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Autore: veronica85    09/01/2020    8 recensioni
Quando l'atmosfera natalizia permea l'aria, cosa può succedere se due ragazzi si ritrovano in una situazione che sembra inesorabilmente spingerli in un'unica direzione? Henry e Ivy ascolteranno l'istinto? Si faranno contagiare da quella leggerezza e spensieratezza che sembra giunta anche in quel di Seattle? Per scoprirlo, non vi resta che leggere!
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Mills, Ivy Belfrey/Drizella Tremaine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eeee… niente, rieccomi ad impestare di nuovo il fandom con le mie storie dedicate alla mia coppia preferita, che ormai anche i muri sanno chi è xd. Questa storia in realtà è pronta da qualche giorno, ma ero indecisa sul finale. Tecnicamente l’avevo preparata per la challenge di Natale del Giardino e il prompt era “pro Natale “A rifiuta un bacio sotto il vischio”. Sono stata in dubbio per giorni se cambiare o no… e alla fine ho deciso di lasciare la prima versione. E dopo questa piccola premessa, vi lascio alla lettura e fatemi sapere quello che ne pensate. Questa storia è anche per l'obbligo, sempre nello stesso gruppo, che mi ha lasciato LadyPalma.
 
 
Halloween era passato da poco più di un mese e il giorno di Natale si avvicinava a grandi passi. Tutti i negozi e i locali di Seattle avevano cominciato ad addobbare a tema le proprie vetrine e non era raro vedere luci, alberi di Natale, Babbi Natale e decorazioni di ogni genere ovunque ci si voltasse.
Roni non aveva voluto essere da meno degli altri e aveva appeso una ghirlanda alla porta, messo luci qua e là e appeso una ghirlanda di vischio a metà strada tra il bancone e la porta d’entrata. A chi glielo aveva chiesto, aveva risposto che era di buon auspicio e fino a quel momento, più  di una persona era caduta nella trappola ispirata dal dolore della dea Freya. In quel momento, la porta si aprì di nuovo, facendo entrare Henry che, dopo averle rivolto un cenno di saluto, andò ad accomodarsi al suo solito tavolo aprendo il portatile e perdendosi nel suo mondo. Probabilmente si era messo a scrivere, ultimamente era la sua principale occupazione: da quando aveva deciso di aprire H Town aveva ridotto anche le corse coi taxi per dedicarsi ad osservare la gente e a riportare su un foglio elettronico tutto ciò che lo colpiva e lo interessava. Le aveva ripetuto più volte che il suo bar era un’ottima fonte d’ispirazione; che, essendo un luogo in cui passavano varie persone in diversi momenti della giornata, gli aveva offerto parecchi spunti di scrittura salvandolo più volte dalla classica crisi da pagina bianca.
E lei era felice di vederlo così spesso: quando non aveva troppi clienti poteva sedersi con lui e fare due chiacchiere. Quando non arrivava Jacinda, beninteso.
Da qualche giorno aveva capito che Henry si era preso una bella sbandata per quella ragazza e lo dimostrava il fatto che quando lei era presente sembrava regredire e tornare un adolescente con gli ormoni impazziti, incapace di spiccicare due parole sensate. E lei li agevolava per quanto poteva: si era affezionata ad entrambi ed era convinta, come Lucy, che formassero una bella coppia e fossero perfetti l’uno per l’altra. L’unica che non sembrava molto convinta era Jacinda, sempre piuttosto restia a lasciarsi andare a sentimentalismi di ogni genere, probabilmente per via della sua storia personale. Henry però non si dava per vinto, anche se cercava di non essere troppo insistente e ultimamente, Roni aveva notato che Jacinda era più rilassata e più bendisposta nei suoi confronti: doveva essere un buon segno, di certo.
Venne distolta dai suoi pensieri dal suono della porta che si apriva facendo entrare un nuovo cliente. Lo sguardo della barista si diresse da quella parte e non poté nascondere una smorfia di fastidio (che si affrettò immediatamente a mascherare dietro un falso sorriso di benvenuto) assistendo all’ingresso di Ivy Belfrey, una delle persone che meno gradiva vedere nel suo locale, seconda solo a Victoria Belfrey.  Quantomeno, non avrebbe dovuto sopportare il suono della sua voce, almeno nell’immediato. Aveva preso posto ad un tavolino e si era messa a giocare col telefono, apparentemente non interessata a ordinare o a qualsiasi cosa le accadesse intorno. Beh, tanto meglio per lei, avrebbe finto di non averla notata ancora per un po’, decise, mettendosi a lavare bicchieri.
La ragazza in questione, nel frattempo, aveva mollato il cellulare sopra il tavolo con un sospiro: scocciature, scocciature e ancora scocciature, cominciava a non poterne seriamente più. Era quasi tentata di spegnerlo e lo avrebbe fatto se non avesse temuto che sua madre avesse potuto cercarla in quell’esatto momento e farle poi, quando fosse tornata a casa, una predica infinita. Aveva intenzione di fermarsi un’oretta in quel bar e rilassarsi un po’… e approfittarne anche per rifarsi un po’ gli occhi, ammise il suo cervello mentre lanciava un’occhiata di soppiatto ad Henry, concentrato a scrivere sul laptop e totalmente inconsapevole della sua presenza. E anche se ne fosse stato consapevole, probabilmente non l’avrebbe considerata più di tanto, non dopo Halloween. Ivy sospirò mordendosi un labbro: perché perdeva ancora tempo a pensare a lui? Era chiaro che fosse completamente perso dietro Jacinda e… Proprio in quel momento, i suoi pensieri vennero interrotti: Henry si stava alzando dal suo posto, cosa che la spinse ad abbassare lo sguardo e a farsi piccola piccola: non gli avrebbe mai fatto capire cosa provava, a cosa sarebbe servito? L’ultima cosa che desiderava era ricevere un rifiuto, o sentirsi cantare le lodi di Jacinda. Lo osservò avvicinarsi al bancone, scambiando qualche parola con Roni e tornare poi indietro al suo posto con un vassoio di cibo e una tazza di cioccolata tra le mani. Sorrise tra sé: era veramente strano, conosceva poca gente che avrebbe accompagnato un pasto evidentemente salato con qualcosa di dolce. Però era anche questa parte così contraddittoria di lui a piacerle un sacco. Non era stato solo il suo aspetto a colpirla (anche se non poteva negare che avesse giocato un ruolo abbastanza rilevante) e più ci pensava più era certa che lui fosse la persona giusta, quella grazie alla quale la sua vita sarebbe finalmente cambiata in meglio. Ma stava di nuovo divagando nei suoi sogni infantili: Henry non sarebbe mai stato suo… e lei avrebbe fatto meglio ad uscire di lì, prima di dire o fare qualcosa di cui poi sarebbe arrivata a pentirsi. Presa questa risoluzione, poggiò le mani sopra il tavolo, intenzionata a darsi la spinta per metterla in atto... e nell’arco di tempo che impiegò ad alzarsi e dirigersi verso la porta, Henry stava di nuovo tornando verso il suo posto. Si scontrarono, sarebbero forse caduti se Henry non avesse avuto la prontezza di afferrarla.
«Scusa» borbottò Ivy, tenendo gli occhi bassi: perfetto,una figuraccia era proprio l’ultima cosa di cui aveva bisogno! Ora chissà cosa pensava Henry di lei!
«Non preoccuparti… piuttosto, tutto a posto?»
Perché, perché lui doveva essere sempre così gentile? Come avrebbe fatto a toglierselo dalla testa, in quel modo? Avrebbe decisamente preferito che la insultasse, che si arrabbiasse e la mollasse lì su due piedi… almeno avrebbe avuto un motivo per toglierselo dalla testa. Uno in più, cioè, che si sarebbe aggiunto agli altri che aveva già e che forse le avrebbe definitivamente dato quella spinta che le mancava per trasformare le idee in fatti.
«Pare di sì.. beh… grazie, Henry, ora sarà proprio il caso che vada…» borbottò, staccandosi lentamente da lui.
«D’accordo, allora… aspetta un attimo…» la bloccò, dopo aver alzato lo sguardo «siamo finiti sotto il vischio, vedi? Non vorrai sfidare la fortuna!» esclamò l’uomo, sorridendo. Amava qualsiasi tradizione, in particolare quelle natalizie e baciare la persona con cui si trovava sotto il vischio era una di quelle. Certo, avrebbe preferito che lì con lui ci fosse Jacinda, ma.. che mai poteva fare uno stupido bacetto sulla guancia, dopotutto? Di certo se lo sarebbero dimenticato entrambi il secondo dopo. Era così convinto che si era già chinato verso di lei e non si sarebbe mai aspettato che si scostasse bruscamente, allontanandosi di qualche passo.
«Che stai facendo? Credi a queste stronzate? Ma cresci, piuttosto! E fatti una vita vera, anziché spiare quella degli altri qui!» Dopodiché, senza lasciargli il tempo di reagire, se ne andò, oltrepassando la porta il più velocemente possibile. Sapeva di aver esagerato. E probabilmente si era appena bruciata ogni possibilità che lui desiderasse anche soltanto vederla ancora. Ma la verità era – e riuscì ad ammetterlo solo una volta che ebbe messo un’accettabile distanza tra se e quel bar della malora – che un semplice bacio sulla guancia non le sarebbe mai bastato. Avrebbe desiderato di più e avrebbe corso il rischio che lui la rifiutasse. E in quel momento aveva capito: era molto meglio continuare a chiedersi come sarebbe stato che provarlo solo una volta e doverci rinunciare. Perché Ivy sapeva che se avesse avuto l’occasione di essere sfiorata anche solo una volta dalle labbra di Henry Mills, non avrebbe più potuto farne a meno.

Ed eccoci qui: ora che avete finito di leggere la storia, posso dirvi com’era l’altro finale che avevo pensato: molto meno angst, in effetti, doveva essere un happy ending: Henry sarebbe corso dietro ad Ivy o si sarebbero reincontrati, ne avrebbero approfittato per chiarirsi e il tutto si sarebbe concluso con Ivy che riceveva quel bacio che inizialmente aveva rifiutato. Avreste preferito questo finale? Io, sinceramente, sì, ma poi mi sono detta che sarebbe stato troppo banale, visto che ne ho già scritte tre su questa falsa riga. Ma chissà, magari lo scriverò per il prossimo Natale, mai dire mai xd.
Alla prossima!
   
 
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