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Autore: Ghillyam    07/04/2020    1 recensioni
[Charlie\\\'s Angels]
Non vedere il mondo girare nel mettersi in piedi la tranquillizzò sull’evitato trauma da commozione cerebrale e Dylan si concesse un attimo per assaporare il sapore di un’altra missione finita bene. Beh, più o meno ma almeno l’obiettivo principale era stato raggiunto: nessun profanatore di siti archeologici si sarebbe impossessato di tavolette Maya che predicessero la fine del mondo da vendere a qualche folle fanatico.
"Indiana Jones, ragazzi!"
«Ehi, Alex, sei con noi?»
«Che c’è, la nostra Lady ci ha dato buca?»
«Era dietro di noi, dove pensi che-»
«Nat?»
Ripensandoci in un secondo momento – e in un terzo, e quarto e così per il resto della sua vita – Dylan non avrebbe mai voluto voltarsi.
[Major Character Death]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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It was noise. It was silence
 
 
Dylan aveva ancora il rumore degli spari a rimbombarle in testa quando riaprì gli occhi.
 
Nel più probabile dei casi lo stato di incoscienza non era durato che pochi secondi, ma a lei sembrava di aver subito colpi da mettere KO chiunque per almeno qualche ora. Tuttavia, era ancora in una foresta dell’America centrale che si trovava e non poteva permettersi di rimanere lì solo per il gusto di farsi un sonnellino. Anzi, con ogni probabilità era l’unica a non essersi rimessa ancora in piedi.
 
Il pendio da cui si erano buttate per sfuggire a quei predoni maledetti – cazzo, si sentiva Indiana Jones! – era più alto di quanto avesse calcolato, ma almeno per il momento le sembrava di essere ancora tutta intera.
 
«Ragazze, tutto bene?!»
 
Ottimo, anche Natalie era presente all’appello.
 
«Tutto a posto, Nat! Ma credo mi ci vorrà della fisioterapia dopo questa storia.»
 
«Ti darà una mano Bosley, sono sicura.»
 
«Certo, come no.»
 
Non vedere il mondo girare nel mettersi in piedi la tranquillizzò sull’evitato trauma da commozione cerebrale e Dylan si concesse un attimo per assaporare il sapore di un’altra missione finita bene. Beh, più o meno, ma almeno l’obiettivo principale era stato raggiunto: nessun profanatore di siti archeologici si sarebbe impossessato di tavolette Maya che predicessero la fine del mondo da vendere a qualche folle fanatico.
Indiana Jones, ragazzi!
 
«Ehi, Alex, sei con noi?»
 
«Che c’è, la nostra Lady ci ha dato buca?»
 
«Era dietro di noi, dove pensi che-»
 
«Nat?»
 
Ripensandoci in un secondo momento – e in un terzo, e quarto e così per il resto della sua vita – Dylan non avrebbe mai voluto voltarsi.
 
«ALEX!»
 
Si mossero contemporaneamente lei e Natalie, con uno scatto repentino verso il corpo inerte della loro amica.
 
«Oddio, Alex, oddio. Dobbiamo voltarla, Nat, dobbiamo- Oddio.»
 
Non sta accadendo, non sta accadendo, non sta accadendo…
No, non stava piangendo e no, non era di Alex il sangue che impregnava il terreno. Ma certo, era ovvio, si trovava in ospedale e i medici… i medici le avevano dato dei farmaci, probabilmente per la commozione. Pensava di stare bene e invece non era così, ops, diagnosi sbagliata, che sarà mai?
Non poteva essere Alex ad aver perso tutto quel sangue perché- perché Alex era davvero troppo bassa e minuta per possederne tanto, giusto? Giusto?
 
«Tesoro, tesoro devi stare sveglia, ti prego.»
 
Natalie era stata più veloce di lei e adesso teneva la testa di Alex poggiata sulle gambe, mentre con gentilezza le scostava i capelli dal viso e, Dio, non c’era una sola volta in cui avesse visto la sua amica con i capelli fuori posto, neanche una. E, okay, forse non era la persona con la carnagione più scura al mondo, ma non era mai stata neanche così pallida. O magari era il sangue che le scivolava dall’angolo della bocca a farla sembrare così.
 
«Dylan, devi premere sulla ferita. Dylan!»
 
«Certo. Si.»
 
«Ra- Ragazze…»
 
«Tesoro, ssh. Lo so che fa male, ma devi resistere, capito?»
 
«N-non fa-»
 
Oddio. Come era arrivata a questo punto? Quale persona normale si trovava in pieno Messico a sentire la propria migliore amica soffocare nel suo stesso sangue?
 
«Non fa male.»
 
«È lo shock, è senz’altro lo shock. Giusto, Nat? Tu, tu ce la farai capito? Non puoi- Ti prego, Alex
 
«Dylan ha ragione. Bosley sarà qui tra poco e poi… Poi starai bene. Starai bene.»
 
«Allora perché piangi, Nat?»
 
«Ma Natalie- Natalie piange sempre. Piange per ogni stupido film e quando vede dei gatti per strada. Lo sai, no? La prendiamo sempre in giro la nostra Nat.»
 
«An- anche tu, Dylan.»
 
«Io... Io sono arrabbiata perché questo è il mio giubbotto preferito, e mi dovrai più di un paio di stivali per ripagarmi.»
 
«Tutto quello che vuoi.»
 
«Ehi! Non azzardarti a chiudere gli occhi, mi hai sentita?»
 
«Mm, mm.»
 
«Alex Munday!»
 
Forse era stato il sentire urlare Natalie o forse non riusciva a sopportare di non vederle mai più, ma gli occhi di Alex tornarono a spalancarsi e tutta la paura che Dylan vi lesse dentro si impresse a tal punto in tutto il suo corpo da farle credere di poter smettere di respirare in quel momento e in tutti quelli a venire. La sua Alex non aveva mai paura; lei calcolava i rischi e faceva i conti e sapeva che se si fosse attenuta al piano sarebbe andato tutto bene. E il fottutissimo piano non prevedeva che le abbandonasse in quel modo, nessuno l’aveva deciso. Nessuno. E tantomeno toccava a lei.
 
«Vi- voglio bene, ragazze. Ve ne voglio davvero tanto.»
 
«Alex? Alex, svegliati! Non puoi farci questo, cazzo. Non puoi, non puoi, non puoi...»
 
Dylan ricordava di aver ricevuto solo il silenzio come risposta.
   
 
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