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Autore: Star_Rover    06/02/2020    8 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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II. Una missione pericolosa


Il tenente Green riprese a camminare avanti e indietro lungo la trincea con aria preoccupata ed evidente nervosismo.
Inevitabilmente ripensò a ciò che era appena accaduto e si rimproverò per aver ceduto alla sua debolezza.
Quel giovane era riuscito a far cedere ogni sua difesa. Era rimasto sorpreso dal suo primo bacio, sapeva che avrebbe dovuto respingerlo, invece aveva ricambiato con ardore, lasciandosi travolgere da quell’inaspettata passione. Aveva ripreso il controllo di sé ritrovandosi con il respiro affannato e il cuore che batteva all’impazzata nel suo petto, in quell’attimo di lucidità si era distaccato e senza dire nulla era fuggito via.
Green non si era mai sentito così vulnerabile, quel ragazzo aveva risvegliato in lui emozioni e sentimenti che aveva cercato di reprimere per molto tempo.
Era consapevole della gravità della situazione, tutto ciò era decisamente pericoloso, la soluzione migliore per entrambi sarebbe stata dimenticare l’accaduto.
«Signor tenente! Signor tenente!»
Green tornò alla realtà avvertendo le grida di una staffetta affannata.
«Che cosa succede?»
«Il colonnello Harrison vuole vederla»
Il tenente non gradiva particolarmente quelle riunioni, anche perché di solito non portavano a nulla di buono. In quell’occasione però fu grato al suo superiore, almeno per il resto della nottata fu costretto a mettere in secondo piano i suoi tormenti.
 
Il quartier generale era una casa in pietra dal tetto crollato e un lato squarciato, soltanto le mura e le stanze del primo piano erano sopravvissute ai bombardamenti. Richard trovò il colonnello già pronto ad attenderlo nel suo ufficio.
«Tenente Green, prego, si accomodi»
Egli obbedì meccanicamente sistemandosi sulla sedia davanti alla sua scrivania.
«Gradisce un po’ di whiskey?»
Richard scosse la testa.
«Dalla sua espressione non sembra particolarmente felice di vedermi» commentò il colonnello notando il suo volto cupo e preoccupato. 
«Se ha deciso di convocarmi con tanta urgenza devo supporre che lei non abbia buone notizie»
Harrison riempì il suo bicchiere: «in effetti mi hanno riferito che i rinforzi dalle retrovie non giungeranno tanto presto, i suoi uomini dovranno resistere ancora per un po’»
Egli rimase impassibile: «nient’altro signore?»
Il colonnello bevve un lungo sorso: «sì, riguarda l’ufficiale tedesco che ha catturato l’altra notte. Quell’uomo non ha detto una parola, eppure noi sappiamo che il nemico sta organizzando un attacco, abbiamo bisogno di altri prigionieri»
«Vuole organizzare un’incursione nelle trincee nemiche?»
«Domani, poco prima del tramonto» affermò Harrison.
«Non credo che ci saranno molti volontari»
«I suoi uomini la seguirebbero anche all’Inferno! Si fidano di lei e questo è molto importante. Questa volta dovrà solamente convincerli a uscire dalle trincee, per il resto ci penserà il sottotenente Wilkins»
Green non capì: «credevo che volesse assegnarmi il comando della missione»
«No, Wilkins saprà gestire la situazione. Lei si occuperà del fuoco di copertura, d’altra parte è un esperto con i mortai, giusto?»
«Sì, signore. Il mio primo incarico nell’Esercito è stato quello di bombardiere. Nonostante ciò preferirei restare con i miei uomini»
Il colonnello poggiò una mano sulla sua spalla: «questo le fa onore tenente, ma stavolta non posso proprio lasciarla andare»
Green provò ad insistere: «il sottotenente Wilkins avrà bisogno di qualcun altro per poter coordinare l’azione»
«Scelga lei un sottufficiale, un buon sergente che possa assisterlo»
«D’accordo signore» rispose il tenente con evidente rassegnazione.
Il colonnello parve soddisfatto: «bene, può andare adesso»
Richard si rialzò congedandosi con freddezza.
«Buonanotte tenente» concluse Harrison.
Green uscì dalla porta, a fatica riuscì a reprimere la rabbia e la frustrazione, mantenere la calma in quei momenti era sempre più difficile.
La sentinella all’ingresso lo vide allontanarsi con aria afflitta e scomparire nell’oscurità. 
 
Quando tornò nel rifugio il tenente Green trovò Finn ancora sveglio, il giovane sembrava consapevole dell’errore commesso.
«Signore, io…»
L’ufficiale lo interruppe bruscamente: «adesso non è il momento, pensa a riposare. Domani sarà una giornata impegnativa»
Il ragazzo non osò rispondere, in qualche modo si sentì colpevole per ciò che era accaduto.
Green si ritirò nel suo giaciglio senza più rivolgergli la parola.
 
***

Il mattino seguente Finn si risvegliò ritrovandosi solo, il tenente era uscito prima del solito senza preoccuparsi di svegliarlo per informarlo sui piani della giornata.
Il ragazzo si rassegnò, si rialzò e per prima cosa controllò lo stato della sua ferita. Doveva ancora muoversi con cautela, ma le sue condizioni erano notevolmente migliorate.
Non potendo far altro che aspettare Finn addentò un pezzo di pane raffermo e si sedette al tavolo rimuginando sui recenti avvenimenti.
Ad un tratto avvertì il rumore di alcuni passi, qualcuno scese freneticamente nel cunicolo ed irruppe nel rifugio. Si trattava del caporale Speller.
L’uomo squadrò il giovane con una rapida occhiata: «sei tu l’attendente del tenente Green?»
Egli annuì: «mi chiamo Finn Coogan»
«Bene, soldato Coogan. Datti una mossa, siamo già in ritardo!»
Il ragazzo restò immobile mostrando un’espressione stranita. 
«Il tenente Green ti ha assegnato a me per tutta la giornata, forza, abbiamo molto lavoro da fare!»
Non avendo altra scelta Finn seguì il caporale fuori dal rifugio, i due si intrufolarono nell’intricato groviglio di trincee. I recenti bombardamenti avevano bloccato numerosi passaggi, a causa dei detriti furono costretti ad allungare il già complesso percorso. Alla fine raggiunsero un’ampia galleria che fungeva da deposito, il ragazzo si ritrovò così ad accompagnare Speller durante un meticoloso inventario degli armamenti. Si trattava di un compito estremamente noioso, ma di importanza fondamentale.
Speller aprì l’ennesima cassa, poi scosse la testa con sconforto e delusione.
«Sono rimaste solo cinquecento Mills, dannazione, e sono anche in pessimo stato!»                                            
Finn prese in mano una granata esaminandola con curiosità.
Il caporale lo rimproverò: «stai attento con quella roba! A voi novellini piace un po’ troppo giocare con gli esplosivi, un idiota dell’Hertfordshire ha perso tre dita in quel modo!»
«Mi scusi signore»
Speller comprese la sua curiosità e si avvicinò per mostrargli una breve lezione.
«Vedi? L’esplosivo viene inserito nella parte superiore da questo piccolo tappo circolare, il detonatore invece si trova nel tubo centrale e attraversa il corpo della granata fino al secondo tappo, quello della base. L’innesco e la molla sono in tensione grazie a questa leva sulle orecchie»
Finn l’ascoltò con attenzione, cercando di memorizzare tutte quelle informazioni.
«Questa linea verde indica che si tratta di una bomba ad amatolo»
Il ragazzo l’osservò con un’espressione interrogativa.
«L’amatolo è un esplosivo composto da nitrato d’ammonio e tritolo, lo utilizzano anche i crucchi. I francesi invece chiamano questa miscela Schneiderite»
Finn rimase impressionato: «lei sa davvero moltissime cose»
«In guerra ogni informazione può rivelarsi utile»
Il giovane annuì con vivo interesse.
«Ricorda: la miccia agisce in sette secondi, ma è sempre meglio essere prudenti» concluse Speller confiscando l’ordigno dalle sue mani e riponendolo al suo posto.
I due tornarono al lavoro, ma poco dopo il caporale riprese a lamentarsi.
«Diamine! Siamo rimasti anche a corto di munizioni! Il tenente Green non sarà affatto contento di scoprire tutto ciò…»
Il ragazzo decise di approfittare di quell’occasione.
«Lei conosce Green da molto tempo?»
«Mi sono unito al suo plotone due anni fa, abbiamo combattuto insieme sulle rive della Somme. Credimi, sei fortunato ad essere in prima linea con un ufficiale come lui»
«Lo so, il tenente mi ha salvato la vita»
Il caporale si prese una pausa sedendosi su una cassa di legno, la sua disinvoltura fu sorprendente considerando che sotto di lui si trovavano una ventina di bombe a mano cariche.
 «Green è un buon comandante, ha sempre anteposto il bene dei suoi commilitoni ad ogni cosa. Però mi spiace per lui, in fondo è un uomo molto triste e solo…»
«Il tenente ha un’ottima reputazione tra i soldati» replicò Finn.
«E’ vero, egli è senza dubbio un ufficiale competente e responsabile, per questo è stimato e apprezzato dai suoi uomini. Nonostante ciò al suo fianco non ha mai avuto un vero amico»
In quel momento Finn si rese conto di non conoscere praticamente nulla sul passato del suo comandante.
Il caporale sospirò: «è tutta colpa della guerra, all’inizio il tenente non era affatto così»
Coogan alzò lo sguardo: «davvero?»
«Già, Green è stato costretto a compiere grandi sacrifici e ha sofferto molto in questi anni. Quando l’ho conosciuto era un giovane ufficiale ambizioso e determinato. Credeva fortemente negli ideali patriottici che l’avevano portato ad arruolarsi nell’Esercito. Purtroppo nel corso del tempo anch’egli ha dovuto fare i conti con la dura realtà»
Il giovane attendente rifletté su quelle parole e provò ad immaginare il suo superiore prima della guerra, quando era un semplice ragazzo come lui.
Dopo qualche istante di silenzio Speller si rimise in piedi.
«Adesso basta perder tempo! Vieni, abbiamo ancora molto lavoro da fare!»
Finn si riprese da quei pensieri e seguì il caporale in fondo alla galleria.
 
***

Il tenente Green fu sorpreso nel trovare ben sei volontari disposti ad affrontare quella pericolosa missione, gli altri due furono estratti a sorte.
«Bene ragazzi, il sottotenente Wilkins avrà il comando, quindi sarà a lui a discutere i particolari. Sarà un’azione rapida e decisiva, ma anche pericolosa. L’obiettivo è quello di catturare prigionieri…tutto chiaro?»
I soldati annuirono all’unisono: «sì, signore»
Green prese un profondo respiro: «ricordatevi ragazzi, non sarete soli là fuori. Io e i vostri compagni penseremo a proteggervi con il fumo e il fuoco di copertura»
Gli uomini parvero apprezzare le sue parole di incoraggiamento.
L’ufficiale avvertì una profonda inquietudine, il suo compito non era terminato, doveva ancora avvertire il sergente Redmond.
Lo trovò in un posto di guardia, stanco e annoiato, con il fucile puntato contro un piccolo foro nel muro di terra.
«Che cosa sta facendo?» chiese il tenente con curiosità.
«Signore, non l’avevo sentita arrivare…oh, sto cercando di dare la caccia a quel dannato topo che mi ha rosicchiato la colazione!»
Green sorrise: «i topi sono animali notturni, poiché quell’esemplare è ormai sazio non uscirà da lì fino al calar del sole»
Il sergente sbuffò: «odio quelle bestie ripugnanti, portano solo morte e malattie!»
«Mi piacerebbe continuare questa conversazione, ma purtroppo non sono venuto da lei per fare due chiacchiere»
Redmond si rialzò rimettendosi il fucile in spalla: «certo signore. Dunque, cosa deve dirmi?»
«Ci sarà un’incursione nelle trincee nemiche, l’azione è programmata per le sei del pomeriggio. Il sottotenente Wilkins ha bisogno di un supporto…»
«Vuole che esca anche io con i ragazzi?»
Il tenente annuì: «ho pensato che lei potesse essere la scelta migliore»
Redmond parve particolarmente eccitato all’idea di affrontare nuovamente il nemico.
«Qualsiasi cosa è meglio che restare qui a marcire nel fango! Può contare su di me signore!»
Green non aveva dubbi: «bene, informerò Wilkins a riguardo»
 
***

Finn rivide il tenente Green quando egli tornò nel rifugio per il pranzo. L’ufficiale era pallido e nervoso, il ragazzo intuì che la sua tensione non fosse dovuta solamente a ciò che era accaduto quella notte.
«Signore, qualcosa non va?» chiese con titubanza.
Richard esitò prima di rivelare la verità: «il colonnello Harrison ha deciso di mettere in atto una missione suicida, ed io non ho potuto fare nulla per impedirlo»
Il giovane si allarmò: «parteciperà anche lei?»
Egli scosse la testa: «no, resterò in trincea per occuparmi dei mortai»
Finn si sentì sollevato da quella notizia. 
«Chi comanderà l’azione?»
«Il sottotenente Wilkins con il supporto del sergente Redmond»
Il ragazzo esitò prima di azzardare la sua richiesta: «ora che mi sento meglio anche io vorrei rendermi utile…»
Green gli rivolse uno sguardo severo: «tu resterai qui, devi ancora occuparti di razionare le provviste»
Egli tentò di protestare.
«Finn, questo è un ordine» dichiarò l'ufficiale con decisione.
Il ragazzo, seppur con riluttanza, fu costretto a rispettare la volontà del suo comandante.
 
***

Il sottotenente Wilkins era un giovane studente che, infervorato dalla propaganda patriottica, aveva abbandonato Oxford per fare il suo dovere per la Patria.
Il tenente Green lo riteneva meritevole di fiducia, ma temeva che egli non fosse ancora pronto per un simile incarico. Nonostante ciò quando lo vide arrivare gli mostrò tutto il suo supporto.
«Buona fortuna Wilkins»
Il giovane ufficiale tentò di mascherare il suo nervosismo: «farò del mio meglio per non deluderla signor tenente»
Green salutò il suo sottoposto incoraggiandolo con una vigorosa pacca sulla spalla, poi lo aiutò a uscire dalla trincea.
Il sergente Redmond era sempre borioso e ottimista: «non si preoccupi signore, le porteremo un po’ di elmetti appuntiti per la sua collezione!»
Richard si sforzò di sorridere.
Uno ad uno i soldati passarono davanti al tenente.
«Non fermatevi e tenete giù la testa. Forza, fatevi valere ragazzi!»
Il soldato Clifford si avvicinò alla scaletta con esitazione, tremava dalla paura e aveva gli occhi lucidi.
Green l’afferrò per la giubba e lo trattenne in trincea ancora per qualche istante. Con premura gli sistemò l'elmetto in testa assicurandosi che fosse ben stretto.
«Terrò da parte un po' di cioccolata e tabacco per te»
Il ragazzo parve apprezzare quel generoso pensiero: «grazie signore»
«Coraggio, i tuoi compagni hanno bisogno di te»
Green osservò l’ultimo soldato sparire nella nebbia, poi tornò alla sua postazione.
 
L’azione fu più lenta del previsto, i soldati britannici strisciarono nella terra di nessuno e faticosamente attraversarono i reticolati.
Green scrutò con attenzione la linea di confine coordinando il lancio delle bombe fumogene. Ciò impedì al nemico di individuare con precisione i fori nel filo spinato, dove gli inglesi poterono intrufolarsi.
All’improvviso una tempesta di frammenti e detriti si abbatté sul campo di battaglia, l’enorme boato fu seguito dal fragore delle granate e dallo strepito delle mitragliatrici.
Il tenente si rannicchiò contro il muro di terra, il contrattacco tedesco fu violento ed intenso, bombe e granate caddero a tappeto nell’intera area di combattimento.
Green continuò a dirigere il fuoco attendendo con impazienza di rivedere i suoi compagni sbucare dalla nebbia.
«Eccoli signore! Stanno tornando!» gridò qualcuno dal punto d’osservazione.
«Bene, voi state pronti!» replicò l’ufficiale.
Nella confusione i superstiti si gettarono nelle trincee cadendo goffamente sui loro compagni. Il primo ad arrivare fu il sergente Redmond con un prigioniero, il quale fu prontamente prelevato per essere interrogato.
Green non diede troppa importanza alla questione preoccupandosi di riportare in salvo i suoi uomini.
«Forza ragazzi, via…al riparo, svelti!»
Il tenente cercò di mantenere il controllo della situazione, ma ben presto non riuscì ad avvertire altro che l’eco delle esplosioni e i botti degli spari.
L’ufficiale si sporse pericolosamente dal parapetto per afferrare la manica di un soldato e trascinarlo a forza all’interno della fossa. Il giovane cadde di peso sopra al tenente, il quale ignorò il dolore per assicurarsi che l'uomo fosse ancora tutto intero.
«Clifford! Sta tornando qualcun altro?»
«Il soldato Lane signore, era dietro di me!» rispose ansimando e tremando.
Ad un tratto una sentinella urlò tra le esplosioni: «c’è ancora un uomo là fuori, credo che sia ferito»
«E’ Lane, devono averlo colpito!» piagnucolò Clifford ancora sopraffatto dal terrore.
Green si affrettò a raggiungere la scala, ma qualcuno lo trattenne per il braccio, era il sergente Redmond.
«Signore, non può uscire adesso!»
Il tenente non gli diede ascolto e con una spinta si liberò dalla sua presa. L’ufficiale scivolò fuori dalla trincea e strisciò nel fango tra il fumo e la polvere, intorno a lui avvertì gli spari delle mitragliatrici e il tremore delle esplosioni.
Il soldato Lane era disteso davanti a un cratere fumante. Le sue grida di terrore e sofferenza sovrastavano il fragore delle bombe. Immediatamente Green comprese la gravità della situazione, il suo corpo era cosparso di ustioni, il braccio sinistro era stato tranciato via dall’esplosione.
Richard strinse un pezzo di stoffa intorno al moncone sanguinante e a fatica trasportò il ferito lungo i pochi metri che lo separavano dalla trincea. I suoi commilitoni si sporsero per recuperare il compagno mutilato e riportare al sicuro il loro comandante.
Due soldati caricarono frettolosamente Lane su una barella improvvisata e lo trasportarono in infermeria mentre le ultime bombe cadevano ai lati dei camminamenti.
Green rimase alla sua postazione finché il fuoco non cessò e la terra di nessuno tornò avvolta dal silenzio.
Quando il fumo e la nebbia si furono diradati il tenente si avvicinò ad un punto di osservazione. Due corpi giacevano riversi nel fango, uno accanto all’altro, poco distanti dal reticolato. Richard riconobbe la divisa del sottotenente Wilkins, l’ufficiale era stato colpito dal nemico nel tentativo di portare in salvo un compagno ferito, che poi era morto al suo fianco.
«Signor tenente»
Green si voltò ritrovandosi davanti a una staffetta dall’aria triste e sconvolta.
«Si tratta del soldato Lane, il dottore ha detto che ormai non gli rimane più molto tempo…»
L’ufficiale non indugiò a seguire il soldato in infermeria, si sentì responsabile e ritenne che fosse suo dovere presenziare al suo capezzale. Il ferito era in pessime condizioni, il volto praticamente irriconoscibile era pallido e fradicio di sudore. Il moribondo si agitava in preda ai deliri tra le lenzuola insanguinate, le sue urla erano strazianti.
Green si chinò su di lui, Lane lo fissò con uno sguardo allucinato senza nemmeno riconoscerlo.
«John…dov’è John? Voglio vederlo…devo andare da lui!»
Il tenente provò un’intensa fitta al petto, in quegli ultimi istanti il soldato cercava disperatamente la presenza del fratello.
Green tentò di tenerlo fermo mentre il medico gli iniettò un’ultima dose di analgesico per alleviare la sua sofferenza, pur essendo consapevole che presto quell’agonia sarebbe giunta al termine.
Pian piano Lane si calmò, il movimento affannoso del suo petto rallentò e le sue grida si tramutarono in sussurri quasi impercettibili. Il suo sguardo spento rimase perso nel vuoto, con le poche forze rimaste continuò a invocare il nome del fratello.
Richard assistette inerme al suo ultimo respiro.
 
***

Il tenente Green tornò nel suo rifugio tremando per il dolore e la rabbia. Nonostante tutto provò un profondo sollievo nel trovare il suo attendente ad accoglierlo.
Finn si rialzò in piedi, rimase in silenzio, restando ad osservare la figura dell’ufficiale immobile davanti a sé.
«Otto soldati, un sottufficiale e un ufficiale...sono tornati quattro soldati e un sottufficiale» riportò Green con voce atona. 
Il ragazzo avvertì un nodo alla gola: «il sottotenente Wilkins…»
«E’ morto con onore, come un vero comandante non ha abbandonato i suoi uomini nel pericolo»
Finn abbassò tristemente lo sguardo.  
«Il soldato Lane è morto poco fa in infermeria. Delirava in preda alla febbre e al dolore, chiamava il nome del fratello, se ne è andato pensando a lui…» continuò Green con la voce spezzata.
Finn tentò di fare del suo meglio per sostenere il suo comandante in quel momento di sconforto.
«Lei non ha alcuna colpa per ciò che è successo»
Richard non aveva mai mostrato a nessuno la sua debolezza, ma quella volta sentì di aver superato il limite, sapeva che quel giovane era l’unico con cui avrebbe potuto sfogarsi. Così si abbandonò tra le sue braccia, poggiò la testa al suo petto e lasciò che le calde lacrime scendessero sul suo viso. Inizialmente tentò di trattenere i singhiozzi, alla fine però scoppiò in un disperato pianto.
Finn poté ben comprendere il suo dolore. Il ragazzo lo strinse a sé, accarezzò con delicatezza la sua nuca e cercò di consolarlo sussurrando dolcemente al suo orecchio. Lentamente l’ufficiale si lasciò calmare dal tono della sua voce, dal battito del suo cuore e dal ritmo del suo respiro.
Richard alzò lo sguardo osservando il suo volto puro e innocente, soltanto la consapevolezza di averlo ancora al suo fianco riuscì a rassicurarlo, il sincero affetto di quel ragazzo era il suo unico conforto.     
   
 
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