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Autore: Liulai    31/10/2019    0 recensioni
N.d.S. Liberamente ispirato alla scomparsa di Amelia Earhart del 2 luglio 1937
Oneshot per la prima puntata di Masterpiece, gdr dedicato all'omonimo programma su Telegram.
THE MASTERPIECE: IL TALENT PER SCRITTORI: https://t.me/joinchat/I5e9URNBtjaWZirVTpyb7w
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Amelia Earhart non fece in tempo nemmeno a vedere la coda del suo aereo inabissarsi al di là della barriera corallina, sull’isola di Nikumaroro.
Lei e l’ufficiale Fred Noonan era intenti a cercare l’isola Howland, quando un’improvvisa avaria li aveva fatti perdere quota nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico: Amelia individuò ad occhio quello stretto anello di terra, ed entrambi pensarono di averla scampata.
L’atterraggio di emergenza era avvenuto sulla barriera corallina, che però era molto più frastagliata di quanto immaginassero, e Amelia si era lanciata fuori dall’abitacolo una volta visto il sangue di Fred schizzarle addosso, dopo aver colpito duramente la testa contro gli strumenti di volo.
Amelia aveva avuto un solo pensiero in testa in quel momento, lasciare l’aereo per salvarsi, e così aveva aperto lo sportello superiore e si era lanciata in acqua.

Nuotò fino alla spiaggia, ancora sotto shock, e una volta sulla terra ferma sentì le gambe iniziare a tremarle, cadde in ginocchio sulla sabbia e si girò a guardare dove prima c’era l’aereo.

“FREEEEEED!”
Urlò, come se lui potesse sentirla, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe avuto scampo; scoppiò in un pianto convulso, per qualche minuto, il tempo di scaricare l’ansia e tranquillizzare il respiro. Era luglio, il sole era ancora alto ma il vento la faceva rabbrividire. Rimase lì finché non si fece abbastanza forza da alzarsi, togliersi i vestiti bagnati e stenderli sulla sabbia calda, fermandoli con dei sassi. La vegetazione era talmente fitta da rendere difficoltoso orientarsi, così decise di percorrerla all’esterno, rimanendo sulla sabbia.
Non incontrò anima viva.
Nessun segno di civiltà, solo folta vegetazione, sabbia bianca e il mare che rifletteva l’azzurro del cielo.
Se non fosse stato per la paura di morire lì, sola, sarebbe stato un paradiso terrestre.

Amelia tornò a prendere i suoi vestiti che ormai il sole iniziava a calare, senza aver trovato nessuno che potesse aiutarla; si inoltrò tra gli alberi per cercare qualcosa con cui fare il fuoco, e vide un grosso granchio scuro arrampicarsi su un albero.

“Ehi… non andare troppo lontano che ho giusto voglia di polpa di granchio!”
Rise Amelia, e dopo aver visto il primo, iniziò a notare la massiccia presenza di questi grossi granchi tra le piante. Riuscì a prendere delle fibre di cocco e diversi pezzi di legno per poter fare un falò, anche se molti di essi erano ancora verdi, tirò fuori l’acciarino dalla tasca e provò ad accendere il fuoco. Ci riuscì che ormai il sole era quasi immerso nell’oceano, e Amelia si accampò al limitare della vegetazione per avere più riparo possibile ma abbastanza esterna da poter essere individuata da chiunque la stesse cercando.

Il fuoco non era molto alto, ma abbastanza per resistere all’aria fredda che iniziava ad alzarsi: Amelia era esausta dalla giornata, provata sia fisicamente che psicologicamente, e si rannicchiò vicino al fuoco, immersa nei suoi pensieri.
Era buio ormai quando si accorse di dover prendere altra legna perché non avrebbe retto la notte, si alzò e dando le spalle al falò si accorse che diversi granchi si stavano avvicinando. Divertita, pensando avrebbe potuto dare un calcio ad uno di loro per buttarlo tra le fiamme, passò oltre per prendere dei legni, non accorgendosi che avevano fatto schioccare le grosse pinze vicino ai suoi scarponcini.
Non appena si chinò a prendere un ramo, vide qualcosa di scuro avvicinarsi e tolse istintivamente la mano: un granchio aveva appena provato a prendere le sue dita. Amelia pensò subito che non era attrezzata per un eventuale taglio della pelle, era uscita dall’aereo miracolosamente intatta e sapeva bene come l’acqua del mare fosse piena di batteri e che il rischio di una infezione era molto alto, così decise di tornare al falò distante solo una decina di passi.

Furono i passi più spaventosi della sia vita: i carapaci dei granchi riflettevano la luce delle fiamme e l’avevano circondata. Gli schiocchi delle pinze si scatenarono sui suoi scarponi, uno di loro si attaccò alla stringa e Amelia, sollevando il piede e con esso anche l’animale, si rese conto della forza di quelle bestie. Un paio di loro la colpirono sopra le caviglie, Amelia cacciò un urlo e con un calcio riuscì a toglierli di dosso, ma le avevano strappato un lembo di carne. Pochi istanti dopo, era intorno al fuoco e con gli occhi sbarrati osservava sotto shock quello che sembravano almeno un centinaio di granchi che la osservavano, appena fuori dal cerchio illuminato del falò.
Amelia scoppiò in una risata isterica e cominciò ad urlare.

“Sono io che mangerò voi, capito? IO SONO SOPRA ALLA CATENA ALIMENTARE! L’uomo mangia il granchio, non il contrario, mettetevi l’anima in pace!”

Le tremavano le mani e gli occhi illuminati dalle fiamme la osservavano senza sosta, centinaia di occhi.
Il cerchio di luce andava via via restringendosi, le fiamme sembravano esaurirsi, un pesante fumo della legna verde saliva alto nel cielo e Amelia cadde nel panico. Soffiò sui carboni per ravvivare la fiamma, ma il fuoco minacciava di spegnersi in ogni istante e nel mentre qualche granchio si faceva avanti, prendendole le caviglie e strappandole delle grida di dolore e puro terrore. Gli schizzi di sangue sulla sabbia attiravano i crostacei e sembravano diventare frenetici.
Quando del fuoco non rimase solo qualche tizzone ardente senza fiamme, Amelia impugnò uno dei rami verdi che non aveva preso fuoco per allontanare i crostacei. Uno di loro la colpì di nuovo sulle caviglie, facendole perdere l’equilibrio, e cominciò a scalciare come un’ossessa, mentre i granchi ormai le stavano salendo anche sul corpo, lacerandole la pelle in diversi punti. Uno schizzo di sangue finì nei carboni ardenti, emanando un cattivo odore e un rumore di sfrigolare. Le loro possenti chele sembravano essere più potenti del morso di qualsiasi animale, lacerarono anche la giacca di pelle dell’aviatrice americana.
L’ultima pensiero di Amelia fu, paradossalmente, alla polpa di granchio.
   
 
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