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Autore: biatris    16/04/2020    0 recensioni
Camilla è la classica secchiona, sfruttata dai compagni e con poche amiche. Ma quest'anno alcuni compagni cambieranno e, con l'arrivo di nuova gente, anche il rapporto con la scuola di Camilla dovrà cambiare...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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PRIMO GIORNO
Il primo giorno di scuola era sempre un trauma. Ogni volta si ripeteva che forse quell'anno sarebbe andata meglio e ogni volta le sue aspettative venivano irrimediabilmente disilluse.
Si fece forza e si alzò dal letto. Si lavò e si vestì.
-Camilla, sei pronta?- sua madre.
-Sì mamma, arrivo-
Uscì dal bagno, finì di vestirsi e scese le scale. Fece colazione. Non capiva come facesse la gente a iniziare una giornata senza aver fatto una buona prima colazione. Lei non ci sarebbe riuscita, al solo pensiero si sentiva svenire. Forse era dovuto alla sua bradicardia, al suo intero bradi-metabolismo, come lo aveva chiamato il suo medico di base, ma appena si alzava doveva ingurgitare qualcosa.
-Allora, come la vedi quest'anno?- chiese sua madre.
-Al solito- rispose -penso di riuscire a prendere la borsa di studio come sempre-
La donna sorrise.
-Brava ragazza- le disse.
Camilla annuì. A volte si chiedeva perché i suoi genitori avessero avuto l'idea di mettere al mondo una figlia se poi tutto quello che interessava loro era che fosse brava a scuola e nello sport. Praticamente era un trofeo da esibire. Il fatto che fosse praticamente priva di amici era irrilevante dal loro punto di vista.
Finì la colazione, mise la felpa e uscì.
Amava il clima settembrino, non faceva troppo caldo, ma nemmeno freddo.
Percorse a piedi i settecento metri che la separavano dalla fermata dell'autobus. Salì e si sedette, come al solito, al primo posto.
-Buongiorno Camilla- la salutò l'autista sorridendo -Tutto bene?-
La ragazza sorrise.
-Beh, stavo meglio ieri, ma bene- rispose.
L'autista dell'autobus 52, quello che portava a scuola, era lo stesso fin da quando lei era bambina e Camilla pensava che non fosse invecchiato di una virgola. Era simpatico. Per lo meno lui non la giudicava.
Fece il viaggio in completo silenzio. A poco a poco l'autobus si riempì dei ragazzi che andavano a scuola come lei. Tranne quelli del primo anno, quelli venivano quasi sempre accompagnati dai genitori il primo giorno di scuola.
Scesa dal pullman si diresse all'ingresso. Si chiese in che aula li avrebbero messi quell'anno. L'anno prima erano al terzo piano, ma avevano bocciato diverse persone e quest'anno ci sarebbero state classi più numerose, per cui li avrebbero quasi sicuramente spostati.
Lesse il pannello dove erano indicate le aule. Terza C, aula 202. Infatti, pensò, erano al secondo piano. Salì in aula. Quando entrò ci trovò già alcuni compagni.
-Ciao- salutò.
-Ciao- risposero loro.
Camilla pensò che non fosse cambiato nulla dall'anno precedente. Al solito le rivolgevano appena la parola.
-Camilla, hai fatto mate? - chiese un compagno.
Ecco, pensò, la solita storia. Ma dopotutto lei chi era per opporsi a John il magnifico?
-Sì, aspetta- prese il quaderno dallo zaino e glielo passò.
-Grazie, tu sì che sei affidabile- rispose lui.
Camilla sorrise tristemente. Avrebbe preferito essere una svampita come quell'oca di Jessy, ma evidentemente così non doveva essere.
Jessy, pensò. Strano che non fosse ancora lì a starnazzare con Emily e Milly, si disse. Che poi anche i loro genitori avevano avuto una certa fantasia, considerò…
Jessy era la fidanzata storica di Johnatan, “John” per gli amici. I due formavano una coppia fin dal primo anno ed erano la fiera del cliché. Giocatore di calcio lui, modella lei. A volte Camilla si chiedeva di cosa parlassero tra loro, visto il quoziente intellettivo medio dei due.
Si sedette al primo banco sulla sinistra. Non che volesse davvero stare davanti, ma sapeva che se si fosse messa dietro sarebbe stata costretta a spostarsi dai compagni, tanto vale anticipare le loro mosse.
A poco a poco arrivarono tutti.
Camilla si avvide della presenza di tre ragazzi nuovi, due femmine e un maschio. Meno i sei bocciati dell'anno precedente avevano quasi pareggiato i conti. Ora erano 20, un buon numero ma non eccessivo. Si sarebbe potuto lavorare bene, anche se Camilla temeva che non sarebbe stato così, al solito.
Entrò l'insegnante.
Alla prima ora avevano italiano. Sapevano che non avrebbero fatto nulla, ma l'insegnante era il coordinatore e perciò ci sarebbe stato lui.
-Buongiorno- salutò l'uomo.
-Buongiorno- risposero gli alunni.
-Spero che voi abbiate passato bene le vacanze- riprese lui -Vedo che abbiamo delle New Entry. Gradirei che vi presentaste a me e ai vostri compagni-
Una delle due ragazze nuove sorrise.
-Buongiorno. Io sono Heather e vengo dal liceo scientifico Marco Polo -
-Bene- disse l'uomo-E come mai hai deciso di iscriverti qui quest'anno? -
La ragazza ci pensò, poi rispose.
-Al Marco Polo avevo qualche problema con i professori ed i compagni. Quando ho cercato un'altra scuola mi hanno parlato molto bene di questa. Spero di poter finalmente imparare qualcosa senza il terrore di venire a scuola -
L'insegnante rimase di stucco alla risposta, ma sorrise.
-Lo spero anch'io. Gli altri ragazzi nuovi? Come vi chiamate? Da dove venite? -
-Io mi chiamo Judith e vengo anch'io dal Marco Polo, ma non ero in classe con lei. Mi sono trasferita perché faccio ginnastica artistica a livello agonistico nella palestra qui dietro, perciò era più comodo - disse l'altra ragazza.
-Io sono Theodore e vengo dal Luigi XIV. Mi sono trasferito perché non volevo essere in classe con mio fratello - spiegò.
L'insegnante annuì.
-Hai un fratello gemello? - chiese.
-No- rispose Theodore.
Il professore parve leggermente imbarazzato e chiuse il discorso.
-Benissimo, possiamo incominciare- disse -Inizierei col ritirare i compiti delle vacanze. Ovviamente i ragazzi nuovi non li avranno, ma gradirei che vi faceste passare nei prossimi giorni almeno il programma dell'anno scorso con quello che abbiamo fatto -
I nuovi annuirono e la lezione continuò.
Dopo altre due ore di lezione, matematica e inglese, suonò la campana che indicava l'intervallo. Finalmente, si disse Camilla. Odiava i primi giorni di scuola, le presentazioni eccetera, si annoiava.
Si alzò dal suo banco imboccò l'uscita dell'aula per dirigersi al bar. Una delle ragazze nuove la seguì.
-Ciao- la salutò.
-Ciao- le rispose Camilla.
-Sono Heather, stamattina non ci siamo presentate - disse l'altra.
Camilla sorrise e annuì. Si notava che la nuova arrivata non conosceva le dinamiche della classe, pensò.
-Vai al bar? - chiese la nuova arrivata.
Camilla confermò.
-Posso venire con te? Almeno non mi perdo...-chiese.
Camilla sorrise. Era contenta che finalmente qualcuno le rivolgesse la parola. E poi questa Heather sembrava a posto.
-Certo, andiamo! - concordò.
Scesero fino al piano terra, dove si trovava il bar, chiacchierando. Camilla scoprì che Heather era di origini russe e che quindi parlava oltre all'italiano e all'inglese perfettamente anche il russo. Inoltre la ragazza le disse che giocava a calcio in una squadra femminile e frequentava un corso di pittura. Camilla dal canto suo le spiegò come funzionavano le dinamiche della classe, Johnatan, Jessy e la loro relazione in testa a tutto, e come comportarsi nella nuova scuola.
-Mi stai dicendo che quel figo di Johnatan sta con quell'oca di Jessy? - fece Heather.
Camilla rise.
-Sembra proprio di sì - confermò.
-Dovrò parlarci...- sorrise la ragazza.
Camilla rise. Pensò che, dopo che avesse visto come si comportava Johnatan, avrebbe sicuramente capito perché i due stessero insieme.
Era da tempo che non rideva a scuola. Era anche da tempo che l'intervallo non passava così in fretta, si disse quando sentì suonare la campanella.
Tornò al suo posto. Le lezioni ricominciarono.
Dopo venti minuti circa però si accorse di una cosa. Il ragazzo nuovo, quel Theodore, stava dormendo. Lo fissò. Fu in quel momento che si accorse che era bello. In quanto a bellezza poteva rivaleggiare con Johnatan e Jackob, il braccio destro di Johnatan. Era alto come gli altri due e con un fisico altrettanto benfatto, ma a differenza di Johnatan, che era biondissimo, e di Jackob, rosso di capelli, lui era moro, di quel nero che raramente di vede su un ragazzo non di colore e riccio. Camilla pensò di non aver fatto caso al colore degli occhi di Theodore, ma si ripromise di farlo. Si chiese se fossero azzurrissimi come quelli di Jackob o grigi come quelli di Johnatan, o ancora neri come i suoi capelli e si ripromise di farci caso. Quello che però notò era che i suoi occhi avevano ciglia lunghissime per un uomo. Sì, era bello.
Si riscosse, non poteva lasciarlo dormire. Diede una gomitata al proprio vicino di banco, Mark, l'eterno bimbo, in terza liceo dimostrava dieci anni e quello, visto dove indicava, rise. Poi diede una scossa a Theodore che alzò la testa dal banco. Poi guardò verso Camilla e sorrise.
Sorrise, Camilla se lo ripeté un milione di volte. Sorrise. Aveva sorriso a Camilla Davis. Lei rimase un attimo imbambolata. Le aveva sorriso con quei denti bianchissimi e quegli occhi verdi, ora li aveva notati eccome. Poi si riscosse e rispose al sorriso prima di ricominciare a prendere appunti.
Quando suonò la campanella della fine della giornata Camilla si mise in spalla lo zaino e fece per uscire come gli altri.
Si diressero alla porta e i più iniziarono a salutarsi. Vide Johnatan salutare Jackob con un cenno e sentì le urla stridule di Jessy, Emily e Milly. Poi sentì Eather.
-Buona giornata. A domani ragazze -disse salutando le compagne con un bacio sulla guancia.
Prima baciò Jessy, Emily, Milly, Carol, Judith, Laura e Micol, le gemelle, e alla fine anche lei. Camilla sorrise e salutò.
Forse quell'anno non sarebbe stato così male, si disse.
  
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