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Autore: TheManiae    24/11/2019    2 recensioni
Le foreste di Skyrim suono luoghi pericolosi durante il giorno. Orsi, ragni, lupi e troll infestano quei luoghi. Ma quando il sole tramonta e l'oscurità si innalza, quando il gelido abbraccio dell'inverno avvolge il paesaggio, una pallida entità si muove fra i tronchi neri, nascosta dalle tempeste di neve che sono il suo cuore e la sua casa. L'odio e il ghiaccio riempiono la sua anima, e il suo unico desiderio è spegnere qualsiasi cuore battente.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddo.

Ansimo per la fatica. Sento i miei muscoli bruciare. A ogni respiro, una nuvoletta si condensa nell'aria gelida della foresta. Alberi scuri mi circondano, neri tronchi immersi nelle tenebre della notte. In alto, nuvole grigie coprono il cielo, mentre i venti ghiacciati dell'inverno iniziano a soffiare.

Non posso fermarmi. Non posso.Continuo ad avanzare nella neve, sollevandone cumuli a ogni passo. Arriva fino al mio ginocchio, e il gelo penetra nelle mie gambe, ma devo andare. Loro mi cercando. Non posso fermarmi.

Un rumore. Mi volto, stringendo il pugnale ancora sporco di sangue. Le tenebre notturne mi circondando, nascoste fra i tronchi, ma non vedo nessuno, solo oscurità e neve.

Neve. Il Principe della Neve era chiamato così per la sua armatura bianca e i suoi occhi azzurri. Era forse uno degli elfi più nobili e di buon cuore mai vissuti. Questa neve invece è fredda e crudele, senza pietà, come gli umani che ci hanno sterminato. Come quella ragazza che ha ucciso il nostro Principe.

Una sferzata di vento mi colpisce in pieno, facendomi barcollare. Minuscole schegge di ghiaccio tagliano la mia pelle e sento il sapore ferroso del sangue sulla lingua. Mi abbasso il cappuccio sugli occhi con entrambe le mani, mentre il sangue del mio labbro rotto scivola sul mio mento, gelido come l'inverno.

Le fronde degli alberi vengono scosse e le foglie danzano e cantano, generando una risata crudele e incessante, da ogni direzione. Mi premo le mani sulle orecchie e avanzo nella neve, cercando di ignorarle, senza successo. La mia mente torna ai giorni precedenti, giorni di paura e odio, di orribili risate e schiavitù.

Dopo la morte del Principe, fuggimmo sulle montagne. Tra quelle vette impervie trovammo i nostri cugini Dwemer, eretici che credono solo nei loro dei di logica e ragione. Ma noi eravamo dispersi e distrutti, la nostra razza sull'orlo dell'estinzione e Auri-El ci aveva abbandonato. Li pregammo di aiutarci, di proteggerci dalla furia degli invasori umani. E loro accettarono.

Folli! Siamo stati dei folli a fidarci delle loro menzogne!

Ci portarono nelle loro mostruose città sotterranee, creature di pietra con interiora di metallo che si diffondevano nel terreno in ogni direzione come orrende radici, abitate dai loro servitori senz'anima. Ci rinchiusero in celle separate, dividendo madri dai figli e mariti dalle mogli. Sento le lacrime congelarsi sulle mie guance mentre ricordo mio figlio piangere mentre me lo portavano via.

I maschi adulti furono costretti ai lavori forzati nelle miniere, sotto la minaccia delle fruste. Chi non ubbidì venne frustato fino alla morte. I più giovani invece vennero usati come servitori personali e camerieri. Gli anziani invece furono destinati alle arene, dove vennero gettati in pasto ai mostri di metallo dei Dwemer per il loro divertimento. Noi donne invece divenimmo le loro cortigiane.

Stavo con altre sei come me, rinchiuse in una cella buia e puzzolente. Ogni giorno veniva un uomo a prendere una di noi e a trascinarla via, lasciando noialtre lì, nelle tenebre. Le urla giungevano fino a noi, riempiendo i nostri sogni di incubi.

Quando toccò a me, tentai di attaccare l'uomo, graffiandolo al volto. Lui mi diede un ceffone e mi trascinò per i capelli. Mi portò in camera da letto e mi prese con la forza, facendomi male. Se provavo a fermarlo, mi colpiva con violenza. Piansi e urlai, ma lui non si fermò fino al mattino. Poi, come tutte le altre, fui rispedita nella stanza buia.

Colpisco qualcosa con il piede, forse un sasso o una radice nascosta dalla neve. Cado, affondando col volto nel gelido strato nevoso. Cerco di tirarmi su, ma le braccia sono così pesanti e fredde. Sento il gelo penetrare nel mio corpo e nella mia anima, sempre più a fondo. Non riesco più a sentire le dita.

Riesco a strisciare verso un albero e mi appoggio alla sua corteccia. Non ce la faccio a muovermi, e anche solo respirare fa male. Guardo in alto, dove le nuvole si sono aperte per mostrare una falce di luna, pallida come una lama argentea. E inizio a ridere.

Ho sopportato quell'orrore per mesi. Le lacrime scorrono liberamente mentre ricordo ogni singolo orrore, ogni singola violenza e umiliazione subita da quei mostri. E ora che sono fuggita da quell'inferno sotterraneo, ora che mi sono liberata dalle loro grinfie di metallo dorato, morirò tra la neve e il ghiaccio? Io morirò qui, da sola, mentre loro continueranno a vivere sulle spalle dei miei fratelli, delle mie sorelle e di mio figlio.

Sputo sulla neve, maledicendo Auri-El e ogni divinità, elfica e non. Maledico i Dwemer. Maledico gli umani. Maledico il Principe della Neve. Maledico ogni cosa vivente nel mondo, ogni cosa che respira e si muove. Il freddo si fa più intenso. L'oscurità mi avvolge.






I miei occhi si aprono, brillanti di una luce gelida. Il mio corpo è cambiato, mi sento leggera come l'aria. Un alone luminoso circonda la mia figura nuda, circondata solo da bende fatte di brina. Appena ne tocco una, le mie dita vi passano attraverso, come fosse acqua. La neve ha cominciato a cadere, ma non sento freddo. Ora il gelo fa parte di me. L'odio ha scavato un buco nel mio cuore, che ora è pieno solo di ghiaccio.

Sento qualcosa. Mi volto, e in lontananza vedo due figure. In verità non le vedo, ma sento i battiti dei loro cuori, avverto il calore dei loro corpi in mezzo alla neve. La tormenta si agita attorno alle mie mani, mentre mi innalzo su ali gelide e mi lancio contro di loro, urlando tutto il mio odio.







 
Questa breve storia nasce da un video di Mitologicamente Grivitt riguardo la Yuki Onna, la donna delle nevi.
Ecco il link: https://youtu.be/_jbTqe6nbNg
-La Follia mi scorre nelle vene.

 
   
 
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