Capitolo
I
Port
Royal, 1704
-
Fermatela. Fermate quella marmocchia! –
Sgusciò
via dalla presa di una delle donne presenti al mercato, che aveva
maldestramente provato ad afferrarla, e s’infilò
in uno dei vicoli stretti
sulla destra. Se avesse continuato a correre senza fermarsi forse
sarebbe
riuscita a mettersi in salvo prima che gli uomini della marina
venissero
allertati e riuscissero ad acciuffarla. Teneva stretta a sé
la pagnotta di pane
che aveva sottratto al fornaio, lasciando saettare gli occhi in ogni
angolo
alla ricerca della strada migliore. Era talmente concentrata che quasi
sobbalzò
quando vide comparire un uomo davanti a lei. Era alto e asciutto, aveva
lunghi
capelli castani, che gli ricadevano in modo scomposto sulle spalle, e
il volto
segnato dalle troppe ore passate sotto al sole cocente. Si
fermò appena prima
di travolgerlo, sgranando gli occhi e stringendosi ancora di
più il pane contro
il petto scarno. Non aveva affatto l’aria di un ufficiale, ma
questo non
significava che non avrebbe potuto consegnarla alle autorità
nella speranza di
ottenere una ricompensa.
Lo
sconosciuto la osservò, aggrottando la fronte.
-
Sei tu che hai causato tutto quello scompiglio al mercato? –
Rimase
saldamente in silenzio, osservandolo meglio. Ora che aveva modo di
guardarlo
con più calma doveva ammettere di essersi sbagliata a una
prima occhiata; era
indubbiamente un uomo, ma più giovane di quanto avesse
inizialmente supposto.
Doveva avere all’incirca vent’anni,
considerò, circa una dozzina più di lei.
Non c’era giudizio nella sua voce, ma le iridi verde pallido
tradivano un
pizzico di divertita curiosità.
-
Puoi parlare o ti hanno mozzato la lingua, ragazzina? –
Katherine
spostò nervosamente il piede prima su un piede e poi
sull’altro, gettando un’occhiata
alle sue spalle. Rischiava davvero di lasciarsi catturare se si fosse
fermata
lì ancora per molto, ma il ragazzo non sembrava intenzionato
a lasciarla andare
via senza avergli fornito prima una risposta.
-
Avevo fame. –
Il
cipiglio si fece ancora più marcato.
-
E i tuoi genitori mandano te a rubare per mettere il cibo in tavola?
–
Scosse
la zazzera di onde scure con vigore.
-
No, signore. Non ho genitori. –
Era
orfana da quando aveva ricordo, cresciuta prima dalla parrocchia di
Port Royal
e poi affidata alle cure di una coppia.
Anche
se “cure” sarebbe stata una parola a dir poco
azzardata. La signora Cotton la
trattava alla stessa stregua di una schiava, costringendola ad ore di
interminabile lavoro e dandole gli avanzi della tavola e un piccolo e
freddo giaciglio
nel sottoscala; il signor Cotton non le aveva mai fatto nulla di male,
principalmente perché lei aveva sempre fatto in modo di non
rimanere nella
stessa stanza da sola con lui, ma la guardava in un modo che le dava i
brividi.
Così era fuggita ed era finita con il vivere alla giornata
tra le strade di
Port Royal. Non era il massimo della vita, specialmente per una bambina
di otto
anni senza alcuna protezione, ma la tua taglia minuta e
l’agilità di cui era
provvista le permettevano di nascondersi in posti difficili da
raggiungere e di
sgattaiolare via alle prime avvisaglie di problemi.
-
Non hai i genitori, ma anche gli orfani hanno un nome. –
-
Katherine, ma i bambini di strada mi chiamano Kat. –
Lo
straniero la osservò dalla testa ai piedi.
Aveva
l’aria sveglia, sicuramente molto più di qualsiasi
altra bambina che avesse mai
incontrato prima, e c’era un luccichio furbo in quelle iridi
smeraldine e dal
taglio affusolato come quelle di un gatto. Era piccola, svelta e agile.
Non c’era
alcun dubbio sul perché ai suoi coetanei piacesse chiamarla
in quel modo.
Quella Katherine era proprio una gattina selvatica. E gli fece
simpatia. Una
simpatia istantanea, sorprendente e a tratti quasi sconvolgente, che
raramente
le persone avevano mai suscitato in lui.
Così
si ritrovò a tenderle la mano, un abbozzo di sorriso sulle
labbra sottili.
-
Piacere di conoscerti Kat, io sono Charles. –
Nassau,
1715
Quando
Katherine uscì di casa quella mattina tutta
l’isola era
in fermento per il ritorno di due delle ciurme più
conosciute e temute: la Walrus
e la Ranger avevano finalmente fatto porto dopo settimane di mare.
Allungò il
passo prendendo il sentiero che l’avrebbe condotta alla
spiaggia, rallentando
solo quando giunse in procinto della zona in cui avevano allestito il
campo gli
uomini della Walrus.
Cercò
tra di loro facce amiche, finendo con l’incontrare i
profondi occhi scuri del quartiermastro.
-
Kat -, l’accolse con un sorriso affettuoso, - in giro di
buon’ora per i tuoi affari? –
Conosceva
Hal Gates da undici anni ormai, precisamente dal
giorno in cui Charles l’aveva fatta sbarcare a Nassau
mettendo ben in chiaro
che la bambina fosse sotto la sua protezione e che chiunque
l’avesse
infastidita ne avrebbe risposto a lui. Gates era un uomo buono, una
persona
leale e della quale ci si poteva fidare, ed era sempre stato molto
paterno nei
suoi confronti sebbene non facesse parte della ciurma. Anche adesso,
che la
bambina spaurita e dall’aria selvatica aveva lasciato il
posto a una giovane donna
sicura di sé e molto attraente, continuava ad avere un
occhio di riguardo nei
suoi confronti. Kat non ne era sicura, ma sospettava che se nessuno
degli
uomini della Walrus l’aveva mai importunata il motivo era in
grande parte
Gates; certo, le occhiate non le venivano risparmiate e probabilmente
quando
erano lontano da orecchie indiscrete commentavano eccome il suo
aspetto, ma
nessuno aveva mai osato passare il segno o tentare di abbordarla in
modo
esplicito.
-
Hal -, replicò con un sorriso, - in realtà sono
passata a
salutare. Per oggi gli affari possono aspettare. –
Del
resto dubitava seriamente che ci fosse qualcun altro in
città, a parte forse Eleanor Guthrie, che
l’avrebbe pressata per ottenere
informazioni. Non quando le due ciurme al completo sarebbero di certo
andate a
rifocillarsi alla locanda, e al bordello per placare gli altri
appetiti, e in
un modo o nell’altro avrebbero finito con il farsi sfuggire
qualche informazione.
Erano proprio questi infatti i suoi affari, come li chiamava Gates;
Katherine
aveva cominciato a commerciare in informazioni poco dopo il suo arrivo
sull’isola,
quando si era resa conto che la sua giovane età le
permetteva di ascoltare
discorsi senza attirare l’attenzione della gente, e nel corso
degli anni aveva
perfezionato la sua abilità tanto da essere a conoscenza di
ogni minimo
movimento sull’isola.
-
Gli affari che vengono messi da parte? Devono essere proprio
persone importanti quelle che volevi salutare – la prese
bonariamente in giro.
Se
non fosse stata certa di essere ormai abile nel non lasciar
trapelare alcuna informazione involontaria dal suo volto, Kat avrebbe
detto che
Gates si stesse riferendo nello specifico ad almeno una persona.
-
Ovviamente. Ci tenevo a salutare te e Randall prima di
raggiungere la Ranger. –
-
Me e Randall? Non ti viene in mente nessun altro da
salutare? –
Adesso
che Hal le sorrideva in modo furbo ebbe la conferma che
il quartiermastro sapeva, o almeno era convinto di sapere, cosa le
passava per
la testa.
O
per meglio dire chi.
E
di sicuro non era lo strambo ex nostromo che di recente
aveva assunto il ruolo di cuoco sulla Walrus. Certo, voleva bene a
Randall e
lei piaceva all’anziano pirata, ma se si era fermata nei
pressi della loro nave
era stato per un’altra persona.
La
stessa che avanzava verso di loro sollevando sabbia con i
pesanti stivali, svettando sul resto della ciurma dall’alto
del suo metro e
novantasei.
-
Gates, gli uomini domandano se … -, s’interruppe
soffermandosi su di lei prima di aprirsi in un sorriso smagliante, -
Ciao Kat,
non mi aspettavo di vederti questa mattina. –
Billy
Bones era sbarcato a Nassau otto anni prima, quando lei
ne aveva undici e lui tredici, e da quel momento aveva attirato la sua
attenzione. Non aveva mai pensato che un ragazzino poco più
grande di lei
potesse diventare un pirata, ma Billy le aveva dimostrato di esserne in
grado.
Era cresciuto rapidamente fino a divenire l’aitante giovane
uomo che aveva
davanti, ma gli occhioni azzurri e quel sorriso sincero e contagioso lo
rendevano ancora una sorta di bellissimo cucciolo troppo cresciuto. Era
diverso
da qualsiasi altro pirata avesse mai incontrato … e le
piaceva.
Credeva
di essere stata brava nel mascherare le emozioni che
l’assalivano
quando si trovava vicino a Billy, ma sembrava che almeno Gates ci
avesse visto
lungo.
-
Ciao Billy, è stata una visita fuori programma ma sono
felice di vederti. –
-
E io sono felice che ci sia stato questo fuori programma -,
ammise lui allegro, - ma siamo un po’ indaffarati con il
nuovo cuoco. –
-
Il nuovo cuoco? Randall è … -
Non
terminò la frase, perché Billy scosse in fretta
la testa.
-
No, non preoccuparti, lui e la gatta stanno bene. Abbiamo un
nuovo membro della ciurma, un cuoco vero, e lo abbiamo inserito in
cucina con
lui. –
-
Bene -, sospirò sollevata, - allora ti lascio al lavoro.
Salutami Randall. –
-
Lo farò – assicurò, facendo per
voltarle le spalle e tornare
dalla ciurma.
Kat
fece altrettanto, decisa a raggiungere la Ranger, ma pochi
istanti dopo la voce del ragazzo la richiamò.
-
Kat? –
-
Sì? –
Billy
trascinò uno stivale contro la sabbia fine, vagamente
imbarazzato, prima di domandarle: - Ci vediamo alla locanda
più tardi? –
Si
sforzò di tenere a bada la sensazione del cuore che
sembrava galopparle nel petto, imponendosi di mantenere un tono calmo.
-
Certo, come sempre. –
-
Bene -, parve improvvisamente più sollevato, - a
più tardi
allora. –
-
A più tardi – mormorò, tornando a
incamminarsi verso la “sua”
ciurma.
*
Charles
sentì un sorriso dipingersi rapidamente sul suo volto
quando posò lo sguardo sulla sagoma che arrancava sulla
sabbia per raggiungere
l’accampamento. Accanto a lui la voce di Jack diede voce ai
suoi pensieri.
-
Ecco la nostra piccola, Charles, perciò immagino che tu
possa finalmente cominciare a rilassarti un po’. –
Doveva
riconoscere di essere stato intrattabile da quando
avevano raggiunto la spiaggia, troppo preoccupato nel non trovare Kat
ad
attenderli, e per un attimo era stato tentato di mollare tutto e andare
a
cercarla. L’idea che potesse esserle successo qualcosa era un
pensiero
intollerabile. Nessuna persona, nemmeno Eleanor, era mai stata in grado
di
toccarlo tanto profondamente con la sua semplice assenza.
Eppure
ormai era lì e, prima ancora che ebbe modo di
domandarle il perché del ritardo, Kat gli volò
tra le braccia.
Le
cinse la vita, stringendola a sé mentre la ragazza faceva
altrettanto
gettandogli le braccia al collo e scoccandogli un bacio sulla guancia,
resa
ruvida dal sottile strato di barba in ricrescita.
-
Sei stato via una vita Charles -, si lamentò dopo averlo
lasciato
andare, - e girano voci sulla presenza della Scarborough a poche miglia
da qui.
Ero preoccupata. –
Jack
si fece avanti allargando le braccia e inarcando un
sopracciglio, un sorriso ironico dipinto sulle labbra.
-
Per me non ci sono né abbracci né preoccupazione,
gattina? –
-
Forse solo un pizzico di preoccupazione … e magari un
abbraccio posso rimediarlo anche per te, Jackie – gli resse
lo scherzo, prima
di stringerlo a sé.
Cercò
Anne con lo sguardo.
Rimasero
a fissarsi in una sorta di conversazione silenziosa.
Anne
era come una sorella maggiore per lei, un modello di
forza da cui prendere esempio, ma era poco incline al contatto fisico e
alle
sdolcinatezze. Così si limitavano a fissarsi negli occhi,
sorridendosi a
vicenda, in quello che era diventato il loro modo silenzioso di dire:
“sono
felice di vederti, mi sei mancata.”
Charles
interruppe quello scambio di convenevoli per prenderla
per un braccio e farla allontanare dal campo mentre anche il resto
della ciurma
finiva con il sistemarsi.
Fu
un gesto che non le sfuggì e la fece corrucciare.
-
C’è qualcosa che non va? –
-
Nulla di cui preoccuparsi. –
-
Charles … -
-
Abbiamo passato molto tempo in mare. –
Ovvero
la ciurma era agitata, desiderosa di abbandonarsi ad
alcol e donne, e difficile da tenere a freno. In quei momenti anche il
migliore
dei Capitani poteva essere messo in discussione quanto bastava da
violare un
suo ordine.
-
È un modo per dirmi che è meglio che non mi
faccia vedere al
campo se non ci sei tu nei paraggi? –
Allungò
una mano a scompigliarle le ciocche corvine.
-
Sei sempre così intelligente. Forse Jack ha ragione, mi
preoccupo
troppo per te. –
-
Jack ha quasi sempre ragione -, convenne, - e tu non hai
motivo di preoccuparti. Ho altri amici a Nassau oltre te ormai,
c’è sempre
qualcuno che mi tiene d’occhio anche quando la Ranger
è lontana. –
-
Ma davvero? Quindi ormai sei importante, ecco perché eri in
ritardo? – la provocò scherzosamente.
Si
era ripromesso di non chiederle spiegazioni, ma la
curiosità era qualcosa che non aveva mai gestito con
facilità.
-
Sono importante -, confermò, - perché nessuno
recupera
informazioni meglio di me qui sull’isola. Hornigold ed
Eleanor ci tengono molto
alla mia incolumità, e nessuno si sogna di sfidarli.
Però ho tardato per un
altro motivo – ammise infine.
-
Ovvero? –
Era
una sua impressione oppure Katherine era a disagio?
La
conosceva abbastanza bene da leggerne le reazioni e i
movimenti, anche se lei credeva di essere completamente imperscrutabile
ai suoi
occhi.
-
Qualche corteggiatore molesto? – chiese poi.
Corteggiatori
un po’ più sfrontati di altri ce ne erano, Jacob
Garrett su tutti, ma nessuno che la impensierisse sul serio.
-
Riesco a tenere a bada i corteggiatori –, rise, -
perciò non
c’è bisogno che tu mi faccia da balia. –
-
Dunque qualche corteggiatore insistente c’è
… forse quell’idiota
della Intrepid? Com’è che si chiama? –
-
Jacob è sotto controllo -, intervenne prima che la
situazione degenerasse, - ma ero in ritardo perché mi sono
fermata a parlare
con una persona e ho perso la cognizione del tempo. –
Quest’ammissione
sì che lo colpì. Katherine non era mai
arrivata in ritardo a un suo sbarco, l’aveva sempre trovata
ad attenderlo sulla
spiaggia al suo arrivo indipendentemente da che ora fosse.
-
Bene. Allora se dici che non è nulla di grave non
indagherò
oltre. –
Non
che ci fosse poi molto da indagare.
Non
stava parlando di una questione di lavoro o gliel’avrebbe
fatto presente da subito, perciò doveva trattarsi di una
sola possibile
ragione: stava parlando con il membro di una qualche ciurma.
Non
c’era motivo di aversene a male, ma per qualche motivo il
fatto che avesse anteposto questo suo misterioso innamorato a lui gli
aveva
fatto stringere lo stomaco in modo oltremodo fastidioso.
Spazio
autrice:
Buonasera!
Questa
è
la prima long che scrivo, ma dovevo assolutamente cimentarmi nel fandom
di
Black Sails perché sto guardando la serie (attualmente sono
alla 3x01 per cui
niente SPOILER mi raccomando) e sono stata completamente conquistata
dai
meravigliosi personaggi di cui è composta. Così
eccomi qui a cimentarmi con
questa prova, nella speranza di rendere IC i vari personaggi.
Spero
vogliate farmi sapere che ne pensate.
A
presto
con il prossimo aggiornamento,
Salem