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Autore: SoleStelle    17/11/2019    0 recensioni
Selene è una ragazza minuta che vive nella rabbia e nella tristezza.
Dopo essere stata tradita da chi, in teoria, doveva proteggerla e volerle bene si chiude in se stessa.
Si trasforma in una vera e propria menefreghista, continuando a coltivare, in segreto, il sogno di tornare come prima. Decisa a riconquistare l'amore perduto, si aggrappa a qualsiasi possibilità che la vita le offre.
Ma...se l'amore non è perduto, come nel suo caso, ma diviso?
Sa che lui la amava ma sa anche che ora lui ha un'altra..
Riuscirà a riconquistarlo?
Dal capitolo 16
Nell’istante in cui lo vidi così mi sentii come svuotata.
Non soffriva certo come avevo sofferto io ma aveva avuto la sua lezione.
“Perché dobbiamo farci questo?” chiesi. “Perché hai iniziato questa stupida guerra?” aggiunsi.
Dal capitolo 30
Voltai il viso e mi guardai intorno sofferente.
Tutti facevano delle cretinate enormi ma venivano lodati. Io che facevo la cosa più giusta del mondo venivo presa di punta e punita.
Non è giusto.
Non è assolutamente giusto.

Ero arrabbiata.
Ero invidiosa.
Ero gelosa.
Ero affranta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Giugno..
Eravamo già arrivati a giugno.
Il viaggio studio era già un ricordo lontano.. e buio, eppure se mi avessero proposto di tornare a Londra non ci avrei pensato due secondi a rispondere di si.
Varcai il portone della scuola e mi diressi verso i tabelloni.
Sorrisi.
Sei, secco, in tutte le materie.
“Sei.” disse mio padre, alla mie spalle. Mi voltai verso di lui.
“Se vuoi dei voti più alti sai cosa devi fare.” risposi, irriverente.
Stavano cedendo, lo sapevo.
Avevo tirato la corda fino alla fine e, ad una settimana dalla fine della scuola, avevo rischiato di essere rimandata in tutte le materie, poi mi ero fatta interrogare su tutto il programma l’ultima ora di ogni lezione e avevo preso il massimo dei voti in tutte le materie.
Sapevo che così facendo mi avrebbero dato la sufficienza e così era stato.
I miei genitori erano terrorizzati.
Li avevo sentiti dire che era troppo rischioso tenermi in Italia se a risentirne erano i miei voti e il mio peso.
Mia mamma sosteneva che sarebbe stato meglio rimandarmi a Londra mentre mio padre affermava che dovevo restare lontana da Richard.
Quando tornai a casa dopo aver visto i tabelloni ero sola, così mi chiusi nella mansarda a cercare un vecchio diario di mia madre, sapevo che c’era e sapevo dove cercarlo perché lo avevo già visto.
Lo avevo trovato appena arrivata in Italia e lo avevo letto scoprendo cose che mai avrei immaginato di mio padre. Appena lo trovai corsi a fare le fotocopie delle pagine che mi interessavano.
Mia madre in quelle pagine descriveva mio padre come un donnaiolo egoista che ci provava con lei solo perché era un po’ bruttina e mirava a prenderla in giro.
In altre pagine raccontava di come lui l’aveva, effettivamente, presa in giro ed era uscito con lei solo per vincere una scommessa con un amico che diceva che non avrebbe mai osato portarla al ballo di fine anno e farsi vedere in giro con lei.
Alcune pagine raccontavano lo strazio di mia madre che si eclissò completamente. Raccontavano l’odio per il proprio aspetto fisico che, nonostante la bravura innata, la faceva rimanere dietro le quinte ad ogni saggio di danza e le aveva fatto perdere l’uomo che amava.. perché mia madre si era realmente innamorata di mio padre, mentre lui la prendeva in giro.
Sparsi in tutta la casa quelle pagine e mi appurai che si leggesse bene di tutti i sacrifici fatti da mia madre per cambiare aspetto fisico, perdendo dieci chili e si sottoponendosi ad ogni cura possibile per eliminare tutte le sue imperfezioni.. il tutto senza chirurgia plastica. Tante creme, tanti massaggi drenanti, tante sedute da dermatologi vari e così via.. fino a diventare perfetta.
Mi appurai che si leggesse dei tre anni di sacrifici fatti da mia madre solo per essere come desiderava mio padre, l’uomo che l’aveva derisa e usata.
Poi in camera loro sparsi sul letto le pagine che raccontavano l’incontro degli ex alunni, cinque anni dopo il ballo che aveva distrutto mia madre.
Lei era già diventata prima ballerina e quando entrò nessuno capì chi fosse, i sacrifici ne avevano rimodellato le sembianze tanto da renderla irriconoscibile. L’unica cosa artefatta in lei era la tinta dei capelli che di certi non aiutava la memoria.
Mio padre fu il primo ad avvicinarsi a lei e presentarsi, rimanendoci di sale quando lei lo salutò. Mio padre la riconobbe dal timbro di voce e non crebbe ai suoi occhi, era incredulo, a bocca aperta, intento a fissarla.
Due anni dopo erano sposati e mia madre era incinta di mio fratello.
Presi un evidenziatore e sottolineai le ultime frasi che mia madre aveva scritto in quel diario.
Mai avrei pensato che un ragazzo così stronzo potesse rivelarsi un uomo tanto dolce.
Amo Steven e lui ama me..
Nonostante si divertisse un mondo a deridermi ora so che non mi abbandonerà mai.
Chiusi l’evidenziatore dopo averle rilette ed uscii di casa. Corsi via incrociando le dita.
Dovevano cedere..
Se non avrebbero ceduto nemmeno con questo non avrebbero più ceduto.
Mi sedetti su una panchina e aspettai paziente per ore.. immobile, in silenzio, terrorizzata e speranzosa.
Quando la sveglia che avevo impostato sul cellulare suonò mi ridestai.
Erano passate cinque ore ed era ora di cena. I miei genitori avevano avuto più di quattro ore di tempo per raccattare tutti i fogli e leggerli.
Tornai a casa a passo lento e svogliato.
Improvvisamente mi sentii priva di forze e credetti di crollare da un momento all’altro.
Eppure fino ad un secondo prima quella del diario non mi era sembrata una cretinata come lo sembrava ora!
È stata una follia, perché l’ho fatto?
Feci un paio di respiri profondi, consapevole che oramai fosse troppo tardi per tornare indietro, poi infilai la chiave nella toppa e rientrai in casa.
Casa.. per così dire, per me Roma non era casa ma solo il posto in cui dormivo e mangiavo, nulla di più.
Li trovai seduti sul divano, entrambi, che mi fissavano con sguardo indecifrabile.
Mi stavano aspettando e mi fecero segno di sedermi. Obbedii e loro iniziarono a fare un sacco di domande alle quali non fui in grado di rispondere se non con piccoli morsi alle labbra e smorfie dubbiose.
Ad ogni domanda ci provavo, provavo con tutta me stessa a dare la risposta ma rimanevo perennemente ancorata al passato. Il presente era incognito e mi torturai le mani ad ogni risposta mancata mentre loro mi fissavano sempre più arrabbiati.
“Alla luce di questo..” disse mio padre “Come possiamo fidarci di lui? Non sai nemmeno rispondere a queste semplici domande.” aggiunse. Lo guardai male.. malissimo.
Ogni domanda che mi era stata fatta era su Richard.. tutte domande personali sulle quali non avrei esitato a rispondere solo quattordici mesi prima.
“Come posso sapere le risposte a queste domande se voi mi tenete lontana da lui!” urlai. “Volete sapere se ci tiene a me, se si vede con altre persone ma siete proprio voi che mi impedite di scoprirlo.” aggiunsi.
“Non urlare con noi!” sbottò mia madre. La guardai male.
“Vuoi la risposta a queste domande? Chiedi a papà cosa faceva durante i cinque anni che tu hai passato a diventare quella che lui voleva, chiedili in quei cinque anni come e con quante si è divertito mentre tu ti facevi in quattro per averlo e forse saprai quello che sta facendo ora Ricky.” sibilai, cattiva.
Mi alzai e me ne andai in camera mia senza cenare, mi era passato anche quel poco di appetito che avevo.
   
 
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