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Autore: ArwenDurin    20/12/2019    1 recensioni
Intorno alla s2:
"E per un istante quando incontrò il suo sguardo, poté vedere la scintilla della bestia splendere nelle sue iridi scure, un riflesso acceso che le luci notturne resero come di sangue. L’idea di uccidere fu un pensiero che attraversò la sua mente, e si rifletté nella lama che ora era nella sua gola..."
Hannigram
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Tutti pensiamo di uccidere, quante volte aveva detto queste parole ai suoi studenti quand’era un professore, e il suo compito consisteva nel formare cervelli, lo faceva per adattarli a comprendere meglio la mente di un serial killer, e prepararli al loro futuro lavoro di catturarli. Era questo che Will si ripeteva mentre quelle parole, scorrevano dentro di lui sin da giovane età, e ne traeva persino conforto nelle notti buie, silenziose, e senza luna. Questo pensiero si era prolungato in possibili gesti di attuare quelle parole, ma niente gli aveva dato quell’appagamento come deviare tali pensieri a persone che nient’altro erano che bestie pronte a sbranare. Si era spesso giustificato, in seguito, che fosse il suo lavoro e che era normale pensare tali cose per immedesimarsi meglio…ma c’era dell’altro lo sapeva, e lo comprese quando uccise Hobbs. Diceva a se stesso che stava mentendo per portare Hannibal dalla sua parte, per conoscerlo più profondamente e poterlo catturare ma nell’intimità e profondità della sua mente, spesso cadeva in quel limbo di potere e assuefazione di voler riprovare quelle sensazioni, che provò con Garret Jacob Hobbs.
Guardò la schiena di Lecter intento a disegnare, chiedendosi che cosa volesse davvero, e nel silenzio abissale della sua anima, lì dove tutto tace e sono soltanto le sensazioni a parlare, lo percepiva. Sapeva di stare cambiando e mutando, per adattarsi a qualcosa che così tenacemente aveva combattuto per tutti quegli anni.
Accettando te stesso, abbracciando il tuo vero io.
Il fuoco del camino al quale era di fronte, non emanava il solito calore associato alle sue fiamme ardenti, ma piuttosto bruciava sulla sua pelle, come a voler scalfire, liberare, e sprigionare chi davvero era. Ovvero nient’altro che una bestia, un uomo con istinti animaleschi che aveva scoperto troppo presto le sue limitazioni, come avrebbe detto colui con cui condivideva quel salotto.
Will chiuse i pugni, abbracciando l’ira del fuoco, le emozioni che sbiadivano tra loro come fossero sbuffi di fumo e guardò di nuovo Hannibal, fece scorrere gli occhi sulle sue spalle larghe, le braccia, e le mani capaci d’amore e d’uccidere, ora prese nell’opera che stava creando. Il bisturi che egli usava come temperamatite, era lì poggiato nella scrivania, pronto per essere utilizzato… Graham si chiese se il suo taglio pulito, silenzioso, e rapito avrebbe soddisfatto Hannibal, oppure avrebbe preferito una lama più grande? Magari un coltello vero e proprio.
Sarebbe stato intimo ma non eccessivamente, come lo sarebbe stato farlo con le sue mani, Will desiderava ardentemente l’ultima opzione, ma sapeva anche che ne sarebbe rimasto assuefatto e catturato per sempre: sarebbe stato come vendergli la sua anima.
Un coltello era una mezza intimità, per così dire, e lui sarebbe stato di nuovo libero forse chissà, sarebbe persino riuscito a nascondere di nuovo i pensieri che tanto lo terrorizzavano un tempo, e lo appagavano ora. Will non ascoltava la voce della negazione, ma soltanto quella tenue seppur invitate alternativa allo scontro interno che stava vivendo.
Si chiese come Hannibal avrebbe reagito se l’avesse fatto in quel momento, se avesse avuto il coltello in mano che dalla cucina nel quale insieme avevano preparato la cena insieme, lo tormentava di pensieri. Si chiese se avrebbe reagito prendendo il bisturi che Will gli avrebbe lasciato a portata di mano, prendendo il controllo come era nella sua natura fare, o magari l’avrebbe fatto con le sue mani: grandi e fini, sarebbero state nel suo collo con le dita serrate, e le vene gonfie che avrebbero pulsato sempre più velocemente come il suo sangue.
Un brivido percorse il corpo di Will e non indagò sul perché di esso, conscio delle sensazioni che il dottor Lecter gli procurava, quelle stesse che ora lo bloccavano sul da farsi, com’anche lo spingevano a farlo.
No, non qui, non è il momento giusto…più tardi.
Aveva tempo e d’altronde non era certo cosa nuova che Will dormisse da lui, nell’intimità che avevano raggiunto, non doveva nemmeno chiederlo, la stanza che oramai era diventata sua, era sempre pronta per lui.
Gli si avvicinò senza far rumore, senza parlare e Hannibal gli rivolse uno sguardo con quell’adorazione che aveva il potere di fermare la sua mente da ogni genere di pensiero, e la profondità del nulla presente in quegli occhi lo risucchiarono. Rimasero così per qualche secondo, senza bisogno di esprimersi ulteriormente prima che Hannibal parlasse, capendo le sue intenzioni.
«Buonanotte, Will.»
«Buonanotte, dottor Lecter.»
 
Nessun rumore o suono, ma piuttosto c’era soltanto lui, Will Graham, nel mezzo della stanza immerso nell’abisso di se stesso, era immobile per poter assorbire le sensazioni e le emozioni che avrebbe dovuto sentire, eppure non sentiva nulla. Persino il battito del suo cuore era calmo e regolare, mentre la mente lucida e ferma, era determinata nella sua convinzione…pian piano, iniziò a muoversi e sembrò che delle lunghe e bianche braccia uscite dai suoi incubi più oscuri, lo guidassero in quello scopo.
Si avvicinò sempre di più al letto dove Hannibal dormiva, delle luci al di fuori dalla finestra aperta, lo illuminavano di un chiarore accentuando il suo corpo avvolto in lenzuola scure. Si soffermò a guardare il suo viso, calmo e rilassato come il suo respiro e lì Will confermò che non stesse dormendo, il grande coltello da cucina nella sua mano luccicò crudele e pronto. Avrebbe potuto agire da lì, un giustiziere vendicatore nella notte, ma decise di salire a cavalcioni su di lui, non l’aveva legato, drogato, o qualunque cosa potesse renderlo inoffensivo, non gli piaceva che tra loro ci fosse uno svantaggio: ad armi pari, sempre e comunque. Hannibal con le parole e le mani pronte in agguanto, e Will con la lama del suo coltello.
Lentamente, bloccò i suoi polsi assieme con la sua mano e con l’altra avvicinò la lama del suo coltello alla gola di Lecter, e finalmente sentì qualcosa, la sensazione del pericolo invadere il suo corpo, scendere lungo la sua schiena, nelle braccia, sino alle dita che saldamente stringevano il manico in legno.
Incontrò poi i suoi occhi, l’oscurità in essi fu illuminata dalle mille luci della sera che giungevano dalla finestra, e nella lama si rifletterono. Hannibal rimase calmo, immobile, e si sarebbe potuto dire indifferente, se non fosse per il leggero contrarsi della sua mascella che agli occhi attenti di Graham non sfuggì.
Il tutto ha inizio.
«Dimmi Will, ti stai divertendo?» Aveva la voce profonda, ma non tinta dal sonno, e con lo sguardo scavava dentro di lui.
«Pensi che io stia giocando, dottor Lecter?»
Un leggero sorriso colora le sue labbra, e Will lo odiò per questo.
«Stai ascoltando il tuo istinto, rimasto assopito per così tanto tempo, inebriante vero? Eppure ti sembra di non sentire nulla…»
Si stoppò e Will strinse più forte il serramanico, persino in quel momento vi erano delle emozioni a scorrere nelle pupille scure di Hannibal, sentimenti per lui che lo colpirono come proiettili, lì dritti al cuore.
«Qualsiasi finale tu abbia scritto, non sarà più lo stesso, non avrai quello che avevi prima. Sarà tutto diverso, perché tu sei diverso, Will.»
Nel silenzio io ci sarò sempre. Will sentì quelle parole nella sua mente, le vide scorrere in quelle pupille ambrate che non volevano lasciare le sue, e lo incatenavano in un limbo di oscurità e ossessione dove tutto sbiadiva.
«Ma sarebbe il mio finale, lo scriverei io.» Il tono fu più basso per far trascendere una minaccia, anche se nel suo corpo già svaniva.
«Tu ti sei creato da solo, io ho solo fatto riemergere ciò che sei quindi nel tuo finale come nel mio, ci sarà sempre l’ombra dell’altro.»
Will sospirò sapeva che aveva ragione, ma l’orgoglio non glielo avrebbe mai fatto ammettere e si sporse verso di lui, emozioni contrastanti scorrevano nel suo essere, mentre con lo sguardo passava in ogni angolo del volto di Hannibal. Da quegli occhi compiaciuti, agli zigomi brillanti nelle luci notturne, fino a quelle labbra che sembravano contenere una sorta di litania intrigante.
Strinse la presa sui suoi polsi, aveva ancora il controllo, era ancora lui ad avere un arma letale nelle mani per quanto le parole sinuose e convincenti di Hannibal, risuonavano ancora nelle sue orecchie.
«So che cosa desidero.» Sussurrò nel suo orecchio prima di passare la lama con più convinzione sulla sua gola. Una leggera striscia rossa tinse il lato destro del suo collo, ma Lecter non reagì, e Will fu catturato dalla goccia di sangue che viva e fluida, brillava sulla lama del suo coltello e sul collo di Hannibal. Era lì che scorreva nella sua pelle chiara, dandogli colore di vita e di morte, e toccò il suo petto nudo come fosse un rivolo di un fiume su delle sponde immobili ma senza uno sfocio, e sarebbe caduto, svanito, se non avesse trovato un rifugio. Will inspirò e socchiuse gli occhi, decidendo di cedere alla parte che più di sé cercava di reprimere e scacciare, ma di cui non poteva fare a meno e liberò la drammatica tentazione. Abbassò la lama di qualche centimetro, finendo nel petto dell’altro, e avvicinò le labbra al suo collo, leccò quel sangue e succhiò ogni rimasuglio di esso, mentre lo sentiva pompare dentro di lui dando vita ai suoi organi e alle sue emozioni. E solo allora sentì Hannibal manifestare un emozione, un sospiro di piacere che toccò ogni parte del suo corpo e dei suoi sensi. Per qualche secondo i suoi pensieri furono  di carezze, baci, e desideri carnali che presero il posto alla vendetta che tanto credeva che lo dominasse, e fu lì che probabilmente si incastrò con le sue mani. Quasi certamente aveva allentato la presa nei suoi polsi, visto che si ritrovò lui stesso in posizione di sottomissione, con Hannibal sopra di lui e i suoi polsi ora bloccati.
Si ribellò appena, la presa di Hannibal era comunque salda e per un istante quando incontrò il suo sguardo, poté vedere la scintilla della bestia splendere nelle sue iridi scure, un riflesso acceso che le luci notturne resero come di sangue. L’idea di uccidere fu un pensiero che attraversò la sua mente, e si rifletté nella lama che ora era nella sua gola;  e per quanto Will poté percepirla, i suoi pensieri prima occupati a districarsi nella lotta continua sul resistergli, deviarono al fatto che lì stretto in Hannibal era il suo posto, e non gli importava di altro. La sua espressione durò un battito di ciglia, poiché presto un altro desiderio prese possesso di Lecter, qualcosa di carnale quando sarebbe stato penetrare una lama in un corpo, com’anche di profondo inno silenzioso a qualche opera d’arte, era questo in effetti, lo sguardo che ora gli rivolgeva.
Il coltello non li abbandonò, rimase lì pronto, vigile, e pericoloso nelle mani dello psichiatra abituate a togliere la vita, com’anche a dirigere qualcuna delle sue “marionette” come se lui fosse un essere supremo. Will non si sentiva più così…si era liberato da quei fili, eppure era legato a Hannibal in maniera indissolubile, più profondamente di qualsiasi legame avesse mai conosciuto. In effetti non comprendeva che cosa potesse essere il loro rapporto, ma non aveva importanza poiché loro sapevano a che punto erano.
Lecter con naturalezza tolse la lama dalla gola di Will, soltanto per leccare la punta di quel coltello, con la lingua catturò i rimasugli del suo stesso sangue, non togliendo lo sguardo da Will che immobile, cercava in tutti i modi di resistere non opponendosi però a quel gioco di sguardi.
«Will.» Il sussurro del suo nome, fu come un richiamo che risuonò nel profondo del suo essere. La lama ora, tornò sul corpo di Will che Hannibal faceva scorrere nel suo corpo, Graham la sentì percorrere il suo torace fredda e letale, e si poggiò ai suoi capezzoli, che reagirono a quel contatto, come piccole scosse elettriche. Il suo stesso corpo lo tradiva, senza obbedire alla sua mente che voleva rimanere pronta e lucida, ma niente sembrava più sotto il suo controllo e forse andava bene così, non tentò la fuga o null’altro tentativo per fermarlo poiché dannazione se gli piaceva!
Anelava a quel contatto più di quanto volesse ammettere, il coltello che scorreva nel suo corpo come fosse una carezza di metallo e sangue, era estasi pura per il suo essere e sebbene avesse mantenuto un certo controllo, esso svanì quando la lama sfiorò il suo inguine.
Maledì il suo corpo, le sue emozioni, i suoi sentimenti e qualunque cosa scorresse nel suo essere per farlo reagire così, tanto da dover mordersi le labbra per non far fuoriuscire un gemito che senz’altro il dottor Lecter avrebbe apprezzato.
Maledì il fatto che Hannibal potesse sentire tutto, come lui poteva sentire il gradimento di quest’ultimo.
«Mi chiedo che cosa tu stia aspettando, questo pensiero ha attraversato la tua mente come la mia, e chissà con quante variabili…»
Si sorprese ma fu soddisfatto, del tono fermo che usò in tale esclamazione per quanto ricco di un sospiro trattenuto, mentre cercava di riprendere un controllo che sempre più vacillava in lui.
Hannibal si leccò le labbra e non rispose, piuttosto reclinò il capo di lato e per un attimo il Wedigo apparse, lo sguardo di una bestia che comunica senza parole, e nei suoi occhi d’infinito vi lesse l’abisso profondo nel quale stava cadendo.
«Le nostre azioni sono simili e portano alle stesse conseguenze, oppure a diverse opportunità. Bisogna ponderare cosa si vuole davvero.»
Quelle parole si dispersero nel silenzio che Will gli diede.
Dovresti chiederlo a te stesso, non è vero? Non hai forse fatto la sua stessa scelta?
La sua coscienza lo rimproverò con ardore, e lì il suo sguardo si abbassò sulla lama che era tornata nel suo petto e che con un movimento rapido, tagliò la sua maglietta, spogliandolo di quella leggera seppur piccola difesa, che divideva la lama dalla sua pelle. Il coltello era freddo, eppure bruciava come fosse incandescente e la sentì come percorrere il suo cuore, quando si fermò proprio su quel lato. In quel momento Hannibal si strusciò su Will come un serpente con la sua preda, e Graham avrebbe preferito essere trafitto da quel coltello che tremare d’estasi come invece fece. Gli rivolse uno sguardo contrariato ma gli occhi di Hannibal non lo incontrarono, piuttosto attenti com’erano con una tale profondità a osservare il suo corpo e il essere, che dei brividi percorsero la schiena di Will.
«Se dovessi prendere un ricordo di te, sarebbe il tuo cuore.» Aggiunse d’improvviso, sporgendosi verso di lui e sussurrandogli la frase all’orecchio con voce bassa, pericolosa, e allettante facendo sì che Will chiudesse gli occhi, tenendosi a freno il più possibile mentre sentì il suo respiro mozzarsi.
«Perché credi che ti appartenga?»
Lo sentì sorridere nella sua guancia, alla determinazione di Will che con qualsiasi, seppur minore mezzo, cercava di resistergli, ma quando incontrò gli occhi ambrati di Lecter così vicini a lui e tinti dal più intenso dei desideri, vacillò. E contro qualsiasi volontà, il suo volto si abbandonò al desiderio che riempiva anche il suo essere.
«Il cuore è il centro delle emozioni, tra cui il coraggio. Quale altro organo potrei mai scegliere da te, Will?»
A quel punto il coltello fu piantato al materasso, più precisamente al lato della testa di Will e quando i loro occhi si incontrarono ancora, lesse l’infinito in essi e lui ne fu intrappolato. Le loro labbra si unirono in un vortice di brama e possesso, e Hannibal lasciò i suoi polsi per toccarlo ed accarezzarlo, come a voler possedere ogni angolo del suo corpo. E Will annebbiato da quel bacio ricco di passione, non approfittò della lama a pochi metri dalla sua testa e i polsi ora liberi, ma piuttosto strinse fortemente i capelli di Hannibal, aggrappandosi al suo collo come ne valesse della sua stessa vita.
In quel momento al posto della morte, della vendetta, e della fine di tutto, scelse l’inizio della sua oscurità, di cedere alle fiamme che conteneva dentro sé e che insieme formavano nel loro mondo…scelse di bruciare con lui.
In quell’istante, ogni rimasuglio di giustizia sociale, finì inghiottita dall’abisso di un bacio e quelle mani di colui che invadeva tutto ciò che era e che poco prima avrebbero potuto dargli la morte, ora lo inebriavano con i più dolci movimenti. I loro corpi ancora così attaccati, non volevano saperne di separarsi e nell’estasi del momento, Hannibal ottenne anche l’ultimo rimasuglio d’orgoglio di Will. Quando la sua mano destra con determinazione, arrivò sino al suo inguine e scese nelle sue parti intime, bastò che lo sfiorasse appena che Graham gemette con una trattenuta enfasi. Le sue labbra finirono nel suo collo, riempiendolo di baci e attenzioni mentre con la mano esperta gli donava il piacere più intenso mai provato. E più lo toccava, più il respiro di Will si faceva pesante annebbiando la ragione ed ogni pensiero, e fluttuando in un unico desiderio che aveva preso il  nome di Hannibal Lecter.
Eppure proprio in quel momento in cui Will avrebbe fatto qualsiasi cosa lui gli avrebbe chiesto, in qualsiasi modo avesse voluto, Hannibal interruppe il tutto, e si staccò così bruscamente da lui che Will chiamò con un’implorante domanda il suo nome.
Ma lui si alzò dal letto semplicemente e invidiò la calma con la quale subito si riprese, così Will si mise a sedere e poté notare un lampo di amarezza attraversare le sue pupille che lo colpirono più della lama di quel coltello.
«Devi fare una scelta, dove il perdono o la vendetta non dovranno annebbiare la tua ragione.» L’ultimo rimasuglio di passione lo sentì nel suo tono sospirato, per quanto le parole furono piuttosto fredde nel contesto, ma Graham ne sapeva il significato e deglutì.
 Lui sa.
«Domani notte potremmo fuggire insieme, sparire da queste sembianze oramai consumate e costruirci nuove vite, ma la scelta spetta a te. Seguirai la giustizia, la vendetta, o il tuo vero io, Will?»
Per un istante di un sospiro, Hannibal gli concesse di vedere l’attesa nella sua domanda, l’importanza di essa nel suo sguardo, poi la sua espressione tornò ferma e impassibile mentre senza riluttanza, usciva dalla sua stessa stanza.
Graham non rispose limitandosi a guardarlo, seguendolo finché non  uscì dalla camera, e ben sapeva che stava giocando con lui tanto quanto con Jack, e che il loro piano che poteva andare in frantumi…eppure c’era dell’altro. Hannibal gli stava concedendo una scelta, l’ultima scelta di stare insieme, perché anche lui era annebbiato dal sentimento. E fu consolante non essere il solo in quel limbo d’emozioni che si vogliono evitare o negare, ma allo stesso tempo, trafisse il suo cuore di consapevolezza che oramai era giunto alla svolta che per tanto aveva evitato.
Prese il coltello in mano, e in esso si specchiò parte del suo volto, come fosse il volto di Giano: le due metà di se stesso. Will si chiese quale parte fosse nel riflesso del metallo mentre con un certo peso nel cuore, lasciava quel letto e quella stanza.

Angolo Autrice: 
Ciao a tutti! Voleva da un po’ scrivere sulla s2 di Hannibal e ho trovato modo di farlo, anche se preferivo non per via del periodo strano e turbolento che sto passando, mi ha fatto praticamente da sfogo ma vabbé…

So che la presa del bloccare le mani non è esattamente per fermare qualcuno XD ma vedete cosa in realtà Hannibal e Will volevano, vero 
😝 ?

Di solito scrivo di fluff o romanticismo, e introspettivo oppure queste cose con l’aggiunta della parte oscura che tanto piace agli Hannigram, ma qualcosa di questo genere pericoloso e erotico (?) non l’avevo mai scritto, si percepisce l’amore nel fondo delle loro azioni, d’altronde si amano 
💗💗 ma è più concentrato su altro come potete vedere.
Ho corretto più di una volta ma Scusate gli eventuali errori, ma non ho beta.

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^_^

 
   
 
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