Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: TinyGothChip13    11/04/2020    1 recensioni
[Jotakak] [Normal life au!]
Se Jotaro avesse saputo che sarebbero bastati una sigaretta e il tramonto per dargli il coraggio di farlo, avrebbe invitato Noriaki a salire sul tetto con lui molto prima.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jotaro Kujo, Noriaki Kakyoin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Sai che se ci scoprono verremo espulsi, si?- gli chiese, mentre gli allungava l'accendino. 

Jotaro lo prese fra le mani e si accese velocemente la sigaretta, per poi restituirlo al ragazzo dai capelli rossi che aveva davanti. Prima di rispondere, inspirò una boccata di fumo, dando il bentornato alla sensazione di bruciore lungo la gola che si era ormai abituato a provare.

-Non succederà. Non mi è mai successo in quattro anni, Kakyoin.

-C'è sempre una prima volta per tutto!- gli rispose lui, ridendo.

Si appoggiarono entrambi alla balaustra, guardando verso i confini della città gli ultimi palazzi illuminati dal sole che stava ormai tramontando. Per JoJo era un'abitudine recarsi sul tetto del liceo a quell'ora, a fumare e a godersi la meravigliosa vista che nei giorni di bel tempo raggiungeva persino il mare, ma non aveva mai chiesto a Noriaki di accompagnarlo. Il ragazzo era molto più rispettoso delle regole e dell'autorità, perciò, nonostante avesse accettato, non riusciva a rilassarsi.

-Quindi tu rimani qui finché non fa notte, di solito?-

Jotaro annuì, facendo cadere la cenere oltre la ringhiera.
-Mi piace la vista.-

La scuola era stata costruita sulla cima di una collinetta e grazie alla sua posizione si riusciva ad osservare tranquillamente le cittadine circostanti, oltre a un tratto della spiaggia dove spesso studenti e genitori trascorrevano i fine settimana. Aveva scoperto per caso questa particolarità in un giorno di primavera del suo primo anno, dopo che era salito per recuperare un pallone che i suoi compagni di classe avevano calciato sul tetto: vedendo il mare rilucere all'orizzonte, era rimasto a bocca aperta, quasi dimenticandosi del motivo per cui si trovava lassù. Ovviamente, gli studenti non erano autorizzati a salire sul tetto, ma a JoJo non era mai interessato più di tanto sottostare a tali comandi, perciò aveva iniziato a tornarci sempre più spesso e il tutto era diventato un'abitudine. Si recava lì almeno un paio di volte a settimana, soprattutto quando aveva bisogno di rimanere solo con se stesso, e perdeva anche delle ore lì fermo a fumare guardando le strisce rosse del sole al tramonto riflettersi sul mare.

Non aveva mai rivelato a nessuno questa sua segreta passione, tanto che ne era a conoscenza soltanto sua madre, a cui era stato costretto a dirlo solo per evitare che si preoccupasse per lui inutilmente e che lo iniziasse a tormentare con chiamate per sapere dove fosse. Ma dirlo a Kakyoin, il ragazzo che si trasferito all'inizio dell'anno poco lontano da casa sua, gli era parso quasi naturale, nonostante lo conoscesse da così poco. 

Avevano fatto amicizia tra i banchi di scuola, ma Jotaro si era affezionato molto a lui perché gli rimaneva accanto anche quando gli altri lo lasciavano in disparte per via del suo carattere difficile. Si era abituato in quei quattro anni a non avere un gruppo di amici stretti con cui uscire e a rimanere isolato, ma da quando aveva trovato Noriaki si era reso conto di quanto fosse piacevole poter sempre contare su qualcuno che non fosse se stesso. Proprio per questo si era convinto a svelare finalmente proprio a lui il motivo per cui spesso si fermava a scuola dopo la fine dei club pomeridiani.

E ora erano proprio su quel tetto a guardare il cielo tingersi di rosso e poi di nero, con le prime stelle che iniziavano a fare capolino fra le nubi.

Jotaro gli passò la sigaretta, poi puntò il dito verso l'orizzonte.
-Guarda, questo è il momento migliore.-

Kakyoin si voltò a guardare: il mare rifletteva gli ultimi sprazzi rossastri e arancio del tramonto, mentre alle loro spalle tutto era già scuro e le luci delle città iniziavano ad accendersi creando un mosaico colorato meraviglioso.

-È bellissimo, JoJo…- sussurrò, come ipnotizzato da ciò che stava vedendo, dopo aver esalato una nuvola di fumo. 

Jotaro accennò un sorriso, rimanendo a guardare l'amico che, sporgendosi leggermente oltre la ringhiera, si sforzava di vedere il più lontano possibile.

-Sta' attento- gli disse poi, dopo aver lanciato un'occhiata preoccupata al parapetto, che era decisamente troppo basso per fornire una qualsiasi sorta di ostacolo a un'eventuale caduta dell'amico. D'altronde, erano entrambi molto più alti della media degli studenti della scuola, persino degli insegnanti, perciò non era strano trovare problemi simili quando uscivano sui vari balconi.

-Non preoccuparti, non cadrò. Non ho più tre anni!- rispose lui, ridacchiando, prima di ridargli la sigaretta che avevano ormai quasi consumato totalmente. 

-Ogni tanto ho qualche dubbio a riguardo…

-Intanto prendo voti più alti dei tuoi, Jotaro. Adesso lasciami godere della vista in pace, grazie!

-Santo cielo…- commentò un'ultima volta l'altro, come suo solito. 

Per loro era normale stuzzicarsi a vicenda e Jotaro lo lasciava fare, perché preferiva dover ribattere alle sue frecciatine, che mai erano dette con cattiveria, rispetto a spiegargli il motivo della metà delle sue frasi e comportamenti, visto che non avrebbe avuto una risposta da dargli. Era particolarmente attento a cosa succedesse a Kakyoin ed era quasi sempre il primo ad accorgersi di quando qualche pensiero negativo offuscava il suo sguardo, e per questo cercava sempre di aiutarlo con piccoli gesti. Non sapeva di preciso il motivo di questo suo attaccamento, visto che Noriaki aveva provato di essere molto più bravo di lui a gestire simili emozioni e di essere perfettamente in grado di badare a se stesso, ma non riusciva a non preoccuparsi. Più che altro, non comprendeva perché, per la prima volta nella sua vita, si comportasse così con qualcuno, lui che era sempre stato freddo con chi aveva intorno, chiuso in se stesso, e che da sempre ignorava le sofferenze di chi gli stava vicino.

Finì la sigaretta e si riavvicinò al parapetto, gettandola nel vaso di fiori sotto di loro, come al solito. Il fine settimana sarebbe andato a raccogliere i filtri per poi gettarli in un luogo più adatto, ma in quel momento non aveva di che preoccuparsi, visto che nessuno l'avrebbe notato.

Kakyoin si voltò poi di nuovo verso di lui, staccando finalmente lo sguardo dalla linea dell'orizzonte.
-È davvero stupendo. Devo fermarmi più spesso con te, Jotaro, sempre che non ti dia fastidio…-

Lui annuì, senza veramente ascoltarlo, perdendosi nei suoi occhi violacei che luccicavano in modo enigmatico sotto la luce della luna e della stellata. Allungò la mano verso il suo viso, per spostargli quel lungo ciuffo ribelle e osservare ancora meglio quello stupendo colore. E poi successe.

Gli venne spontaneo chinarsi verso di lui per posargli un dolce bacio sulle labbra tremanti per il freddo, tanto che lo fece senza rendersene conto. Durò soltanto un istante, ma bastò a rispondere a tutte le domande che il ragazzo si era fatto nell'ultimo periodo, perché fu la rappresentazione tangibile di ciò che provava davvero, un sentimento per lui nuovo e che non era stato in grado di comprendere. Quando si staccò, notò che Kakyoin era arrossito violentemente.

-Jotaro, mi hai appena baciato?- chiese sorridendo, incredulo.

E solo allora Kujo realizzò che cosa era appena successo. L'imbarazzo lo investì come un treno e chinò la testa, desiderando soltanto di scomparire dall'universo. Questa volta aveva davvero fatto un errore madornale e non sarebbe mai potuto tornare indietro per cancellarlo. Quel bacio sarebbe stata la sua rovina e sarebbe tornato ad essere solo come prima, con la consapevolezza di aver rovinato l'unica vera amicizia, che lui da sempre sperava, senza saperlo, che si evolvesse in qualcosa di più. Quel suo gesto avventato non era il modo in cui avrebbe voluto e dovuto farglielo intendere. La sua mente iniziò a lavorare febbrilmente alla ricerca di una scusa plausibile, un motivo stupido con cui giustificarsi, ma in quel momento era andato completamente in tilt.

Ma Kakyoin non gli fece altre domande, né aspetto un qualsiasi tipo di spiegazione; gli accarezzò semplicemente la guancia, iniziando a giochicchiare con le ciocche ribelli che spuntavano da sotto il suo cappello.

-Uffa, volevo essere io a fare il primo passo, JoJo!- si lamentò, facendo il broncio come un bambino. 

-Santo cielo, non ti va mai bene niente…- riuscì solamente a sussurrare Jotaro, con il viso paonazzo ma finalmente rilassato. Poi si lasciò andare tra le sue braccia e lo strinse a sé, chinando la testa per appoggiarla sulla sua spalla, seppellendo il viso nella sua morbida sciarpa che sempre indossava.

-Tu mi… Mi piaci, Kakyoin- balbettò, ora che l'altro non poteva più leggere l'imbarazzo nella sua espressione. Si sentiva a disagio a farsi vedere così vulnerabile, anche da Noriaki, ed era anche per questo che l'aveva abbracciato improvvisamente.

-L'avevo capito, Jotaro…- commentò con un sussurrò, ridacchiando. -E anche tu mi piaci.-

Rimasero lì stretti l'uno all'altro per qualche minuto, senza dirsi altro, prima di baciarsi ancora una volta sotto quel meraviglioso cielo stellato.
Per tutti quegli anni, Jotaro aveva odiato il suo essere tremendamente impulsivo, aspetto tipico dei componenti della sua famiglia, ma questa volta aveva dovuto ringraziare l'averlo ereditato dal nonno Joseph. Solamente grazie a quello era arrivato a baciare Noriaki, un gesto che avrebbe poi dato l'avvio a quella splendida avventura di vita che avrebbe condiviso con il ragazzo e a tutte le esperienze che li avrebbero forgiati e resi persone migliori, insieme.

E guardandolo sotto la pallida luce lunare, non potè che dirsi grato nei confronti dell'universo per avergli fatto incontrare Kakyoin, che avrebbe rallegrato le sue giornate da quella fredda sera invernale in avanti.

   
 
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