...And now we are one
Il
rimbombo creato dall'ascensore in movimento non riuscì a
sovrastare le forti emozioni che in quel momento lei stava provando, e
che parevano riecheggiare come veri e propri suoni fuori dal suo corpo
tarchiato. Era come se le emanasse verso le pareti di quel modesto
impianto grazie all'uso di una strana magia, per poi infrangersi su di
esse e tornare indietro più intense di prima. E proprio come
le
due direzioni, erano emozioni... divergenti.
Sicuramente vi era anche
il sollievo di togliersi il più grande peso che la sua ANIMA
avesse mai portato, ma non poteva fare a meno di provare la sua solita
insicurezza e paura per la verità agghiacciante che stava
per
confessare a praticamente tutti i mostri del Sottosuolo. Certo, una
volta informate le famiglie sarebbe stata solo questione di minuti
prima che ogni abitante di quel mondo sotterraneo avesse saputo dei
suoi esperimenti; sarebbe stata la notizia da prima pagina in qualsiasi
giornale o sito Undernet, lo scoop incontrastato che avrebbe lasciato
parlare di sé per chissà quanti decenni dopo la
sua
rivelazione.
Alphys, la scienziata reale scelta nientemeno che dal
monarca Asgore Dreemurr, colei che aveva iniettato l'essenza degli
esseri umani chiamata DETERMINAZIONE in molti pazienti mostri, che poi
si
erano fusi tra loro in modo irreversibile. Alphys, che per
anni
aveva ignorato le telefonate dei poveri familiari ancora in attesa di
un qualche risvolto, e si era persino rifiutata di rispondere alle loro
lettere piene di parole affrante e rabbia trattenuta a stento. Proprio
lei, la scienziata più importante del Sottosuolo e un
probabile punto di riferimento per i più deboli, che li
aveva
lasciati nell'ombra e si era come cancellata dall'esistenza,
lì da sola nel suo laboratorio della regione arida senza
avere mai contatti con la società esterna. Lei che...
Un guaito distorto proruppe da un'escrescenza indistinta di una delle
creature alla sua sinistra.
La scienziata tutta gialla si rivolse verso di essa, e
benché fosse caratterizzata da un aspetto a dir poco raccapricciante oltre
che gocciolante di magia allo stato liquido, il mostro dinosauro
non ebbe timore di quella visione: le sue labbra si dischiusero in un
sorriso dal gusto squisitamente materno, riflesso di speranza e pregno
di malinconia.
-Sì, Endogeny. Andiamo a casa... tutti quanti.-
Per tutta risposta, gli Amalgamati fecero tremolare e oscillare diverse
parti dei loro corpi confusi e melmosi, e in questo modo altra essenza
magica dal colore biancastro imbrattò il
pavimento.
Alphys non calcolò minimamente il
tintinnio grave che ogni goccia produceva al contatto con l'acciaio.
Era ancora persa
nei suoi pensieri e avvolta da una marea di sensazioni soffocanti, ma
ora che una delle creature aveva attirato la sua attenzione la sua
mente si focalizzò su di esse.
Nonostante la loro aria grottesca, quell'essere umano con la maglietta
a strisce non aveva accennato il minimo segno di violenza,
così come aveva fatto durante il suo lungo e insidioso
viaggio dalle Rovine alla CORE; laggiù nel laboratorio
nascosto aveva compreso e accettato la verità che gli si era
brutalmente presentata davanti senza mostrare terrore o incertezza, ma
soprattutto con la sua pazienza e il suo supporto l'aveva aiutata a
prendere la decisione che le avrebbe cambiato la vita per sempre. Era
incredibile, Alphys non avrebbe mai immaginato di poter provare una
simile gratitudine per un umano.
La porta dell'ascensore si aprì scorrendo di lato, il che
significava che aveva raggiunto il piano terra del laboratorio di
Hotland. Guardò davanti a sé e respirò
profondamente, lasciando che i pensieri scomodi e infelici scivolassero
via dalle sue membra, sperando, pregando
che potessero ritornare a tormentarla il più tardi
possibile...
Ma appena mise in moto i suoi piedi maldestri e uscì dalla
cabina si ritrovò proprio lei ad aspettarla,
e la sua ANIMA saltò un battito dall'apprensione.
-Ciao Alphys, mi chiedevo dov-...-
Il verso di Endogeny di poc'anzi lo aveva percepito per un soffio,
tuttavia la frase tagliata a metà di Undyne parve
risvegliare definitivamente i suoi sensi ovattati dalle troppe
riflessioni
pesanti e sgradevoli, e la scienziata la guardò sofferente
da dietro gli occhiali rotondi ondeggiando lievemente la sua coda
tozza da destra a sinistra.
Quando le molte entità a lei sconosciute si erano
allontanate dall'ascensore con movimenti flemmatici e avevano
accerchiato l'amica, stagliandosi maestose al suo cospetto come un
gruppo di guardie del corpo vigili e silenziose, la figura slanciata
del mostro pesce si era irrigidita all'istante.
Se non fosse stata al corrente della sua bontà d'ANIMA,
sebbene il suo ruolo di leader delle guardie reali, avrebbe quasi
temuto che Undyne potesse ingaggiare battaglia con quelle povere
creature
proprio lì a seduta stante. Alphys però sapeva
bene che non avrebbe mai visto le sue
lance brillanti scagliarsi senza pietà su degli esseri
innocenti di cui neanche capiva la provenienza, e che comunque
rievocavano inevitabilmente qualche caratteristica di mostri a lei ben
noti.
-Quello è... il... corpo di uno Shyren...- fu infatti il suo
primo commento dopo qualche attimo di esitazione, mentre osservava
sbigottita un Amalgamato mediamente grande che ricordava fin troppo la
sorella di una sua vecchia allieva e amica.
Era proprio ciò di cui il mostro dinosauro aveva paura.
Sotto uno sguardo attento era palese il collegamento tra Lemon Bread e
la sua conoscente; in qualche modo anche la guerriera era coinvolta in
quella atroce realtà, e avrebbe potuto perdere il suo
affetto se non fosse riuscita a giustificarsi per bene.
Oh, il suo affetto, quanto avrebbe voluto tenerselo stretto e
domandarle se c'era qualcosa oltre la semplice amicizia.
Dopo il falso
appuntamento con l'umano di neanche due ore fa e le dolci parole di
Undyne, la sua ANIMA bianca aveva palpitato come mai aveva fatto. Ma
qualcosa ancora la frenava, era convinta che - al solito - avesse
frainteso la situazione e che non era lontanamente immaginabile che il
mostro ceruleo potesse ricambiare i suoi sentimenti. Di sicuro a
giudicare dalla sua espressione ora non aveva alcuna
intenzione di esternare il suo lato più tenero, come aveva
fatto alla discarica e in molte altre occasioni. Non era nemmeno
vestita con quel suo grazioso giubbotto in pelle e il foulard rosso
acceso: la scienziata già rimpiangeva il siparietto
imbarazzante che si era eretto nella regione delle cascate, tra acqua
grigiastra e pile di rifiuti...
Cinse il petto con le sue braccia grassottelle e si raschiò
qualche squama delle dita con i suoi artiglietti mentre raggruppava le
idee.
Alla fine dalla sua bocca fuoriuscirono parole tremanti, e purtroppo il
suo difetto di pronuncia ne risentì: -U-Undyne... sono
mostri c-come noi. Li sto p-portando dalle loro famiglie. Ti... t-ti
racconto lungo la s-strada-.
Titubante, avanzò per un paio di passi verso la sua amata,
gli Amalgamati alle calcagna.
Non sapeva davvero che cosa avesse potuto frullarle nella testa dopo
una
simile scoperta, era certa solo di come la poca massa dentro il suo
corpo da mostro si era contorta, terrorizzata,
alla vista del suo occhio giallissimo
che la fissava in maniera indecifrabile.
Undyne ebbe appena il tempo di indietreggiare da una parte per
lasciarla passare e poi incamminarsi con lei, quando all'improvviso la
porta che le avrebbe condotte a Waterfall si aprì e
rivelò una sagoma bassa e scheletrica, con indosso un
giaccone blu molto pesante e delle banali ciabatte dalle
tonalità rosate ai piedi.
-Eh-ehy, eccoti Undyne. S-perone
che mio fratello p-ossa
averti aiutata con la questione del falan-jogging e...-
Aveva già raggiunto la console grigia che occupava un'ampia
superficie del muro situato a nord, ma d'un tratto si
arrestò subito lì accanto e
il suo eterno sorriso sembrò incrinarsi.
-...Oh. Ehm. Okay, non è il momento delle battute suppongo.-
La guerriera lo squadrò esterrefatta; non capiva come
quell'ammasso di ossa vivente potesse rimanere così calmo
anche dopo aver visto uno spettacolo del genere. Fortunatamente aveva
avuto il buon senso di troncare con le sue solite battute fuori luogo,
ma non appariva restio nel voler rinunciare al suo vizio di tenere le
mani nelle tasche stile ragazzino svogliato e birbante, e questo le
fece rizzare le scaglie.
Fintanto che entrambe si avvicinarono a lui e
Alphys prese la parola, però, il suo fastidio si
tramutò in
stupore.
-C-ciao Sans. Ascolta, ci a-aiuteresti a raggiungere i loro p-parenti?-
balbettò, indicando dunque le creature melmose con una mano.
Undyne si domandò da quanto i due si conoscessero, e se
forse l'occhiata comprensiva di Sans non nascondesse qualcosa.
-...Eh. Vi aiuterò. Ma per favore, non dite a nessuno dei
miei poteri. Papyrus ormai lo sa, e anche buona parte di Snowdin, ma
non voglio che si sparga la voce.-
-I tuoi poteri? Di che stai parlando, vuoi lanciare ossa a tutto spiano
e aspettare che te le riportiamo come se fossimo cani?-
Il mostro scheletro non badò al tono sprezzante - seppur
tinto da un velo di ironia - del capitano delle guardie, e si
limitò ad
allargare le braccia.
-Tenetevi strette. Anche tu dottoressa, e assicurati che anche quei
cosi si tengano in qualche modo.-
Fecero esattamente questo, e il laboratorio di Hotland, da gremito di
mostri qual era, in una frazione di secondo divenne deserto e silente.
Al principio, una volta preso atto dello straordinario
potere di cui era dotato il fratello maggiore di Papyrus, la guerriera
era rimasta
incredula. Con il suo
teletrasporto, Sans fu in grado di spostare l'intera schiera di
creature e conoscenti da una regione del Sottosuolo
all'altra in
tempi rapidissimi e senza sforzo, cosicché
pian piano ogni singolo Amalgamato venne riportato a casa.
E ovunque si erano ritrovati a marciare, nessun membro delle famiglie
era stato
risparmiato
dalle scuse interminabili di Alphys. Il camice di quest'ultima aveva
continuato a strascicare a terra tra un breve tratto all'altro, quasi
come a simboleggiare il suo dolente stato d'ANIMA, e a giudicare dal
timbro angoscioso della sua voce era
piuttosto evidente quanto fosse stato complicato per lei rivelare il
suo oscuro segreto di fronte alle diverse specie di mostri.
Di conseguenza, Undyne aveva quasi subito
dimenticato le capacità
fuori dal comune di Sans; si era solo preoccupata di ascoltare
attentamente il triste racconto
della sua migliore amica, constatando infine l'enorme
gravità di ciò che le era accaduto, e del
terribile peso che aveva dovuto sostenere. Aveva fatto qualche domanda
sporadica, giusto per rendersi partecipe alla storia narrata e non
farla sentire sola nella sua disperazione, ma non aveva ancora dato un
suo giudizio su quello che aveva visto e udito balbettare. La
scienziata aveva avvertito il suo sguardo penetrante pizzicarle il viso
per tutto il tempo, e non aveva osato guardarla nemmeno di striscio per
paura di scorgere sul suo volto un'espressione di disgusto o
traboccante d'odio. Fu per questo motivo che si era persa un dettaglio
fisico di Undyne di cui lei conosceva bene il significato: le sue
pinne, prima aperte a ventaglio, si erano afflosciate gradualmente
lungo gli zigomi celesti...
Nel mentre che Alphys si era scusata per le condizioni dei mostri, del
ritardo immenso e delle risposte ai messaggi mai pervenute, l'altra
aveva osservato ogni particolare senza dire nulla, la testa e la sua
stessa ANIMA investite da un turbine di pensieri sconnessi e sentimenti
da mozzare il fiato.
Assistere alla reazione dei parenti era stato un qualcosa di
meraviglioso, una scena da far commuovere chiunque; non si erano
arrabbiati, non si erano mostrati inorriditi, bensì
tremendamente felici di rivedere
i loro cari e disposti ad accettare qualunque metamorfosi a cui erano
andati incontro. Proprio l'elemento che aveva spaventato di
più la scienziata - e che aveva contribuito ad accrescere i
suoi sensi di colpa - era
diventato il mezzo grazie al quale ora i familiari, nonostante le loro
differenze di aspetto e di mentalità, si erano uniti in modo
inscindibile.
Alphys avrebbe davvero voluto provare la serenità di chi
finalmente aveva conquistato una tale vittoria, era sì
sollevata dagli ampi sorrisi e ringraziamenti che ottenne, ma ora vi
era il grosso problema di Undyne.
Quando tornarono al laboratorio di Hotland chiese dunque a Sans di
lasciarla sola con lei; avrebbe cercato di chiarire la faccenda in
maniera definitiva, anche se questo avrebbe potuto comportare
l'allontanamento della ragazza che amava di più al mondo.
Il mostro scheletro, che fino a quel momento pareva essere rimasto
impassibile nonostante la situazione drammatica, non provò a
obbiettare. In un attimo col suo teletrasporto sparì
dall'edificio per cercare il fratello più piccolo,
abbandonando le due amiche in una cupa atmosfera carica di tensione.
Ora lei era lì, la schiena curva e robusta rivolta verso la
guerriera, la gola secca a causa dell'ansia crescente e il muso chino
che contemplava con disinteresse le piastrelle azzurre della sua
singolare casa.
-Undyne... ora s-sai tutto quanto... t-tutto quello che ho fatto. Se...
se n-non vuoi più essere m-mia a-amica lo posso capire.-
Tirò su col naso, e il suo respiro si fece difficoltoso.
-Alphys...- tentò Undyne incerta, ma ne seguì una
frase quasi delirante, che devastò la sua ANIMA per quanto
le suonò disperata e vacillante per via dei singhiozzi.
-U-Undyne, non, n-non p-penserò male d-di te se vorrai
r-r-rompere la, l-la nostra a-a-... a-amicizia...-
Spalancò l'occhio, e si pentì immediatamente
dell'aver esitato quando avrebbe dovuto rispondere con prontezza.
Sembrava che la scienziata stesse per perdere il controllo ed essere
sopraffatta da un attacco di panico, e ora si sentiva in obbligo di
curare il suo malessere e tirarla su. Non voleva che soffrisse ancora,
non per colpa sua.
L'aria passò svelta tra i suoi denti
affilati mentre si affrettava a replicare: -No, no Alphys, io non
voglio rompere la nostra amicizia! Io ci tengo tanto, tantissimo, non
mi importa di quegli esperimenti!-
Quella smise di tremare, ma i singhiozzi acuti che le percuotevano il
corpo non si interruppero neanche per un istante.
Gli altri mostri avevano
accolto gli Amalgamati e lei stessa con calore, senza adirarsi o avere
atteggiamenti rancorosi, e questo era vero. Ma Undyne era abituata a
ben altro dalla sua persona, come poteva non disprezzare lei e il suo
orrendo passato? Forse anche la guerriera dopotutto era brava a
mentire...
Come se il suo ultimo pensiero fosse stato scritto su un libro apposta
per
essere letto, il mostro pesce parlò di nuovo, il tono
risoluto ma compromesso sul finale.
-Non sto mentendo! Guardami, ti prego Alphys...-
Quella supplica così contradditoria per una leader delle
guardie fiera e coraggiosa le diede la forza necessaria per girarsi
verso l'amata, e la scienziata sussultò quando vide le pinne
cadenti ai
lati del suo viso.
Undyne possedeva una benda che le copriva la cicatrice dove un tempo si
trovava il suo occhio sinistro: ne aveva uno solo sano, ma Alphys aveva
imparato fin da subito che riusciva comunque a trasmettere ogni
emozione possibile. E adesso, la posizione delle sue pinne parlava
chiaro.
-Non sono arrabbiata. Sono affranta... per quello che ti è
successo, quello che hai dovuto sopportare. Sto... sto quasi odiando
Asgore per l'incarico che ti ha dato.-
Sentì la sua ANIMA perdere un battito. I singulti che ad ora
l'avevano resa malferma cessarono come per magia, lasciando spazio solo alle
pulsazioni sfrenate
che si stavano scatenando nella gabbia toracica.
Erano lacrime quelle
che stavano coprendo con luccichii iridescenti la pupilla della
guerriera...?
-Credimi Alphys, ti prego. Io non voglio rinunciare alla nostra
amicizia. A te.-
Il mostro giallo strinse le manine a sé e si
calmò un poco, dopodiché domandò con
un fil di voce: -Undyne... p-perché sei... così
gentile con me?-
L'interlocutrice, forse per cacciare indietro le lacrime, chiuse le
palpebre e poi la guardò di nuovo, mentre le sue guance si
tinsero di rosa.
-Quello... quello che ti ho detto oggi alla discarica, te lo ricordi?-
Oh, come avrebbe potuto dimenticarlo? Nel corso della sua formazione al
laboratorio della regione arida, da comune abitante del Sottosuolo a
scienziata reale, si era imbattuta solo in cocenti delusioni, mera
solitudine e angoscia opprimente. Udire Undyne parlarle delle sue
qualità con cotanta dolcezza - e scoprire quanto tenesse a
lei
e alla sua felicità - era stato un toccasana per l'ANIMA
innamorata che teneva al sicuro dentro al suo petto. Tuttavia, anche
dopo quel tenero abbraccio che le aveva regalato e che l'aveva tenuta a
stretto contatto con il suo vestito scuro e le sue scaglie
scintillanti, la guerriera aveva agito in maniera strana. Aveva
lanciato Alphys dentro a un cassonetto e aveva chiesto a Papyrus,
nonostante
fosse stata una sua idea, di badare all'allenamento che le avrebbe
rafforzato il corpo e lo spirito. Probabilmente aveva davvero preso un
abbaglio, lei non avrebbe mai potuto...
No, non ce la faceva, non poteva più aspettare. Questo
sarebbe stato il giorno in cui avrebbe confessato il suo amore, niente
e nessuno l'avrebbe fermata, nemmeno lei stessa e le sue
perplessità.
Arretrò di qualche centimetro e abbassò il muso,
gli occhi strizzati e un fuoco rovente che crebbe dalla sua ANIMA fino
alle punte della cresta, infiammando ogni fibra del suo essere.
-Undyne, è d-da tanto che me lo tengo dentro, io, i-io...
Perdonami, lo so, sono d-disgustosa, non dovrei sentirmi
così, ma quando ti ho d-detto che sei gentile, g-graziosa,
io i-intendevo...-
-Alphys!- esclamò quella frastornata, e conscia delle
proprie guance divenute ormai color cremisi, aggiunse: -Io... ehm,
anche
io intendevo che sei gentile, graziosa e... e adorabile. Avrei voluto
dirtelo di persona, questo e altro, ma alla fine ho solo scritto una
lettera che l'umano non è riuscito nemmeno a dart-...-
-Quella lettera e-era, era TUA?-
Entrambe ebbero un brivido, uno che le scosse dalla testa ai piedi. Per
un periodo imprecisato, i secondi parvero non scorrere più.
-Sì.-
Un'unica sillaba, e Alphys credette di esplodere insieme alla sua
fragile ANIMA. Non se ne sarebbe lamentata, sarebbe morta in uno stato
di completa estasi, e persino le sue misere polveri avrebbero
continuato a permeare di quel dolce incanto.
-Non... c'era la... firma...-
Ormai non sapeva bene nemmeno cosa stesse farneticando, o se
l'altra fosse riuscita a cogliere il suo flebile mormorio.
La lettera le era stata consegnata eccome, e il suo contenuto le
apparve nitido nella mente, come se fosse caduta in trance dopo il
sortilegio di un Madjick. A questo punto, nulla le
sembrò inverosimile.
"Alphys... ciao amica
mia.
Purtroppo non ho il
coraggio di dirti a voce quello che sto scrivendo. E anche le mie
capacità di scrittura lasciano a desiderare. Ma è
passato troppo tempo, ed è diventato complicato andare
avanti con questi sentimenti chiusi in un guscio dentro di me. Devo
farti sapere quello che provo per te, anche se non ricambierai e mi
rigetterai.
Adoro... no, amo tutto
di te. Sei bassa, sì, ma non è affatto un
problema, mi trasmetti tenerezza e una voglia matta di abbracciarti e
proteggerti... Per me non sei nemmeno troppo grassa, anzi trovo
adorabile la tua stazza. E, Alphys... diffida di chi ti dice che sei
brutta. Non lo sei, per nulla.
Tu sei tanto carina, hai
un musetto dolcissimo, degli occhi grandi e splendenti, e... i dentoni
che ti spuntano e che tu odi tanto per me sono stupendi,
perché mi ricordano costantemente il tuo sorriso. Sei bella,
bellissima, più di qualunque altra cosa al mondo. Potrei
stare ore a sentirti parlare delle tue passioni. La tua voce mi scalda
l'ANIMA ogni volta, balbettii o no.
...Sta finendo la
carta, non riuscirò a scrivere tutto quello che penso. Se
solo sapessi descrivere meglio quello che provo per te... Non riesco a
stare senza di te, neanche un secondo, ma se non vorrai ricambiare
posso comprenderlo.
Grazie per aver letto,
amore mio."
Uscita da quel bizzarro ma piacevolissimo torpore, Alphys
focalizzò
la guerriera a pochi passi da lei, e non provò il minimo
rimorso nel pronunciare quella fatidica frase.
-Undyne, io ti a-...-
Ma dovette interrompersi poiché la vide avanzare nella sua
direzione, un colpo di stivale dopo l'altro e le pinne di nuovo ritte e
scattanti; la sua ANIMA semplicemente non poteva rimanere indifferente
a quella visione ammaliante, e si mise quindi a battere con frenesia,
facendole morire le parole in bocca.
Si inginocchiò dinanzi a lei e molto lentamente mosse le
braccia per poggiare le mani palmate sulle guance del mostro dinosauro,
iniziando ad accarezzarle le squame giallo ocra.
-Sì... È questo quello che provo per te.-
Appoggiò la fronte sulla sua, e Alphys si perse in quel
vasetto di miele dentro il suo unico occhio...
-Desidero stare accanto a te per sempre, fin quando non sarò
altro che polvere. Noi due insieme, come una cosa sola, come quelle
creatu-... Ehm, senza fonderci e diventare melma anche noi, insomma!-
Inarcò le sopracciglia e sorrise imbarazzata, aveva
decisamente scelto il paragone sbagliato. Eppure Alphys non se ne
curò.
Sollevò anzi le braccia per sovrapporre le
sue mani con quelle dell'amata, ancora intenta a sfiorarle le gote
rosate.
-Undyne... la... l-la mi-... uh.-
-Dillo, piccola.-
Riconobbe lo sguardo del mostro pesce: ora che i denti acuminati erano
retrostanti al labbro inferiore nessuna parte della bocca era celata da
essi, e questo le conferiva un'espressione colma d'affetto, affetto
riservato solo ed esclusivamente a lei...
La sua coda ondeggiò con delicatezza, ma a un ritmo comunque
abbastanza insolito considerando la sua indole timida e nervosa.
Ricambiò il sorriso amorevole e sussurrò,
stavolta per intero: -La mia Undyne...-
Dalla sua gola salì un rumorino sordo, che ricordava le fusa
di un gatto; nel sentire la morbidezza della sua risatina fatta a
labbra serrate, l'ANIMA della scienziata si sciolse come un blocco di
ghiaccio che raggiungeva i canali roventi di Hotland dopo il suo
placido
attraversamento del Sottosuolo.
Ridacchiò a sua volta, e quando intrecciarono le loro dita
in un vivace alternarsi di giallo e blu Alphys si arrese a quella
splendida beatitudine, non poteva desiderare di meglio.
Furono interrotte dall'ennesimo fruscio metallico della porta ovest del
laboratorio. Un altro mostro scheletro, molto più alto di
Sans e dall'aria cordiale, irruppe nella struttura e si rivolse alle
due, il mantello rosso che ricadeva sulla schiena dopo la precedente
corsa.
-Undyne! Dottoressa Alphys! Dobbiamo andare tutti alla Barriera,
dobbiamo impedire che l'umano combatta con Asgore!-
Undyne si alzò in un baleno, la notizia che le fece
ribollire la magia della quale era composta. Guardò prima
seria il suo migliore amico, poi la scienziata. Quest'ultima congiunse
le manine gialle e affermò decisa: -Undyne, andiamo!-
Dopo aver fatto un cenno a Papyrus per fargli sapere che erano
d'accordo, il mostro ceruleo sollevò la sua innamorata da
terra e la strinse a
sé con fermezza, facendole sfuggire uno squittio sorpreso ma
divertito.
-Noi andiamo avanti, Papyrus!-
E diede il via ad una corsa vertiginosa, la coda di cavallo scossa
dalle raffiche generate dall'elevata velocità, la Barriera
come unica destinazione per fermare un futile omicidio.
Alphys rimase legata al suo busto e chiuse gli occhi, affaticata dalla
giornata intensa che volgeva pressoché al termine; tuttavia,
ripensando a come erano andate le cose provò una gioia
sconfinata, e si abbandonò ad un luminoso sorriso.
Era riuscita finalmente a dimenticare i suoi dubbi, le sue
preoccupazioni, le sue avversità, e
perciò non venne affatto disturbata dai fremiti che si
creavano per effetto di ogni agile movimento delle gambe della
guerriera.
Si accoccolò sul suo petto e lasciò che i battiti
delle loro ANIME la cullassero per tutto il tragitto.
Sembravano battere all'unisono.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Come potete vedere nelle mie storie ho deciso di far rispettare la punteggiatura mentre parla Sans e di non scrivere tutto in maiuscolo i dialoghi di Papyrus e Mettaton. Va bene in un gioco, ma in uno scritto no, dai. Capisco essere fedeli, ma... Beh, ad ogni modo, questa è la mia One-shot dedicata a un altro Missing Moment legato ad Alphys e Undyne, questa volta ambientata durante la partita di un giocatore (in Pacifist, ovviamente). Volevo dare un'interpretazione alla loro dichiarazione, perciò eccola qua! E anche la chicca della lettera, cosa volete di più? xD Ho cercato appunto di fare in modo che non si capisse che a scrivere fosse stata Undyne, e che le dolci paroline potessero, secondo Alphys, uscire fuori anche da Frisk xD E sì, niente baciucchio, se no andava a ramengo la scena prima di Asriel Dreemurr e quella dell'epilogo. La cosa di Sans all'inizio che ho lasciato volutamente col punto interrogativo riguarda una teoria che io approvo totalmente. Se non sapete di cosa sto parlando, beh... ponete MOLTA attenzione ai messaggi sui muri del True Lab... Non ho altro da aggiungere, spero che la FF vi sia piaciuta! Carichi per il terzo episodio della trilogia? =3 Sentitevi liberi di recensire, è sempre bello avere dei confronti con qualcuno.
PS: Sì, nella mia interpretazione "Shyren" è il nome della specie. Ho ampliato questo e altri concetti in And so, this is life, che vi invito a leggere per scoprire come mi sono immaginata continuare la storia dopo il finale pacifista!
Ciiiaaaaooo!