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Autore: HollyIsForLovers    03/08/2009    2 recensioni
-Sono fatti tuoi se vuoi rimanere qui. Fra rotti in culo e puttane, non farti più sentire-. Detto ciò girò sui tacchi e si diresse verso la porta. -Tutto è meglio di te, stronzo!- urlò Selene sputando del sangue a terra. [Prima fanfic su Queer as Folk, serie televisiva che solo da poco ho iniziato a seguire]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-Salve-

Era alta bruna, con un non so che di europeo.

Sembrava quasi stonare in quel piccolo e dimesso negozio di fumetti, in quella strada che sembrava essere troppo infida per le sue Prada.

-Salve-.

La presenza di una donna era quasi del tutto assente lì, tralasciando la mamma del proprietario che spesso e volentieri irrompeva nel negozio con cibo e battute sarcastiche.

-Ha bisogno d aiuto?- domandò il ragazzo, che da dietro il bancone, sfogliava e risfogliava l’ultimo numero del suo capitan Astro.

-Emh veramente sì… cercavo un qualunque fumetto… per un ragazzino di 13 anni…- il sorriso era brillante, e i denti erano perlati, e risplendevano accostati alle labbra rosa.

-Beh sei entrata nel posto giusto allora…- sorrise Michael, abbandonando la sua posizione e dirigendosi verso quella ragazza che, omosessualità tralasciando, rimaneva comunque bellissima.

-Ora ti prenderò qualche primo numero… e poi mi dirai tu quello che ti convince di più…-.

-Okay grazie…- rispose quella, mentre con insistenza, cercava di sbirciare aldilà della vetrina ricoperta di carta stampata.

-Allora, allora…- mugugnava il brunetto, passando il dito su copertine e copertine…-.

Ad un tratto la porta si aprì, ed il campanello situato su questa, trillò.

La voce che entrò era quasi squillante come quel suono.

-Amore! Ho urgente bisogno del tuo aiuto…!-.

Un ragazzo, alto con una pelle chiarissima, come i suoi occhi, aveva fatto un ingresso plateale nel piccolo negozio.

-Emmett non vedi che ci sono clienti?- lo rimbeccò il proprietario, alzando le folte sopracciglia nere, indicando la ragazza.

-Oh! È solo che non succede quasi mai!- continuò il nuovo arrivato, provocando uno sbuffo ed uno scuotimento di capo di Michael.

-Ciao- agitò leggermente la mano lei, tornando ad osservare la strada.

-Oh tesoro sei fantastica! Che ci fai in questo negozietto?- domandò Emmett.

-Emmet…-.

-Tu continua a fare il topo da biblioteca… allora dimmi, come ti chiami?- accomodatosi sul bancone, prese a mangiare delle noccioline che teneva in una piccola busta bianca.

-Selene, piacere…! Comunque cercavo un regalo per… mio fratello…- rise, cercando di far variare l’argomento principale della conversazione.

-Tuo fratello, dolce! Come si chiama?-.

-Emh.. Daniel…- rispose, sistemando il cappellino sulla testa,  e giocherellando nervosamente con gli occhiali che teneva fra le mani.

-Basta… Selene è venuta qui per un consiglio non per essere sottoposta all’inquisizione…-.

Emmett rispose con una linguaccia, ed un verso teneramente risentito.

-Ecco questi sono secondo me i migliori fra i fumetti ora in commercio…- riprese, appoggiando alcuni giornaletti sullo spazio rimasto vuoto sul bancone.

-Ah okay.. e ora… beh lascio a te la scelta… prenditi tutto il tempo che vuoi mi raccomando… - si limitò a dire, senza dargli retta minimamente.

Passarono alcuni secondi, e ad un tratto Selene, si avvicinò velocemente al bancone.

-Successo qualcosa?- domandò Emmett, abbassando la gazzetta di Liberty Eveneu.

Il tempo di finire la frase e dalla porta, come una furia, un uomo alto e possente , entrò sospirando faticosamente.

-Dove cazzo sei?- urlò, prima di notarla.

-L’aereo parte fra un’ora… vieni immediatamente qui!- continuò, mentre si appropinquava alla ragazza.

I due dietro al bancone, non poterono non notare le vene ingrossate sul collo, e il colorito innaturale che oltre il viso aveva occupato anche le mani gonfie.

-Non mi toccare. Ti ho detto che non vengo!- ribatteva l’altra, con la voce salda e acuta.

-Non fare stronzate Selene, non farmi usare le maniere forti, andiamo!- la prese dal braccio, e con potenza la strattonò verso la porta facendola quasi cadere a terra.

-Ehi, un attimo, mi scusi…!- si intromise Michael, quasi senza rendersene conto.

-Tu fatti gli affari tuoi frocietto…- lo zittì l’omaccione.

-Mollami idiota! Io rimango qui!-.

La situazione necessitò di solo alcuni secondi per degenerare.

Michael che aveva scambiato un’occhiata con Emmet, aveva deciso di avvicinarsi alla coppia, ma nel frattempo la ragazza era già distesa sul pavimento, con un labbro sanguinante.

L’uomo, con la mano ancora tremante, era sopra di lei e si asciugava il sudore nervoso che aveva cristallizzato la pelle sul mento.

-Ma che sta facendo??- si lamentò il brunetto avvicinando alla ragazza, che tremante si asciugava il labbro gonfio.

-Sono fatti tuoi se vuoi rimanere qui. Fra rotti in culo e puttane, non farti più sentire-. Detto ciò girò sui tacchi e si diresse verso la porta.

-Tutto è meglio di te, stronzo!- urlò Selene sputando del sangue a terra.

Il tempo di finire la frase e l’uomo si era riavvicinato e dopo aver rovesciato a terra uno stand pieno di fumetti le aveva tirato un calcio sulle ossa del bacino.

Emmet, intanto aveva assistito inerme alle scena,ed ora si era avvicinato all’amico, che pur tentando non aveva potuto parare la botta.

-Se ne vada immediatamente!- urlò con una voce che non aveva nulla a che fare con quella che aveva rischiarato la mattina qualche minuto prima, ma quello era già uscito.

Selene distesa a terra, ansimante, si teneva il ventre.

La scena era durata poco più di qualche minuto, ma aveva sconvolto un’intera giornata.

Emmet e Michael si guardarono ancora una volta.

-Ehi, piccola… tranquilla ti portiamo in ospedale ora…- le disse il primo, passando una mano tra i capelli scuri.

-Cazzo cazzo cazzo…- ripeteva lei, scalciando l’aria, e cercando di controllare il respiro.

-Chiamo Brian… io non ho la macchina qui…-.

 

*

 

Il loft era illuminatissimo, come al solito i due ragazzi erano accovacciati sul letto, con niente di meglio da fare che stare l’uno sull’altro.

-Oggi ho consegnato il mio primo lavoro…- disse il biondino, che sopra l’altro, sorrideva angelicamente.

-E com’è andata?- Brian Kinney, posto sotto quel corpicino perfetto, massaggiava seraficamente il sesso del ragazzo, con il suo tipico labbro inclinato.

-Benissimo, era un nudo maschile…- rispose Justin, prima di inarcare la schiena e sospirare leggermente.

-Sei abbastanza esperto in questo, no?- rise il bruno, invertendo le posizioni.

Ora era lui sopra, ed era chiaro il perché nessuno riuscisse a dirgli No.

I muscoli sulla schiena erano così marcati che sembravano essere disegnati con metodica precisione.

-Devo ringraziare la mia musa ispiratrice…!- sorrise Justin, alzandosi per far incrociare le loro labbra.

Quei loro baci, che anche se duravano pochi secondi contenevano una dose di erotismo capace di infuocare l’inferno.

Le labbra non erano perfettamente sovrapposte, e questo permetteva alle loro lingue di assaporarsi e massaggiarsi.

Come una danza sensuale, si rincorrevano e si trovavano. Intanto la mano del biondino aveva preso a scendere su quel ventre liscio e scolpito, fino ad arrivare al sesso, che lo aspettava ormai.

I movimenti di entrambi erano in completa sintonia, e bastò poco per far raggiungere l’amplesso ad entrambi, fra sospiri.

Brian guardava e studiava quel visino, orgoglioso del suo lavoro, era quello che lo faceva eccitare più di tutto. La consapevolezza che quel ragazzino, più giovane di lui lo idolatrava, lo voleva, e lo amava.

Il telefono iniziò a squillare mentre i due erano ancora l’uno sull’altro.

-Passami la cornetta…- sibilò all’orecchio di Justin.

Quello gliela porse, e poi si alzò, dirigendosi verso la cucina.

-Pronto?-.

Ogni volta farlo con Brian era sempre un’esperienza diversa.

Tutte le svariate volte che durante il giorno i loro corpi si ritrovavano ad intraprendere quel gioco eccitante, era come se fosse la prima volta, ma ogni volta lui gli era sempre un po’ più vicino. Un po’ più vicino a Brian, un po’ più simile a Brian.

-Adesso?... sisi, sto arrivano… Mikey stai calmino però, che ormai non hai più l’età per infuriarti così…-.

Justin sentì riattaccare la cornetta, e dopo aver bevuto un po’ d’acqua domandò il contenuto della chiamata.

-Devo andare da Mikey, c’è stata una scazzottata nel suo negozio, e per quanto ho capito qualcuno è rimasto ferito…-.

-E tu cosa c’entri?-.

-Sai com’è fatto Michael, quei fumetti lo hanno reso sempre più altruista, devo portare una ragazza in ospedale-.

Diceva mentre, dopo essersi infilato le mutande, indossava un paio di jeans e una camicia, senza abbottonarla.

-Capito, beh io devo studiare che domani ho un compito…-.

-Okay cazzetto, ci vediamo al mio ritorno-.

Dopo averlo baciato, uscì dalla porta.

 

*

 

La situazione nel negozio, era leggermente migliorata.

Il numero dei ragazzi era aumentato dato che un altro uomo, era appena entrato.

-Ted ti prego convincila ad andare in ospedale…-.

-Michael come posso convincere una sconosciuta ad andare in ospedale?- domandava quello, gesticolando.

-Sto bene, cazzo!- inveiva lei, prima di piegarsi in due dal dolore, contraddicendo tutto quello che cercava di dire.

-Non stai bene, ti ha tirato un calcio nel ventre, potresti avere qualche osso rotto…-.

-Tesoro, ascoltami… andiamo all’ospedale qualche minuto, una TAC e così ci cacciamo il pensiero…- Emmet, dolcemente aveva appoggiato la testa di lei sulle sue gambe.

-Non è il caso, datemi qualche minuto e uscirò da quella porta sulle mie gambe!-.

-Certo, e poi cadrai appena voltato l’angolo!-.

-Ho già dato troppo disturbo, dimmi quanto ti devo per lo stand e poi lasciatemi andare…-.

Continuava a parlare, mentre cercava di mettersi a sedere per prendere il portafoglio dalla borsa nera, appoggiata al pavimento.

-Ora non è il caso di parlare di denaro, okay?-.

-Ma chi era quel tizio poi?- domandò Ted, che se fosse possibile, era il più confuso di tutto là dentro.

-Nessuno…-.

-E perché nessuno ha deciso di pestarti?- chiese sarcasticamente Michael.

-Non sono affari vostri…- la frase si concluse con un forte e profondo urlo.

-Cos’è? Cos’è?- domandava Emmett, che cercava di tranquillizzarla.

-Mi sta tagliando, brucia, dio!- e dicendo questa parola, riprese ad urlare, tremando dal dolore.

-Tranquilla, ora andremo in ospedale! Tranquilla!-.

Qualche secondo e Brian entrò dalla porta sistemandosi i capelli.

-Cosa abbiamo qui, una riunione di famiglia?- domandò, alla vista di tutti i ragazzi.

Le urla strazianti però lo fecero inclinare leggermente il capo.

-Ma che problema ha?- domandò, indicandola con l’astina degli occhiali da sole.

-Dobbiamo portarla in ospedale, immediatamente!-.

 




Essendo la mia prima storia su questa serie televisiva, ho deciso di non continuare la fanfiction prima di aver intuito il parere dei lettori, sempre se ci saranno.
Baci.
 Holly.


  
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