Una stanza ascettica. Quasi vuota. Le pareti
bianche.
Un filo di luce entrava, quasi invadente, attraverso i solchi delle tapparelle,
colpendo in pieno il mio viso. Insicura e un poco ansiosa, mi aggrappavo con
terrore ai braccioli dela sedia. Quando le mie mani
abbandonavano la presa per dedicarsi ad altro, ispezionavano il mio corpo. I
miei polpastrelli accarezzavano la pelle morbida della mano sinistra, quasi a
voler tracciare invisibili solchi sulla landa bianca che si estendeva per tutto
il mio corpo. Sola, vile, ma con grazia.
Le gambe accavallate sbucavano da una
minigonna bianca di un tailleur che non ero mai riuscita ad indossare.
"Yoko" mi disse il dottor Akiba incrociando il mio sguardo. Stava
seduto in giacca e cravatta su una sedia molto distante dalla mia, dietro una
scrivania. Era il mio psichiatra.
"Sì?" risposi con
un filo di voce
"Che cosa desideresti fare di più?"
"Ora?"
"Sì...ora"
"Non lo so..."
"La cosa che più ameresti fare, ora"
"Ecco...ce n'è una..."
"Cosa?"
"Mi vergogno a dirlo"
"Apri la tua mente, Yoko e confessa"
"Io...vorrei..."
"Cosa?"
Chiusi gli occhi e presi fiato. "...Masturbarmi"
"Dove sei Yoko? Dove ti porta la mente? "
Chiusi ancor di più gli occhi, con tutta la mia forza.
"Sono in una
specie di campo di grano e indosso un ampio abito bianco a mezza manica. Fa caldo. Il calore si appiccica sulla mia pelle e
dentro di me sta nascendo un mostro"
" Un mostro?"
"Sì...una specie di forza, nasce dal clitoride e si propaga per
tutto il mio corpo, come un ictus. E' come se quella fosse una malattia,
se prendesse vita dentro il corpo con il desiderio di uscire e infettare tutti."
"Come si chiama quella malattia, Yoko?"
"Sesso..."
"Hai paura del sesso?"
"No..."
"Di cosa hai paura?"
"Della natura che mi circonda"
"Perchè?"
"Le spighe di grano sono mosse da un vento impetuoso.
Si piegano e sembra quasi che vogliano acciuffarmi le gambe, come un impeto. Come se volessero possedermi"
"Ti corteggiano?"
"No. Mi fanno del male. Appena
mi toccano sento prurito"
"Hai paura di tuo marito?"
"Sì."
"C'è tuo marito doveora tu ti trovi?"
"'E' il vento che muove le spighe"
"Che cosa stai facendo ora?"
"mi tocco..."
"Quale parte del corpo?"
"la coscia destra. Ho alzato la gonna del
vestito. Sento come se la carne stia pulsando, è una sensazione quasi
rarefatta. Mi sento...una farfalla. Le mie dita salgono sulle coscie e
raggiungono le labbra. Non indosso le mutande. il mio
dito penetra tra i denti e sento come se il mio corpo stia bruciando. Sto
facendo uscire il mostro. Si è insinuato dentro di me senza permesso."
"Sta uscendo?"
"No...sta impazzendo. Una volta che le mie dita
entrano comincia a sobbalzare dentro le mie interiora, le mie viscere diventano
calde. Il mostro salta da una parte all'altra, come in una furia epilettica." Cominciavo a trascinarmi dall'orgasmo, facendo
confondere sogno e realtà, le mie dita si intrufolavano dentro la gonna del
tailleur, fino a raggiungere l'oscenità. La carne pulsava sui miei polpastrelli
e pareva che volesse accarezzarmi, reagire di fronte alle mie paure.
"Yoko...perchè hai paura di tuo marito" Mi
disse Akiba mentre le mie mani continuavano ad intrufolarsi nel mio segreto,
sia nel sogno che nella realtà.
"STA USCENDO!" gridai "IL MOSTRO STA USCENDO...IL
MOSTRO..." Sospirai, fino a quando esplosi in poche gocce che
racchiudevano il mio terrore che mi spingeva a reprimere la mia identità.