Disclaimer:
Eyeshield 21 e tutti i personaggi del manga sono di proprietà di
Riichiro Inagaki, di Yusuke Murata e di chiunque ne possieda i diritti.
Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere
alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
NdA: Salve a tutti! Quando ho visto che in questa sezione c’erano giusto 20 storie, non ho saputo resistere: dovevo scrivere la numero 21! Ho inserito “Spoiler!” come avvertimento perché ho fatto un lieve accenno ai motivi per cui Musashi ha lasciato i Deimon (e, se non mi sbaglio, in Italia il manga non è arrivato a quel punto), ma è così piccolo che non dovrebbe dare fastidio... almeno credo... XD 100 parole tonde, buona lettura!
NB: È la mia prima fanfic su Es21, la mia prima drabble e la mia prima yaoi. Un casino, vero? XD
Yoichi sapeva che non avrebbe mai detto certe cose.
Sapeva di aver mostrato nei momenti opportuni quello che pensava.
Non aveva nulla da rimproverarsi.
Eppure non riusciva a frenare i propri pensieri e questi avevano la spiacevole abitudine di prendere forme insolite e sgradevoli.
Avrei potuto dirgli che lo amavo... forse non se ne sarebbe andato...
Il suo sguardo, stranamente vuoto, cadde sul piccolo corpo che riversava sul letto, avvolto da lenzuola stropicciate...
Mi avrebbe lasciato lo stesso. Suo padre era più importante.
“Svegliati, fottuto nanetto... Andiamo ad allenarci...” accompagnò quelle parole, vuote anch’esse, con uno dei suoi soliti calci.
NdA: Salve a tutti! Quando ho visto che in questa sezione c’erano giusto 20 storie, non ho saputo resistere: dovevo scrivere la numero 21! Ho inserito “Spoiler!” come avvertimento perché ho fatto un lieve accenno ai motivi per cui Musashi ha lasciato i Deimon (e, se non mi sbaglio, in Italia il manga non è arrivato a quel punto), ma è così piccolo che non dovrebbe dare fastidio... almeno credo... XD 100 parole tonde, buona lettura!
NB: È la mia prima fanfic su Es21, la mia prima drabble e la mia prima yaoi. Un casino, vero? XD
RIMORSI
Yoichi sapeva che non avrebbe mai detto certe cose.
Sapeva di aver mostrato nei momenti opportuni quello che pensava.
Non aveva nulla da rimproverarsi.
Eppure non riusciva a frenare i propri pensieri e questi avevano la spiacevole abitudine di prendere forme insolite e sgradevoli.
Avrei potuto dirgli che lo amavo... forse non se ne sarebbe andato...
Il suo sguardo, stranamente vuoto, cadde sul piccolo corpo che riversava sul letto, avvolto da lenzuola stropicciate...
Mi avrebbe lasciato lo stesso. Suo padre era più importante.
“Svegliati, fottuto nanetto... Andiamo ad allenarci...” accompagnò quelle parole, vuote anch’esse, con uno dei suoi soliti calci.