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Autore: alchimistadibudino    27/03/2020    0 recensioni
"Non posso prometterti di non provarci di nuovo", Will ruppe il silenzio.
Hannibal annuì, intuendo a cosa si riferisse:
"Immagino sia difficile accettare questa parte di te. Sarebbe più facile uccidermi e sperare di vederla morire con me".
"Sei la mia epifania, Hannibal. Posso anche uccidere te, ma non cancellerà ciò che sono diventato".
-Tratto dal 1° capitolo, "Oh, the skies"-
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alana Bloom, Chiyoh, Hannibal Lecter, Jack Crawford, Will Graham
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Blu.
La prima cosa che aveva visto una volta riaperti gli occhi, era stata il blu. 
Un blu scuro, quasi nero. 
Sentiva gli occhi pizzicare, forse a causa dell'acqua dell'Atlantico, alcune gocce ancora incastrate tra le sue ciglia. Strizzò le palpebre, nel tentativo di scacciare quel fastidioso bruciore e di mettere a fuoco l'ambiente circostante. 
Non riusciva a capire se il blu che vedeva difronte a sé fosse acqua o il cielo e le sue condizioni fisiche non lo aiutavano di certo. Si sentiva pesante e leggero allo stesso tempo, dolorante e stremato. 
Richiuse gli occhi, forse consapevolmente o forse a causa della stanchezza. Prese un respiro pronfondo, con grande sforzo, la cassa toracica doleva terribilmente. Una serie di colpi di tosse lo colsero alla sprovvista, il diaframma che si contraeva mandava scariche di dolore a tutto il corpo, mentre sputava quella poca acqua che gli era rimasta nei polmoni.

Un lamento alla sua destra attirò la sua attenzione, improvvisamente conscio di non essere solo, ovunque si trovasse. Aprì stancamente gli occhi e con enorme fatica girò la testa quanto bastava per individuare la figura che gli era accanto, che giaceva inerme proprio come lui.

Strizzò nuovamente gli occhi per metterla a fuoco e appena la vide, si sentì mancare il respiro, come se i suoi polmoni si fossero riempiti nuovamente d'acqua.

Hannibal.

In un attimo tutti i ricordi gli riaffiorarono alla mente: Dolarhyde, il piano escogitato con Jack, la fuga con Hannibal. La morte del Grande Drago Rosso, per mano sua e del Dottor Lecter.

L'abbraccio. La caduta dalla scogliera.

Tutto si fece più chiaro nella mente di Will. Il blu che aveva visto era il cielo, il terreno su cui i due uomini giacevano era sabbia. Il rumore che sentiva erano le onde che si infrangevano sui loro corpi, quasi cullandoli, come se il mare li richiamasse a sé. 
Will tentò di parlare, di pronunciare il nome dell'uomo a pochi centimetri da lui, ma dalla bocca uscì solo un debole rantolo. La faccia gli faceva malissimo a causa della pugnalata di Dolarhyde. Non riusciva neanche ad aprire la bocca per parlare, poteva solo gemere ed emmettere suoni. Deglutì, tentando nuovamente di attirare l'attenzione di Hannibal, immobile accanto a lui. Respirava, notò Will e questo fu motivo di sollievo per lui. Non avrebbe dovuto esserlo, ma in quel momento non riusciva a pensare lucidamente. In quel momento Will voleva solo che Hannibal si svegliasse, che aprisse gli occhi e lo guardasse. Voleva che stesse bene. Che vivesse.
Mentre tentava nuovamente di chiamarlo, affondò una mano nella sabbia bagnata sotto di lui e improvvisamente realizzò come i due fossero finiti lì, salvi, al sicuro dall'acqua, dall'FBI, scampati alla morte. 
Hannibal era riuscito a trascinarli entrambi su quella riva, nonostante fosse ferito, nonostante fosse stato Will stesso a spingerli giù.

Emise un altro lamento, un po' più acuto, mentre usava tutte le sue forze per girarsi su un fianco, allungando una mano verso Hannibal. Riuscì finalmente e girarsi, anche se non completamente, e a posare la mano sinistra sul petto del dottore, stringendo convulsamente la sua maglia, in un ulteriore tentativo di risvegliarlo.

"Will..."

Will alzò di scatto la testa, un movimento che pagò con un lancinante dolore alla mandibola e al collo, ma decise di ignorarlo per il momento. Strinse la maglia di Hannibal con più forza, la poca che gli era rimasta, e provò a scuoterlo, riuscendoci debolmente.

"Will, sta calmo", sussurrò con tono paziente, la voce rauca, ma sicura e calma. Will sentì gli occhi pizzicare, stavolta non per l'acqua salata dell'oceano. Era impressionante come anche in una situazione simile, Hannibal riuscisse a rimanere lucido, calcolatore, composto. Era persino ferito, un colpo d'arma da fuoco su un fianco, ma sembrava quasi che la cosa non lo turbasse minimamente. 
Hannibal posò una mano sopra quella tremante di Will, chiedendogli tacitamente di lasciarlo.

"Adesso proverò ad alzarmi...", la stretta sulla maglia di Hannibal si fece più stretta e Will scosse la testa, improvvisamente nel panico. Non voleva che se andasse, non voleva rimanere da solo, sdraiato lì, sotto quel cielo scuro, incapace di muoversi e di parlare. Aveva bisogno di Hannibal, della sua sicurezza, della sua calma.

"Will. Non me ne andrò, non ti lascerò qui. Ti porterò in un posto sicuro, te lo prometto".
Will alzò lo sguardò, incrociando i suoi occhi per la prima volta da quando gli aveva aperti. Un lamento scappò dalle labbra di Will, una supplica, forse una scusa. Poi, sentì delle lacrime scendere dai suoi occhi. Non sapeva se stesse piangendo per il dolore, o per quello che Hannibal gli aveva detto. Forse piangeva per quello che avevano fatto a Francis Dolarhyde.

Hannibal si mise seduto, non senza difficoltà, ma in qualche modo riuscì a spingersi in piedi, una mano premuta sul fianco, dove il Drago gli aveva sparato. Fece qualche passo, testando il suo equilibrio e fu sollevato di non avere alcun capogiro. Per il momento.

Si girò verso Will, che nel frattempo aveva richiuso gli occhi, stremato e senza forze. Probabilmente era svenuto di nuovo. 
Hannibal si guardò intorno, cercando di studiare velocemente l'ambiente. Sembrava desolato, quasi certamente non vi era nessuno nel raggio di chilometri.

Facendo appello a tutta la sua forza, Hannibal riuscì a caricarsi Will sulle spalle, ignorando le terribili fitte di dolore che si scaricavano dal suo fianco. 
Dopo i primi passi incerti, riuscì a mantenere una camminata abbastanza stabile, se pur precaria. Era un uomo con una grande forza fisica e nonostante Will non pesasse poi così tanto, in quel momento durava un'enorme fatica. Sentiva il debole respiro dell'uomo che gli accarezzava il collo, la testa di Will abbandonata sulla sua spalla. Girò leggermente la testa per guardarlo, solo per un attimo, ammirandolo sotto le prime luci dell'alba, coperto di sangue, ferito e vulnerabile.

Hannibal prese un profondo respiro, sistemò meglio Will sulle sue spalle, aiutandosi poggiando le mani sotto le sue cosce, e riprese a camminare.

▪︎□▪︎□▪︎

Si svegliò all'improvviso, a causa di uno dei suoi soliti incubi e per un attimo credette di trovarsi nella sua piccola casa a Wolf Trap, circondato dai suoi cani. Naturalmente, non era così. Non si trovava nemmeno più sulla spiaggia, però. Non sentiva più l'acqua bagnarli la schiena, nè la sabbia tra le dita. Tuttavia sentiva ancora le onde, in lontananza. Sopra di lui non c'era più il blu del cielo, ma un soffitto di legno e adesso il suo corpo era sdraiato su un letto, la sua testa riposava su un cuscino. Aggrottò le sopracciglia. Era la seconda volta che si svegliava in un posto senza sapere come ci fosse arrivato e, stavolta, nonostante si sforzasse, non riusciva proprio a ricordare che cosa lo avesse portato in quella casa. 
Quanto meno adesso si sentiva più riposato, più in forze e i dolori, seppur sempre presenti, si erano decisamente attenuati. Portò una mano alla guancia destra e sentì una fasciatura che copriva la ferita. Provò ad aprire la bocca e, sebbene sentisse un certo fastidio, non gli doleva più tremendamente come prima. Si mise seduto, posando la schiena sulla testiera del letto. Era quasi completamente nudo, addosso aveva solo i suoi boxer. Anche la spalla destra era fasciata e la sentiva leggermente indolenzita. 
Si guardò attorno, la stanza era piccola, ma ordinata. Accanto al suo letto c'era una sedia, sopra la quale erano stati posati i suoi vestiti sporchi di sangue. Le pareti erano in legno, spoglie. C'era solo una finestra chiusa, dalla quale filtravano i raggi del sole attraverso le tende chiare.

Sentì dei passi avvicinarsi alla porta della stanza e si irrigidì, puntando gli occhi in quella direzione, stringendo il lenzuolo tra le mani. La porta si aprì e, quando vide Hannibal entrare con in mano un vassoio, sentì tutta la tensione dissiparsi.

"Will. Sei sveglio", gli sorrise e si avvicinò al letto, posando il vassoio sulle sue ginocchia.

"Come ti senti? Riesci a parlare?"

Will abbassò lo sguardo sul vassoio, imbandito con un piatto di zuppa vegetale e un bicchiere d'acqua.

"Dove siamo?" Chiese infine, spostando lo guardo sul petto di Hannibal, evitando i suoi occhi. Non gli era mai piaciuto il contatto visivo, anche se con Hannibal era sempre stato diverso. In quel momento, però, per qualche motivo, non riusciva a sostenere il suo sguardo.

"Una baita di fortuna, vicino al mare" rispose con tono paziente e clinico. "Non molto distante dalla riva su cui ci siamo svegliati".

Will annuì debolmente.

"I proprietari?"

Hannibal sorrise, sapendo a cosa Will alludesse.

"Non li ho uccisi. Non erano qui quando siamo arrivati e non credo che torneranno per un bel po'. È una casa sul mare e siamo in pieno inverno", Hannibal prese il cucchiaio posato sul vassoio e lo mise nella zuppa, girandolo verso Will. "Mangia, ne hai bisogno".

Will prese il cucchiaio e iniziò a mangiare, in silenzio, godendosi la sensazione di calore che gli regalava il pasto caldo. 
Hannibal sedeva accanto a lui, guardando fuori dalla finestra, indossava abiti diversi, asciutti, puliti dal sangue. Gli andavano un po' corti, notò Will, le maniche si fermavano poco sopra i polsi.

"Non stavo cercando di ucciderci".

Hannibal si girò verso di lui, in attesa che continuasse a parlare, pazientemente. 
Will rimase in silenzio ancora per un po', finendo la zuppa e bevendo il bicchiere d'acqua tutto d'un fiato.

"L'FBI sarebbe arrivata, avrebbero trovato il cadavere di Dolarhyde...", Will puntò di nuovo lo sguardo sul petto del dottore, "e poi avrebbero ucciso anche te".

Hannibal annuì. Lo sapeva già, sapeva che se fossero rimasti su quella scogliera lui sarebbe morto. Oppure, gli piaceva pensare che sarebbero morti insieme. L'FBI avrebbe fatto credere a tutti che fossero morti a causa della Fatina dei denti e la storia del famigerato Hannibal the Cannibal e del suo "marito assassino" si sarebbe conclusa in modo tragico e poetico.

Will si decise a spostare lo sguardo verso l'alto, incontrando gli occhi dell'altro e sottovoce ripetè: "Non stavo cercando di ucciderti".

Will strinse con forza le lenzuola e si lasciò scappare una risata nervosa, che si spense subito a causa del taglio sul volto.

"Non volevo ucciderti, non lo voglio neanche adesso e non capisco perché". Hannibal lo guardava, dritto negli occhi, un'espressione imperturbabile. "Ho tutte le ragioni per volerti morto, ma allo stesso tempo non posso sopportare l'idea di vivere senza di te. Sento che se tu morissi, una parte di me ti seguirebbe nella tomba. Una parte alla quale ormai sono così legato da non poterci più rinunciare".

Will si rilassò di più sul materasso, lasciando cadere indietro la testa contro il muro dietro di lui. Hannibal lo osservò, fece vagare lo sguardo sul suo corpo, controllando che le bende non si fossero sporcate troppo di sangue.

"Perché, Hannibal? Perché mi sento così?"

Hannibal sorrise, prendendo il vassoio dalle ginocchia di Will e si alzò.

"Se te lo dicessi io non mi crederesti. Quando lo capirai - e sono sicuro che lo farai, un giorno - deciderai cosa fare", Will corrugò la fronte. Quella risposta era servita solo a confonderlo di più.

Hannibal si diresse verso la porta, con passo zoppicante ma sicuro, come suo solito. Prima di chiudere la porta si voltò di nuovo verso Will e, con un sorriso che non riuscì ad interpretare, aggiunse:

"Io ti aspetterò. Sempre".

La porta si chiuse.

▪︎□▪︎□▪︎

Hannibal aveva un'impressionante soglia del dolore, per questo Will non si sorprese nel non vederlo neppure sussultare mentre gli cambiava la fasciatura sul fianco. 
Hannibal era riuscito, grazie alle sue abilità chirurgiche a medicare anche la sua stessa ferita e, nonostante le scarse risorse, aveva fatto un ottimo lavoro. Avrebbe sicuramente dato problemi in futuro, ma per il momento era riuscito ad evitare eventuali infezioni. 
Erano passati un paio di giorni da quando si erano rifugiati in quella baita e per il momento nessuno era venuto a cercarli o a reclamare la proprietà.

"Va bene così?" Chiese Will quando ebbe finito, aspettando il giudizio finale del dottore. Hannibal gli dette un'occhiata veloce, passandoci distrattamente e con delicatezza la mano sopra. Poi, annuì.

"Perfetta". Will gli offrì una mano per alzarsi e lui la accettò.

"Non c'è rimasto molto da mangiare, solo qualche cibo in scatola di bassa qualità, ma farò del mio meglio".

Will sorrise, scuotendo il capo ancora fasciato. Anche in una situazione come quella, Hannibal non sapeva rinunciare al buon gusto. Gli piaceva questo lato di lui: lo umanizzava, in un certo senso. 
Will si diresse verso il frigo, esultando internamente quando vide che erano rimaste ancora un paio di birre. Ne prese una e si avviò fuori, verso il piccolo terrazzino della baita che dava sul mare, coprendosi le spalle con una coperta. Era sera e il cielo era dello stesso blu scuro che aveva visto quando si era risvegliato un paio di giorni prima. Si appoggiò al davanzale con i gomiti e iniziò a sorseggiare la sua birra, godendosi il fresco della sera. In quei giorni non aveva avuto molto tempo per pensare, entrambi gli uomini erano presi dal prendersi cura delle ferite dell'altro nel miglior modo possibile. Non aveva pensato a cosa fare dopo, a dove sarebbero andati, dove si sarebbero nascosti. Non aveva avuto modo di pensare neppure alla vita che aveva lasciato, sua moglie, Jack, Alana, i suoi cani. L'unica cosa che era certa, nella mente di Will Graham, era che voleva rimanere con Hannibal. Non sapeva ancora spiegarsi perché, non capiva perché non riuscisse ad odiarlo dopo tutto quello che Hannibal aveva fatto. Sapeva solo di non riuscire a rinunciare a lui. Questo, ormai, lo aveva accettato.

Sentì le assi di legno scricchiolare dietro di lui e poco dopo Hannibal comparve al suo fianco, birra alla mano. Rimasero in quel silenzio confortevole per qualche minuto, perdendosi ognuno nei propri pensieri, soli, sotto quel cielo scuro.

"Non posso prometterti di non provarci di nuovo", Will ruppe il silenzio.

Hannibal annuì, intuendo a cosa si riferisse:

"Immagino sia difficile accettare questa parte di te. Sarebbe più facile uccidermi e sperare di vederla morire con me".

"Sei la mia epifania, Hannibal. Posso anche uccidere te, ma non cancellerà ciò che sono diventato".

"Ma non ti impedirà comunque di provarci".

Will sorrise e si voltò verso di lui, annuendo debolmente:

"La vecchia tazza da thè si è frantumata, ormai. È a terra, in mille pezzi e non oserà mai più ricomporsi".

Hannibal distolse lo sguardo dagli occhi blu dell'uomo accanto a lui, posandoli sulla Luna, non ancora piena, che brillava nel cielo.

"Ma una tazza da thè in meno non rovina un servizio pregiato", continuò Will, seguendo lo sguardo di Hannibal e fissando gli occhi sulla Luna. 
In quel momento, fianco a fianco, gli sguardi di entrambi verso l'alto, verso il cerchio d'argento sopra le loro teste, si sentirono completi. Erano una sola persona, si erano incastrati come due pezzi di un puzzle, completandosi a vicenda. L'uno senza l'altro erano come una tavolozza priva di colori; assieme davano vita alla Primavera.

Rimasero lì fuori ancora per qualche minuto, in silenzio. Le parole in quel momento risultavano superflue, insignificanti, orpelli inutili aggiunti solo per distrarre dalla bellezza dell'opera. In quel momento esistevano solo loro due, più in alto del tempo e dello spazio.

C'erano solo loro due e il cielo sopra di loro.

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Note d'autore: 
Potete leggere questa storia anche sul mio profilo Wattpad "AlchimistadiBudino".



 

   
 
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