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Autore: Merione    26/10/2019    3 recensioni
Il Regno di Huran ha appena vissuto una fase di transizione: un nuovo sovrano si è trovato, suo malgrado, a dover sostituire il suo adorato predecessore dopo che questi ha scelto per sé una diversa strada, una strada da cui non si torna più indietro. Ora il nuovo re, accecato dal dolore, vuole ingenuamente prevenire che in futuro possa ancora accadere lo stesso. Anche la sua scelta, però, non sarà tra le più sagge.
- - Questa storia fa parte della serie Spiragli di Huran. Tutte queste storie sono contrassegnate dalla sigla SH. Consiglio di leggerle in ordine di pubblicazione, ma chi preferisse l'ordine cronologico interno, può leggere seguendo la numerazione nel titolo. - -
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Spiragli di Huran'
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IL PORTALE

Il sovrano sedeva sul grande trono di diamante nero che da almeno tre secoli rappresentava il simbolo dei re di Huran. La durezza del diamante, scelto perché fosse di buon augurio per la solidità della monarchia, ne aveva reso difficile la fabbricazione e, sebbene negli anni fosse stato rimaneggiato più volte per addolcirne le curve, aveva ancora un aspetto rudimentale e solenne. La sala del trono era vuota e silenziosa, come poche altre volte era stata. Solitamente, infatti, ad animare queste pareti v'era sempre un viavai di servi, paggi, cortigiani e visitatori, ognuno con le proprie storie, le proprie richieste, le proprie ansie. Oggi però era diverso: il Grande Padre stesso aveva ordinato a tutti, finanche alle guardie che erano solite piantonare il grande portone d'ingresso, di stare lontani. A momenti sarebbe arrivato l'incantatore per l'ultima, definitiva e pericolosa dimostrazione e non voleva che si avvicinassero né incauti avventori né orecchie indiscrete.

Mentre attendeva il suo arrivo, il sovrano ripensò a quanto successo nell'ultimo anno. Ripensò a come, da semplice Capo delle Guardie Reali al servizio del vecchio re, si era tumultuosamente ritrovato seduto al suo posto. E ripensò a come, nel giorno della sua incoronazione, la gioia che innegabilmente tutti provavano non riusciva a sovrastare quel senso di tristezza e amarezza che aveva segnato tutto il regno del suo predecessore. Non era stata una scelta facile la sua. Era rimasto devotamente fedele al suo re per tutta la vita e quando lesse la lettera non riuscì a credere ai suoi occhi. Il fatto che il vecchio re non fosse riuscito ad avere eredi, né maschi né femmine, era stato un problema noto fin dai suoi primi anni di regno. I tentativi di concepire un erede erano stati molteplici e ogni volta che il sovrano e la sua consorte apparivano in pubblico gli si leggeva chiaramente negli occhi tutta la loro sofferenza. Una sofferenza sincera e profonda, non determinata soltanto dalla consapevolezza di essere gli ultimi discendenti della prima, gloriosa e finora unica dinastia regnante di Huran, ma anche, e soprattutto, dall'impossibilità di provare la gioia di diventare genitori, una gioia che la vita non negava nemmeno alle persone di più infimo rango, ma che invece stava negando a loro.

Inizialmente si sospettò che l'infertilità fosse dovuta alla regina e così, con grande coraggio, fu lei stessa a concedere al marito l'opportunità di unirsi ad altre donne, sacrificando la propria gioia personale e la propria femminilità, rinunciando alla sensazione di diventare madre e di sentire crescere un bambino dentro di sé, tutto per la felicità del marito. Lui non si lasciò convincere immediatamente. Amava troppo la sua consorte per poter acconsentire ad un tale patto, ma la moglie seppe convincerlo, come solo le donne che conoscono ogni angolo del cuore dei propri uomini sanno fare, e lui dovette cedere. Divenne però subito chiaro, dopo alcuni tentativi con donne diverse, che il problema non risiedeva nella regina. Neanche gli incantatori, che pure conoscevano quasi ogni segreto del viaggio dimensionale, nulla poterono per permettere a quel bambino tanto desiderato, al prossimo erede al trono, di viaggiare dalla dimensione dell'irrealtà a quella della realtà. Il re in secca. Così fu soprannominato dai sudditi che lo disprezzavano e dagli oppositori che tramavano alle sue spalle. Questa scoperta fece sprofondare la real coppia in un profondo stato di malessere, ognuno per motivi diversi: lei per il suo sacrificio inutile, che non rinnegò mai, ma di cui comunque portò sempre le cicatrici; lui per la sua percepita inadeguatezza, come marito e come sovrano. Si erano ritirati nelle loro stanze e nessuno all'esterno del Palazzo li vide mai più. Fino al giorno dell'abdicazione.

Quella di cedere il trono fu sicuramente una decisione molto sofferta ma, anche nel mezzo di tutta quella tempesta, al vecchio re fu presto chiaro che non ci sarebbe stato alcun beneficio nel continuare a lasciare il Regno senza guida, né tantomeno sarebbe servito tornare lui stesso sul trono, vista la sua perdita di lucidità sempre più accentuata. Con l'ultima scintilla di ragione, dunque, in quel giorno di poco più di un'anno prima, il vecchio re scrisse una lettera al suo collaboratore più fidato, al capo delle sue Guardie Reali, che tante volte lo aveva consigliato saggiamente in momenti di dubbio ed esitazione. In quella fatidica lettera, gli veniva detto, con calde e sofferte parole, che il re e la regina avevano scelto, di comune accordo, di recarsi insieme al Tempio dell'Etereo, l'unico luogo in tutto il Regno da cui era possibile abbandonare per sempre la dimensione corporea, sebbene il Codice delle Leggi consentisse loro di disporre di ancora tanto, tanto tempo per provare a ridare un senso alle loro vite. Per questo motivo, ora a lui spettava il compito di prendere le redini del Regno e inaugurare una nuova dinastia, una nuova serie di sovrani di cui Huran potesse andare fiera per i millenni a venire.

Non appena la notizia divenne di dominio pubblico e fu celebrata la cerimonia di commiato ai due sfortunati sovrani, tuttavia, si scatenò la più sanguinosa guerra civile che Huran avesse mai conosciuto. Sebbene fosse stato il re stesso, infatti, a diffondere la notizia della scelta del nuovo sovrano, una volta che il commiato fu concluso e il lutto fu sciolto si sollevarono da più parti tantissime voci che mettevano in dubbio le facoltà mentali del vecchio re nel momento in cui aveva preso la decisione e le effettive capacità del suo successore designato. Le lotte furono dure ed estenuanti e, durante tutto quell'anno, il Tempio dell'Etereo ricevette il doppio dei condannati da scorporare, mentre i Templi della Vita traboccavano di feriti da ristabilire. Eppure la sua esperienza lo aveva fatto restare in piedi in ogni battaglia, vincitore di ogni scontro, per la difesa di quel trono che il suo re gli aveva pregato di custodire. Lo stesso trono su cui ora sedeva e da cui stava per approvare la più difficile delle decisioni.

E fu proprio in quel momento che l'apertura del grande portone d'ingresso alla sala del trono lo distolse da quei gravi pensieri. Il grande incantatore d'oltreoceano fece il suo ingresso. Spingeva, in maniera apparentemente leggiadra, il pesante carrello dalle ruote di diamante che ormai il sovrano conosceva fin troppo bene. Su di esso si poggiava il grande oggetto circolare la cui ideazione e la cui creazione avevano finora consumato ogni ora libera del nuovo re.

- Bentrovato, Gorath. Siamo pronti per la prova definitiva?

- Sì, mio re. Tutto è al suo posto.

- Ottimo. Allora possiamo cominciare.

L'incantatore annuì e recitò sottovoce una formula magica grazie alla quale potè sollevare senza sforzo il pesantissimo oggetto dal carrello e poggiarlo sul pavimento. Sebbene gliel'avesse visto fare più e più volte, il re non finiva mai di stupirsi per la potenza di questo giovane, misterioso incantatore, venuto un giorno dalle terre al di là del mare con tutte le potenzialità per sbaragliare d'un sol colpo tutti coloro che avessero mai tentato di metterne in dubbio la forza e l'esperienza. Il re aveva intuito subito che non avrebbe potuto chiedere a nessun altro di aiutarlo a realizzare il suo progetto e così il patto fu stipulato: tutto l'aiuto necessario in cambio di un posto in cui vivere e perfezionare i propri studi nell'Arte Mistica. Ogni tanto si sentivano delle voci strane su di lui e sui suoi esperimenti, voci che parlavano di un certo divertimento del giovane nel provare a superare i limiti consentiti dalla natura e dalla morale, ma il sovrano non volle mai credere a tali dicerie, considerandole soltanto delle maldicenze senza fondamento. D'altronde, si diceva, il genio e il talento non possono essere costretti in una gabbia: il ragazzo doveva poter sperimentare per migliorarsi sempre di più e diventare ancora più bravo.

Il grande disco, fatto di un materiale sconosciuto, più duro e pesante di qualunque ferro si potesse estrarre dal suolo, aveva un diametro di almeno due metri e mezzo. Lungo il perimetro esterno c'era una fascia di iscrizioni mistiche e al centro una cavità abbastanza larga da ospitare comodamente un uomo in piedi.

- Ecco la nuova versione del Portale, mio re. Ho corretto le imperfezioni emerse nell'ultima prova e ora dovrebbe funzionare tutto alla perfezione.

- Me lo auguro, Gorath, me lo auguro. I dubbi mi assalgono ogni giorno di più, ma sono ancora convinto della necessità di quest'opera. Cerchiamo di chiudere il tutto oggi, prima che cambi idea.

- Chiuderemo oggi, mio re. Glielo posso assicurare.

Gorath portò i palmi delle mani a contatto davanti a sé e cominciò lentamente ad allontanarle, aprendo un piccolo portale dimensionale. Il re vide che dall'altro lato si apriva una distesa d'erba stupenda, con quelli che sembravano come dei conigli saltellare qua e là. L'incantatore allungò un braccio nel portale, attirò a sé uno di questi conigli e lo tirò fuori. Senza chiudere il portale, poi, gli legò un fazzoletto rosso alla zampa e lo poggiò al centro della cavità del disco.

- Come avrà potuto intuire, mio re, questo coniglio proviene da un'altra dimensione, parallela alla nostra. Si tratta di una dimensione disabitata, in cui non esistono forme di vita più evolute di questi animali. L'ho scoperta casualmente non molto tempo fa, durante i miei studi. Da allora è diventata la mia dimensione preferita da visitare ogniqualvolta che ho bisogno di una cavia per i miei esperimenti - spiegò Gorath, con un sorriso beffardo sul volto.

- E come potrà aiutarci stavolta il nostro amico peloso? - chiese il re.

- Ci darà modo di osservare concretamente gli effetti del Portale, mio re. Quando ci siamo conosciuti mi aveva chiesto di costruirle uno strumento d'esilio permanente, in modo da trovare un'alternativa definitiva a quella crudele pratica eseguita nel Tempio dell'Etereo che ci costringe ad obbedire a quell'assurda legge secondo cui ognuno, in base al suo stato sociale, riceve una quota predeterminata di anni di vita prima di essere forzatamente obbligato a separare anima e corpo e a scomparire dall'esistenza. Ebbene, adesso invierò questo coniglio attraverso il Portale e, se tutto andrà come previsto, lo vedremo ricomparire nella sua dimensione d'origine, esattamente da dove è stato prelevato. Il fazzoletto rosso ci aiuterà a distinguerlo dai suoi simili.

- Se tutto andrà come previsto... - ripetè il sovrano, sovrappensiero. Un anno prima, la vista del suo amato predecessore e della sua sfortunata regina che entravano volontariamente nel Tempio dell'Etereo prima del momento loro designato per non uscirne mai più aveva fatto nascere in lui un odio profondo e irrazionale verso quel luogo. Lucidamente si rendeva conto che non poteva accusare il Tempio e gli incantatori che vi lavoravano per l'infertilità del re, né tantomeno poteva privare i suoi concittadini dell'unico modo che la loro razza aveva per abbandonare definitivamente questa vita, eppure non poteva resistere alla rabbia che provava ogni volta che passava di fronte a quelle mura. Perché era dovuta andare così? Perché la vita aveva scelto di prendersi gioco proprio di lui? Perché lo aveva costretto a vedere il suo re soffrire fino a decidere di sottoporsi volontariamente allo Scorporamento? Perché non aveva concesso alla loro razza un modo più semplice e indolore per abbandonare quest'esistenza? E ancora, era proprio necessario abbandonarla, questa esistenza? Il vecchio re aveva avuto i suoi motivi per compiere questa scelta, ma in fondo al proprio cuore lui sapeva che avrebbe avuto la forza di risollevarsi, se solo avesse voluto. La colpa quindi era sua, perché non era stato forte abbastanza? No, certo che no. La colpa era soltanto di quel maledetto Tempio. La sua sola esistenza era una tentazione troppo forte per chi si trovava in uno stato mentale di scarsa lucidità. Non appena questo aggeggio sarebbe stato completato, il Regno si sarebbe accorto del grosso favore che gli stava facendo: stava offrendo a tutti coloro che, giunto il loro momento designato, si sentivano ancora in forze e pieni di voglia di vivere e a tutti coloro che, per converso, stavano considerando di farla finita la possibilità di ricominciare, di viaggiare verso una nuova dimensione in cui avrebbero potuto avviare un nuovo capitolo della propria vita.

Mentre pensava a tutto ciò, Gorath armeggiava col Portale, finché non fu pronto.

- È ora, mio re. Presti attenzione.

Il re si girò verso di lui. Il coniglio era stato legato al centro della cavità del Portale, in modo che non sfuggisse, e Gorath aveva cominciato a recitare sottovoce la formula segreta che attivava il congegno. Non appena ebbe finito, le incisioni sulla cornice esterna del manufatto si illuminarono di una luce intensa che pervase tutta la sala del trono, accecando per un istante entrambi i presenti. Non appena la luce si fu diradata, il re guardò nuovamente nella cavità e, con sua sorpresa, scoprì che il coniglio era scomparso.

- Ci siamo, mio re! Guardi! - disse indicando il piccolo portale, ancora aperto sulla dimensione dei conigli.

Il re spostò lo sguardo e scorse, tra i conigli saltellanti, un esemplare con un fazzoletto rosso legato alla zampa.

- Questo... Vuol dire che funziona? - chiese incredulo.

- Certo, mio re. Funziona! Come richiesto, il collegamento è unidirezionale. Sola andata. Non è stato semplice, ma ce l'ho fatta! Non è un caso se tutti gli incantatori di Huran conoscono soltanto il modo per aprire portali bidirezionali. Il metodo per inviare qualcuno in un'altra dimensione senza ritorno è estremamente avanzato e pericoloso. Ci vuole coraggio anche solo per tentare un processo del genere.

Il re, per la prima volta dopo oltre un anno, sorrise di genuina felicità. Finalmente era arrivato il momento di radere al suolo quel maledetto Tempio e creare una nuova dimensione dove accogliere tutti coloro che, per qualsiasi motivo, si fossero sentiti esclusi dal regno di Huran.

- È possibile collegarsi soltanto alla dimensione dei conigli? - chiese curioso.

- No, mio re. Ora le insegnerò la formula segreta per attivare il Portale. Ne esistono due versioni: una semplificata che collega il Portale ad una dimensione casuale tra tutte le infinite dimensioni possibili e una più completa, che permette di indicare con precisione quale dimensione si vuole raggiungere. È tutto spiegato in questo manoscritto che ho preparato di mio pugno. Qui troverà tutte le regole per costruire, di volta in volta, la formula più appropriata.

- Ti ringrazio, Gorath. Non avrei potuto raggiungere questo risultato senza di te!

- Non ringrazi me, mio re. Si impegni ad imparare queste formule, piuttosto. Sono sicuro che resterà soddisfatto degli effetti - disse l'incantatore, lasciandosi scapare un impercettibile sorriso sulle labbra. - Ora, se non le dispiace, mi ritirerei nelle mie stanze. Ho molto lavoro da fare.

- Va' pure, Gorath, va' pure. farò in modo di ricompensarti a dovere.

Gorath sorrise, accennò un inchino e uscì dalla sala, chiudendosi il pesante portone alle spalle e lasciando il re da solo col suo nuovo giocattolo. Si diresse poi verso le stanze messegli a disposizione dall'ingenuo sovrano. Una volta lì, si lasciò sprofondare sulla poltrona ricoperta di soffice velluto e scoppiò a ridere.

- Ah ah ah! Ora ci sarà da divertirsi!
   
 
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