...And so, this is life
Capitolo 1 - La spiaggia non è nostra
Non
era altro che un misero cartello in legno, eppure con quelle sue poche
parole pitturate sopra con scarsa cura riusciva a dimostrare tutta
l'autorità e il disprezzo dei suoi artefici.
"Vietato l'accesso ai mostri. Solo esseri umani."
Ora, una normale creatura di quel tipo avrebbe semplicemente girato i
tacchi e rinunciato con leggerezza a oltrepassare il cancelletto e
scendere nella spiaggia. Di sicuro la sua incredibile fama per la
sabbia finissima che vantava e l'incantevole colore del mare che
lambiva la stessa erano un'attrattiva niente male, tuttavia i mostri
preferivano non alimentare l'aria già carica di tensione che
si poteva respirare ogni giorno, in qualunque quartiere di quella
modesta cittadina.
Si trattava del primo luogo abitato che i mostri
avevano raggiunto dopo qualche ora di viaggio appena usciti dalla
secolare prigionia nel Sottosuolo, nei pressi del Monte Ebott.
Guidati dall'essere umano che li aveva liberati, avevano attraversato
colline verdeggianti e foreste ombrose e silenti prima di arrivare a
Pleedothoons Town e poi disperdersi nei paesi limitrofi. Frisk, questo
il nome della bambina che si era conquistata la loro fiducia e
soprattutto il loro affetto, aveva fatto da portavoce per tutti gli
splendidi amici che aveva incontrato nel corso del suo caotico
vagabondare nel Sottosuolo, il mondo sotterraneo nella quale
era precipitata e che oramai aveva imparato ad amare come la
più
accogliente delle case durante una gelida notte d'inverno.
In qualche modo, forse grazie alla sua innocenza e alla purezza delle
sue parole, aveva ottenuto il tanto agognato consenso da parte del
sindaco della capitale: i mostri sarebbero stati considerati cittadini
civili e onesti assieme agli esseri umani.
...Sembrava tuttora un'utopia.
Nonostante su carta la dichiarazione del
sindaco e dei suoi colleghi delle varie province risultasse
inconfutabile, vi era ancora sconcerto e diffidenza da parte degli
umani, e questo i mostri lo percepivano senza la minima complicazione;
dopotutto, le loro ANIME che battevano alla sinistra dei loro petti e
che donavano loro la vita erano colme di amore, speranza e compassione.
Una combinazione che li rendeva forti e fragili allo stesso tempo,
facile bersaglio di uomini crudeli ed egoisti. Ecco perché
non avrebbero mai osato rovinare la loro reputazione sospesa
pericolosamente su un filo, e non avrebbero mai creato problemi o
disguidi all'altra fazione.
Tutti tranne lei.
-Umpf!-
Digrignò i denti affilati e le sue orecchie-pinne ai lati
del viso scattarono rapidissime. Sarebbe bastato quel movimento quasi
impercettibile per far comprendere a chiunque avesse incrociato il suo
cammino che era davvero adirata e pronta a far valere il suo istinto
battagliero.
Erano passate non più di poche settimane da quando aveva
lasciato il
Sottosuolo, ma non avrebbe mai dimenticato il suo vecchio - e adorato -
ruolo di capitano delle guardie reali. Probabilmente se fosse stata
sola avrebbe scaricato tutta la rabbia e lo stress accumulato su quel
dannato cartello, distruggendolo a colpi di lance magiche.
Tuttavia, in quella realtà all'apparenza scura e incerta
splendeva il regalo più bello che avrebbe mai potuto
desiderare dalla sua burrascosa esistenza.
-Undyne, n-non te la prendere. Possiamo andare in un'altra spiaggia
domani. Ne abbiamo viste in zona, e in quelle non è presente
questo avviso.-
Il mostro dalle scaglie celesti si rivolse alla sua sinistra, e
incontrò due grandi occhioni dalle iridi nere come la pece
che
la guardavano con un pizzico di apprensione.
Certo, la sua ragazza.
La sola vista del suo musino giallo ocra non ebbe problemi nel cuocerle
l'ANIMA a puntino, e l'ira che stava provando fino a qualche attimo fa
sembrò evaporare sotto quei caldi raggi di sole di
Ferragosto.
Colei che l'accompagnava parve sollevarsi una volta consapevole del
repentino cambio d'umore dell'amata; al di là della coda
tozza che ondeggiava felice e del suo dolce sorriso sotto a una serie
di
dentoni sporgenti, ciò si intuiva facilmente dalla sua
cresta squamosa ora dilatata al massimo, la quale le incorniciava la
testa in modo armonico con le sue cinque punte smussate.
Undyne si inginocchiò di fronte a lei così dal
non farla sentire a disagio a causa della sua bassa statura, e
appoggiò la fronte sulla sua chiudendo l'occhio destro. La
compagna non mostrò il minimo segno di timore nel fissarle
il viso provvisto di un unico occhio: quello sinistro lo aveva perso in
battaglia molto prima che le due si conoscessero, ed era abituata a
quella visione. L'avrebbe trovata bellissima in ogni caso.
Che coppia bizzarra che erano. E non perché erano entrambe
femmine, ma perché appartenevano a due specie molto diverse.
Undyne era una Spearish, un mostro pesce particolare dalla struttura
antropomorfa la cui magia consisteva nel controllo di migliaia di lance
azzurre tremendamente intimidatorie. Lei invece era una Dinozap, un
mostro dinosauro capace di generare elettricità a piacimento.
Non era per niente abile nel gestire il suo potere di saette ed
energia, ma in quel momento fu colpita come un fulmine a ciel sereno
dal gesto affettuoso della sua amata. Questa se ne accorse quando
aprì l'occhio sano e
notò le sue gote arrossate, indice del suo - secondo lei -
ingiustificato imbarazzo.
-Alphys! Per la miseria, stiamo insieme, ancora non ti sei abituata
alle coccole? Ahahah!-
Si mise quindi a grattare con forza la cresta di Alphys, la mano
palmata stretta a pugno e una risata sguaiata a percuoterle il busto e
a scompigliarle la coda di cavallo rossiccia che le partiva dal cranio.
-Ahah, Undyne ti prego... le grattatine no...! Ahahah!-
Le concesse perciò un attimo di tregua dalle sue effusioni
un po' impetuose, ma bastò che ammorbidisse la sua occhiata
per far diventare questa volta le guance della Dinozap direttamente
color cremisi. Non riusciva proprio a rimanere calma quando la sua
ragazza dalla personalità intrepida dimostrava tutto
l'amore, la fiducia e il rispetto che provava
per lei, non vi era alcuna remota possibilità.
-Sei troppo carina.- sputò Undyne mostrando un sorriso
smagliante e pestifero, poi si alzò in piedi e
proseguì: -Dai andiamo a casa, tesoro-.
Alphys era ancora avvolta nel profondo dell'ANIMA da una splendida
sensazione di benessere, ma dopo una manciata di secondi
tornò in sé e allungò un braccio
grassottello verso il mostro pesce.
Mano nella mano, si avviarono in direzione della stradina dove
risiedevano.
Attraversato il giardino, Alphys entrò nell'appartamento con
Undyne al suo fianco e, una volta ferme all'ingresso, il suo sguardo
squamoso si posò sulla lettera che aveva trovato nella
cassetta.
-C'è scritto il mittente?- domandò la Spearish
chinando la testa da un lato.
-Oh Undyne, non s-sono tutti come te che non firmano le lettere! Ahah!-
-Ah, è così, eh?-
Afferrò senza preavviso la sua ragazza dalle ascelle, e una
volta sollevata in aria cominciò a girare come una trottola
lì sull'uscio di casa, rischiando quasi di farle cadere gli
occhiali a terra; ma ciò era irrilevante, finché
poteva sentire la sua vocina acuta ridere a crepapelle e mescolarsi al
suo caratteristico urlo di battaglia "Ngahhh!".
-Ahahah oddio U-Undyne, ti prego, no! Mi arrendo, ahahah!-
Si arrestò dopo l'ennesima piroetta che rischiò
di far venire il mal di testa all'amata, e con una delicatezza di cui
sarebbe rimasta testimone solo lei la riportò sul pavimento.
-Tii hii...- ridacchiò coprendosi il muso con una mano e
guardandola di sottecchi.
La sua espressione trasmetteva una dolcezza
senza pari, e Undyne trovò difficile non buttarsi su di lei
per dare sfogo al suo desiderio più recondito...
Sbarrò l'occhio giallo al solo pensiero, e prima di
diventare rossa come l'interno delle sue pinne scosse la testa decisa.
Lo fece ad ANIMA pesante; odiava con tutta se stessa mostrarsi dura o
insensibile, quando invece avrebbe tanto voluto essere carina come
Alphys ed esternare il suo amore con atteggiamenti altrettanto teneri e
garbati. Quello che non sapeva è che anche la Dinozap
sognava di
intensificare il loro rapporto in quel senso puro e candido, ben lungi
dalle fantasie scostumate degli esseri umani.
Prima o poi entrambe
avrebbero compiuto il grande passo.
Il mostro più basso guardò di nuovo la busta e
annunciò: -È di Mettaton!-
-Beh, leggiamola con calma sul divano.- propose l'altra mentre si
dirigeva a ovest del portone principale.
La sua sagoma si rifletté nello specchio ovale che si
trovava in quell'angolo della stanza, sopra alla cassapanca dove il
mostro pesce aveva sistemato la sua mediocre serie di scarpe. La
specie di cui faceva parte Alphys era solita non indossare nulla ai
piedi, forse per via della loro pelle molto resistente e delle squame
estremamente protettive. Nello stesso momento in cui appoggiava la sua
borsa a tracolla - caduta a terra poco prima per ovvi motivi - sotto
all'appendiabiti dal tubo estendibile, si chiese se mai la sua ragazza
avrebbe potuto trovare strana quell'abitudine.
Dopo qualche istante quel pensiero si era già dileguato nei
recessi più bui della sua mente, e ora vi era solo una
crescente curiosità per il contenuto della lettera.
Superata la scala che conduceva al piano superiore si diressero in
fondo a destra dell'ingresso, dove la parete si apriva ad arco e
rivelava la loro ampia cucina in living con tanto di tavolo e zona
soggiorno provvista di televisore e divano.
Sprofondarono nella sua morbida base in stoffa e, senza indugiare oltre, il mostro dinosauro iniziò a leggere ad alta voce il
messaggio di Mettaton.
-Vediamo... "Ciao
carissima Alphys. Spero che tu stia bene e che Undyne
ti tratti coi guanti..."-
-Ma ovvio, cosa crede?!-
La guardò di rimando e scoprì i denti in un
timido sorriso prima di abbassare gli occhioni e continuare.
-"Come sapete, in questo
periodo mi sto esibendo in un vecchio teatro
nella periferia di Pleedothoons Town, quello ceduto a noi mostri dagli
esseri umani. Ma il mio sogno è lavorare in televisione,
cosa che almeno per ora sembra impossibile. Nonostante i miei sforzi
non sembra ci sia soluzione. Voglio dire, per farmi vedere mi..."
...Uh, Mettaton, non è c-così che si attira
l'attenzione!-
-Cosa? Che ha scritto?-
-Dice... che cercava di farsi riprendere dalle telecamere mentre gli
umani giornalisti giravano i notiziari sui mostri.-
-Che idea da tostapane sgangherato! Vuole farsi arrestare?-
-Dopo ha scritto... "I
soldi iniziali che ci hanno dato per sostentarci
non dureranno per sempre. Spero che almeno voi avrete più
fortuna di me e troverete un lavoro. Fatemi sapere, un abbraccio."-
Tralasciando i suoi tentativi discutibili di farsi vedere nei
televisori di tutto il mondo, la realtà nuda e cruda era
proprio quella descritta dal migliore amico di Alphys. Dovevano trovare
un lavoro per guadagnarsi da vivere, e in fretta. In questo modo, forse
sarebbero anche stati visti più di buon occhio dagli
uomini... già, ma se da principio non v'era fiducia e
solidarietà, come avrebbero ottenuto un posto?
Quel lungo silenzio che si era generato al termine della lettura fu
rotto dalla domanda della Spearish.
-Mh... Alphys, tu sai un sacco di cose di scienza e simili, e se
insegnassi...?-
-Oh! I-io insegnante? Ci... devo pensare...-
-Tesoro, sai DAVVERO un mucchio di roba! Altro che quell'ammasso di
ferraglia, lui...-
-Eh-ehy, non dire così di Met-...-
All'improvviso il suo muso si illuminò.
-Quello... che hai detto prima, Undyne!-
-Uh?-
-Il fatto di farsi arrestare, un agente di polizia, Undyne! Potresti
diventare poliziotta!-
La fissò a bocca spalancata, anche se per gran parte essa
veniva coperta dai suoi denti acuminati.
-...Poliziotta eh... uhm...- mormorò infine.
-Ovviamente, non p-potrai usare le tue lance se non per casi eccez-...-
Ma quella si era già alzata dal divano; la sua figura si
ergeva fieramente sul tappetino del salotto, le branchie sui fianchi
scoperti che esalavano in un impeto di energia e un braccio alzato
verso il soffitto.
-Sì, mi piace! Sono carica!-
La sua amata rise divertita e la affiancò in un lampo,
dopodiché esclamò: -A-amore, dai ora prepariamo
insieme la cena. Ti
aiuto io-.
***
Undyne sprizzava allegria da ogni sua singola scaglia cerulea.
L'aroma
deliziosamente estivo che emanava la distesa d'acqua davanti ai loro
occhi era così
invitante, da farle venire voglia di lanciarsi
giù dal lungomare e tuffarsi in mezzo a quelle stupende onde
pitturate di verde e azzurro. Aveva potuto ammirare un simile
spettacolo solo quando Alphys l'aveva fatta avvicinare al mondo degli
anime; ricordava il mare scintillante disegnato in poche ma
efficaci immagini dentro allo schermo della vecchia, enorme console
grigia usata dalla ex-scienziata per seguire con lei le serie che aveva
collezionato nel corso degli anni, e che aveva custodito
gelosamente nel suo laboratorio confinato nell'ormai lontano
Sottosuolo. Per diverso tempo le aveva fatto credere che quei cartoni
animati e le rispettive versioni cartacee fossero veri documenti
storici sugli esseri umani, solo creati ad hoc per i bambini che
dovevano studiare storia a scuola. Un giorno la Dinozap aveva ammesso
di averle mentito, ed era successo poco prima della loro tanto sudata
quanto meravigliosa dichiarazione.
Tuttavia il mostro pesce in fondo alla sua ANIMA aveva capito subito
quale fosse la verità, sin dalla prima confessione avvenuta
alla discarica: Frisk
aveva insistito con l'idea che gli anime fossero reali, forse con
l'intento di non distruggere la sua ferma convinzione e quindi ferirla,
per cui Alphys aveva dovuto riaffrontare l'argomento. Ricordava il
dispiacere tinto sul suo muso, e sapeva quanto aveva odiato averle
dovuto dire tutte quelle frottole.
Eppure, come aveva rivelato alla sua amata, a lei non importava di
quelle insignificanti e innocenti bugie.
Nemmeno i suoi anime preferiti erano più importanti, ora che
poteva stare accanto a lei in Superficie all'aria aperta, a guardare
col proprio occhio il mare increspato a pochi metri dalla stradina
sulla quale loro stavano sostando. Dal vivo
era una visione semplicemente magnifica, un'esperienza unica per una
Spearish come lei, abituata perlopiù ad acque scure e dallo
scorrere malinconico.
-O-oh bene, per di là si scende s-sulla spiaggia, qui non
c'è il corrimano c-così ci si può
sedere e guardare i-il panorama, più avanti si
p-può prendere un Nice Cream, e...-
La sua ragazza sembrava avesse fatto il pieno di peperoncino da quella
mattina, e Undyne si chiese cosa avesse causato questo accentuato
nervosismo. Iniziò a intuire qualcosa appena si rivolse a
lei e la vide rigirarsi i pollici mentre fissava le piastrelle
grigiastre sotto ai suoi piedi; l'ombra che proiettava la sua gonna
pantalone su di esse era a malapena visibile per via del sole ancora
alto...
-Tesoro?- fece lei con tono sorpreso.
-U-uh, ora, o-ora siamo arrivate e d-dobbiamo...-
Allora capì.
Non riuscì a contenere l'ondata di tenerezza e la scossa di
divertimento che la investì, e scoppiò a ridere.
-Ahahah Alphys, sciocchina, non ti devi vergognare!-
-Uh-uhm, non, n-non ci siamo mai viste con s-solo il costume...-
sussurrò mentre la sua coda ondeggiava lenta e incerta,
chiaro segnale della sua inestinguibile timidezza.
-Facciamo così, mi tolgo la roba prima io, okay?-
Quella annuì non molto convinta, lo sguardo ancora puntato
sul pavimento.
Il movimento delle braccia per sfilarsi il top dal colore blu notte fu
rapido, così come quello necessario affinché
potesse liberarsi della parte di sotto.
A metà dell'opera aveva intravisto il mostro dinosauro
girarsi di tre quarti, e cominciare a togliersi anche lei il completo
da mare, flemmaticamente e delicatamente. Ma una volta rimasta in
costume non si mosse di un millimetro.
-Alphys...?- la chiamò cauta.
Alla fine si voltò verso Undyne, e quest'ultima si
irrigidì di colpo. Una polverina leggera stava uscendo a
sbuffi dalle narici della Dinozap.
-U-uh, oh n-no, perdonami, p-perdonami!- esclamò Alphys
mentre
cercava di nascondere il muso con le manine.
L'altra sbatté le palpebre e domandò stupefatta:
-Amore, io... ti ho scosso la tua magia a tal punto?-
-Uh, u-uh...!- balbettò lei, la voce attutita dai piccoli
artigli che ora le cingevano la bocca, ora tentavano di celare i
granelli pregni di magia che sgorgavano in modo discontinuo dal naso.
Conosceva il carattere impacciato e nervoso della sua ragazza, ed era
al corrente di questo particolare fenomeno dei mostri. Non era
propriamente elegante, ma era il suo significato che le fece palpitare
l'ANIMA; esso si manifestava quando c'era un sovraccumulo di magia, la
magia più potente che una creatura come loro poteva vantare
di possedere...
-S-scusa, scusami Undyne, è c-che sei, s-sei b-bellissima...
io n-non, non intendo a-altro...- la poverina non la smetteva di
farfugliare, le guance in fiamme per l'imbarazzo e la situazione
fuorviante.
Le volle credere.
Dopo che il flusso di polvere cessò, la Spearish
mostrò uno dei suoi tipici sorrisetti da squalo.
-Grazie tesoro, ma sei bellissima anche tu con quel costumino.-
Trovò d'obbligo quel complimento, e fu lieta di notare che
Alphys si era rilassata abbastanza da donarle un tenero sorriso come
risposta, talmente intenso che ebbe l'impressione potesse trapassare la
benda nera e la cicatrice che aveva sul volto.
I costumi che
indossavano avevano il colore primario dell'altra, come a simboleggiare
il loro fortissimo legame: li avevano scelti apposta, seppur con un po'
di disorientamento iniziale da parte del mostro tarchiato. Lei aveva
optato per un costume intero celeste, che a detta sua non la faceva
apparire troppo grassa. Undyne invece si era comprata un costume tutto
giallo a due pezzi cosicché le sue branchie potessero
inebriarsi della brezza marina, la stessa che ora le muoveva di tanto
in tanto la coda di cavallo scarlatta.
Le due si presero un Nice Cream e lo consumarono sedute sul limite del
lungomare, le gambe a penzoloni sopra alla lunga striscia di sabbia
scintillante e, ovviamente, di fronte a quel mare favoloso dalle
sfumature verde-acqua che si confondeva all'orizzonte con il cielo
rilucente dei raggi del sole.
Non una nuvola a oscurare quella frazione della città.
Una giornata così splendida non meritava di essere rovinata
da nessun accenno di rabbia o risentimento, neppure per il ricordo del
cartello di divieto posto all'entrata della spiaggia più
bella di Pleedothoons Town. Certo, non avevano il privilegio di
godersela come i cittadini senza
ali, code o corna, ma anche la spiaggetta dove si trovavano in quel
momento e che era a libero accesso riusciva a dare soddisfazioni.
Da quella postazione la Spearish poteva vedere una decina di specie di
mostri divertirsi tra la sabbia dorata o le onde che si rifrangevano
placide sulla riva. E alla sua destra...
Chiuse l'occhio sano e lo riaprì.
Vista la sua schiena curva e le spalle affossate era difficile a dirsi,
ma Alphys era china sulla sua minuta console grigia, immersa
completamente nel mondo fantastico di un videogioco retrò
regalatole da Frisk; non aveva
proferito parola da parecchi minuti.
Che sia ancora
imbarazzata per prima?
Di punto in bianco il mostro ceruleo percepì i battiti della
sua ANIMA accelerare, fino a quando le fu impossibile ignorare il
calore
che la avvolse, e che non aveva decisamente alcun collegamento
con la stagione
torrida.
Si mosse pian piano nella sua direzione, rimanendo seduta e fingendo
di osservare ancora il mare, mentre sentiva mano a mano il lieve
colpettio che la punta della sua coda dava a terra farsi
più
forte.
La Dinozap non si accorse della distanza irrisoria che oramai le
divideva, e l'altra, le orecchie-pinne pulsanti di magia ardente, ne
approfittò abbassando la testa e baciandola sulla cresta.
Per qualche scherzo della natura Alphys ebbe come reazione un
arrossimento completo del suo corpo, e con la console portatile premuta
sul petto e gli occhi a palla si accasciò da un lato,
sconfitta totalmente da quella inaspettata dimostrazione d'affetto.
-Pfff-ahahahAHAH!- Undyne irruppe in una fragorosa risata, i denti
appuntiti
in bella vista e una mano che
batteva a ripetizione sulla pavimentazione del lungomare.
-Oh...-
In tutto questo la sua flebile esclamazione fu appena udibile. Al
principio il mostro giallo credette di non essere in grado di rialzarsi
neanche tra un milione di anni, credette di non trovarsi affatto in
quel luogo, di stare sognando sul suo strambo letto del laboratorio di
Hotland...
Poi come d'incanto riprese coscienza della realtà intorno a
lei, e in men che non si dica era in piedi sulla stradina, il viso
vicinissimo a quello della sua ragazza.
Quando sentì il
respiro di Alphys accarezzarle le scaglie la sua ridarella si
calmò all'istante. Si voltò verso di lei e la
guardò sorpresa, e con un singolo, silenzioso gesto parve
incoraggiarla ad andare avanti: ritrasse i denti dietro al labbro
inferiore, sorridendo amorevolmente.
Le mani squamose si posarono sulle sue guance rosate, e le sue labbra
sfiorarono quelle della Spearish, mandando di nuovo in tilt la sua
percezione di tempo e spazio. Undyne aveva un sapore pungente, salato,
e al loro contatto era stato come far congiungere un fiume schivo dalle
acque dolci con il suo adorato oceano.
Ebbe paura che rifiutasse il
bacio, e
invece la sua amata chiuse l'occhio poco a poco, il gusto zuccherino
della sua bocca che le infiammò il petto. Allora il mostro
dinosauro la imitò e si abbandonò a quella
sensazione mai provata prima, quella per cui aveva fantasticato intere
ore della sua vita scrivendo fanfiction romantiche, oppressa in tristi
giorni di solitudine...
Oh Alphys...
Pensava di essere lei l'intraprendente della coppia, tuttavia fu
percossa da un brivido quando si accorse che Alphys voleva approfondire
il bacio; le sue pinne scattarono all'unisono infervorate di passione,
e le
loro labbra
cominciarono a schioccare a intermittenza mentre si cercavano e si
toccavano affamate l'una dell'altra, un aroma salmastro a investire i
sensi delle due innamorate.
Infine, si separarono. Avevano entrambe l'ANIMA a mille e solo dopo
diversi secondi una delle due parlò, benché con
un
fil di voce.
-Wow...- fu il breve commento del mostro pesce, e l'altra
annuì paonazza.
-Oh... o-oh m-mio...-
-Tesoro, a dir la verità... mi sono sentita io quella
timida. Sicura di non aver mai baciato nessuno?-
-C-certo che no, io... io mi sono ricordata d-dei simulatori,
cioè... mi calavo sempre molto nella parte... uh...-
Undyne stava per rispondere con una battuta, ma le parole le morirono
in gola appena vide lo sguardo sbigottito e spaventato della sua
ragazza.
Stava fissando a occhi spalancati le piastrelle crepate cosparse di
ciottoli, proprio sotto alla mano sinistra della Spearish, e il suo
squittio improvviso squarciò l'aria.
-UNDYNE! Questa spiaggia è proprietà degli esseri
umani!-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Yeee menomale che ci sono io a scrivere roba Alphyne su EFP xD Carissima Is Animeddas, spero di essere un valido successore delle tue storie. Vi terrò compagnia con questa FF a più capitoli per un bel po', non so quanto sarà lunga ma la mia scaletta è bella corposa, quindiii vi romperò le scatole per diversi mesi, yea! xD Questa enorme fanfiction descrive come mi sono immaginata andare avanti il "mio universo" di Undertale, questo vuol dire che ci sono citazioni al mio ultimo gameplay (Frisk femmina, "Gli anime sono reali", ecc.) e roba di mia fantasia per sviscerare di più aspetti mai approfonditi nel gioco. Ah, potrebbero esserci anche piccoli riferimenti a "And her SOUL skipped a beat" e "And now we are one" in futuro, per ora non so di preciso. Ovviamente è sempre incentrata su Alphys e Undyne, ma c'è di fondo un'atmosfera cupa per via del contatto dei mostri con gli esseri umani. Insomma, non mi pareva possibile che andasse tutto rose e fiori dopo la distruzione della Barriera.
Spero che la mia interpretazione vi abbia incuriosito, in questo caso ci rivediamo al prossimo capitolo!
Bye!