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Autore: The Edge    18/04/2020    3 recensioni
Smoker si era appesantito leggermente nel corso degli anni, un sottile strato di pancetta morbida copriva gli addominali scolpiti in gioventù. I capelli bianchi erano tenuti più lunghi, scendevano morbidi ed erano perennemente arricciati dal sale.
Ad Ace sarebbero piaciuti, glieli avrebbe tirarti costantemente, come un bambino dispettoso.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Tashiji | Coppie: Ace/Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'odore del mare, un profumo che aveva sempre amato.
Un odore inconfondibile, di libertà, di purezza.

Come lui, come Ace.

Smoker si era appesantito leggermente nel corso degli anni, un sottile strato di pancetta morbida copriva gli addominali scolpiti in gioventù. I capelli bianchi erano tenuti più lunghi, scendevano morbidi ed erano perennemente arricciati dal sale.
Ad Ace sarebbero piaciuti, glieli avrebbe tirarti costantemente, come un bambino dispettoso.

Essere un marine in pensione aveva i suoi lati positivi, nessuno attaccava briga quando Smoker passeggiava serafico per il minuscolo villaggio in cui si era ritirato ormai da una decina di anni.

"Ehiiii, signor Smoker!"
L'ex marine si fermò in mezzo alla strada e si girò, vedendo arrivare di corsa una bambina dalle lunghe trecce nere, tenute strette da due fiocchi arancioni.

"Mocciosa, non ti ricordi cosa ti ha detto il dottore? Non devi correre, sennò ci rimani secca." la sgridò bonariamente l'uomo, passandole comunque una mano tra i capelli.
La bambina sorrise e mostrò orgogliosa le finestrelle ai denti, stava finalmente diventando grande anche lei "Lo so... Ma mi avevi detto signor Smoker che mi avresti raccontato le tue avventure solo quando avrei perso il primo dentino e oggi mio fratello mi ha tirato una pallonata e ne ho persi due" - Agnes sorrise compiaciuta e affermò decisa - "Quindi siccome sono due, doppia razione di avventure."
Il tono della bambina non ammetteva repliche e Smoker rise di gusto, sentendosi comunque molto strano "Va bene, marmocchia. Pare tu mi abbia incastrato per bene. Vieni con me."
La bambina applaudí e fece scivolare la minuscola manina in quella di Smoker, la strinse senza paura.
L'uomo osservò quella manovra incuriosito, non li capiva proprio i bambini.
Anche se era diventato un maestro nel comprendere i capricci di un tale Portgas D. Ace, che assomigliava tanto ad un bambino troppo cresciuto.

Agnes faticava a seguire il passo dell'ex marine, ma non voleva assolutamente correre il rischio di farsi riportare a casa, non dopo tutta quella fatica che aveva fatto per convincere il fratello a tirarle la pallonata.
Un sospiro affaticato sfuggì dalle labbra tremolanti della bambina, non poteva proprio risparmiarselo.
Smoker si fermò, di nuovo, e senza proferire verbo afferrò Agnes per le ascelle e la tenne impacciatamente in braccio.
"Se non stai bene, dimmelo, mocciosa." tuonò burbero Smoker, ma Agnes si era addormentata con la testa appoggiata sulla sua spalla.
Non era la prima volta che qualcuno gli dormiva addosso. Per anni Ace si era addormentato rannicchiandosi come un gatto sul petto ampio del marine. "Il tuo cuore che batte mi rassicura" gli aveva detto il ragazzo, dopo essersi scolato una buona dose di saké in compagnia del commodoro.
Quella sera era stata la serata dele rivelazioni, per tutti e due.
Quella sera Smoker aveva imparato, a sue spese, che cosa fose l'amore.
Ace era esuberante, una bomba a mano, eplosione di sentimento e follia, ma aveva il cuore puro di un bambino.
E con quella stessa purezza, quella sera, dopo essersi scolati una quantità allucinante di alcool, un Ace completamente brillo aveva dato il suo primo bacio ad uno Smoker altrettanto ubriaco.
Sarà stato l'alcool, sarà stata la situazione assurda, ma Smoker anziché scostarsi indignato, aveva ricambiato quel bacio con foga, divorando quelle labbra peccaminose.

L'abitazione dell'ex marine era piccola e spartana, era arredata con pochi mobili essenziali. Smoker adagiò delicatamente la bambina, ancora profondamente addormentata, sulla poltrona "Tsk, mocciosa."

Fu l'odore di cibo che fece risvegliare Agnes dal suo sonno, la bambina infatti, aveva dimenticato di mangiare, nella foga di poter raggiungere il suo obiettivo.
"Mocciosa, il pesce è quasi pronto. Rimani lí, ti porto io il piatto."
Agnes arrossí e si vergognò per essersi addormentata, come avrebbe fatto ad entrare nel corpo della marina se non riusciva a rimanere sveglia?

Intanto che il pranzo finiva di cuocersi, la bambina osservò attentamente la stanza in cui si trovava e un oggetto dai colori molto sgargianti catturò la sua attenzione.

"Signor Smoker, perché c'è uno strano cappello arancione appeso alla parete?" domandò con un innocenza la bambina, che intanto si era avvicinata al muro per osservare quello stravagante capo d'abbigliamento.
Un brivido corse lungo la schiena di Smoker, che strinse impercettibilmente le labbra e aumentò la presa sulla maniglia della pentola: "Non è mio. Apparteneva... Ad una persona."
"E perché ce l'hai tu? Magari questa persona vorrebbe riavere il suo buffo cappello." rise Agnes, divertita dalla situazione.
Smoker si inumidí le labbra e deglutí, nonostante fossero passati più di trent'anni, la ferita era ancora aperta: "Quella persona non c'è più. È morta tanti anni fa, si è sacrificato per proteggere suo fratello."
"E tu volevi bene a questa persona?" domandò curiosa la bambina, la sua innocenza le impedí di notare quanto potesse essere scomoda quella domanda, e Smoker comprese che non vi era malizia negli occhi di quella mocciosa di nove anni.

L'ex marine impiegò un po' prima di rispondere alla domanda. Fece accomodare Agnes in cucina e mentre la bambina mangiava, lui si accese il sigaro e, dopo un paio di profonde boccate, rispose "Sí, volevo bene a quel moccioso."
"Era tipo il tuo fratellino?" domandò curiosa Agnes, mentre si infilava in bocca un enorme pezzo di pesce.

Un sorriso divertito tradí Smoker: "No, piccolina. Lui era..."  -Smoker deglutí, non lo aveva mai detto a nessuno, neanche ad Ace stesso - "Lui era il mio compagno."
Agnes aggrottò le sopracciglia, confusa: "Compagno? In che senso?"
Un rossore improvviso colorò le guance di Smoker, che con molta difficoltà spiegò il concetto alla bambina, la quale dopo un iniziale senso di smarrimento dovuto all'incomprensione precedente, si illuminò e disse "Ah, ho capito! Era il tuo... Quasi - marito!"
Smoker strabuzzò gli occhi, sconvolto da quell'affermazione, mentre Agnes gongolava soddisfatta per essere giunta alla corretta conclusione.

"Diciamo di sì, mocciosa."

Se c'era qualcosa che davvero gli mancava in quel momento, quello era Ace. Non si vedevano da sei mesi, Smoker era stato mandato in missione ed Ace era partito per l'avventura.
Il commodoro Smoker non era mai stato un uomo romantico, neanche da giovane, quando ancor prima di arruolarsi nella marina, sua madre lo implorava di uscire con qualche ragazza e lui per farla contenta lo faceva, ma per via del suo carattere burbero e chiuso, nessuna ragazza gli concedeva un secondo appuntamento.
Con Ace era diverso.
Non era romantico neanche con lui, ma al pirata andava bene così. Quell'uragano con le lentiggini non si era mai lamentato, anche se amava prenderlo in giro per i suoi modi da vecchio.

Quella sera il Commodoro, camminava solitario lungo il pontile. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, dopo quella giornata, era preoccupato per i suoi uomini: nel giro di pochi giorni, metà equipaggio aveva accusato forti dolori addominali e giustamente non poteva ripartire con metà dei suoi uomini in malattia - se ci fossero state delle complicazioni?

"Un berry per i tuoi pensieri" sussurrò una voce conosciuta.
Smoker si fermò, alzò gli occhi in direzione della voce e incrociò lo sguardo di Ace, che con un balzo lo raggiunse e con naturalezza posò le labbra su quelle dell'altro.
Incurante del rischio di poter essere beccato a pomiciare come un adolescente con un pirata, Smoker approfondí il bacio e sorrise quando sentì Ace mugolare di piacere, dopo che gli ebbe accarezzato una guancia col pollice.

"Quando ho sentito che avevano avvistato una nave della marina da queste parti... Non ho potuto non venire a controllare." disse con semplicità Ace, allacciando le braccia attorno al collo del cacciatore bianco, che fingendosi irritato, sbuffò "Pensa che sfortuna che mi è toccata."
Ace rise, abituato ai modi di fare del marine "Ho pensato che fosse il nonno, a dir la verità. Ma poi non ho sentito nessuna palla di cannone e mi sono tranquillizzato." - si interruppe per poter rubare un altro bacio al maggiore- "E ho trovato il mio commodoro preferito."

Smoker sospirò esasperato, quella mocciosa era un uragano con le trecce, non stava mai ferma e continuava a gironzolare come una trottola, osservando e studiando il mondo che la circondava. Agnes, dal canto suo, era felicissima di poter passare una giornata in compagnia del signor Smoker, come lo chiamava lei.
La bambina, infatti, nutriva un profondo interesse nei confronti dell'ex marine, perché le ricordava tremendamente il suo papà, il quale era morto improvvisamente per via di una brutta infezione non curata. Smoker era a conoscenza della storia della famiglia di Agnes e aveva subito capito di cosa avesse bisogno quella marmocchia e aveva acconsentito a diventare suo "amico", dato che essendo ormai in pensione, poteva tranquillamente smussare gli angoli della sua personalità.
Nonostante fosse piccola, minuta e cagionevole di salute, Agnes sprizzava energie da tutti i pori e la sua curiosità era praticamente insaziabile.
Quel giorno Smoker le insegnò a pescare e le raccontò qualche episodio avvenuto in compagnia di Ace, tralasciando moltissimi particolari non particolarmente adatti alle orecchie innocenti di una bambina.
Dopo averla riaccompagnata a casa, Smoker deviò verso la spiaggia e si sedette, inzaccherandosi tutte le gambe.
I colori del tramonto erano caldi e dolci, il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli era quasi terapeutico, per l'uomo, che aveva passato più di metà della sua vita in mare.
Una folata di vento scompigliò i capelli bianchi di Smoker, che scosse la testa, non si era ancora abituato ad averli così lunghi.

Era morto.
Portgas D. Ace era morto per proteggere e salvare suo fratello, Monkey D. Rufy, dall'attacco di Akainu.
Una vita per una vita.

Il dolore che Smoker provava in quel momento era infinito, continuava a rivedere la stessa scena costantemente, il sacrificio di Ace era stampato nelle sue retine.
Tashiji, così come il resto dell'equipaggio, era molto preoccupata per la salute del suo superiore, in quanto quest'ultimo dormiva pochissimo, mangiava appena e soprattutto, non rispondeva alle chiamate dei suoi superiori, rifiutando ogni contatto.

Una mattina, Tashigi si accorse di una nave in avvicinamento e quasi immediatamente riconobbe l'imbarcazione come quella di Boa Hancock, la Principessa Serpente.
Dalla nave di Hancock scese però Cappello di Paglia.

Rufy, con ancora il corpo coperto di bende, scese dalla nave dell'imperatrice pirata e camminò con passo sicuro sul pontile della nave. Gli uomini di Smoker erano già pronti a colpire, avevano già imbracciato le armi, ma Tashiji alzò una mano e fece loro cenno di posare i fucili, aveva capito che il pirata non aveva cattive intenzioni. 

"Tashiji, dov'è Smoker?" domandò Rufy a bassa voce.
Tashiji sentì il cuore stringersi nel petto, pur essendo ufficialmente sua nemica, percepí perfettamente quanto la perdita del fratello avesse destabilizzato il giovane capitano, non lo aveva mai visto così tranquillo - era innaturale.
"È nella sua cabina. Sempre dritto e poi svolta a destra."
Con un cenno del capo a mo' di ringraziamento, Rufy seguí le indicazioni e trovò facilmente la porta della cabina.
Monkey D. Rufy fece una cosa molto poco consona alle sue abitudini: bussò alla porta e disse "Sono Cappello di Paglia e vengo in pace."

Il chivistello venne girato e la porta scattò, Smoker comparve da dietro di essa, mostrandosi per la prima volta come un uomo distrutto dal dolore.
I capelli arruffati, la barba grigia lunga ed incolta, la camicia stropicciata e delle profonde occhiaie violacee parlarono chiaramente e Rufy comprese di aver fatto la scelta giusta, nell'insistere a voler parlare con il commodoro.
"Ci ho riflettuto parecchio, Ace mi parlava spesso di te e ho pensato che forse era meglio lo tenessi tu, questo." il pirata porse al marine il cappello arancione tanto amato da Ace.
"Grazie" la voce di Smoker era un ridotta ad un sussurro, l'uomo afferrò il cappello e lo accarezzò con affetto, quasi come se potesse percepire il calore di Ace.
Fu un quel momento che Rufy Cappello di Paglia si rese conto di quanto suo fratello e il marine fossero legati.

Erano passati più di trent'anni, eppure il ricordo di Ace viveva ancora nel cuore di Smoker, che ogni giorno lanciava uno sguardo colmo di profondo affetto al cappello appeso al muro.
Aveva scelto di appenderlo lì affinché potesse vederlo in ogni momento, ora che era in pensione poteva tranquillamente occuparsi di affari più leggeri.
Gli occchi dell'ex marine pizzicarono.

"Dannato moccioso, se mi manchi."



Angolo autrice:
Vi ringrazio per essere arrivati a leggere fin qui, spero che questa piccolina vi sia piaciuta.
Volevo rubarvi ancora qualche minuto per parlare del nuovo personaggio, Agnes. Agnes è frutto della mia immaginazione e l'ho usata come escamotage per permettere a Smoker di affrontare il suo dolore, quel magone soffocante che si porta dietro dalla morte di Ace.
Il richiamo ad Ace è voluto, il colore dei capelli, l'arancione dei nastri per i capelli e anche la tendenza ad addormentarsi ovunque della bambina è fatto apposta, per ricordare a Smoker che il suo sentimento è ancora lì vivo e pulsante.
Spero vivamente che vi sia piaciuta e spero di non aver reso il nostro ex marine ooc - anche se, con la pensione, forse può permettersi di essere un po' meno scorbutico.
Alla prossima!
The Edge

  
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