Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Ricorda la storia  |      
Autore: EleWar    27/10/2019    7 recensioni
A volte nella vita reale (?) ci capita di fare strani incontri: una coppia di guardie del corpo affiatata e casinista, stiliste fascinose, bellissime modelle, scenari da favola... Ma dove l'ho già sentita sta storia?
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PREFAZIONE
(by Briz65)
 
Trovo giusto raccontarvi brevemente come questa storia abbia preso vita.
O meglio, per quale motivo.
Insomma, quale sia stata la causa scatenante dell’inesauribile fantasia di Eleonora, visto che tutto è partito da una scemenza galattica!
Mentre facevo delle pulizie, chattavo con Ele per rendere il lavoro meno tedioso, e a un certo punto mi sono accorta che non trovavo più la scopa. Così, per sfogare la rabbia, le ho digitato su Whatsapp: “MA DOVE CA**O È FINITA LA MIA DANNATA SCOPA? CI METTERÒ SOPRA UN CARTELLO CON SCRITTO IL MIO NOME E: “NON TOCCARE!” “
Mai, mai, avrei potuto immaginare che da quello sbrocco di un attimo, Ele avrebbe tirato fuori una cosa del genere! Vero è, che lei aveva accennato quasi subito un “Si potrebbe scrivere qualcosa su una frase come questa…”
[la frase in realtà era quella del titolo.Sono puntigliosa e perfezionista come sempre :-P NdEleWar ] ma di lì a immaginare quanto segue, ce ne corre.
A un certo punto mi ha pure fatto alcune domande strane, a livello personale, dicendomi di non chiedere nulla e rispondere e basta…
“A questo punto è chiaro che ho a che fare con una sciroccata di prima categoria, che io e i miei due neuroni in croce, manco le allacciamo le scarpe a questa, quanto a follia…” ho pensato.
Beh… se la follia fosse sempre questa… ce ne fosse! XD
Nel giro di una giornata, lei ha prodotto questa storia, annunciandomela per Whatsapp, e che io ho accolto con uno sconcertato “Ma… non è verooooo!!!!”
E vi assiciuro che quando l’ho letta in anteprima, in fase di betaggio, mi sono scompisciata dal ridere, commossa e pure vergognata un pochino, (oh, ma in senso buono, eh? XD)
E mi ha pure ispirato un disegno, che era un po’, che non prendevo le matite in mano…
Dunque: attenzione a chi vi frega una scopa, o qualsiasi altro oggetto contundente. Non si sa mai a chi potrebbe servire, e… la cosa potrebbe riservare delle sorprese. Se piacevoli, strampalate o imbarazzanti, giudicate voi!  
Che volete che vi dica? Ormai Ele è una garanzia, quindi… fateci sapere cosa ne pensate!
Buona lettura! 😉
Briz

 
 
 
 
 
DELLA SCOPA SCOMPARSA E RITROVATA E DI ALTRI MISTERI
 
Era un mattino luminoso quando una ragazza, alta bella e affascinante, fece il suo ingresso nella hall del resort.
Il suo passo sicuro e fiero denotava familiarità con l’ambiente, si diresse al bancone della reception senza indugio, ma non c’era affettazione nei suoi modi franchi, né presunzione.
Indossava un elegantissimo completo da cavallerizza che valorizzava la sua figura slanciata: giacca scura attillata sopra pantaloni color panna, stivali tirati a lucido e frustino ancora in mano. Il cap sottobraccio conteneva i guanti neri di pelle.
I suoi capelli biondi, raccolti in una semplice treccia, lasciavano intravedere un ciuffo più chiaro che, impertinente, era sfuggito all’acconciatura, e che alla luce artificiale posta sopra il bancone della reception, sembrava quasi bianco.
Si appoggiò con disinvoltura al bancone e chiese al portiere:
“È arrivata?”
“No, ancora no. Devo lasciare un messaggio?”
“Grazie, non fa niente. Ho giusto il tempo di darmi una rinfrescata veloce, fra non molto sarà qui”
E si allontanò dalla reception con spasso svelto.
 
Si era alzata presto quella mattina, ed era riuscita a farsi una bella cavalcata, dimentica per un attimo delle preoccupazioni e soprattutto eccitata per l’evento in programma quella mattina.
Lì al resort, dove insegnava equitazione al maneggio, sarebbero arrivati degli importanti ospiti dall’estremo oriente, ed era previsto uno shooting fotografico. Avevano scelto come location proprio il suo maneggio e tutto doveva essere perfetto. Aveva indossato la sua divisa migliore, quella delle grandi occasioni, per fare bella figura, visto che sarebbe apparsa anche lei in alcune inquadrature. Ma non solo: in quanto maestra più esperta, avrebbe anche dovuto insegnare i primi rudimenti di equitazione a quegli stranieri facoltosi, per prevenire brutte cadute o spiacevoli incidenti. Aveva personalmente scelto i cavalli più docili da montare, quelli che impiegava per la ippoterapia: meglio essere pronti ad ogni evenienza.
Il fotografo scelto, anzi la fotografa, era una sua amica, molto pignola per quanto riguardava il suo lavoro, e anche se non lasciava niente al caso in fatto di tecnica e attrezztura, per il resto era molto d’ispirazione e non si sapeva mai cosa si sarebbe inventata. Per certi versi era una vera artista, per lo meno a guizzi e trovate, anche se, ad essere sinceri, era una professionista di tutto rispetto.
Si erano conosciute per caso, tramite internet, e avevano sviluppato un’amicizia profonda basata sul rispetto reciproco e le confidenze, ma più di tutto erano accomunate dalla passione per le fan fiction sui manga giapponesi, che scrivevano e leggevano ormai da parecchi mesi e che le divertiva oltre ogni dire.
 
La ragazza bionda fece il giro del suo maneggio un’ultima volta, per controllare che tutto fosse a posto, quando si accorse che qualcuno aveva lasciato in bella vista una zolla di terra, sicuramente caduta dagli zoccoli di qualche cavallo, ma che, messa lì, stonava con il nitore circostante. Contrariata, si diresse verso lo sgabuzzino degli attrezzi, ma grande fu il suo disappunto quando non trovò la scopa, la sua scopa.
Si mise a cercarla sbuffando, tanto più che aveva già sentito arrivare gli ospiti e il vociare si faceva sempre più vicino. Questa proprio non ci voleva!
Chi aveva preso la sua scopa? Stava già pensando che, una volta ritrovata, ci avrebbe attaccato sopra un cartello con su scritto il suo nome, quando sentì la sua amica chiamarla:
“Briz? Briz, dove sei?”
La sopracitata cacciò la testa fuori dallo sgabuzzino ed esasperata sbottò:
“Io vorrei proprio sapere che fine ha fatto la mia scopa!!! Che nervi!”
“Ma in un momento come questo stai lì a pensare ad una stupida scopa? Presto esci, vieni a vedere che scena!!” e, ridendo come un furetto, la prese per un braccio e la trascinò fuori.
Nel recinto del maneggio c’era un gran trambusto, e la polvere alzata dalla sabbia del fondo impediva di vedere bene cosa stesse succedendo. Sembrava come se due o più cavalli impazziti girassero in tondo alla velocità della luce! Ma tutto ciò era praticamente impossibile, perché tutti i cavalli erano dentro ai box, e non esisteva sulla terra un cavallo capace di tali performance! Figurarsi due!
Poi una folata di vento aprì un varco nel polverone, quel tanto che bastava per scorgere due persone che si stavano rincorrendo.
Grande fu lo sgomento delle ragazze, ma lo fu molto di più quando si accorsero che quegli indiavolati erano una coppia di giapponesi: ma il popolo del Sol Levante non era famoso per la pacatezza e l’ossequiosità dei modi?
Le due si guardarono intorno: i famosi ospiti stranieri erano per lo più modelle bellissime, attorniate da truccatori, manager e tecnici, e addetti ai lavori. Tutti erano allibiti dal comportamento dei loro compatrioti; tutti tranne una donna, elegantissima nel suo abito di alta sartoria, che sospirava rassegnata. Qualcosa lasciava intendere che fosse abituata al comportamento di quei due.
Briz ed Ele, la fotografa, si avvicinarono alla staccionata, a lato della donna che, percependo il movimento, si voltò verso le nuove arrivate. Riconoscendole come le italiane che si sarebbero dovute occupare dello shooting, rivolse loro un sorriso radioso: caspita, quando sorrideva era ancora più bella!
Le ragazze si sentirono subito in soggezione ed istintivamente si guardarono i vestiti.
Briz era in divisa e aveva scelto la migliore; Ele aveva optato anche lei per il suo tailleur più bello, giacca e pantaloni, ma non aveva, appunto, dimenticato la praticità: nel suo lavoro era importante essere libera nei movimenti. Ma ora, immaginando che quella fosse la stilista, si sentì giudicata e inadeguata, e un grosso gocciolone le scivolò lungo la tempia.
La stilista, per deformazione professionale, infatti, le aveva entrambe passate al vaglio e fatto un rapido esame del loro outfit, ma, fortunatamente, non disse niente.
Quando si rivolse alle giovani però, che in trepidante attesa temevano il suo giudizio, fu gentile e, dopo un profondo inchino si presentò, con un buon Italiano:
“Buon giorno. Io sono Eriko ed è un piacere fare la vostra conoscenza” e alla maniera occidentale tese la mano ad ognuna in segno di saluto. Rassicurate da quell’approccio tutto sommato informale, le ragazze risposero rispettivamente:
“Piacere, io sono Briz Sessantacinque”
“Piacere, io invece sono Ele War, la fotografa del resort”
“Possiamo darci del tu?” chiese la stilista.
“Certamente” risposero quasi in coro le italiane.
Poi la stilista Eriko si voltò a guardare all’interno del recinto, dove i suoi connazionali stavano ancora girando come forsennati. Ma si vedeva che la stanchezza stava prendendo il sopravvento su di loro, perché avevano rallentato la corsa e si iniziava a distinguerne le figure.
La stilista sospirò, prima di dire:
“Vogliate scusare i miei… emmm… i miei amici. Sono le migliori guardie del corpo di tutto il Giappone, però a volte si lasciano prendere un po’ troppo la mano dalle loro… come si dice in italiano? Ah, sì… litigate. Dico bene?”
Le ragazze annuirono lentamente, pensierose.
Be’, litigate era proprio un eufemismo! Quelli stavano facendo da matti, e per tutto il tempo non avevano fatto altro che urlare, ovviamente nella loro lingua madre, quindi era praticamente impossibile capire cosa stessero dicendo. Ma una cosa era certa: la ragazza che rincorreva il ragazzo era rossa in viso e furiosa, e il suo intento era chiaro: voleva acchiappare lo sfortunato per fargliela pagare per qualcosa.
Le italiane si appoggiarono stancamente alla staccionata: avevano già capito che finché quei due non avessero finito quel loro teatrino, non se ne sarebbe fatto niente.
Briz pensò che, se almeno avesse avuto la sua scopa, avrebbe ripulito quella zolla, e insomma avrebbe ottimizzato il tempo, ma… chissà che fine aveva fatto quella scopa? Poi però, la sua attenzione cadde sull’inseguitrice che, ormai boccheggiando, non urlava nemmeno più.
Diede una sgomitata ad Ele e le disse:
“Guarda là… ma secondo te… quella pazza cosa sta brandendo?”
“Ummm, non capisco bene… sembra un… un bastone? Possibile? Aspetta, aspetta… ma non è una scopa quella?”
“Una scopa hai detto??? Ma quella è la MIA SCOPA!! Chi gli ha dato il permesso di prendere la MIA SCOPA??”
“Ma scusa… con tutto quel casino che stanno facendo, tu ti preoccupi che hanno preso la tua preziosissima scopa?” la canzonò.
Nel frattempo i due erano arrivati quasi allo stremo delle forze, segno che la litigata era ormai agli sgoccioli; la stilista iniziò a dare ordini in giapponese e tutti sciamarono ai loro posti.
Ele si staccò dalla staccionata, e spolverandosi dai vestiti la polvere che si era depositata, disse alla sua amica:
“Forza, ora tocca a noi! Si va in scena!” e poco prima di allontanarsi dal recinto, alitò sulla lente dell’obiettivo e controllò l’attrezzatura.
In breve, tutti si dimenticarono dei due litiganti ed ebbe inizio il servizio fotografico.
Il tempo volò fra cambi d’abito, foto, pose e giri a cavallo.
In tarda mattinata, al termine del lavoro, erano tutti stanchi ma soddisfatti.
Le modelle si ritirarono nelle stanze loro assegnate per riposarsi, i tecnici smontarono l’attrezzatura e Briz ricondusse ai box i cavalli, dove gli stallieri si sarebbero presi cura di loro.
Ele era sbracata su di una panchina all’ombra: magari in quel momento non era il ritratto della femminilità, ma davvero era così stanca che non le importava il giudizio degli altri. Poco dopo anche Briz la raggiunse, porgendole una bibita fresca. La fotografa si sistemò meglio e, grata, accolse l’offerta.
Stavano parlottando fra di loro, di recensioni e risposte alla nuova storia che stavano leggendo sul loro sito Internet preferito, quando si presentò da loro la stilista.
“Allora, ragazze, come pensate che sia andata?”
Fu la fotografa a rispondere:
“Direi meravigliosamente! Sono molto soddisfatta di come ho lavorato, e ho materiale sufficiente per un anno intero” ridacchiò “I tuoi vestiti sono stupendi e le modelle sono davvero belle, sembrano nate per indossare le tue creazioni.”
“Grazie, sei troppo gentile. Se ti piacciono tanto, scegline uno, che te lo regalo! Anche tu signorina Briz. Avete un tale fisico entrambe…”
Le ragazze arrossirono imbarazzate, e bofonchiarono dei ringraziamenti al limite dell’intelligibile; poi Ele disse:
“È stato un vero piacere lavorare con te, con voi. Un’esperienza unica.”
“Già, non mi era mai capitato di dare lezioni a modelle di alta moda” fece l’istruttrice “Grazie”
 “Grazie a voi. Amo l’Italia, e quando vengo qui per me è sempre un sogno. E poi voi italiani siete… siete così… simpatici” e sorrise sinceramente.
Vista l’atmosfera informale e rilassata, a quel punto Briz chiese:
“A proposito, che fine hanno fatto le tue guardie del corpo? Non li ho più visti…”
“Oh sì, loro sono bravi a sparire” e si lasciò sfuggire una risatina, poi riprese “Quando non sono impegnati a risolvere i loro problemi personali, sono due professionisti. Se non li avete più visti, vuol dire che, come al solito, hanno lavorato dietro le quinte. Sapete, io tengo molto a loro, mi hanno aiutato tantissimo in passato, ed io ho fatto davvero tanto per farli mettere insieme… Ora sono sposati… non per merito mio però” sospirò sconsolata “Ma sono contenta lo stesso che si siano decisi, dopo anni e anni di tentennamenti. Oltre ad essere partner sul lavoro, erano innamorati l’uno dell’altra da tantissimo tempo, ma non si decidevano mai a fare il grande passo. Lui è sempre stato un farfallone donnaiolo, che perde letteralmente la testa quando vede una bella donna, figuratevi a fare da guardia del corpo a delle modelle!” e si portò una mano alla fronte, poi riprese “Lei, la sua compagna, gelosissima, l’ha sempre rimesso in riga energicamente, ricorrendo a mega martelli di svariate tonnellate… ancora oggi non so come faccia a sollevarli! Comunque sia, adesso che sono marito e moglie, si sono un po’ calmati: lui è sicuramente fedele, anche se a volte i vecchi vizi fanno capolino, e lei ha avuto meno occasioni di sfogare la sua gelosia. Infatti oggi non ha imbracciato il suo solito martellone, ma ho visto che è ricorsa ad una scopa… quindi penso che il peccato di suo marito, sia relativamente di poco conto” e scoppiò a ridere. Poi, salutando, se ne andò.
 
Le due amiche rimasero in silenzio per qualche secondo, poi si voltarono a guardarsi.
Perché gli sembrava di aver già sentito la storia che gli aveva raccontato Eriko?
Qualcosa continuava a sfuggirgli… Fu Briz a rompere gli indugi:
“Senti ma… pensi anche tu quello che penso io?”
“Dai… dici? Ma davvero davvero?”
“E sennò cosa?”
E mentre ragionavano in quel modo, si voltarono a vedere chi o cosa stava in quel momento oscurando il sole, e si trovarono di fronte una coppia che si teneva per mano.
Lui era un bel ragazzo alto, con capelli e occhi neri, lo sguardo magnetico; lei una bellissima ragazza, dai lineamenti minuti, capelli castani dai riflessi rossi e grandi occhi nocciola dall’espressione benevola. Entrambi sorridevano alle due amiche, e queste rimasero a bocca aperta davanti a quella coppia affascinante, così divinamente assortita, che sprigionava forza e amore. Era praticamente impossibile credere che fossero gli stessi che fino a poche ore prima si stavano rincorrendo come ossessi nel recinto del maneggio, i visi stravolti rispettivamente dalla rabbia e dalla paura.
La ragazza fece un passo avanti, in direzione di Briz, e lei solo allora si accorse che la giapponese stringeva il manico della sua scopa. La rossa fece un profondo inchino e, in un italiano un po’ titubante, disse:
“Scusa me…” porgendole quella che temporaneamente era stata la sua arma di vendetta.
Briz iniziò a balbettare, tipo: “No-no-non fa niente” e a gesticolare con le mani. Come la sua amica fotografa, era soggiogata dallo sguardo dei due, dal loro carisma: una sorta di timore reverenziale era sceso sulle giovani, e sì che non erano delle novelline ed anzi erano abituate a stare fra la gente e in mezzo a turisti di ogni nazionalità. Ma cosa avevano quei due? Che razza di potere erano in grado di esercitare su di loro?
Briz, al colmo dell’imbarazzo, diede una botta sul ginocchio dell’amica e, a bocca chiusa tipo ventriloquo, le disse:
“Su, avanti, di’ qualcosa in inglese!”
Ele avrebbe voluto protestare che non lo sapeva benissimo, che non aveva studiato inglese, e che quello striminzito corso di conversation fatto lo scorso inverno, le era servito solo per ridere e divertirsi con il resto della classe… ma in effetti lei era quella che ne sapeva un pochino di più. Solo che… il buio oltre la siepe! Non sapeva cosa dire, tabula rasa, la sua testa era una landa sconfinata di erica.
La giapponese, comprendendo il suo imbarazzo e arrossendo a sua volta, le rivolse un sorriso dolcissimo e le chiese:
“Do you speak English?”
“So and so” e fece il gesto con la mano di così-così.
Allora la donna riprese, con la sua voce modulata e calma, scandendo bene le parole:
“I wanted to apologize for this morning”
E Briz, richiudendo la bocca e riuscendo finalmente a parlare, chiese all’amica:
“Allora, allora? Cosa sta dicendo?”
“Che si scusa per stamattina, credo…”
La rossa attese che la fotografa traducesse all’amica poi riprese, dopo aver dato uno sguardo al suo uomo:
“Sorry if we gave you problems” e arrossendo fece spallucce.
Lui le strinse più forte la mano e poi si decise a parlare, stavolta in un italiano con un forte accento asiatico, ma perfettamente comprensibile:
“Sì, ragazze, vogliate scusarci... noi siamo fatti così: purtroppo dove andiamo portiamo sco-scom-piglio” compitò l’ultima parola, e poi “Ho detto bene?”.
La sua voce era bassa e sensuale, e le italiane si sentirono scorrere un brivido lungo la schiena. Che gran pezzo di ragazzo era quello!!! E ci credo che sua moglie era gelosa! Anche se non fosse corso dietro a qualunque gonnella, c’era da temere lo stesso che qualcuna glielo portasse via, così bello, così affascinante. Anche lei era veramente molto bella, e di sicuro fortunata ad averlo come marito. Eppure a vederlo così, con quell’atteggiamento protettivo nei suoi confronti, con quegli sguardi innamorati che le lanciava di tanto in tanto... davvero non sembrava lo stesso idiota che aveva fatto il solco nel recinto a forza di scappare dalla sua consorte!!
Ma tant’è… si vede che quello era il loro menage matrimoniale; forse in Giappone era così che andavano le cose.
La giapponese si era accorta dell’effetto che aveva suo marito sulle due, ma non gli diede peso, né disse o fece qualcosa per metterle in imbarazzo; era consapevole della bellezza del suo uomo, e ne andava fiera pensando che ora finalmente era suo. Nonostante certe cadute di stile, come quella della mattinata, sempre più rare ad essere sincera, le era indubbiamente fedele e la faceva sentire amata e desiderata. Non poteva lamentarsi di certo. Inoltre proprio lei aveva tanto insistito, per accettare l’incarico propostogli dalla sua amica Eriko, perché sognava di visitare l’Italia e questa sarebbe stata la loro luna di miele. E conoscendo la tremenda paura di volare del suo compagno, se lui aveva accettato, era solo per amor suo. Quindi… doppiamente soddisfatta.
Le due amiche, dopo un iniziale smarrimento, recuperarono il loro solito aplomb: era finito il tempo di comportarsi come due adolescenti con gli ormoni in festa, erano pur sempre due adulte! E Briz, la più grande delle due, asciugatasi mentalmente la bavetta, rispose:
“Non ti preoccupare, anche in Italia ne succedono di queste cose, fra marito e moglie… non lo sai che noi popoli latini siamo considerati quelli dal sangue più caldo? Noi romagnoli poi…”
Ma fu interrotta dalla sgomitata di Ele che protestò:
“E sì, ormai solo voi!” si risentì la marchigiana.
L’uomo, pazientemente, tradusse alla sua compagna e questa scoppiò a ridere divertita.
Le italiane avrebbero voluto chiacchierare ancora un po’ con i due, ma loro sembravano voler prendere commiato, in fondo stavano lavorando. La rossa chiese al suo uomo:
“Dimmi come si dice in italiano piacere di avervi conosciuto” e lui glielo sussurrò, così lei si rivolse alle ragazze e, sforzandosi tantissimo, impuntandosi e riprendendo da capo, aiutata da suo marito, ripeté la frase.
A quel punto le due, profondamente emozionate,  si alzarono in piedi e si produssero in ringraziamenti e cerimonie varie. Poco prima di salutarsi la giapponese disse, stavolta in inglese:
“I hope to see you later, maybe we could have lunch together”
E Briz all’amica:
“Che ha detto, che ha detto?”
“Che spera di vederci più tardi, magari potremmo pranzare insieme”
“Oddio sarebbe un sogno!”
Ma non ci fu bisogno di traduzione, l’entusiasmo che sprigionavano le due italiane era evidente.
La coppia di giapponesi sorrise, poi Ele tese la mano ai due, e rivolgendosi principalmente a lui, che sapeva un po’ di Italiano, ma guardando entrambi, disse:
“Comunque io mi chiamo Ele, Ele War, e questa è la mia amica Briz Sessantacinque. È stato un piacere conoscervi”
Lui rispose, stringendo vigorosamente la mano ad ambedue:
“Io sono Ryo Saeba, e questa è Kaori Saeba, mia moglie” e le rivolse un sorriso pieno d’orgoglio, calcando sulla parola moglie; pur non essendo la sua lingua madre, conosceva benissimo il significato della parola.
Le ragazze si bloccarono di colpo… avevano capito bene? Cioè… loro due erano… erano proprio…? No, non era possibile! Chissà quanta gente si chiamava così in Giappone! Magari erano due nomi dei più comuni… Certo era curioso, che due persone su milioni si chiamassero così e fossero una coppia, che lavorassero insieme, che facessero anche da guardia del corpo… Ed Eriko… Perché non ci avevano pensato prima?
Ancora una volta i due sorrisero di fronte alle facce attonite delle due amiche, poi, compiendo un gesto molto più italiano che giapponese, le abbracciarono, prima una poi l’altra; e inevitabilmente, in quel modo, le giovani si ritrovarono ad aspirarne l’odore. Quello di lui sapeva di polvere da sparo, colonia, tabacco e olio; quello di lei era fruttato, quasi vanigliato.
Le due ne rimasero stordite.
Ma il loro stupore non si fermò lì perché, poco prima che scomparissero dietro l’angolo dei box, lei si voltò e, mettendosi un dito sulle labbra, gli fece il segno di fare silenzio e poi sorrise. Della serie: “Se ci avete riconosciuti, non dite niente!
Quel gesto era internazionale.
Passarono parecchi minuti, durante i quali le due non dissero niente; poi si guardarono e scoppiarono a ridere come matte, e si fecero prendere da una crisi di ridarella, fino a che mancò loro il respiro, con gli occhi inondati di lacrime.
Fra un sospiro e un tardivo scoppio di risa, infine si calmarono, e scuotendo la testa Ele disse:
“È tutta colpa della stanchezza, ne sono certa!”
“Davvero… io poi è da stamattina all’alba che sono in piedi ed ora che ci penso non ho mangiato niente… sì, sì, sicuramente è stata un’allucinazione, un calo di zuccheri”
“E poi tutto questo caldo fuori stagione…”
“Certo che… tutte e due… ma cosa siamo andate a pensare, eh?”
“Dai alziamoci, andiamo a mangiare un boccone, dopo dovrò mettere mano a queste foto; mi occorre una presa elettrica per il mio portatile”
“Sì certo, seguimi”
E fecero per alzarsi, ma Briz urtò qualcosa che cadde in terra producendo un rumore secco. Entrambe si fermarono a guardare l’oggetto finito in terra, un oggetto di cui si erano dimenticate l’esistenza.
Briz disse:
“Ma… ma è la mia scopa!”
“Ancora con questa storia! E che sarà mai una scopa?”
“Be’ sai che ti dico? Io me la porto a casa, ora più che mai è MIA e guai a chi me la tocca!”
“Briz sei una forza! Hahahahahahahah!” scoppiò a ridere la fotografa; e poi: “Che dici, me la lasceresti tenere per un po’ anche a me?”
“Ummmm… vedremo”
E mentre s’incamminavano a braccetto verso il ristorante, continuarono ancora un po’ a parlottare, e a ridacchiare sulla scopa e su chi l’avrebbe tenuta o meno; ma si guardarono bene dal dire altro, troppo emozionate per parlarne, ma anche troppo imbarazzate ad ammettere che… avevano conosciuto veramente chi credevano di aver conosciuto? Non era stata per caso la loro fervida immaginazione a giocargli un brutto tiro?
Chissà.
Certi misteri è bene non svelarli.
E a volte una scopa… fa la differenza.
Tu che dici?
 
 
***
 
 
IO DICO CHE VOGLIO SAPERE SE POI CI SIAMO ANDATE, A PRANZO CON RYO E KAORI!!!! COSA VUOI CHE ME NE FREGHI DELLA SCOPA????? NE VENDONO A CAMIONATE! IO VOGLIO ANDARE A MANGIARE CON LOROOOOOO!!!! ARF ARF ARF!!!! (NdBriz XD XD XD)
 
***
 
 
Bene, la storia potrebbe finire anche qui, e dico potrebbe, perché qualcos’altro ci sarebbe da aggiungere: un mistero resta ancora da svelare. E se non te lo stai chiedendo tu che leggi, almeno UNA persona, come vedi, ha le fregole si sapere.
L’arcano da svelare è… ma alla fine quelle due pazze ci sono andate o meno, a pranzo con quei due che credono di aver riconosciuto?
Certo rivelare come poi sono andate le cose, non contribuirà a migliorare l’immagine che vi siete fatti di loro due, ma se siete giunti fino a qui… tanto vale raccontarvelo.
 
Dicevamo… quando le due ragazze si alzarono dalla panchina, e parlottando presero la via del resort, non resistettero, e anziché andare nei locali del personale a recuperare il loro cestino per il pranzo, sbirciarono nella grande sala del ristorante, dove già avevano preso posto gli ospiti stranieri. Non fecero in tempo a mettere dentro la testa che avvistarono subito quella coppia affascinante che tanto gli aveva fatto battere il cuore.
Questi sedevano vicini e si parlavano sommessamente, si tenevano la mano, le spalle si sfioravano e a volte lui le si avvicinava così tanto che i capelli si toccavano e s’intrecciavano, sorridevano in continuazione ed emanavano un’aura d’amore. Si vedeva lontano un miglio che erano innamorati cotti uno dell’altra, e in quel momento sembrava che nel salone affollato e chiassoso esistessero solo loro due.
Le ragazze sospirano all’unisono, come due adolescenti.
A quel punto, fu il caso, oppure perché i due si sentivano osservati (caspiterina che sensi sviluppati che avevano!), entrambi alzarono lo sguardo e si accorsero di Briz e di Ele che, colte in flagranza di spiata, rimasero paralizzate dall’improvviso imbarazzo, e iniziarono a sudare abbondantemente; erano state beccate e che razza di figura stavano facendo! Ma in fondo, loro mica li stavano spiando! Passavano di lì per caso!
Comunque sia, le guardie del corpo, appena le ebbero riconosciute, sorrisero amichevolmente e lui gli fece segno di raggiungerli, non prima di aver rivolto uno sguardo alla partner cercandone il consenso. Quelle due sceme, si portarono entrambe la mano al petto, indicandosi, come a chiedere “Dici a me? Chi io?” e quando la coppia confermò l’invito, rivolgendogli un cenno di assenso, le ragazze, ridacchiando, si decisero ad avvicinarsi.
I giapponesi sedevano ad un grande tavolo rotondo e c’era posto in abbondanza; le italiane si accomodarono di fronte ai due professionisti e Briz appoggiò i gomiti sul tavolo e, sospirando ammirata, si prese il viso fra le mani. L’istruttrice di equitazione era rapita dalla visione che aveva davanti: quei due erano bellissimi ed innamoratissimi, proprio non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Ryo e Kaori, sempre più divertiti, si scambiarono uno sguardo eloquente, poi lei sussurrò qualcosa all’orecchio del marito che disse, nel suo italiano dall’accento esotico:
“Io e mia moglie siamo felici ed onorati di avervi al nostro tavolo”.
Ma le ragazze riuscirono solo ad emettere una specie di “eh eh” da ebeti. La voce di quell’uomo era così conturbante che, molto più di prima, quando li avevano incontrati lì di fuori, le mandò in brodo di giuggiole.
La donna rideva sommessamente a quella scena.
Ele fu la prima a riprendere i contatti con la realtà, e in preda all’ entusiasmo disse in italiano, stando bene attenta a scandire le parole per farsi capire:
“L’onore è tutto nostro!” e poi, dando una sgomitata alla compare, che ancora veleggiava nei mari dello stordimento “Non è vero, cara Briz?”.
Lei, tornata improvvisamente con i piedi per terra, aggiunse:
“Certamente! Anzi propongo, in nome della proverbiale ospitalità italiana e della nostra fantastica cucina…” ed entrambe le ragazze sorrisero fiere “propongo, dicevo, di offrirvi il pranzo. Sì, sarete nostri ospiti!”
Appena l’uomo tradusse il discorso alla compagna, entrambi presero a protestare che no, non c’era bisogno, che tanto avrebbero aggiunto il costo del pasto nella nota spese del compenso e via dicendo. Ma le due amiche insistettero così tanto che i giapponesi, temendo di offendere quelle simpaticissime ragazze, finirono per accettare.
Quando arrivò il cameriere, i due soci, che nel frattempo avevano studiato abbondantemente tutto il menù, ordinarono … qui mi duole dirlo… ordinarono due di tutto!
Le nostre eroine spalancarono la bocca e, come colpite da una paralisi improvvisa, rimasero così per tutto il tempo del pranzo.
Gli sposi si spolverarono quella gran quantità di cibo, che incessantemente sfilava dalla cucina alla sala, portata da camerieri cerimoniosi in livrea, come se niente fosse; se la papparono con sommo gusto ed entusiasmo, fra una risata, un mugugno di soddisfazione, una celia, un rubarsi un boccone dal piatto, un imboccarsi a vicenda. Il tutto davanti a quelle due statue di sale che erano diventate, ormai, le due italiane.
Dove erano finiti i teneri innamorati di prima? Chi erano quei due bufali affamati che stavano divorando le scorte di un mese del ristorante?
Ma per le due sfortunate ragazze, non era ancora finita…
Non solo loro non avevano avuto il coraggio di ordinare niente per sé stesse ma… si accorsero con orrore che avevano appena offerto il pranzo a due divoratori seriali, e quello era niente meno che un ristorante a 5 stelle deluxe!!!
Vi lascio immaginare lo stato d’animo di quelle povere sciagurate, quando constatarono l’entità stratosferica del conto che avrebbero dovuto pagare! Un rapido calcolo delle finanze, presenti e future, gli confermò che avrebbero dovuto dare fondo ai pochi risparmi così tenacemente messi da parte, e soprattutto ipotecare tutti i guadagni futuri.
Ele, che già stava pregustato di godersi i soldini del compenso per lo shooting in viaggi, libri e fumetti, chiuse di scatto la bocca (che, vi ricordo, era rimasta aperta ore e ore fa) e deglutì a vuoto. Un’unica lacrima si formò al lato dell’occhio destro e il suo viso si raggrinzì in una smorfia che esprimeva tutta la sua disperazione.
Contemporaneamente Briz realizzò che, non solo avrebbe dovuto insegnare equitazione da lì fino alla pensione, ma che avrebbe dovuto fare la stalliera, la giardiniera, la cuoca, la cameriera, la sguattera e quant’altro lì al resort, e che sarebbe diventata la serva della gleba di quel paradiso esclusivo.
Lentamente girò la testa verso la sua amica fotografa, cerea in viso: si guardarono e lessero, una negli occhi  dell’altra, uno sconforto rassegnato, senza pari. Poi, senza essersi minimamente messe d’accordo, caddero all’indietro all’unisono, con la seggiola e tutto, svenute, con tanto di balletto sulle loro teste di corvetti bercianti e libellule nipponiche, giunti apposta dal Giappone.
 
Quando rinvennero nell’infermeria del resort, il dottore si premurò di dirgli che erano state portate lì da una coppia di giapponesi, che si erano presi cura di loro quando, spaventati, le avevano viste cadere e perdere i sensi.
Ele disse sarcasticamente:
“Era il minimo che potessero fare!”
Ma Briz commentò:
“Ci hanno portate in braccio?” sperando che fosse stata trasportata dal bel morazzone; ma l’amica fotografa la fulminò con lo sguardo e le disse:
“Ancora?? Hai visto cosa hai combinato con la tua fissa, con quel tuo ormone ballerino?”
“Io? E tu piuttosto? Non dirmi che il bel moro non piaceva anche a te?”
“Certo! Però guardaci ora! Loro si sono sbafati l’impossibile e noi dobbiamo pagare un conto che se solo ci penso svengo di nuovo!”
“E che sarà mai? Vuoi mettere? Abbiamo offerto il pranzo niente meno che a Ryo Saeba e Kaori Makimura, ora in Saeba” e Briz congiunse le mani con aria sognante.
Ele si portò la mano alla fronte e sospirando disse:
“Non cambierà mai!”. E poi: “Bella consolazione! Non solo ci hanno proibito di rivelare la loro identità, ma se anche lo facessimo, non ci crederebbe nessuno!”
E mentre bisticciavano sull’enorme fortuna che avevano avuto, arrivò il responsabile del resort.
Entrò nell’ambulatorio e vedendole in buono stato proruppe con:
“Bene, vedo che vi siete riprese. Potreste seguirmi in direzione?”
Un gocciolone scese lungo la tempia di entrambe.
Ecco ci siamo”, si ripeterono mentalmente.
Scesero dai lettini, ed una volta a terra ebbero un leggero sbandamento. Caspita! Per fare le stupide non avevano nemmeno mangiato un boccone.
Presero a seguirlo docilmente per i corridoi degli uffici, come due birbantelle che debbano presentarsi al cospetto del preside, per la solita reprimenda.
A testa bassa, nemmeno si guardavano una con l’altra.
Una volta giunte nell’ufficio, il responsabile le fece accomodare in certe poltrone alla Fantozzi, sulle quali scivolavano da ogni parte, aumentando il disagio delle due.
Erano pronte al peggio.
Il responsabile si decise a parlare e ad emettere la sentenza, unì le dita delle mani, come un canonico pronto alla predica e proferì:
“Mi è stato detto che avete offerto il pranzo a due ospiti giapponesi”.
Le due annuirono meste.
“Mi è stato detto che il suddetto pranzo è stato luculliano”.
Le due fecero spallucce.
“Mi è stato detto che nelle dispense non è rimasto niente”.
Facce indescrivibili.
“Ora… sapete cosa questo comporta?”
Briz abbozzò un:
“Più o meno…”
“Benissimo” riprese il super mega responsabile “quindi sarò buono con voi, non voglio infierire, in fondo siete già vittime della vostra dabbenaggine, quindi, non c’è bisogno di aggiungere altro… chi è causa del suo mal pianga sé stesso” pontificò.
Ele pensò sarcasticamente:
Ci mancavano anche gli adagi popolari!”
“Quindi… direi che per il momento vi potete accomodare in cucina: ci sono montagne di piatti e stoviglie da lavare, e manco a dirlo, la gran parte sono dei vostri amici” e sorrise soddisfatto “potrete iniziare da lì” e gli strizzò l’occhio come fosse l’uomo più simpatico della terra.
Le due povere italiane si alzarono, salutarono con un “Grazie” stirato a denti stretti e, a passi strascicati, si diressero verso quelle lussuosissime e intasatissime cucine.
 
Io le ho incontrate proprio lì, con tanto di guanti di gomma e grembiuloni, ovviamente stavano bisticciando, anche in quel momento: si spruzzavano l’acqua, si tiravano le spugne insaponate, e ridevano come matte.
Mi è parso di sentire Briz chiedere alla compagna di sventura:
“Che dici? questo sarà il suo piatto?”
“E smettilaaaaa!!!” e poi scoppiando ancora a ridere “Ma tu guarda che fine abbiamo fatto! Non era meglio restarcene a casa e scrivere fan fiction?”
“E se mi portassi via questo bicchiere? Magari lui ci ha appoggiato le sue labbra per bere…” con aria sognante.
“Ho detto smettila! Ha ha ha ha ha ha ha! Piuttosto, se proprio fosse, questo lo prendo io!”
 
Quindi: a pranzo con loro ci sono andate poi, alla fine, e direi che gli è costato decisamente caro, molto caro.
E con questo vi ho svelato l’ultimo mistero.
Contente?
^_^      
 
Ps: Non era meglio non conoscerla questa parte? Intendo per la reputazione delle nostre amiche!

Be' se siete arrivate alla fine di questo mio ennesimo delirio, vi meritate un premio, magari un giro sui cavalli di Briz Sessantacinque con tanto di foto ricordo scattata da me ^_^ 
GRAZIE ancora, vi lovvo come sempre, e soprattutto GRAZIE alla mia compagna sciroccata Briz65 che, come dico sempre, mi ispira, mi beta, mi supporta e sopporta, e condivide con me e con voi, uno sconfinato amore per questi due fantastici personaggi di carta, Ryo e Kaori, che ognuno di noi vorrebbe fossero in carne ed ossa, e magari incontrare, non solo nei sogni.

Intanto godetevi questo esilarante disegno della nostra cara Briz65

resized-Briz-Ele-Ryo-Kaori
image hosting website

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: EleWar