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Autore: leila91    11/12/2019    21 recensioni
Nel tentativo di cambiare il regalo per Leila (la prima scelta si è rivelata completamente errata), Han combina un pasticcio decisamente più grave…
Seconda classificata al contest “Calendario dell'Avvento” indetto da Carmaux e Soul_Shine sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Han Solo, Kylo Ren, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Han, non è affatto divertente!»
«Ti sembra che stia scherzando, Luke?! Ti sembro divertito?»
 
Luke arretrò leggermente di fronte allo sguardo spiritato di suo cognato, e alla sua voce lievemente stridula.
Mancavano pochi giorni a Natale e il giovane Jedi era finalmente riuscito a ritagliarsi un intero pomeriggio per sé. Era da un paio di mesi, ormai, che non riusciva a passare così tanto tempo da solo.
In parte a causa di Leila, che, da quando aveva assunto a pieno titolo la carica di senatrice, chiedeva frequentemente i suoi consigli e il suo aiuto, alla vigilia di incontri o riunioni importanti. 
In parte, invece, a causa della decisione di rifondare un tempio e una palestra Jedi. 
Decisione che Luke accarezzava da un po’, e che stava lentamente prendendo piede.
 
Aveva appena cominciato a svuotare la mente per provare una nuova tecnica di meditazione, quando un trafelato Han lo aveva raggiunto per annunciargli che…
 
«Ho perso mio figlio!» tuonò con voce disperata, Han, per la decima volta. «Ma come ho potuto essere così idiota?»
 
Constatando che evidentemente – purtroppo – non si trattava di uno scherzo, Luke fece un lungo sospiro.
 
«Cerca di calmarti adesso. E raccontami tutto dall’inizio.»
 
*
 
La situazione, a ben vedere, aveva un che di altamente comico: ci sarebbe stato alquanto da ridere, e Luke lo avrebbe indubbiamente fatto, se non fosse stato coinvolto un minore.
Per la precisione, il minore in questione era il suo unico nipotino, di appena due anni.
Han ripercorse velocemente gli eventi che avevano portato a quella spiacevole situazione.
 
Era uscito di casa appena finito di pranzare, con tutte le migliori intenzioni di comprare finalmente un regalo di Natale per Leila.
Le luci del quartiere commerciale di Coruscant, dove la famiglia Solo e Luke stavano trascorrendo alcune settimane, erano ancora più sfavillanti del solito, e le vie brulicavano di creature di ogni specie, tutte impegnate in analoghe attività di compere natalizie.
Mancava solamente la neve, ma non era da escludere che potesse arrivare.
 
Han aveva ancora nella testa la breve conversazione con quel saccente droide protocollare di cui, né Leila, né Luke, sembravano avere, purtroppo, intenzione di disfarsi.
Perlomeno, una volta tanto, le sue chiacchiere sembravano essere tornate utili ad Han.
Appunto, sembravano.
Perché invece, a quanto pareva, quel fantomatico nuovo profumo all’essenza di Osmanto che «Oh, le assicuro, signore, la principessa Leila adorerà! Pare sia all’ultimo grido fra le signore di Coruscant. Inoltre, l’Osmanthus fragrans è una pianta tipica di Alderaan, le ricorderà la sua infanzia», si era rivelato un fiasco totale.
Evidentemente Leila era allergica a una sola cosa in tutto l’universo, e questa cosa si era rivelata proprio l’essenza di Osmanto.
Sua moglie aveva cominciato a starnutire non appena Han era rientrato in casa con il regalo. Perplesso, lui le aveva avvicinato la borsa contenente il pacchetto, senza farsi notare.
Gli starnuti erano decuplicati.
«Han, ma non senti anche tu odore di Osmanto? Mi fa starnutire fin da quando ero bambina.»
Han aveva deglutito, scuotendo la testa.
«Veramente no. Tesoro, devo… ehm, devo uscire un momento.»
«Cosa?»
Il tono di Leila era stato a metà fra il perplesso e l’infastidito: «Ma sei appena tornato! E non hai nemmeno voluto dirmi dove andavi: non che abbia intenzione di perdere il sonno a riguardo, ma, Han, ho una riunione importante e dovrei essere dall’altra parte del pianeta fra dieci minuti!»
 
Alla faccia del diminuire gli impegni in quel periodo di festa, per passare più tempo con la sua famiglia, aveva pensato Han, ma, benché risentito, non aveva esternato il disappunto.
«Non voglio mica cercare di impedirtelo.» aveva invece replicato, senza capire come quel discorso c’entrasse con lui. 
Poi, di fronte al sopracciglio alzato di sua moglie e all’occhiata che lei gli riservava quando lo reputava un idiota, aveva capito.
 
Ben.
 
«Questo pomeriggio dovevi guardarlo tu.»
Han si era morso la lingua: era vero.
Aveva valutato le alternative, mentre una frettolosa Leila si apprestava a uscire di casa.
Purtroppo, Chewie aveva scelto proprio quel pomeriggio per andarsene a zonzo chissà dove.
E a lasciare Ben insieme a C-3PO Han non ci pensava minimamente.
Tolti anche Luke e R2, non rimanevano molte alternative.
 
Si voltò verso il piccolo terremoto che gattonava sul pavimento del salotto, cacciando piccoli strilli e mettendo a rischio gli addobbi.
 
«Mi spiace, campione, temo ti tocchi venire a fare spese con me.»
 
*
 
«Ma è adorabile!»
La giovane commessa Kiffar* strapazzò le guance di Ben: il piccolo la guardava perplesso, ma senza lamentarsi.
Han sbuffò: voleva cambiare alla svelta il profumo e tornarsene a casa, senza complicazioni di alcuna sorta. 
Quello era uno dei motivi per cui non amava portare a spasso suo figlio in luoghi troppo frequentati o in mezzo a persone eccessivamente socievoli: oltre alla paura, mai rivelata, che potesse accadergli qualcosa, detestava quando degli estranei cominciavano a trattarlo come un bambolotto, quasi non avessero mai visto un bambino in vita loro.
«Sì, va bene, va bene. Lo so che mio figlio è irresistibile come il sottoscritto, ma non sono venuto a cercare una babysitter. Ho bisogno di cambiare questo.» disse mettendo sul banco il pacchetto contenente il profumo.
 
La commessa lo guardò, confusa: «Oh! Non andava bene?»
Han alzò gli occhi al cielo: «Pare che mia moglie sia allergica all’essenza di Osmanto.»
La commessa si lasciò andare a una risatina: «Un marito e un regalo sbagliato: sembrano un binomio quasi indissolubile nel periodo di Natale. Mi aspetti qui: allo stesso prezzo del profumo dovrei avere nel retrobottega uno scialle di seta, di fattura bespiniana, all’ultimo grido. Un vero affare. Anche se temo mi sia rimasto solo di colore viola.»
«Il viola andrà benissimo, non conosco persone allergiche ai colori.» bofonchiò Han, adocchiando nel frattempo suo figlio, che si stava dirigendo verso la sezione dei giocattoli.
«Ben!» esclamò. «Non ti allontanare!»
Il bambino si girò verso di lui per la frazione di un secondo; poi, con uno squittio deliziato, tornò a dedicare la sua attenzione ai giocattoli.
 
Han scoppiò a ridere quando lo vide abbracciare un modello di astrodroide che lo superava di poco in altezza.
«Elletue!» pigolò Ben, scambiando il giocattolo per il droide di Luke.
 
«L’importante è che non mi costringa a comprargli un altro peluche di elefante.» pensò Han.

Suo figlio, a voler usare un eufemismo, aveva una predilezione per quei particolari animali. La sua camera brulicava di giocattoli, vari oggetti a tema, e soprattutto pupazzi. Raramente Ben andava a dormire senza un paio di loro nel letto.
Ad Han non erano mai piaciuti: gli ricordavano troppo i vecchi camminatori AT-AT dell’Impero.

Una volta, per colpa dell’ossessione di suo figlio, aveva addirittura avuto un incubo. 
Nel sogno Ben era un adolescente, e aveva costretto lui e Leila a comprargli un vero elefante. Come ciliegina sulla torta, Luke aveva dichiarato che anche il pachiderma era sensibile alla Forza, e che quindi gli avrebbe insegnato le vie dei Jedi. 
A quel punto, perlomeno, Han aveva capito di stare sognando e si era svegliato di soprassalto, con ancora negli occhi l’immagine di quella bestia che agitava una spada laser, usando la proboscide.   

 Scuotendo la testa per rimuovere quello spiacevole ricordo, Han fece per avvicinarsi al bambino, quando un oggetto su una mensola poco distante da Ben catturò la sua attenzione: era una conchiglia, ma di dimensioni più grandi.
Han l’afferrò.
«Ehi, Ben», disse, portandosi la conchiglia all’orecchio e chinandosi per guardare il figlio negli occhi, «Sta a vedere: dicono che in questo modo si senta il mare.»
Ma quando Han si appoggiò il curioso giocattolo all’orecchio, tutto quello che in realtà udì fu un fastidiosissimo fischio.
Lasciò cadere la conchiglia, e arretrò, quasi spaventato.
Ben invece continuò a giocare col droide, come se niente fosse.
 
In quel momento la ragazza Kiffar riapparve dietro il balcone: aveva già impacchettato lo scialle bespiniano.
«Tutto bene?» chiese, notando l’espressione stranita di Han.
«S-sì.» rispose questi, tremando lievemente. Afferrò poi il pacchetto che la ragazza gli tendeva, e uscì dal negozio senza salutare e senza rispondere al “Buon Natale” di lei.
 Nelle orecchie aveva ancora un sibilo snervante, e non si accorse minimamente, dopo essere ripartito con l’airspeeder, che la commessa lo aveva rincorso fuori dallo stabile, sbracciandosi con aria disperata, per attirare la sua attenzione.
 
*
 
«Quindi sei arrivato a casa e solo allora ti sei accorto che Ben non era più con te?»
 
Luke non ebbe bisogno di una conferma a voce.
La faccia di Han era terrea e l’uomo sembrava sul punto di voler cominciare a sbattere la testa contro il muro.
Luke si trattenne a stento dal provare a forzare la mente del cognato per cercare di rilassarlo, sapendo che non avrebbe gradito quelli da lui chiamati “trucchetti Jedi”.
 
«Quello che non capisco è perché non sei tornato subito al negozio, invece di venire qui. Voglio dire, una volta che ti sei reso conto che Ben era rimasto lì a giocare…»
 
«Oh, che idiota!» sbottò Han. «Ma come ho fatto a non pensarci prima? Bastava tornare al negozio… CERTO CHE CI SONO TORNATO! Peccato che quel dannatissimo posto fosse inspiegabilmente chiuso, nonostante l’orario lavorativo!»
 
«E Ben?»
Questa volta Han non si limitò a pensare di tirare una testata contro il muro.
 
Quando, dopo che Han ebbe riacquistato la calma, riuscirono a raggiungere il Soforian Shop –così si chiamava lo stabile– si stava facendo buio.
Effettivamente, constatò Luke, non c’era alcun indizio sul perché il locale avesse già chiuso.
A meno che i proprietari non seguissero un orario ridotto in prossimità delle feste.
Han, durante il tragitto, era partito in quarta con teorie complottistiche che, con leggere varianti, riguardavano tutte la possibilità che Ben fosse stato rapito per ottenere un riscatto, o come mezzo per corrompere la senatrice Organa.
«Mi hanno stordito con quella maledetta conchiglia, ti dico! Ho rimosso completamente Ben dalla testa, dopo aver sentito quel sibilo!»
 
Anche Luke era convinto che quello strano artefatto c'entrasse qualcosa, ma non avevano ancora abbastanza elementi, per credere davvero che si fosse trattato di una trappola organizzata ad arte. 
Anche se…
«E sai una cosa? Scommetto che ci tenevano sotto controllo da tempo! Sapevano dell’allergia di Leila, sapevano che sarei tornato a cambiare il profumo con quel dannatissimo scialle viola. E ora sono spariti nel nulla!»
 
Han stava perdendo di nuovo il controllo.
 
«Non ci rimane molta scelta. Dobbiamo tornare a casa e avvisare immediatamente Leila.» gli rispose Luke, avviandosi verso la sua navicella.
 
«Cosa? Sei matto? Mi sventrerà a mani nude!» esclamò Han, inorridito.
 
«A Natale siamo tutti più buoni. Magari si limiterà a tagliarti via qualche parte anatomica non vitale.» La calma con cui Luke disse queste parole spaventò il Corelliano ancora di più dell’idea di affrontare la sua minuta moglie.
 
«Muoviti», sibilò poi il biondo, “Abbiamo già perso fin troppo tempo.»
 
Controvoglia, ma riconoscendo la ragionevolezza di quelle parole, Han salì a bordo.
Fra sé e sé maledisse con tutta l’anima C-3PO, l’Osmanto, e persino la tradizione dello scambio dei doni: l’aver sbagliato il regalo per Leila stava assumendo un costo decisamente troppo alto.
 
*
 
«In che senso hai smarrito nostro figlio?!»
«C’è più di un senso?»
«HAN SOLO, DI TUTTI GLI IDIOTI DELLA GALASSIA, TU SEI...TU SEI…»
 
Natale o non Natale, Leila sembrava essere davvero più che mai intenzionata a squartare suo marito.
Han e Luke erano entrati in casa quasi in punta di piedi, come due mascalzoni che sanno di averla combinata grossa e non vogliono incappare nei genitori.
Non si aspettavano che Leila fosse già tornata dalla riunione, e invece lei era lì ad attenderli.
 
Luke si era fatto abilmente da parte –dopotutto lui non aveva colpe– lasciando ad Han il compito di spiegare. Anche se aveva avuto la strana impressione che sua sorella sapesse già tutto.
C’era qualcosa che non gli quadrava.
Si era diretto verso il salotto in cerca di un territorio, se non più tranquillo, perlomeno neutrale, e una volta entrato aveva strabuzzato gli occhi.
 
Le grida dall’altra sala gli giunsero quasi ovattate.
«HAN!» urlò. «Vieni qui!»
 
L’interpellato corse verso il salotto, ben contento di potersi sottrarre momentaneamente alla sfuriata di Leila, ma con il cuore che batteva comunque all’impazzata.
«Hai trovato qualcosa, Luke? Un biglietto, un indizio, un-»
 
«Che ne dici di tuo figlio?» rispose Luke, questa volta con un sorriso sornione.
 
Han strabuzzò gli occhi.
Seduti sul divano, stavano, rispettivamente, Chewie, Ben, e un gigantesco nuovo peluche di elefante.
 
Incredulo, Han si girò verso Leila, sul cui viso si era dipinto un piccolo ghigno di derisione.
«T-tu sapevi che stava bene? Ma allora… allora perché quelle reazioni di là? Io… io...»
Leila sbuffò: «Sì, sapevo che nostro figlio era al sicuro, da ben prima che voi tornaste a casa. Ciò non toglie che tu sia stato un idiota e ti meritassi quella strigliata.»
 
*
 
Le spiegazioni arrivarono più tardi, per bocca di Chewie: Leila lo aveva praticamente obbligato a fermarsi a cena, e aveva preparato il suo piatto preferito.
Fra un ruggito e l’altro, il Wookiee raccontò che cos’era successo.
 
Era entrato al Soforian Shop poco dopo l’uscita quasi rocambolesca di Han.
 
Sahira, la commessa Kiffar del negozio, nonché sua conoscente, gli aveva tenuto espressamente da parte un bellissimo pupazzo interattivo di elefante, che Chewie intendeva regalare a Ben.
Ma, appena varcata la soglia del negozio, il Wookiee aveva trovato la ragazza nel panico e con in braccio niente meno che il piccolo Solo.
 
Nel sentire la parte del racconto successiva, Han cominciò a sbracciarsi.
«Così è stata davvero colpa di quel giocattolo-conchiglia! L’avevo detto!»
«Sì, ma come vedi non c’era dietro alcun complotto», ribatté Luke, «Certo, non avrebbero dovuto lasciare un oggetto tanto pericoloso alla portata dei clienti.»
 
Chewie grugnì, in accordo con le parole dello Jedi.
 
Sahira, dopo averlo accolto ed aver appurato che conoscesse Ben e la sua famiglia gli aveva affidato il bambino. Si era poi affrettata a chiudere il negozio, seppur in anticipo, per la paura di ritrovarsi con altri casi di figli smarriti. 
Per quel giorno, un pargolo disperso bastava e avanzava.
Chewie, invece, dopo aver preso in braccio Ben, si era affrettato ad avvertire Leila. 
Mentre il Wookiee parlava con l’ologramma della senatrice, Sahira aveva trovato per terra la conchiglia. 
Si trattava di un modello difettoso, che invece di restituire il suono delle onde del mare, emetteva un sibilo stordente di elevata intensità. 
Il principio fisico che vi stava dietro era lo stesso di alcune vecchie pistole in dotazione all’Impero, ma il risultato, invece di uno svenimento, era quello di creare al malcapitato una temporanea amnesia.
La giovane si era profusa in scuse: era convinta che il proprietario del negozio si fosse disfatto di quell’oggetto, che invece era finito, non si sapeva come, in mezzo ai giocattoli.
Per farsi perdonare, Sahira aveva deciso di dare in omaggio il peluche di elefante a Chewie, sperando che la cosa potesse fare piacere anche ad Han.
 
«No, decisamente non mi fa piacere, amico», brontolò Han, «Ben ne ha già a sufficienza e- ahio!»
Una gomitata di Leila lo interruppe.
«D’accordo, può tenerlo.» concesse Han, massaggiandosi il braccio.
Tornando serio, si alzò dalla sedia e si avvicinò a Chewie.
«Grazie, amico», mormorò, stringendolo in un abbraccio, «Questa volta ti devo veramente tanto.»
 
*
 
Una volta conclusa la cena, e rimasto solo con la sua famiglia, Han non desiderava altro che quella giornata finisse alla svelta.
Ben dormiva sereno nel suo letto, praticamente all’oscuro di tutte le tribolazioni che suo padre aveva passato.
Han lo osservava dalla soglia della cameretta, la bocca incurvata in un sorriso insolitamente tenero.
 
«Il prossimo Natale ricordami di regalare a tua madre dei fiori sintetici», bisbigliò, «E soprattutto di trovare un alibi a prova di bomba, per quando C-3PO sparirà misteriosament-»
 
«Tutto bene?»
Han trasalì appena nel sentire le braccia di Leila che gli si allacciavano attorno alla vita, e il viso di lei premuto contro la schiena.
«Adesso sì.» rispose con un sospiro.
 
Leila sorrise: Han riuscì a intuirlo da come si erano mosse le sue labbra.
«Forse sono stata troppo dura prima. Ti chiedo scusa, anche perché, a ben vedere, tutto questo è cominciato per causa mia.»
 
Han si girò nell’abbraccio.
«Non proprio. Ho sbagliato regalo per colpa di C-3PO. Davvero, non potremmo valutare l’acquisto di un nuovo-»
«No.»
 
Ok, avrebbe dovuto decisamente cercarsi un alibi.
 
«Forza, canaglia, è ora di spegnere i motori.» Leila si passò un braccio di suo marito attorno alla spalla, e si avviò verso la loro camera da letto.
 
«E poi sarebbe potuta andare peggio di una semplice allergia. Per esempio, C-3PO avrebbe potuto consigliarti di regalarmi qualcosa di viola.»
 
Era buio, e Leila non si accorse minimamente del lampo di terrore che passò negli occhi di Han.
 
«Io detesto il viola.»

 
 



 
 
 
Note tecniche:
*Kiffar: citando wikipedia “sono una razza quasi-umana che proviene dal sistema stellare di Azurbani”
Per quanto riguarda l’Osmanto, giuro che mi sono scervellata per cercare una pianta tipica del pianeta Alderaan: purtroppo la ricerca è fallita, così ho ripiegato su una pianta terrestre (vedi link sotto). Aveva un nome abbastanza esotico per fingere che fosse di un altro pianeta xD
https://www.glamour.it/profumi/nicchia/2019/10/02/fiore-suo-profumo-perche-usati-fiori-profumeria/?refresh_ce=
Riguardo Leila, non so se effettivamente abbia ripreso o meno la carica di senatrice: ho voluto dare questa interpretazione, così come ho assegnato a Luke la decisione di rifondare l’ordine dei Jedi in questo periodo temporale. Consideratela una mia personale versione dei fatti.
 
Note autrice:
Buonasera a tutti e benvenuti nella mia primissima storia su questo fandom O/
Dopo aver letto diverse e bellissime Han/Leila e altre storie sul magico trio originario, ho approfittato del bellissimo contest natalizio indetto da Carmaux e Soul, per dare il mio contributo e spiegare come mai il piccolo Ben sia diventato uno psicopatico patricida. (Beh, dategli torto :-P)
Battute a parte ringrazio tutti quelli che hanno letto e chi vorrà lasciare un commento ^^.
Buon Natale e mi raccomando, attenzione ai regali!

Bennina
   
 
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