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Autore: Sognatrice Realista    18/03/2020    5 recensioni
Tutti gli Arche si sentono a loro agio in presenza del loro elemento, ma per Aidra è diverso – è di più.
L’acqua la chiama e lei risponde. L’immersione le procura un senso di familiarità e calore, ma non solo – c’è tensione, quando si avvicina al fiume e vi immerge i piedi. Tensione e paura di perdersi.
Perché no, Aidra non è come gli altri Arche e lo sa, Mirel gliel’ha spiegato: lei è un’Ela, la scelta dell’acqua. Il potere che essa le concede non ha limiti: può arrivare a mutarvi il suo corpo, divenendo un tutt’uno con essa. Può farlo, lo vuole – esita ogni volta.

[Storia partecipante al contest "Una biblioteca in disordine" di Marika Ciarrocchi/Angel Cruelty sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio dell'Acqua

💧 Il Buio dell’Acqua 💧



 

L’attrae – da sempre, irresistibilmente.

Tutti gli Arche si sentono a loro agio in presenza del loro elemento, ma per Aidra è diverso – è di più.

L’acqua la chiama e lei risponde. L’immersione le procura un senso di familiarità e calore, ma non solo – c’è tensione, quando si avvicina al fiume e vi immerge i piedi. Tensione e paura di perdersi.

Perché no, Aidra non è come gli altri Arche e lo sa, Mirel gliel’ha spiegato: lei è un’Ela, la scelta dell’acqua. Il potere che essa le concede non ha limiti: può arrivare a mutarvi il suo corpo, divenendo un tutt’uno con essa. Può farlo, lo vuole – esita ogni volta.

L’attrae come la luce le falene, ma insieme la spaventa.

Quando diviene d’acqua, si fa strada in lei un’oscura sensazione; un terrore cieco l’avviluppa e subito riemerge, constata con sollievo d’essere ancora lei, ancora lì, tutta intera. Spera.

Non riesce a sottrarsi al richiamo, non del tutto – resta in bilico. Prossima alla fonte, vive una vicinanza perenne che sfugge l’unione; finché non cede alla voce che costante le sussurra tentatrice all’orecchio, convincendola a seguirla e raggiungerla – andrà tutto bene.

Ma non va mai tutto bene, non può: perché altrimenti tornerebbe sempre con un nodo alla bocca dello stomaco e una sensazione opprimente di nostalgica tristezza?

Negli attimi che succedono all’unione le sembra di essere qualcun altro. È un sentore fuggevole che subito svanisce ma le lascia il ricordo confuso che per giorni – talora settimane – le dà la forza di tenersi distante dal Tar, il grande fiume tanto misteriosamente coinvolto nella sua vita.

Odrik la guarda confuso, allora – vagamente preoccupato. Unico a notarlo, l’attribuisce a una tristezza di cui non comprende il motivo e le cucina un dolce per tirarla su. Aidra sa che l’ascolterebbe molto volentieri, ma sorride grata e tace. Non passa poi molto prima che torni a seguire l’amico alla riva, fingendo che ogni sua preoccupazione sia ormai sepolta. Allora sotto il suo sguardo gioca con le gocce, le solleva dalla superficie che osa solo sfiorare. Ride e Odrik la segue.

Il buio richiamo dell’acqua continua, lei sa che verrà il giorno in cui cederà ancora.

Spera solo di riuscire a non farsi inglobare, quando accadrà. Odrik le sorride ignaro, probabilmente convinto che anche questa tempesta sia passata. Si chiede se riuscirà mai ad aprirgli i suoi segreti – se il loro peso cambierebbe qualcosa tra loro. Probabilmente cambierebbe tutto. A volte rimpiange di non avere – non ricordare – una vita normale, dei genitori che l’aspettano a casa al termine di una giornata di giochi. Tuttavia non è infelice, Aidra, è anzi grata per ciò che ha. Vive al tempio con Mirel, che da piccola l’ha trovata proprio in un braccio minore del Tar, immersa per metà nell’acqua, e l’ha cresciuta con sé – non è una brutta vita.

Si è chiesta spesso se la tensione e l’estraneità che prova unendosi al suo elemento siano collegate al suo passato, ai cicli vissuti prima di arrivare a Lytho, ma la verità che ha accettato è che non potrà mai saperlo. Non ha ricordi di quel tempo, solo immagini confuse: un muro di nebbia tra lei e loro. Ha l’impressione che se provasse a raggiungerle scoppierebbero come bolle al tocco.

Un giorno è sulla riva, una mano sospesa a pochi centimetri dall’azzurro del fiume. Vede il suo riflesso, sente il richiamo – ondeggia le dita, increspa la superficie con i suoi giochi; la vede. Appare alle spalle dell’Aidra riflessa, una figura che non ha mai visto prima – Aidra allora sa, sente che è lei la voce che l’ha sempre chiamata. Respinge l’impulso a girarsi per controllare che non sia davvero qualcuno dietro di lei, teme che voltandosi la perderebbe. Gli occhi dell’ombra la scrutano penetranti – non c’è cattiveria in loro, forse è questo ciò che la sorprende di più. “Chi sei?” mormora, ma l’incanto si spezza e nell’acqua trova solo il dubbio dei suoi stessi occhi grigi.

 


Passano dieci cicli prima che riveda la figura – voce – nell’acqua.

È cresciuta, segnata dalle persone che ha conosciuto e dalle sfide affrontate con loro, eppure a volte – sola con l’elemento in lei impresso – si sente ancora la bambina spaventata all’idea di svanire inglobata dalla sua stessa essenza.

Incredibilmente lontana dall’unico luogo che abbia mai chiamato casa, non si è chiesta il motivo che l’ha spinta ad alzarsi nel cuore della notte e dirigersi, lenta ma sicura nello schivare ostacoli quali rami e cespugli, al grande lago vicino al quale si sono accampati lei e Malek.

Senza riflettere si specchia guidata dal richiamo tanto familiare. Crescendo ha imparato a relegarlo in un angolo secondario della mente, a lasciare la priorità assoluta a tutto il resto – a tenersi impegnata. Ma negli ultimi tempi è tornato più forte e insistente che mai, e Aidra è stufa di combatterlo. In fondo lei e l’acqua sono una cosa sola, giusto? Non può ferirla, anche se il suo istinto le suggerisce diversamente.

“Chi sei?” sussurra all’immobile superficie acquosa, proprio come – con ben altri pensieri – dieci cicli prima.

Stavolta non vede il suo riflesso, Aidra: alla placida luce lunare è il volto sconosciuto che l’ha sorpresa da bambina a palesarsi. “Vieni da me”, sembra dirle. Una proposta a cui trova difficile resistere, ora più di allora.

Si china, sfiorando il misterioso riflesso. Possibile che sia un’allucinazione? Non lo crede. Immerge la mano nell’acqua, venendo subito assalita dalle familiari sensazioni contrastanti – sicurezza, paura, gioia, malinconia.

“Aiutami.”

Sobbalza, ritraendo la mano d’istinto. Si guarda intorno per accertarsi di essere sola; ha sentito davvero quella voce o l’ha soltanto immaginata? Si rende conto di tremare, mentre realizza che non può saperlo. Forse dovrebbe chiamare Malek, lui potrebbe aiutarla – non lo farà. Non vuole coinvolgerlo, non può. Inspira a fondo, bloccando il tremito che l’ha colta, e rilassa le spalle. Sorride triste: non ha mai dovuto nascondere nulla a Malek. Nonostante le circostanze completamente diverse della loro infanzia, ha sempre avuto l’impressione che lui potesse capirla; è un Ela, porta un peso simile al suo – la voce è un altro discorso. Non gli ha mai chiesto direttamente cosa provi nel divenire tutt’uno col fuoco, ma Aidra lo sa, l’ha visto, quando si ritrasforma non c’è traccia in lui dello spaesamento che coglie lei ogni volta. Per Malek il fuoco è realmente, interamente un posto sicuro – l’unico, forse.

Vorrebbe poter dire lo stesso dell’acqua, ma in lei la ripulsa ha sempre seguito l’attrazione. Adesso, tuttavia, la prima ha allentato la presa.

Rimette la mano nell’acqua.

“Aiutami”, sente ancora – scaccia la paura che inizia ad avvolgerla scuotendo la testa.

È stanca di scappare e fuggire l’ignoto. Lascia andare il fiato – quando ha iniziato a trattenerlo? Non se n’è accorta.

“Vieni da me.”

La luna si specchia negli occhi nero pece del riflesso, rendendoli quasi grigi. Aidra vi rivede i suoi – rabbrividisce.

“Chiedi molto, ma non rispondi” mormora, più tra sé che non rivolta alla figura nel lago. “Chi sei?” ripete, una terza volta. L’accoglie – ancora – il silenzio.

Sta per ritrarsi, ma improvvisamente l’avverte. L’acqua è ovunque – nel terreno sotto di lei, strati e strati del suo elemento connettono il lago a un fiumiciattolo remoto, formando una sorta di sentiero liquido che si allunga fino alle montagne del nord. È lì, ne è certa, la sua destinazione – il richiamo aumenta d’intensità, prepotente invade ogni fibra del suo essere. Aidra non oppone resistenza.

“Va bene” sussurra alla fine, “vengo”.

Si rialza con lentezza, riservando un solo pensiero a Malek che dorme ignaro poco distante. Cosa penserà non trovandola? Forse mi troverà, invece.

Non si volta verso la tenda, mentre mormora “mi dispiace”.

Non si ferma a razionalizzare, mentre con un movimento fluido scivola nel lago e raggiunge il fondo, lasciando che il suo elemento l’avvolga in un gelido abbraccio. Rassicurante, ma non solo.

L’acqua la ingloba – Aidra percepisce il confine sfumare finché non svanisce del tutto.

Al buio, non vede, ma non ne ha bisogno – sente. Lascia che sia l’istinto a guidarla, cedendo infine ogni briciola di sé al richiamo dell’acqua.

   
 
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