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Autore: Irene Leg    30/12/2019    0 recensioni
Sono passati 25 anni dalla conclusione dell'episodio XIX, e l'ordine è stato ristabilito negli anelli interni della galassia. La nuova Repubblica garantisce la pace all'interno dei suoi confini, senza preoccuparsi di ciò che accade nei mondi individuali che la compongono. Ma qualcosa nell'Orlo Esterno si sta risvegliando; una forza che rimetterà in discussione gli equilibri della galassia.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rompe l’immobilità di Daisay-4. Scende vorticando fuori dall’atmosfera. Il silenzio nella piccola luna del Bordo Esterno è altrimenti assoluto. Nel suo moto a spirale disperde particelle di un liquido scuro, raggrumato. Da vicino il rumore è diverso da ogni altro rumore: è come un urlo che proviene direttamente dall’interno di chi lo sta ascoltando. Penetra l’atmosfera interna, rallentando nella sua discesa. Sol è inginocchiato sulla sabbia gelata. Il mare oscilla piano, quasi si fosse stancato del suo stesso moto. Una costellazione di stelle vicine e brillanti, all’altezza dell’orizzonte, illumina la notte. Sono disposte a formare una croce piantata nel mare di acqua rossa. Sol inspira l’aria fredda. Sente il vento rallentare fino a fermarsi. Poi rialzarsi. Ma percepisce una differenza. Lo spostamento d’aria che sente non è naturale; si accosta al suo corpo e risale dalla schiena al collo, accarezzandolo. Sol non si gira, non ha bisogno di vederlo per sapere cosa stia succedendo: il vapore nero è sceso fino alla terra e si è raccolto dietro di lui, e ora sta vorticando sul posto, rimodellandosi e dandosi concretezza. Dapprima emergono dei piedi a punta, poi delle lunghe gambe dritte, poi un busto su cui due braccia incrociate sorreggono un seno abbondante, e infine il viso divertito di una donna sulla trentina.
“L’ultima cosa di cui avevo bisogno in questo momento era una tua visita, Vis.”
Dietro di Sol la donna sembra una persona qualunque, con larghi dread marroni che le arrivano a metà della schiena e un giubbotto e dei pantaloni neri – ma a guardarla meglio il suo corpo rivela di non essere composto di materia organica comune: non finisce sulla sua superficie esterna, ma continuamente evapora, come un gas che sia mantenuto artificialmente compatto.
“È così che si salutano le vecchie amicizie?”
“Risparmiamoci i convenevoli, per piacere.”
Vis scoppia a ridere. Sol si rialza continuando a darle la schiena, e si incammina verso l’interno dell’isola, dove una vegetazione fitta di alberi e arbusti nasconde alla vista il territorio oltre i primi metri. Scosta delle foglie larghe che si ritirano al suo tocco e si inoltra all’interno. La voce di Vis è acuta e squittente, quasi.
“Ti starai chiedendo perché sia venuta a trovarti” urla dietro a Sol, raggiungendolo poco dopo.
“Noia, immagino” risponde l’uomo.
“Non esattamente. Sai non ho mai capito… questo”
Sol si gira e osserva la donna che levita a mezzo metro d’altezza e indica attorno a sé.
“Tutto questo… quest’isola, questa luna inimmaginabilmente lontana da tutto.” Sol non risponde, si limita a guardare Vis negli occhi.
“In ogni caso!” riprende la donna, ritrovando il sorriso “immagino tu abbia saputo del-”
“La sconfitta del Primo Ordine…”
Vis scoppia a ridere.
“Guarda un po’, mister indifferenza quindi si mantiene aggiornato?”
“Sono passati più di vent’anni, Vis.”
“Be’ sai io-”
“Sì sì, quando qualcuno è come te il tempo viene concepito differentemente, me ne hai già parlato alla nausea.”
Sol ha camminato fino a un punto profondo della foresta. L’aria profuma di clorofilla e muschio. Gli alberi oscillano piano. Piccoli branchi di scolofili corrono attraverso il sentiero stretto su cui Sol sta camminando, barcollando da un lato all’altro del loro corpo asimmetrico. Vis levita dietro di lui, a gambe incrociate.
“Ah ma che maleducata, stavo quasi dimenticando! La tua meditazione come sta procedendo?”
Sol si ferma e sospira. Allunga il braccio destro verso un albero dal lungo tronco biancastro. Chiude la mano e inizia a tirarla verso di sé. L’albero vibra. Sol avverte la resistenza che il vegetale gli sta facendo e si sforza. Le radici dell’albero cedono, e il tronco crolla verso i due. Sol si scansa e Vis rimane immobile. Nella traiettoria verso il terreno, l’albero atterra sulla donna. Ma invece che schiacciarla si limita a passarci attraverso, spaccando il suo corpo in due metà uguali. Atterra con un tonfo sordo sul terreno sabbioso. Le due parti del viso della donna sorridono entrambe. In pochi secondi il vapore nero disperso nella collisione si raccoglie e comincia a vorticare, aderendo al vuoto fra le due estremità del corpo e ricreando le parti che si erano perse. Quando riacquista la sua forma precedente, Vis scoppia a ridere e applaude, ma le sue mani si compenetrano quasi del tutto, rendendo l’applauso praticamente muto.
“Che progressi! Sono molto impressionata Sol. Faresti una fortuna a lavorare su Endor.”
“Ogni volta che ci vediamo desidero sempre meno di essere in grado di ucciderti e sempre più che tu sia in grado di uccidere me.”
“A proposito…” risponde Vis, cercando di darsi un’aria misteriosa, ma apparendo chiaramente eccitata di raccontare qualunque cosa abbia da dire. Sol si gira a guardare la donna.
“Torniamo a quello che stavamo dicendo prima delle dimostrazioni di giardinaggio.” Sol stringe di nuovo il pugno e solleva la mano, e il tronco che ha fatto cadere si stacca da terra. Sol scatta col busto in avanti, e l’albero prende il volo, attraversando Vis e lasciando un cratere circolare al posto del suo stomaco. La donna continua a parlare senza reagire in alcun modo.
“Il primo ordine si è disperso, corretto.”
“Annientato sarebbe una definizione più corretta.”
“Perfetto. E sai cosa significa questo?”
“Che hai millenni di vita e non hai ancora imparato che le persone odiano le domande retoriche?”
Vis nuota nell’aria, portandosi davanti a Sol. L’uomo raccoglie un ramo da terra. Lo impugna a un lato con entrambe le mani e colpisce Vis all’altezza della spalla, trapassandola da lato a lato e staccandole il braccio.
“Significa che c’è un vuoto di potere.”
“Mh.”
“Che non attende altro che essere riempito. Come qualcuno qui,” continua Vis galleggiando nell’aria di fronte a Sol e ridendo. Si bacia l’interno di una mano e soffia il bacio verso Sol. L’uomo sente dell’aria fredda accarezzargli il viso, e avverte come voci distanti, all’interno del suo corpo, urlare e contorcersi. Sono arrivati a una radura al centro della foresta, dove sulla sabbia Sol ha costruito una rudimentale capanna di legno. Fuori ha accantonato una pila di pietre e Vis nota le ceneri dei fuochi che l’uomo ha acceso nei giorni precedenti.
“Quello che stai cercando di dirmi è chiaro, Vis. Ma guardami” dice Sol indicando attorno a sé, “questo è tutto quello che mi rimane. Non è la mia guerra, e non è una guerra che possa vincere.”
“Ma è l’unico modo per avere quello che vuoi. Il motivo per cui sei venuto qua in primo luogo…”
“No, io…”
“Ti vuoi arrendere ancora prima di aver iniziato?”
“Io…”
“Sei rimasto debole come sempre. Debole e patetico.”
Sol abbassa lo sguardo. Poi urla un'unica vocale gutturale. Il bastone che ha usato nella foresta squarcia l’aria rotando verso di loro e decapitando Vis. Sol lo afferra con una mano e inizia a usarlo come una spada. Taglia tutti gli arti a Vis, spandendo onda dopo onda di fumo nero. Si accanisce poi sul suo corpo, attraversando col legno ogni brandello di pelle e tessuto, finché della donna non rimane più niente, e senza fiato si ferma a fissare la nuvola che ha creato di fronte a sé. Cade in ginocchio. Chiude gli occhi. Inspira. Quando riapre gli occhi Vis lo sta guardando con un sorriso soddisfatto.
“Dici che non hai niente, e ti compiaci nella tua immobilità. Stai qua a piagnucolare e lasci che le cose semplicemente succedano, senza farci nulla” riprende Vis, con una serietà che raramente Sol aveva osservato nella donna.
“Eppure non è vero che non hai nulla. Hai me” continua.
“Fantastico” risponde Sol sarcastico “un fantasma che non può nemmeno alzare un sasso. Siamo pronti a conquistare la galassia.”
“E se ti dicessi che so come fare?”
“Ti chiederei perché vuoi aiutarmi.”
“A questo ci arriveremo” risponde Vis sorridendo. Sul viso di Sol si dipinge un’espressione disgustata.
“In ogni caso,” riprende l’uomo, “sentiamo, in cosa consiste il tuo piano?”
“Ci serve potere. Una quantità praticamente illimitata di potere. E c’è un solo modo per ottenerla.”
“Sono tutto orecchi.”
“Dovrai rifondare l’ordine dei Sith. Sarai il primo, nuovo sith.”
La notte è serena. Le stelle che ingioiellavano l’orizzonte del mare non sono visibili da dentro la radura, ma altre sbucano più fievoli e lontane nel cielo sopra i due. Sol le guarda per un secondo.
“I sith e i jedi sono ormai un ricordo dei nostri genitori. Non è possibile…”
“Devo ricordarti cosa hai fatto?” risponde Vis indicando il bastone che Sol stringe ancora nella mano sinistra. “Solo perché abbiamo smesso di usare la forza, non ha smesso di esistere.”
“Mh” risponde Sol frustrato, “non credere che non ci abbia pensato. Ma non è la mia strada.”
“Cosa stai dicendo?”
“Non sono compatibile. Non la sento” continua Sol. “Vis, quasi quindici anni di meditazione e quello che hai visto è tutto quello che so fare.” Poi senza aggiungere altro Sol apre la mano sinistra, e lasciato cadere il bastone a terra la accosta alla fronte di Vis. L’uomo sente freddo, e altre urla, più vicine a sé. Chiude gli occhi. Vis vede la concentrazione nella sua espressione. Sente forze cercare di attraversala. Rimangono immobili per qualche minuto.
“Niente. Te lo dicevo.”
“Non credo di aver capito.”
“Sto cercando di modificare la tua mente. È una delle prime capacità che studiare la forza dovrebbe permettere. Eppure niente.”
“Come sai che non ci sei riuscito?” domanda Vis scoppiando a ridere.
“Perché ti saresti dimenticata chi sono, e a quest’ora saresti in viaggio verso l’angolo opposto della galassia.”
“Sai, uno dei vantaggi dell’essere me, oltre alla simpatia e la bellezza, ovviamente, è che si accumulano un sacco di informazioni utili negli anni.”
“Vis, non ho voglia di chiacchierare.”
“Ma in questo caso quello che contano sono proprio le basi. Tu hai influenzato la mia mente.”
“Eppure…”
“Eppure non essendo né un jedi né un sith, non c’era un fine a quello che hai fatto. Non l’hai modificata né per il bene né per il male. In una parola sola l’hai cambiata, rendendola uguale a come era prima.”
Sol non risponde. Medita in silenzio se ci possa essere qualcosa di vero in quello che Vis gli ha appena detto.
“Vis. Perché insisti per farmi diventare un sith?”
“Non insisto,” risponde la donna, “è solo l’unica opzione.”
“Possiamo ottenere altrettanto potere senza appellarci al lato oscuro della forza.”
La donna scuote la testa.
“Questo è il problema della vostra mortalità. Non abbiamo tempo da perdere.”
“Potresti non parlarmi per indovinelli?”
“È molto semplice in realtà: non esistono più né i sith né i jedi, corretto?”
“Corretto.”
“Allora dobbiamo per forza renderti un sith.”
“Ma perché?”
“Perché un sith può esistere senza che esistano i jedi, ma mai il contrario.”
“C’è un libro di regole che non mi è stato recapitato?”
“Non è questione di regole. Pensaci bene. Un sith è tale anche in assenza di jedi: il suo obbiettivo è indipendente dalle circostanze ambientali. Un sith può essere sconfitto da chiunque. Ma un jedi in assenza di sith che cos’è? È un soldato che prevarica la volontà altrui per perseguire un fine che solo lui può percepire e conoscere. Sostiene di agire per la forza, ma è l’unico che può sapere se sia vero o meno. I jedi senza sith sono dispotici; tirannici. E non potendo utilizzare la forza per fini autoritaristici, semplicemente non possono esistere. Sarebbero un paradosso.”
Sol incrocia le braccia sul petto, riflettendo. Vis lo imita, assumendo un’espressione seria esasperata comicamente.
“Questo significa che se avessimo successo e io diventassi un sith… genereremmo dei jedi?”
“La forza cercherà di bilanciarsi, certo.”
“E quindi?”
“Vis, sai come finisce sempre.”
“Sento che stai per spiegarmelo comunque.”
“Il sith malvagio cade. I jedi festeggiano. I suoi piani vanno in fumo. Perché mai dovrebbe essere diverso questa volta?”
Vis sorride maliziosa, ma è un genere diverso di malizia che Sol crede di leggere nei suoi occhi. La donna si alza in aria e comincia a orbitargli attorno.
“Voi mortali,” comincia ridendo.
“Odio quando ci chiami così.”
“Il vostro problema è di visione. Ricordate le storie recenti. I fatti del giorno. Ma ignorate la storia. I sith esistono da millenni, Sol. Intere dinastie hanno vissuto sotto i sith, senza nulla che inficiasse il loro regno.”
“Eppure sono caduti. Tutti, prima o poi. Perché dovrei essere diverso?”
“In realtà un motivo c’è,” risponde Vis. Ora è alle spalle di Sol e gli parla sussurrando quasi in un orecchio.
“Ogni sith è caduto perché aveva qualcuno a trascinarlo indietro. A fargli da peso. Ma tu,” continua accarezzandogli una guancia, “tu non hai più nulla. Non ha niente da perdere. Sei una macchina, con un solo scopo.”
“Ho te…”
Vis scoppia ridere. “Cosa possono farmi? Uccidermi? Torturarmi?”
Sol non risponde. Fissa la sabbia bianca sotto ai suoi piedi. In alto nel cielo le stelle stanno sfocando e il giorno è quasi iniziato.
“Vis?” domanda dopo qualche minuto di silenzio. La donna sorride.
“Come puoi rendermi un sith?”
 
 
   
 
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