Note dell’Autrice

In questo periodo mi sento veramente ispirata, e finalmente sono approdata anche nel fandom di Free!

La RinHaru è la mia OTP in assoluto e la loro storyline in Australia è senza dubbio la mia preferita; tutti i momenti che abbiamo visto sono stati magnifici, così ho deciso di espandere un po’ e mostrare anche quelli che ho immaginato essere i retroscena e vari missing moments.

Inizialmente, si trattava di una raccolta di drabbles, poi di flashfics, e alla fine è diventata una mini-long di sei capitoli – pur essendo questi abbastanza corti. Fate di quest’informazione quel che vi pare.

Come specificato nell’introduzione, tutti i prompt che hanno ispirato i diversi capitoli sono stati forniti dalla challenge “Un amore di Challenge” indetta da AleDic sul forum di EFP, a cui però questa storia non partecipa per via di incompatibilità con alcune richieste.

Detto ciò, vi auguro buona lettura!

(E il premio per il titolo più banale va a…)

Federica ♛

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì alla Kyoto Animation. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

MY SHINING

I 

L’Australia era come Rin la ricordava, luminosa, caotica e movimentata. Le persone intorno a lui procedevano svelte per le ampie strade, senza rivolgere la benché minima attenzione agli altri passanti.

Rin si stupì di quanto famigliare fosse quell’atmosfera, di come sarebbe stato in grado di identificare tutti i particolari cambiati negli ultimi anni, e di quanto a casa si sentisse, nonostante tutto quello che era successo per via di quel posto.

Magari la prossima volta avrebbe portato con sé anche Gou e sua madre, che non avevano mai incontrato Russell e Lori; ora, tuttavia, era lì per una ragione ben diversa dalla semplice visita di cortesia.

Rin lanciò un’occhiata al suo inaspettato compagno di viaggio, il quale si stava guardando intorno con aria smarrita, la sua solita espressione apparentemente indifferente presente sul volto.

Sospirarono entrambi allo stesso momento, seppur per ragioni differenti, e Rin decise di prendere in mano la situazione.

“Coraggio, ci sono un sacco di cose che voglio mostrarti.”

La prima tappa fu, ovviamente, l’oceano. Per quanto Haru insistesse di non voler nuotare, Rin aveva notato il luccichio nascosto nei suoi occhi, le piccole contrazioni delle dita nella sabbia, come se si stesse trattenendo dal lanciarsi tra le onde e non tornare più a riva.

“Sai, sono stato piuttosto sorpreso quando Makoto mi ha chiamato,” ruppe il silenzio.

Haru non commentò, non si voltò nemmeno verso di lui, continuando a fissare l’orizzonte nella quiete più totale. Sarebbe potuta passare per noncuranza, se solo la sua postura non fosse stata tanto rigida, la sua fronte tanto corrucciata.

Rin non si arrese. “Allora, mi vuoi dire che cos’è successo?”

L’altro rimase taciturno abbastanza a lungo da far pensare che non avrebbe mai risposto, poi emise un profondo sospiro e si voltò a guardarlo.

“Tutti vogliono dirmi cosa fare,” proruppe infine. “Nuotare agonisticamente, accettare le proposte degli sponsor… credono che non ci sia opportunità migliore, ma non è quello che interessa a me.”

“Okay, e cos’è che interessa a te?” chiese Rin immediatamente.

Haru sollevò le sopracciglia, un’aria di lieve sorpresa dipinta sul viso. “Io… non lo so. Voglio solo nuotare, non mi importa di nient’altro.”

Dopo un attimo, aggiunse: “Makoto vuole il meglio per me, lo so, ma io vorrei solo che mi lasciasse respirare.”

Rin non sapeva esattamente cos’avrebbe dovuto fare; diamine, sapeva a malapena il motivo per cui lo aveva trascinato dall’altra parte del mondo senza alcun preavviso. Ma sapeva che non poteva abbandonare il suo più caro amico nel momento del bisogno – non di nuovo, mai più, l’aveva giurato mesi prima.

“Okay,” ripeté quindi, dandosi un tono di risolutezza che in realtà non possedeva. “A Makoto ci penseremo al nostro ritorno, anche se sono certo che si stia già pentendo di quello che ti ha detto. Ora pensiamo a te, che ne dici?”

Il sorriso che gli rivolse fece arrossire Haru, che abbassò la testa per sfuggire al contatto visivo con l’altro.

“Pensi davvero che riuscirò a trovare il mio sogno qui?” chiese piano.

“Ci possiamo provare.”

Mentre Rin fece per alzarsi e proporre la seconda meta della giornata, Haru afferrò improvvisamente la sua manica, costringendolo a bloccarsi a metà movimento.

“Grazie per essere sempre al mio fianco.”

La sua voce era bassa, gli occhi ancora abbassati e le guance più rosse di prima. La sua mano era ricaduta nella sabbia, dove aveva iniziato a disegnare distrattamente dei piccoli cerchi.

Rin lo guardò di sbieco, cercando di decifrare cosa passasse per la testa dell’amico, ma prima che poté chiedere chiarimenti, Haru proseguì.

“Dico sul serio, grazie per apprezzarmi nonostante tutto. So che non è sempre facile starmi intorno, e…”

Rin lo bloccò, inginocchiandosi e allungando una mano nello spazio tra i loro corpi, finché le loro dita non si incontrano, intrecciarono e strinsero lievemente.

“È a questo che servono gli amici, no?”

Le spalle di Haru si rilassarono, seppur impercettibilmente.