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Autore: DorotheaBrooke    25/12/2019    3 recensioni
Una possibile interpretazione dei pensieri di Merlino in attesa del ritorno di Artù.
[La storia si è classificata prima al contest ‘Elements’ indetto da LiHuan.85 sul forum di EFP e valutato da Dark Sider]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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 “E la morte non avrà più dominio.
I morti nudi saranno uniti
Con l'uomo nel vento e la luna d'occidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle”

Dicono che la morte per acqua sia la più dolce.

Dall’acqua siamo generati in principio e dall’acqua siamo accolti alla fine, perché essa possa partorire nuova vita.
Sembra però che l’acqua non abbia in serbo per me né la vita, né la morte. Almeno non quella che si distende placidamente sulle rive di Avalon, forse perché troppo avvelenata dal sale delle lacrime che vi ho versato.

Dicono che la morte per acqua sia la più dolce. Per quanto mi riguarda, mi sarei accontentato anche di quella per fuoco. Sarebbe stato appropriato che la carne fosse infine straziata dalle fiamme quanto l’anima lo è stata dalla passione e che il corpo e lo spirito ritrovassero una ineffabile simmetria prima di dissolversi in cenere. Sarebbe stato dolce disperdersi nel vento. Cullato dalla brezza o sbalzato dalla bufera sarei stato portato in ogni luogo, forse perfino dove sei tu. Ti saresti svegliato allora, Artù, sentendo posare sul tuo capo della polvere così familiare?

Invece sono fermo qui. Solo. Sempre.

Il mondo mi ha abbandonato o forse sono stato io ad abbandonare il mondo. In ogni caso non vi era più posto per me fra miliardi di volti estranei.
Vorrei ridere ancora ancora con i tuoi cavalieri, i nostri amici. Vorrei confortare ancora la tua amata Gwen. Vorrei ascoltare di nuovo la voce benevola e saggia di Gaius, rivedere il suo viso paterno e saggio di cui ho amato ogni ruga. Uno dopo l’altro la morte li ha rapiti da me. Sono altrove ora. Troppo lontani perché io possa raggiungerli, ma insieme. La terra pulsante di vita li abbraccia. Mi sembra di vedere le radici degli alberi protendersi fino ai loro corpi esanimi e di lì distendersi fino al centro della Terra, nel cuore incandescente del mondo, fondendo l’umanità morta nella medesima fiamma, perché possa germinare vita nuova. Penso sia necessario e dolcissimo sprofondare uniti nell’abisso incandescente prima di poter sollevare di nuovo il capo verso le stelle.
Ho pianto per la loro scomparsa, non sapevo che le lacrime che versavo erano per me.
“Benché impazziscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché gli amanti si perdano l'amore sarà salvo;
E la morte non avrà più dominio”

Non c’è fuoco e non c’è terra che mi possano accogliere ora, solo acqua gelida dalla quale è impossibile risorgere. Non c’è alcuna profondità in cui inabissarmi, solo le sponde di un lago assurdamente quieto.
Il suono delle onde che s’infrangono pigramente a riva è lieve, sembra deridere il tumulto che ho nel cuore. Se avessi potuto scegliere, avrei preferito trascorrere l’eternità fra i flutti di un mare in tempesta. Sarebbe stato facile lasciarsi annegare fra le onde di un uragano. Visto che non è possibile per me rivivere dopo ciò che è stato, almeno avrei voluto essere sommerso, cancellato per sempre insieme al mio dolore e ai miei peccati. Invece troppe volte mi sono già immerso in queste acque poco profonde, troppo crudeli per accogliermi e portarmi fino a te.

Non ha senso lottare ormai. Non posso andare in nessun altro luogo. È necessario che il mio tormento continui. Il mio destino era servirti per sempre. Non lo sapevo quando ci siamo conosciuti e non lo credevo quando Kilgharrah me lo profetizzava. Tuttavia mi sono avvicinato a te e tu a me. Come bambini capricciosi abbiamo tentato più volte di disfare il filo invisibile che ci univa, ma il dolore del distacco era insopportabile. Una metà non può odiare ciò che la rende intera. Il drago me l’aveva detto fin dal principio, ma solo ora inizio a veramente a comprenderlo. Eravamo spinti da una forza invisibile che ci attraeva l’uno all’altro. Fardelli troppo gravosi erano stati posti sulle nostre giovani spalle. Solo insieme potevamo riuscire a trasportarli, solo insieme potevamo conoscere la nostra reale forza. Ho imparato ad amare lo stesso fato che all’inizio non comprendevo e contro cui lottavo. Alla fine io ho scelto lo stesso destino da cui ero stato scelto fin dal principio. È un discorso folle, ma tu, Artù, potresti comprenderlo perché hai sperimentato insieme a me ciò che ho detto. Io dovevo proteggerti per sempre, ma siccome non sono riuscito ad adempiere il mio dovere, ora subisco la giusta pena. L’attesa infinita su queste rive è il supplizio che infliggo a me stesso per la mia colpa inespiabile e la memoria è la lama perfetta con cui straziare la mia coscienza sporca. La sorte aveva determinato che accadesse anche questo? Non c’è mai stata un’alternativa? Se è così, io accolgo anche questo fato crudele, perché mi è insopportabile l’idea che tu al tuo risveglio non trovi nessuno ad attenderti e possa provare la stessa solitudine che mi tormenta ora.

Mi inchino sulla superficie liscia del lago. Da essa traggo sorsate profonde, ma non c’è sollievo alla mia gola riarsa. Mi tormenta una sete che non può essere alleviata da quest’acqua che sa di lacrime. Il mio spirito è una terra bruciata in cui il tempo ha scavato solchi profondi. Sorrido amaramente. L’acqua di cui ha sete la mia anima ha il sole fra i capelli e l’oceano negli occhi, si comporta spesso come un babbeo, ma rappresenta comunque la parte migliore dell’umanità.
Alzo di scatto lo sguardo sperando di vedere il tuo profilo avvicinarsi camminando sull’acqua. Ancora una volta trovo solo la nebbia fitta che aleggia su questi lidi, celandoti ai miei occhi. Un desiderio folle e disperato mi lega a te, Artù, ma non posso rinunciarvi. Tu sei la pioggia che porta la vita nuova, solo il tuo bacio può dare sollievo alle mie labbra secche.

Puoi sentirmi? Vedi il dolore del tuo sevo come vedi il resto del mondo? Probabilmente attendi il momento opportuno per tornare. Il giorno in cui al grido angosciato del mio cuore egoista, che ti vorrebbe già qui con sé, si unirà l’invocazione del resto del mondo. Il dovere in fondo è sempre venuto prima dell’amore per te. È una verità che ho appreso fin troppo bene. Ho accettato da tempo di doverti dividere con altri, come tu probabilmente hai accettato di dover prestare il tuo servo al resto del mondo, ma al tuo risveglio sarà l’amore la prima cosa che troverai e non il dovere. Dovrò aspettarti per sempre?

Una metà non può odiare ciò che la rende intera, diceva Kilgharrah, ma una metà non può neanche risorgere senza l’altra. Perciò fino al tuo ritorno rimango fra la vita e la morte, attendendo il momento in cui potremo rinascere insieme.


N.D.A. Iil titolo è ripreso dalla poesia “E la morte non avrà più dominio” di Dylan Thomas, che è stata la fonte d’ispirazione per questa fanfiction e di cui ho riportato alcuni versi.
  
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