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Autore: Federica_97    22/10/2019    4 recensioni
Un Ichigo abbastanza ansiosa per l'esame della patente, trova un insegnante niente male che l'aiuterà con la macchina.
Una piccola One-shot che parla dei miei due personaggi preferiti, Ryou ed Ichigo.
Spero possa piacervi!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che succede Ichigo?”.

Ryou l'aveva osservata da lontano per tutto il giorno. E lei non faceva altro che sospirare, distratta.

“Uhm?”. La rossa si voltò confusa verso l'amico.

“Stai pulendo quel tavolo da mezz'ora ormai, lo hai consumato”.

Ichigo guardò lo straccio che teneva in mano, solo poco prima era umido mentre adesso se lo ritrovava asciutto tra le mani.

“Niente” borbottò con l'espressione da bambina.

“Dai dimmi” Ryo incrociò le braccia al petto, in attesa di risposte.

“Lunedì ho l'esame della patente e sono praticamente negata a fare tutto” sbuffò, scoraggiata più che mai. “Insomma, riesco a guidare ma fallisco nelle cose più banali”.

“Era ora che prendessi la patente, hai vent'anni quasi” la beccò lui. “In cosa non sei brava?”.

“Non riesco bene a scalare le marce e per di più ho una paura tremenda delle salite”.

“Cosa c'è di difficile? A scalare è semplice. Magari le salite un po' meno”.

“Sì, per te è facile dirlo visto che guidi da anni”. Lo fulminò con lo sguardo e passò a pulire un altro tavolo.

Era rimasta da sola, come sempre, a fare gli straordinari. Causa ritardato dovuto alla sua pigrizia e per nulla voglia di lasciare il letto.

Il biondo roteò gli occhi, era sempre così permalosa. “Ti aiuto io, piccola impiastro”, disse infine.

La ragazza si voltò di scatto: “lo faresti davvero?!”.

Lui annuì. “A patto che tu smetta di pulire i tavoli visto che lo ha già fatto Retasu prima di andarsene”.

Sbattè le palpebre un paio di volte. “Sei insopportabile e non potevi dirlo prima!?” gli lanciò dietro lo stracciò.

Il ragazzo rise, afferrandolo al volo. Lo divertiva così tanto irritarla.

“Ti aiuto a guidare ad una condizione...”.

Lei lo guardò in attesa, chissà quale sarà stata la condizione.

“La prima lezione sarà domani, visto che è domenica e non abbiamo tanto tempo; ma devi arrivare puntuale”.

“Io sono...!”

“Sempre in ritardo, Ichigo. Non puoi negarlo. Se arrivi tardi, non ti aiuto”.

“Questo è un ricatto” incrociò le braccia al petto, offesa.

“No piccola impiastro, questa è responsabilità”, sbadigliò, avviandosi verso le scale con le mani in tasca.

“Sei insopportabile!” gli urlò dietro.

“Lo hai già detto. Domani alle 8 ti aspetto nel vialetto”, sparì completamente dalla sua visuale e si diresse in camera sua.

La sentì borbottare qualcos'altro-un insulto irripetibile probabilmente- e poi pochi minuti dopo il pesante portone si richiuse con un tonfo: era andava via.

“Quindi le farai da istruttore?”, la voce di Keiichiro lo fece trasalire.

“Mi hai fatto prendere un colpo. Che ci fai qui al buio?” lo rimproverò.

L'amico ridacchiò divertito. Spaventare Ryo non era affatto facile, a meno che non fosse perso nei suoi pensieri.

“Sì, Kei, sì”. Alzò gli occhi al cielo all'espressione del moro.

“Dovresti chiederle di uscire anziché architettare mille modi per passare del tempo con lei”.

“Buonanotte impiccione”, lo lasciò solo nel bel mezzo delle scale. Il suo tutore scosse la testa esausto. Se c'era una cosa che sapeva bene del biondo, era quanto fosse testone.

 

 

* * *

 

“Avevo detto alle 8”. Ryo se ne stava a braccia conserte poggiato alla sua macchina rossa fiammante.

Ichigo guardò il suo orologio al polso. “Sono le 8 adesso. E comunque buongiorno anche a te Shirogane”.

“Se sei in anticipo sei in orario, se sei in orario sei in ritardo”.

L'espressione che le si dipinse in faccia era un misto tra ''ma che cavolo vuol dire'' e un ''ma ti sei fumato?''

“Tu sei folle”. Guardò la macchina. “E io dovrei guidare quella?”.

Lui annuì, “tutta per te”.

“Tu sei completamente pazzo. Ti rendi conto che se anche solo la graffiassi, dovrei lavorare per te a vita e gratis?”.

“E' solo una BMW, sta tranquilla” scosse la testa lui divertito all'espressione basita di lei.

Solo una BMW!” ripetè, “Costa più della mia casa!”.

“Dai su sali, di certo non te la faccio portare qui”. Le aprì la portiera aspettando che si accomodasse per chiuderla.

I sedili erano in pelle color cammello chiaro. Quella macchina era spettacolare.

Ryo prese il posto del guidatore e si allacciò la cintura, imitato dalla rossa.

Non fecero molta strada.

Era una stradina di campagna poco fuori Tokyo dove non passava anima viva. Era terrificante.

“Mi hai portata qui per uccidermi, ammettilo dai”.

“Ti confesso che l'idea mi ha sfiorato ma no, oggi sono solo il tuo insegnante”.

Scese dalla macchina prima che potesse dire qualsiasi cosa. “Forza su, la macchina non si guida da sola”.

Quando Ichigo si mise al posto del guidatore, quasi non toccava i pedali.

“La levetta sotto il sedile, avvicinati al volante”.

Lei obbedì quasi incollandosi ai pedali.

“Non sei scomoda?” lui la guardò incerto.

“Non siamo tutti come te che quasi superi il metro e novanta”. Si allacciò la cintura, “sono piccolina io”.

Mise a moto la macchina tenendo la frizione e il freno.

“Abbassa il freno a mano, altrimenti non parte”.

La ragazza lo fece inserendo la prima marcia.

Staccò lentamente la frizione e la macchina partì.

“Molto bene” rimase concentrato sulla strada davanti a loro, era molto larga, adatta alla situazione. “Inserisci la seconda adesso”.

Lo fece senza esitare. “Adesso accelera un pizzico ed inserisci la terza”.

“Non riesco, non l'ho mai messa”. Mormorò lei.

“Non rallentare, accelera e metti la mano sul cambio, ti aiuto io”.

La rossa annuì e fece come appena dettato dal ragazzo. Poggiò la mano sul cambio e due secondi dopo sentì quella di Shirogane sulla sua.

Quasi smise di respirare.

“Così” sussurrò e la accompagnò con una lentezza estrema.

Lei si girò a guardarlo rossa in viso quasi come i suoi capelli.

“Occhi sulla strada, ragazzina” la rimproverò lui. Ma sorrise non appena lei si voltò.

Era cresciuta, anche se lei si ostinava a dire di essere bassa.

In realtà negli ultimi anni le sue gambe si erano allungate parecchio, sfiorando il metro e sessantotto. Non era bassa, ma a differenza del biondo, era minuscola.

I capelli le erano cresciuti, folti e mossi. Perfino i lineamenti del suo viso non era più quelli di una volta. Adesso era più donna, la sua Ichigo.

“Adesso, metti l'indicatore di direzione ovviamente, al primo incrocio svolta a sinistra” glielo indicò col dito. “Scala in seconda prima di farlo”.

“Ryo io non...!”

“Ti aiuto io come prima, sta tranquilla. Se ti senti insicura, frena”.

Lei prese un bel respiro e annuì.

Arrivò all'incrocio e fece esattamente come indicato dal ragazzo.

“Bravissima” sorrise lui. La fece proseguire dritto fino ad una salita abbastanza ripida.

“Adesso fermati”, le disse non appena furono in pendenza.

Lei obbedì. “Adesso non riuscirò più a farla ripartire”.

“Invece se mi ascolti ci riesci. Freno e frizione come prima e lentamente, prima di lasciare il freno, stacca la frizione”.

Lo fece ma la macchina le morì.

“Ho detto lentamente, Ichigo” rise lui.

“Dai non ridere, stupido!” divenne rossa lei pronta subito dopo a riprovarci.

Alzò la frizione lentamente.

“Ecco brava, senti che la macchina trema?” lei annuì “togli il piede dal freno e accelera leggermente”.

Nuovamente la macchina le si spense.

Fece qualche altro tentativo prima di sospirare sconfitta. “Moriremo qui, prendila tu dai”.

Il biondo scosse la testa. “Devi riuscirci tu”.

“Ma...”

“Io ho tutto il giorno” incrociò le braccia dietro il poggiatesta e chiuse gli occhi.

La ragazza ci riprovò altre venti volte prima di riuscirci definitamente.

“Vedi che riesci? E' una cavolata” la incoraggiò.

E poi le fece ripetere tutto il tragitto da capo.

 

 

“Sei andata bene, e se ti bocciano allora non capiscono niente”.

“Davvero non ho creato problemi alla tua macchina?”.

Lui sbuffò spazientito: “per la sedicesima volta, Ichigo, no. Non crei nessun problema alla macchina”. Inserì la seconda prima di accostarsi nel vialetto dietro il caffè.

La naturalezza con cui guidava era disarmante. Sperava che con la pratica, un giorno fosse stata capace anche lei.

“Allora, come conoscevi quel posto abbandonato?”. Gli chiese curiosa, slacciandosi la cintura.

Il biondo fece spallucce senza rispondere.

“Non è che ti imboschi con qualche bella ragazza?”.

Gli scappò un risolino. “Dio Ichigo, sei sempre così spontanea. Mi fai impazzire”.

Lei arrossì vistosamente, “scusa”. Borbottò infine rendendosi conto che non erano affari suoi.

“Mi ci vedi a fare certe cose?”

Lei scosse la testa e gli sorrise. Decisamente no, Ryo non era tipo.

“E tu, bambina impicciona, non ti sei mai imboscata?”.

Lei spalancò la bocca scioccata: “ma che domande sono, Shirogane!”.

Ryo alzò le mani in segno di resa, divertito.

“E poi, mi ci vedi a fare certe cose?”.

Anche lui le diede risposta negativa. Nemmeno lei era tipo da ''imboscate'' con chissà chi.

“Hai un viso così innocente” mormorò lui, scostandole delle ciocche da esso. Le accarezzò una guancia spostando leggermente il pollice ad accarezzarle le labbra. Erano forse più morbide di quello che ricordava.

Lei deglutì e si morse il labbro inferiore beandosi di quelle carezze.

Erano fermi in macchina da almeno dieci minuti ormai, e nessuno dei due accennava minimamente a scendere dall'abitacolo.

Furono pochi secondi e il ragazzo le passò una mano dietro la nuca, avvicinandosi a lei. La tirò verso di sé e la baciò. Senza esitare. Non pensava più a nulla, solo a lei e quel bacio tanto desiderato.

La sentì roteare di più il busto e allacciargli le braccia intorno al collo, ricambiando quel bacio divenuto ormai più passionale di quello che immaginava.

Si staccarono lentamente dopo secondi infiniti e si guardarono negli occhi.

Ichigo era arrossita, di nuovo. E lui impazziva ogni volta che le sue guance si coloravano di quel caldo rosso.

Si leccò le labbra come a voler assaporare ancora il sapore del ragazzo e rimase zitta a fissarlo.

“Ichigo scusa io...”. Lo vide abbassare gli occhi e rimettersi al suo posto. “Non so cosa mi sia preso, perdonami”.

Lei scosse la testa. “Va tutto bene”, mormorò quasi delusa.

Ryo scese dalla macchina e aspettò che lei facesse lo stesso prima di chiuderla.

“Se vuoi ti accompagno a casa” si offrì il ragazzo.

Lei scosse la testa, “grazie lo stesso”.

Gli afferrò la mano prima che potesse fuggire via, ancora.

“Perchè?”.

Lui sospirò pesantemente, perché ti corro dietro da sette anni e tu non te ne sei mai accorta, “è stato un errore, non volevo metterti in imbarazzo, scusami”. Disse infine.

La ragazza non lo lasciò andare. “Intendevo, perché mi baci e poi scappi”.

Lui parve non capire.

“Lo hai sempre fatto, Ryo. Prima fai un passo avanti e poi altri quattro indietro. Se stai giocando con me dimmelo”.

“Non ho mai giocato con te, Ichigo”. Le accarezzò il dorso della mano col pollice. “Sono solo un codardo”, ammise infine.

“Prova a non esserlo per una volta”.

“Potrei rovinare tutto”. Si avvicinò a lei di qualche passo.

“Allora roviniamo tutto, chi se ne frega” lo baciò ancora alzandosi sulle punte, in piedi era molto più alto di lei.

Dalla finestra sul retro un certo moro li osservava teneramente mentre si scambiavano piccoli baci e tenere carezze. Scosse la testa rientrando dentro; quei due, finalmente, si erano dati un svegliata.

 

 

“Kei-san, dov'è Ryo?”.

Quel lunedì pomeriggio un Ichigo abbastanza euforica entrò dalla porta sul retro.

“Ciao principessa, credo in laboratorio”. Sorrise gentile mentre leggeva l'ordine dei clienti.

“Ciao Onee-san! Sei arrivata finalmente!” Purin la salutò.

“Ciao Purin, scusami non ho tempo”, balzò fuori dalla cucina correndo verso il laboratorio.

Il biondo alzò gli occhi dal pesante libro che teneva in mano e fissò la porta ancora prima che lei entrasse.

“Ce l'ho fatta!”.

Lui sorrise e si alzò. “Sai che ti ho sentita arrivare da sopra? Sei delicatissima quando cammini”, la prese in giro.

“Ma Ryo mi ascolti?! Ho preso la patente!” gliela mostrò soddisfatta.

Lui rise divertito. “Sei stata bravissima”.

“Grazie anche a te che mi hai aiutata”.

Ryo scosse la testa. “E' solo merito tuo, a volte ti scoraggi così tanto che non ti rendi conto che devi solo concentrarti”. Le diede un colpetto sul naso.

“Grazie” mormorò ancora prima di dargli un tenero bacio a fior di labbra.

“Grazie a te” disse lui e poi la baciò.

“Mi farai guidare adesso?” chiese lei speranzosa quando si staccarono.

“Nemmeno per sogno”. Riprese posto sul divanetto.

“Ma Ryo!”.

Scosse ancora la testa. “Nah”. Poi gli venne un'idea e sorrise.

“Però, potremo imboscarci”.

Spalancò la bocca: “Shirogane!”.

 

 

BUON SALVE A TUTTI!

Allora inizio col dire che questo Onee-shot è nata dal nulla praticamente.

Vi spiego un po': ho la patente da un anno e, ringraziando il cielo so guidare, ma ho difficoltà (e non poche) con la salite.

Ieri mentre ero in macchina per esercitarmi, il mio ragazzo mi spiegava passo passo come fare, un completo fallimento! Ma non mi abbatto, so che posso farcela!

Adesso, mentre guidava (si mi sono distratta lo ammetto) mi è venuta in mente questo storiella.

Una romanticherata(?) di quella mai vista, me ne rendo conto! Però mi andava.

Non sono tipo da romanticismo e purtroppo anche il mio lui (col quale sto da 3 anni ormai) lo sa!

Però spero che questo possa piacermi.

Grazie mille come sempre a chi arriva fino qui!

Un enorme bacio a tutti!

P.S. Masaya non l'ho nemmeno nominato perché nella mia testa sono già lasciati da anni xD

 

 

  
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