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Autore: villainsarethebest    18/04/2020    1 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
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Le persone non cambiavano mai. Era un dato di fatto. Megatron era l’esempio più lampante che a Firestorm venisse in mente, preceduto forse da Starscream, quel pazzo col titolo di “pugnalatore alle spalle” ufficiale. Non sarebbero mai cambiati.

E lei sarebbe cambiata? Tornata a essere quella di prima? No, non c’è un prima, si rispose mentre mandava giù un altro sorso di energon non raffinato, una manna per chi come lei desiderava dimenticare e lasciare che l’inebriante bevanda le annebbiasse la mente, ma era ancora troppo lucida e i pensieri ancora troppi e insistenti. Bevve in un sorso l’intero contenuto del cubo e subito ne prese un altro sotto lo sguardo attento e curioso del mech seduto davanti a lei.

«Giornata pesante?» domandò Knock Out civettuolo osservando i tre cubi già vuoti che occupavano il tavolo tra di loro.

«Il solito» rispose Firestorm con lo sguardo perso a guardare l’energon cristallino.

«Via, non fare quella faccia, non ti si addice!» la rimbeccò il medico.

«Quale faccia? Non è che la cambio mai…»

«Esatto! Sai, non ti farebbe male sorridere un po’» disse lui bevendo un sorso del suo raffinato energon.

«La vita fa schifo, perché sorridere?»

«Non posso dire che non hai ragione – lo sappiamo tutti che hai sempre ragione – ma pensa positivo! Potrebbe andare peggio!»

«Touché» chiosò occhieggiando il cubo che il medico stava sollevando, facendolo scontrare col suo.

«Cin cin!»

Firestorm rilasciò una ventata. Il medico aveva ragione: poteva andare peggio. Dopotutto Megatron non si faceva vivo da tre anni – i migliori da quando si era unita ai Decepticon – andato a zonzo per l’universo e solo Primus sapeva il perché. Vivere sotto lo stesso tetto dei Decepticon era divenuta un’esperienza sempre meno tediosa e snervante. Starscream era al comando e non era nemmeno così pessimo come tutti si aspettavano: la Nemesis era ancora integra e funzionale, solcava i cieli senza problemi e non c’erano intoppi se non minori complicazioni ogni tanto.
L’egocentrico seeker se la stava gestendo tutto sommano bene.

«Allora, quale pensiero negativo ti ronza per il processore questa sera?» la riscosse il collega.

«Il solito direi.»

Knock Out sbuffò esasperato. «Rispondi sempre così, eppure nessuno sa ancora che cosa davvero ti fa fumare il processore. Andiamo, perché non condividi i tuoi segreti col tuo buon dottore? Non fa bene alla salute sovraccaricarsi la mente in questo modo.»

«Forse non sono pensieri da condividere» mormorò Firestorm nascondendo il viso dietro il cubo di energon. Con Knock Out era sempre così, sempre curioso e in cerca di gossip, come se di chiacchieroni ne mancassero su quella nave.

«Ooh mia cara Firestorm, cosa sta immaginando la tua bella testolina in questo momento?» domandò gongolando con un sorriso sardonico in viso.

La femme si decise ad alzare le ottiche su di lui. Finì in un lungo sorso anche quel cubo e si concesse qualche secondo per trovare la migliore risposta. «Perché invece che parlarne non lasci che te lo mostri?» replicò concedendogli un’occhiata maliziosa e un sorriso appena accennato.

Knock Out sorrise. «Con immenso piacere.»

Se solo sapesse…

Aveva avuto le sue avventure in tutti quegli anni e non se ne lamentava. Aveva bisogno di distrarsi dal peso che le gravava ogni giorno sulla scintilla e un po’ di compagnia in fondo non le dispiaceva, fintanto che poteva scegliere con chi divertirsi. Non che avrebbe ricevuto dei no: era una femme molto attraente e la sua sola visione stuzzicava la libido di tutti i mech che incrociava. Il problema era che non era così audace da andare a chiedere al primo che aveva a tiro se volesse passare un po’ di tempo con lei nel suo letto. Era timida. Di contro, riteneva una mancanza di rispetto chi la approcciava per chiederle nel modo meno romantico possibile di entrare nel suo letto e soddisfarlo. Se il fine era quello, che le offrissero almeno un cubo di energon non raffinato e le chiedessero almeno se avesse passato una bella giornata. Avrebbe risposto sinteticamente come sempre, ma per lei avrebbe significato un minimo di riguardo nei suoi confronti.

Questo Knock Out lo sapeva molto bene. A volte le parlava solo per parlare, senza secondi fini, magari solo per distrarla; lo faceva quando non se lo aspettava e segretamente gli era grata per questo. Non le importava essere sola, ma Knock Out comprendeva che aveva bisogno di cambiare la sua routine ogni tanto e questo le bastava. La sua compagnia non era pessima.

Anche con Breakdown aveva avuto dei momenti okay. Era un buon compagno di bevute e se Firestorm sentiva di voler dire qualcosa, lui ascoltava e non si azzardava a ripetere una sola sillaba di ciò che aveva detto. Come se entrambi ricordassero una sola cosa di ciò che si erano detti da ubriachi, ma tanto meglio.

Starscream… era Starscream. Di solito si ritrovavano insieme perché lui aveva bisogno di compagnia e di essere ascoltato, cosa per cui non si sarebbe mai sognata di prenderlo in giro. Se avesse voluto parlare, anche lei avrebbe desiderato qualcuno ad ascoltarla. Era diventata il supporto morale del seeker. «I seeker restano uniti» aveva spiegato la prima volta che il Vosiano si era aperto con lei. Da allora era diventato una specie di rito: lui parlava anche per ore, lei ascoltava e interveniva ogni tanto, aggiungendo qualche consiglio frutto delle sue esperienze passate. Più volte aveva sorpreso Starscream con le sue parole e pian piano si era fatta strada nella sua scintilla, traguardo raggiunto da pochissimi. Non era poi una compagnia sgradita come molti ritenevano, ma a volte blaterava davvero troppo e le toccava zittirlo.

Soundwave era Soundwave. Firestorm non parlava praticamente mai con lui, ma sapeva bene di avere le sue ottiche puntate contro così come tutti gli altri, meno di molti però. Non aveva mai dato problemi e al mech silenzioso stava più che bene; lei non era una minaccia. Come Megatron anche Soundwave aveva sperato che l’atteggiamento subdolo di Starscream si appianasse in sua compagnia – qualsiasi cosa facessero ogni qualvolta che si isolavano nelle stanze personali di uno dei due o fuori dalla Nemesis, lontani dalle sue ottiche e orecchie – ma naturalmente il seeker non si era mai contraddetto.

«Mi massaggi la schiena?» chiese Firestorm al compagno, già sdraiata sulla pancia e con le ali spiegate.

«Se me lo chiedi così gentilmente non posso certo dirti no!» rispose con la sua consueta vena ironica. «Ma dopo tocca a te, se ti va ovviamente» aggiunse speranzoso.

«Va bene» rispose la femme incrociando le braccia e appoggiandovi il capo. Knock Out aveva le mani magiche, i massaggi post sesso erano praticamente un obbligo. In realtà, lo erano tutti i giorni. Era sempre tesa e stressata, i suoi massaggi alleviavano un po’ la sensazione di soffocamento.

Knock Out esultò. Aveva l’onore di poter avanzare certe pretese alla seeker senza venir preso a calci in culo l’istante stesso in cui la frase veniva formulata. Sapeva decisamente come prenderla. In fondo Firestorm non era cattiva, certo, l’aveva vista mettere in atto comportamenti alla Megatron di tanto in tanto, ma era in realtà una persona gentile. Ricambiava sempre i favori e teneva conto dei torti subiti e dei pagamenti non rispettati. Una delle cose su cui non transigeva, anche se non la peggiore.

La femme odiava chi origliava quando era nella sua stanza e li riduceva a rottami ambulanti. C’era chi andava in giro dicendo di aver sentito dei singhiozzi provenire da là dentro, chi un canticchiare sommesso ma molto melodioso. Conoscendola – o meglio, non conoscendola abbastanza – Knock Out si aspettava di tutto, ma senza la conferma di Firestorm (cose che nessuno avrebbe mai ottenuto) il tutto sarebbe rimasto avvolto nel mistero, esattamente come voleva lei.

Bella e furba.

Anche il medico un paio di volte si era soffermato davanti alla porta chiusa della sua stanza spinto dalla curiosità, ma si era subito ritirato consapevole che, se l’avesse sgamato in stile Soundwave – eventualità assai realistica – lo avrebbe distrutto e poco importava che fossero amici. Lui almeno si definiva suo amico, uno dei pochi che avevano l’ardire di affermarlo in pubblico anche in presenza della femme, però lei non lo aveva mai confermato ovviamente. Non lo aveva nemmeno mai smentito.

Non cercava mai la compagnia di nessuno, ma se Knockout la raggiungeva per scambiare quattro chiacchiere non veniva mai scacciato via in malo modo, se non qualche volta con un secco «ho da fare», e di solito aveva davvero da fare. Lei non mentiva mai, a sorpresa di tutti, considerando quanto tempo passasse col Secondo in Comando. Firestorm era un tipo di persona di tutt’altra categoria. In un certo senso potevi contare su di lei, perché sapevi che non sarebbe mai cambiata.

Comunque, come medico aveva accesso a informazioni riservate circa lo stato di salute di tutti i Decepticon, Firestorm inclusa; aveva dunque accesso a più segreti di chiunque altro sul suo conto, come ad esempio una serie di cicatrici nascoste sotto la sua corazza cremisi, incise sulla sua sensibile protoforma e apparentemente molto vecchie. Knock Out aveva controllato tante volte i registri: nessuna di quelle ferite le era stata inflitta sul campo di battaglia o in allenamento. Ovunque se le fosse procurate, era stato prima di unirsi ai Decepticon. Quelle che più lo destabilizzavano lasciandogli un senso di orrore che raramente provava erano i perfettamente mimetizzati segni alla base delle ali. Qualcuno gliele aveva tolte e qualcuno gliele aveva riattaccate, facendo un ottimo lavoro.

Knock Out non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con Breakdown e tantomeno con Lord Megatron. Ogni tanto diventava paranoico e cominciava a chiedersi se Firestorm sapesse che lui sapeva e cosa gli avrebbe fatto in quel caso. Ancora oggi si domandava se avrebbe reagito alla Megatron, minacciandolo a suon di botte di non rivelare mai, per nessuna ragione al mondo, niente a nessuno. Ne sarebbe stata davvero capace?

No, ricordava a se stesso, lei non è come Megatron.

«Lo sai» ruppe il silenzio risvegliandola dal torpore in cui l’aveva cullata. «Ultimamente mi sembri di umore migliore del solito.»

Firestorm mugugnò in risposta, desiderosa di lasciarsi assopire dalle mani del medico che vagavano sulla sua schiena, massaggiandole abilmente le spalle e poi le ali con un tocco delicato ma deciso.

«Fammi indovinare…» riprese il mech, prendendo quel suono come un assenso. «Nostalgia di Big M?»

«Non hai idea» si concesse dell’ironia perché, come aveva detto lui, ultimamente era di buon umore e le sue mani stavano contribuendo molto.

Sentì le mani bloccarsi sulla parte più bassa della sua schiena all’improvviso e piegò il capo per osservare il medico, perfettamente immobile, con la bocca spalancata e un’espressione paonazza.

«Cosa c’è?»

La sua voce parve riscuoterlo. «Ti sei accorta che hai appena fatto del sarcasmo, e su niente di meno che Lord Megatron, vero?»

«Sì. Faccio mai qualcosa per caso?» sbuffò e stirò le labbra in un piccolo sorriso.

«Hai – è un sorriso quello?»

«Se dico si riprendi a massaggiarmi?»

«Oh oh oh, cosa odono le mie orecchie!» esclamò Knock Out piegandosi su di lei per sussurrarle all’orecchio. «Hai per caso altre sorprese in serbo per me? Perché in tal caso è meglio che mi avvisi, finirò per morire dallo stupore se continui così.»

Ne aveva?

Chiuse gli occhi e riappoggiò la testa sulle braccia incrociate. «Taci e massaggiami.»

Knock Out ridacchiò. Non cambierà mai.
   
 
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