzo agitò le braccia, riuscendo
efficacemente ad attirare l’attenzione su di sé.
“Torniamo al discorso centrale. Non
credo che andremo tutti nel futuro, quindi dobbiamo fare in modo che si
possa
prendere carte anche per quelli che restano.”
Hideto annuì sovrappensiero.
“Mi
sembra sensato. Allora-”
“Non è dove è
rimasto il precedente
Guerriero Giallo? Pensate che possa tornare lui?”
La domanda di Aileen, così innocua,
zittì il Guerriero Blu e con lui anche gli altri due che
erano andati nel
futuro. Yuuki sospirò e si volto verso di loro.
“Quante possibilità ci sono
che Clarky
esca da quel varco con voi?”
Mai, di nuova seduta sul divano, Hideto
e Kenzo si guardarono negli occhi. Poi, la ragazza si voltò
il Guerriero Bianco
con un sorriso triste.
“Poche, a meno di non farlo sentire in
colpa. Ma non mi perdonerei mai di averlo fatto.”
Kenzo iniziò a mordersi
l’unghia del
pollice. Hideto afferrò la propria tazza. “Si
merita di continuare a vivere la
sua vita.”
Yuuki conosceva bene quanto successo
nel futuro, gli avevano raccontato tante volte la decisione del
Guerriero
Giallo, i legami che aveva stretto lì. Non si era aspettato
una risposta
diversa, ma sapeva quanto fosse difficile, a volte, venire a patti con
una
certa realtà.
“Allora non possiamo ignorare la
presenza dell’altro Maestro della Luce. Io andrò
sulla Terra a cercarlo, voi
andrete a recuperare i Brave nel futuro.”
Hideto incrociò il suo sguardo,
ghignando. “Sicuro di non voler venire anche tu?”
“Qualcuno deve andare sulla Terra. Voi
avete più motivi di rivedere i vostri amici. E se davvero
pensate che Clarky
possa non tornare, dobbiamo aumentare le possibilità che i
Maestri della Luce
siano riuniti.”
Magisa annuì, puntando il dito verso
di lui. “Yuuki ha ragione. I Maestri della Luce devono essere
sei, uniti. Solo
così possiamo avere qualche speranza.”
Mai si rivolse alla più giovane
granroriana. “Aileen, tu pensi di riuscire ad aprire due
portali in così breve
tempo?”
La granroriana alzò le spalle,
afferrando
un biscotto, e strizzò l’occhio.
“Dopo il portale per quella
dimensione, aprire un varco per la Terra, qualunque sia la sua epoca,
sarà il
minore dei miei problemi.”
“Potremmo decidere un tempo massimo di
permanenza,” propose Kenzo con entusiasmo.
“Sincronizzare i timer sui nostri
cellulari, così che tu sappia quando riaprirli.”
Senza troppe sorprese, Mai, Hideto e
Kenzo espressero il desiderio di andare nel futuro. Il Guerriero Blu,
conoscendo già a memoria le carte di Yuuki, come quelle di
tutti gli altri
Maestri della Luce del resto, diede un’occhiata al mazzo di
Aileen. La
granroriana glielo permise senza troppi problemi, con la sola
condizione di
ricordarsi che in quegli anni era stato complicato venire in possesso
di carte
a Gran RoRo. Hideto promise di non fare troppi commenti.
Magisa espanse la descrizione delle
varianti che Charge e Rush
potevano avere, assicurando che ci
sarebbero stati posti in cui avrebbero potuto recuperarne alcune per
loro.
Dan, per tutto il tempo, si tenne in
disparte, contento di poter osservare quelli che un tempo erano i suoi
amici
comportarsi finalmente con spontaneità. Niente
affiorò dalla sua mente, ma
poteva almeno sperare che pian piano sarebbe potuto rientrare con
naturalezza
nelle loro interazioni.
Forse, fu per quello che venne colto
alla sprovvista dal venire direttamente interpellato.
“E tu Dan? Vuoi venire anche tu nel
futuro?”
Il Guerriero Rosso fissò a uno a uno i
Maestri della Luce, quasi sorpresi di avergli fatto una simile offerta,
ma nei
cui occhi vedeva anche una tenue speranza. Lui non aveva idea se
sarebbe stato
sufficiente. Rivedere Gran RoRo non lo era stato, rivedere loro, gli
amici di
un tempo, non lo era stato, rivedere le sue carte non lo era stato. Ma
il
futuro era dove tutto era cambiato, dove si era sacrificato.
E lui voleva ricordare.
E voleva credere che tornare dove
tutto era iniziato sarebbe stato sufficiente.
“Perché no? È
l’ultimo posto in cui sono
stato. Magari mi aiuterà a far riaffiorare i
ricordi.”
Mai fu la prima ad alzarsi, seguita a ruota
dagli altri. Avevano poco tempo per gli ultimi preparativi.
“Allora è deciso.”
E lei,
come anche Kenzo e Hideto, sentiva ora irrefrenabile il desiderio di
rivedere
Clarky, di rivedere tutti gli amici che si erano lasciati alle spalle
quattro
anni prima, di rivedere almeno per qualche ora un mondo dove, a
differenza
della loro Terra e di Gran RoRo, almeno alcune cose erano andare per il
verso
giusto.
Il
30 settembre 2651 aveva segnato un evento epocale,
modificando in modo indelebile la storia di umani e Mazoku.
Nel
piccolo, aveva per sempre cambiando anche la vita di
Clarky Ray. Anche se, dal suo punto di vista, era un’altra la
data che l’aveva
cambiata per sempre.
Ex-salvatore
di Gran RoRo, ex-Guerriero Giallo, ex-Capitano
attivo della Magnifica Sophia, era diventano con Barone il fondatore
dell’organizzazione che avrebbe vegliato sulla pace creata da
Dan, che
super-partes avrebbe impedito quanto successo a Gran RoRo, quanto
successo in
quei secoli sulla Terra.
Avevano
dato cinque anni della loro vita, difendendola con
unghie e denti, battendosi anima e corpo per quella timida e confusa
pace nata
dal sacrificio di Dan. Si erano aspettati fossero sufficienti e si
erano fatti
da parte.
“Di
questo passo, avremmo avuto meno problemi a restarne i
presidenti.”
Clarky
finì di abbottonarsi la manica della giacca,
nascondendo il sorriso al Mazoku già vestito di tutto punto
che lo aveva
affiancato.
“Almeno
ora non dobbiamo presiedere ogni seduta, solo quelle
più importanti.”
“Non
vedo ancora la differenza.”
Barone
aprì la porta della sala riunione, la stessa che
già
tante volte avevano usato in passato e che ancora usavano quando i
consigli dell’HUMAA,
l’Alleanza tra Umani e Mazoku, non necessitavano di un
ambiente più formale.
A
lato del tavolo centrale, Kazan stava discutendo con
alcuni dei rappresentanti del quadrante dell’Asia Orientale,
umani e Mazoku in
ugual misura, la cui sede centrale era situata proprio nel complesso un
tempo
baluardo dell’umanità.
La
loro entrata non passò inosservata. I discorsi si
interruppero e i presenti rivolsero loro cenni di saluto prima di
andarsi a
sedere al proprio posto. Solo Kazan e le due Presidentesse in carica,
di cui
stava per iniziare la seconda metà del loro mandato,
l’umana Yoon Hae-ryung e
la Mazoku Aarel, si avvicinarono ai due.
La
donna aveva un’espressione grave, le labbra strette in
una linea sottile, ma gli occhi erano vigili e determinati. Arrivata al
loro
fianco, chinò brevemente il capo. “Capitano Ray,
Barone. Vi ringraziamo per essere
qui con così poco preavviso.”
La
Mazoku imitò la collega, l’espressione
impassibile, nonostante
il piumaggio che circondava il suo volto sembrasse fremere.
“Non
potevamo fare altrimenti, dico bene?” Clarky sorrise
per un solo fugace istante. “Cos’è
successo?”
Kazan
si diresse verso il tavolo, seguito a ruota dagli
altri.
“C’è
stato un nuovo attacco, manca ancora la rivendicazione
ma il modus operandi è lo stesso.”
“Come
anche le implicite richieste,” concluse bruscamente la
Mazoku prendendo posto al centro della tavola, al fianco della collega
umana.
Clarky
e Barone si sedettero accanto a loro. Il Mazoku
scorse velocemente il resoconto dell’accaduto, fermandosi un
solo istante di
più nel vedere che, ancora una volta, l’attacco
era stato compiute in una delle
aree che lui aveva attraversato, prima della battaglia finale contro
Dan.
Poi,
socchiuse gli occhi e intrecciò le mani davanti al
viso. “La loro risposta non si farà
attendere.”
Clarky
si posò contro lo schienale, incrociando le braccia.
“Si stanno facendo sempre più audaci, ogni giorno
di più.”
“E
il loro consenso sta aumentando,” aggiunse la
Presidentessa Yoon. “Stanno facendo leva
sull’impossibilità di ricucire in
breve tempo le ferite di secoli, e lo stanno facendo bene.”
Aarel
posò una delle mani sul tavolo e gli artigli quasi
stridettero a contatto con la superficie lucida.
“Stanno
approfittando della nostra situazione, un filo da
cui aspettano solo che cadiamo.”
Un
esile filo su cui si stavano giostrando da anni,
costretti a vedere i loro sforzi resi vani o rallentati dai fanatici
che
invocavano alla supremazia di una sola delle due razze. Erano stati
illusi a
credere che i malumori potessero essere placati in così
pochi anni.
Uno
degli inservienti si avvicinò alle spalle delle due
Presidentesse,
attirando la loro attenzione.
“Siamo
pronti, quando volete.”
Hae-ryung
rizzò la schiena, posando le mani intrecciate sul
tavolo. Aarel annuì solennemente. “Attivate le
comunicazioni.”
Sullo
schermo apparvero le immagini provenienti da tutto il
mondo, i duo di umani e Mazoku di tutti i quadranti, convocati di
fronte
all’emergenza. L’ultimo schermo ad attivarsi fu
quello proveniente dalla città
indipendente di Nova Octo, fondata per concedere un centro nevralgico
alla
popolazione Mazoku, come Tokyo ancora lo rappresentava per gli umani.
Su di
esso apparvero le immagini della Regina Gilfam e
dell’ambasciatore umano Zack.
La
Presidentessa Yoon si schiarì la voce.
“Vi
ringrazio di essere qui. Come saprete, questo vertice
straordinario è stato necessario a causa del nuovo attacco
di Cardinal Sign.”
“Ascendant
non si farà attendere, non permetteranno che un
simile affronto passi inosservato.”
Il
significato delle parole di Aarel era implicito: altra
distruzione, altre morti, altri feriti, altro caos.
A
un suo cenno, i volti dei presidenti vennero sostituiti
dalle immagini in rapida sequenza dell’ultimo attacco
compiuto nei confronti
della comunità Mazoku. Le case distrutte, i feriti, il logo
di Cardinal Sign
impresso sulle macerie, la frase Libertà per
l’umanità su volantini
mezzo anneriti.
Clarky
e Barone incrociarono gli sguardi, leggendovi la
stessa rabbia, la stessa impotenza. A otto anni dalla loro promessa,
molti dei
passi avanti che avevano fatto erano stati nullificati.
E
ferite, che appena cominciavano a rimarginarsi, venivano
aperte di nuovo.
SPAZIO
AUTRICE:
Salve a
tutti! Ben più tardi di quanto avrei voluto, ma finalmente
inizia questo nuovo
episodio. Non è stato (e non lo è ancora) un anno
facile per me, principalmente
emotivamente e mentalmente, ma passo dopo passo sono riuscita a
scrivere questo
episodio (anche se devo ancora sistemare alcuni dei capitoli finali).
Come avrete
potuto notare, ci sono alcuni aspetti del futuro che sono stati
ispirati e
incorporati da quel poco che si è visto nel primo episodio
di Battle Spirits Saga
Brave. Ovviamente, tale episodio e i successivi due non sono canon per
questa
mia storia, ma potrebbe capitare che alcuni elementi vengano riadattati
e
modificati da me. Ad esempio, il gruppo che si batte per la supremazia
umana
sui Mazoku si chiama anche qui Cardinal Sign, ma al 99% sarà
alquanto diverso
da quello di Saga Brave. E anche la situazione dei personaggi
sarà diversa.
Chiarito
ciò, mi auguro che il capitolo (e questo episodio) vi
piaccia quanto è piaciuto
a me scriverlo. Sentitevi liberi di fare qualunque domanda o commento,
io
cercherò di rispondere al meglio.
A presto,
HikariMoon