Quando sentiva il bisogno di pensare, o quando non ne poteva più di
ascoltare le persone attorno a lei, capitava che se ne stesse lì, tutta da sola,
seduta su quella spiaggia, o su una di quelle rocce, semplicemente perché
non sopportava più l'idea di dover convivere con persone che, nel mare,
vedevano solo acqua.
Amava con tutta se stessa, vedere come le onde ed il mare, giocassero
insieme. Non si stancava mai di ascoltarlo, ma anzi, sentiva la mancanza della sua
voce calda e profonda fin dentro le ossa, e questo, con le persone, non
succedeva spesso.
Con quella voce, il mare le consigliava cosa fare, le dava le risposte alle
domande più importanti, ancor prima che lei avesse il tempo di aprir bocca,
per chiedere aiuto.
Molti parlavano di quello che, ormai, dopo tanto tempo, era diventato il suo
migliore amico: gli dedicavano canzoni, poesie, o racconti proprio come
questo, eppure, lei credeva fermamente che in pochi sapevano carpirne la
sua incommensurabile bellezza. Il mare, secondo lei, racchiudeva l’essenza della vita. Il mare, spesso, le pareva come confuso; eppure, sapeva trasmetterle un
senso di calma e di eterna pace, come nessun altro al mondo.
Sapeva inoltre che, se avesse avuto bisogno di un amico su cui contare, lui
sarebbe stato lì, solo per lei. L'avrebbe abbracciata come era solito fare con le onde, e sarebbe stato per
lei, come una spalla su cui piangere, dove le lacrime, sarebbero diventate un
tutt'uno con il mare stesso, nascoste, come un segreto tra migliori amici.
Ed è così che faceva, quando sentiva il peso del mondo, tutto sulle sue
spalle: andava vicino al mare, lo salutava, e gli raccontava la sua giornata, e
gli spiegava che è proprio così che le persone crescono, grazie alle brutte
giornate, e grazie al mare, che le ascolta, attento, mentre accarezza le onde.