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Autore: Skulls    20/11/2019    0 recensioni
Salve questa è la prima parte di una storia, se vi piace inserisco altri capitoli, Un uomo di nome Matt Parker si risveglia in uno strano contesto, in un luogo sconosciuto, senza memoria e circondato da strani individui che non parlano la sua lingua: che cosa farebbe un’altra persona al suo posto?
In seguito si scoprirà che la sua amnesia è solo momentanea, dovuta ad un incidente. Man mano che scaverà nei suoi ricordi, si accorgerà di avere una vita molto diversa rispetto a quel che pensava. I misteri si faranno sempre più fitti quando un rider iracheno lo andrà a cercare in questo luogo per condurlo a Los Angeles, verso un’avventura unica e per niente scontata.
Scoprirà di essere leader di un gruppo di uomini straordinari e si ritroverà, senza esserne consapevole, in un’ultima missione che avrà lo scopo di recuperare un codice estremamente importante e vendicare la moglie assassinata.
Numerosi colpi di scena spingeranno il giovane eroe in una nuova sfida che cambierà il destino del mondo, e lo accompagneranno verso un finale inaspettato, alla ricerca di un amore perduto.
Questo libro thriller e di spionaggio, ci accompagnerà in varie città, tanti intrighi e misteri.
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Salve, per chi fosse interessato al romanzo "GHOSTS IN THE SHADOWS la rinascita. Vi informo che è disponibile in tutti gli store online, e può essere ordinato nelle librerie fisiche mondadori e feltrinelli. Grazie per la vostra attenzione. https://www.mondadoristore.it/Ghosts-the-shadows-rinascita-Tony-D-C-S/eai978883165371/ RINGRAZIAMENTI: Sofia Di Crisci Salvati, Rosanna Cecinato, ed, un grazie particolare a chiunque abbia contribuito a realizzare questo racconto. 1 IL RISVEGLIO Marzo 2020, luogo sconosciuto. Quando Matt aprì gli occhi, guardò il soffitto composto da enormi travi di legno, e, facendo moltissima fatica e con l’aiuto delle sole braccia, si alzò per metà sul letto, stropicciando gli occhi per osservare meglio il posto in cui si trovava. Era una stanza abbastanza buia, con due letti uno di fianco all’altro, forse per degli ospiti. L’arredamento era minimalista, non c’erano cose quali televisione, radio o un telefono, e su un comodino c’era una lanterna che probabilmente funzionava ad olio. Non vi erano altre luci, non c’era ombra di elettricità. La piccola stanza era riscaldata da un vecchio camino, le finestre erano chiuse e rivestite da grandi tende color marrone. Nell’angolo in alto del balcone filtravano dei flebili raggi, e si poteva intravedere il cielo oltre la lastra di vetro impolverata. Il tempo sembrava uggioso, ed era ancora giorno. Sembrava di trovarsi nel 1800, senza alcun tipo di tecnologia. Matt dapprima pensò che tutto questo fosse soltanto un sogno. Insomma, svegliarsi in una camera antica senza avere idea di dove si trovasse non era una cosa normale. In un secondo momento si domandò perché sentisse del dolore, e non riuscisse ad alzarsi completamente dal letto. Il dolore era lancinante, troppo da sopportare, e non gli fece notare un particolare cruciale: era completamente privo di ricordi, non rammentava proprio niente. Ancora annichilito dal trauma del risveglio, si fece carico della situazione, e con un momento di lucidità osservò meglio il luogo intorno a lui: non era solo. Era circondato da delle persone minute, con tratti asiatici; avevano tutti il capo rasato e sembravano muoversi in sincronia mentre medicavano le ferite che Matt aveva su quasi tutto il corpo. Erano tre uomini, uno indossava un camice bianco e sembrava il più esperto, forse era un dottore. Matt, ignaro di quello che stava succedendo provò a porgere alcune domande agli strani individui, ma dopo un bel po’ di tentativi senza ricevere risposta, tutto sembrava essere un sogno misterioso. Quel forte mal di testa era l’unica cosa che forse era vera e la cosa peggiore è che ricordasse soltanto il suo nome, e l’anno in cui si trovava. Non il 1800, era nel 2020. Quel posto emanava una forte aria mistica, più che medici sembravano degli alchimisti, mescolavano degli strani composti con un pungente odore di erbe aromatiche. Anche se quel luogo aveva un’aria familiare, Matt era sicuro di non esserci già stato. Ogni giorno degli inservienti passavano per curare le ferite riportate nell’incidente, Matt era confuso e continuava a fare domande, cui in risposta riceveva solo sguardi che sembrano dire: “Lascia stare, e fammi fare il mio lavoro!”. Non scambiò una sola parola da una settimana, ossia il tempo trascorso da quando si era svegliato. Da solo, con il capo fasciato e senza sapere dove si trovava, con strani individui che non proferivano parola ma che comunque si prendevano cura di lui ogni giorno. Non comunicavano neanche fra di loro, che razza di situazione era mai questa? Una condizione che non era da augurare nemmeno al peggiore dei nemici. Anche se c’erano delle persone, la solitudine era tanta, e si domandava cosa avrebbe fatto un altro uomo al suo posto. ***circa due settimane dopo*** I giorni passavano in fretta e Matt iniziava a recuperare le forze, non aveva più bisogno delle stampelle per camminare da una stanza all’altra e il bizzarro intruglio che quelle persone gli mettevano sulle ferite sembrava funzionare. La situazione si era stabilizzata, le ferite ed il mal di testa iniziavano a guarire, ma l’angoscia del suo stato d’animo no, e cominciava a far barcollare Matt. Da giorni ormai anche lui non parlava più, non aveva più un identità, poichè ormai era stata sgretolata dalla perdita della memoria. I pensieri lo tormentavano, ed il suo carattere cominciava a cambiare. Sempre più demotivato, lo sguardo era costantemente perso nel vuoto, le notti erano insonni ed aveva persino smesso di radersi poiché pensava fosse inutile continuare a prendersi cura di sé stesso. Si fidava delle persone che lo curavano, in un certo senso trasmettevano un’aura positiva. L’unica cosa, però, che avrebbe potuto risollevare il suo morale sarebbe stata andar via da quel posto mistico. Durante il pomeriggio di un giorno come tanti, mentre la giornata trascorreva tranquilla con quel silenzio diventato ormai assordante, Matt udì delle grida. Provenivano dall’ingresso del bellissimo giardino in cui stava passeggiando, dove tutti si riunivano a pregare e meditare. Uno dei silenti aprì la porta rossa del grande ingresso sulla quale erano incise scritte gialle che sembravano degli ideogrammi. Per la prima volta Matt lo vide aprirsi, ma la curiosità non sembrava distogliere gli altri dalla meditazione. Cercava delle risposte, dunque tentò di avvicinarsi all’entrata e venne bloccato da due uomini. Non oppose resistenza perché ancora non ne aveva la forza, ma continuò a cercare di sporgersi, finchè non sentì una persona parlare la sua lingua. Un po’ di calore riscaldò il suo animo ed osservando l’individuo si accorse della sua etnia, diversa da tutte le persone che erano lì. Aveva una carnagione scura, indossava un paio di occhiali da sole, aveva capelli corti e neri, un giubbotto di pelle. Era alto, infatti il monaco vicino a lui sembrava un nano, e c’era una motocicletta ancora accesa che faceva un bel rumore tonante e disturbava le parole che si scambiavano i due. L’uomo aveva l’aspetto di un rider da strada e gesticolava vivacemente con uno dei monaci, più minuto ed anziano degli altri. Il vecchio indossava una tunica rossa e gialla, un po’ differente dalle altre persone, e lo tratteneva all’ingresso, dicendo che quello era un luogo sacro, a cui era severamente vietato accedere. Parlava a stento la lingua di Matt, ed impugnava un bastone lungo di legno con il quale impediva il passaggio. L’uomo in moto gli ripeteva insistentemente: “Deve dirglielo!’’Quando finalmente il rider si accorse di essere osservato, esclamò: “Matt, amico mio, stai tranquillo, presto ci rivedremo”. Quella frase così incisiva, detta in un momento inaspettato, accese in Matt una speranza, che rimase senza dire niente. Pensò che finalmente un essere umano gli avesse rivolto la parola. Era tempo che non faceva un discorso: sembrava tutto un brutto incubo, da cui non riusciva a svegliarsi. Così, non restava altro da fare che parlare con quel monaco che aveva bloccato l’uomo misterioso all’ingresso: perché Matt non aveva mai sentito parlare il vecchio prima? Non si era visto spesso in giro, ma una cosa era certa: Matt Parker non solo aveva sentito parlare quell’uomo, ma dialogava anche nella sua lingua. Il monaco apparentemente muto poteva forse avere delle risposte e bisognava assolutamente parlare con lui.
   
 
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