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Autore: Padme Mercury    19/04/2020    0 recensioni
Ashley è una ragazza come tante: ha il fidanzato perfetto, va bene a scuola, è popolare e presto prenderà il diploma. La sua vita a New York sembra perfetta e tutte le persone che la circondano non fanno altro che confermarglielo. Nonostante questo, assieme alla sorella Becca custodisce gelosamente un segreto che entrambe tengono nascosto dai loro amici e perfino dai loro genitori. L'anno precedente, la loro cugina è morta sotto circostanze sospette e il caso è stato archiviato per mancanza di prove. Entrambe vogliono fare giustizia e scoprire finalmente chi è stato a togliere la vita alla ragazza. Nel frattempo, Ashley si riavvicina a suo malgrado ad un vecchio amico d'infanzia, Blake, che sembra parecchio interessato al caso che le due sorelle stanno seguendo. E così, Ashley è costretta a cercare di sbrogliare due misteri mentre si trova a mettere in discussione tutte le certezze che si era costruita in questi anni.
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Amo la mia città. Amo New York e tutto quello che nasconde. Amo i piccoli angoli colorati in mezzo al grigio e amo passeggiare per le vie nascoste. Quello che non amo, invece, è la sveglia che suona al mattino presto. Mi copro la testa col cuscino. Giuro che odio quel suono fastidioso, sono sicura che non esiste nessuno al mondo che sia in grado di apprezzarlo.
Allungo una mano sul comodino e, a tentoni, la spengo. Sento un tonfo e realizzo che è caduta a terra. Sbuffo e mi alzo in piedi, sbadigliando. Il lunedì è sempre la giornata peggiore di tutta la settimana. Non è mai facile tornare alla routine settimanale dopo il weekend, soprattutto quando passi il sabato sera ad una festa e la domenica a letto a cercare di far passare il mal di testa. Esco dalla mia camera e mi dirigo in cucina, sedendomi al tavolo su cui sono già presenti, appoggiati sulla tovaglietta lilla, una tazza di the verde fumante e la mia solita ciotola di yogurt bianco con la frutta. Amo fare colazione in modo sano, quando non devo andare a scuola mi sveglio anche dieci minuti prima per poter preparare qualcosa di gustoso ed equilibrato.

"Fai veloce a fare colazione, tesoro, oppure farai tardi," dice mia madre, dandomi un bacio sulla fronte.

Mi limito ad annuire mentre mastico un pezzo di fragola. Purtroppo finisce sempre così, punto la sveglia all'ora giusta ma ci metto i secoli a tavola. Ho il vizio di contare quante volte mastico ogni boccone e non ingoio prima di aver contato almeno fino a dieci. Tutta colpa del mio coach, che ogni volta che può ci fa una ramanzina su quello che possiamo e non possiamo mangiare, sul fatto che dobbiamo masticare lentamente e cazzate varie.
Non che non sia utile, ma diventa pesante dopo un po', per non pensare che alla fine diventano abitudini che, molto spesso, non mancano di dar fastidio alle persone che mi circondano.

"Ash, muoviti oppure ti lascio qui," esordisce Rebecca, mia sorella, mentre afferra una tazza di caffé dal bancone.

Le faccio la linguaccia e finisco di bere il mio the. Dopo aver messo tutto nel lavandino, corro in camera a prendere i vestiti e mi chiudo in bagno. Mi lavo velocemente e mi infilo la triste divisa grigia della scuola. Mi do un'occhiata allo specchio. I miei capelli neri sembrano quasi in tinta con la giacca e la gonna che scende fino alle ginocchia. Scuoto leggermente la testa e mi lego i capelli in una coda alta.

"Hai gli allenamenti oggi?" chiede mia sorella, che è entrata dall'altra porta.

Il nostro appartamento è enorme e moderno, situato in uno dei condomini più costosi della città. I soldi non sono mai stati un problema per la mia famiglia, mio padre è un imprenditore di successo e mia madre è una giornalista. Vivono qui da prima che io e mia sorella nascessimo, forse avevano già pensato ad avere più di un figlio. Sicuramente non si aspettavano due gemelle, ma fortunatamente lo spazio non manca.
Io e Becca abbiamo addirittura un bagno privato che mette in comunicazione le nostre camere. Questo è un vantaggio notevole, soprattutto alla mattina. Lei preferisce sempre vestirsi prima di fare colazione, così finiamo per condividere ogni giorno solo lo specchio per truccarci e lavarci i denti.

"Sì," annuisco piano, mettendomi il mascara. "Quindi non c'è bisogno che mi riaccompagni a casa, ci penserà Dan," le sorrido, guardandola mentre si sistema la matita.

È una bellissima ragazza e lo sa, infatti si trucca sempre pochissimo, il giusto per far risaltare gli occhi e il sorriso. Adoro il rapporto che ho con mia sorella. Litighiamo spesso, questo è vero, soprattutto quando scopriamo che una ha rubato i vestiti dell'altra, ma ci vogliamo veramente molto bene e siamo molto unite. Ci siamo sempre confidate tutto, anche più di quanto diciamo ai nostri rispettivi migliori amici.
Credo che non esista rapporto più bello.

"Puoi chiedergli se ti può accompagnare anche domani? Ho le prove a teatro."

Io annuisco e finisco di stendermi il lucidalabbra. Anche io non mi sono truccata molto oggi. Agli allenamenti suderò di sicuro e non voglio rischiare di sembrare un panda quando tornerò a casa.

Non potremmo essere più diverse, comunque. Oltre a non assomigliarci quasi per nulla, se non per i capelli e gli occhi scuri, abbiamo anche interessi che per la maggior parte dei casi sono completamente opposti. Lei è la classica ragazza artistica, lo si può vedere facilmente dal suo stile che non nasconde nemmeno quando va a scuola. Infatti ha personalizzato la divisa con spillette colorate e medita di tingersi i capelli di qualche colore strano non appena i nostri genitori le daranno il permesso. Inoltre fa parte del club di teatro fin da quando abbiamo iniziato il liceo e posso dire che è davvero bravissima. Ha sempre la parte della protagonista e il primo anno le è capitato di dover cantare, al che l'allenatore di football le ha chiesto di cantare sempre durante l'intervallo delle partite.
Nonostante questo, non gode di molta popolarità a scuola, anzi, spesso viene etichettata come 'sfigata' o 'strana'. A lei tutto questo non importa, fortunatamente, ed è felice di fare quello che fa.
Io invece sono tra i ragazzi più popolari del liceo. Sono la capo cheerleader, il mio fidanzato è il rappresentante degli studenti e quasi tutti vorrebbero essere come me. Ho anche una media impeccabile, il che mi permette di dedicarmi senza sensi di colpa agli allenamenti e anche a qualche corsa al parco durante la settimana.

Saliamo nell'auto di Rebecca. Ha preso la patente un anno fa, appena fatti i sedici anni, mentre io ho preferito aspettare. Prima voglio diplomarmi, poi penserò all'auto. Parcheggia con una sola manovra e la macchina è perfettamente dritta. Ma come fa? Non ho mai visto nessuno riuscire a parcheggiare così bene con una sola manovra, solo mia sorella.
Usciamo dall'auto assieme e ci avviamo verso l'entrata della scuola. Subito ci dividiamo per andare dai nostri rispettivi amici. Sorrido non appena vedo Jessika e Nicholas appoggiati ai loro armadietti. Mi avvicino a loro e anche loro ricambiano il sorriso.

"Ehi, Ash! Avanti, di' anche tu a Nick che Ghostbusters 2 fa schifo!"

"La smetti di prendermi in giro? Mi è piaciuto, ma non per questo devi rinfacciarmelo ogni volta!" sbuffa lui, roteando gli occhi.

Rido, nascondendo la bocca dietro la mano. Sono sempre sotto a litigare ma si vede che si vogliono immensamente bene. Li vedrei bene assieme, farebbero una bella coppia.

Apro il mio armadietto e vi sistemo dentro i libri, tenendo in mano solo quello di storia assieme al quaderno per gli appunti. Riesco ad incastrarci dentro anche il borsone con il cambio, non so assolutamente come ci sia riuscita. Mi giro nuovamente verso di loro e scuoto la testa.
Sto per rispondere, ma un paio di braccia mi stringono la vita e un profumo familiare mi invade le narici. Sorrido e mi giro in quell'abbraccio.

"Buongiorno, dolcezza," mormora a poca distanza dalle mie labbra, su cui poi poggia le sue in un bacio dolce. Adoro questo tipo di buongiorno, vorrei tanto che succedesse ogni mattina.

"Buongiorno, Dan. Oggi ho gli allenamenti, torniamo a casa assieme?" chiedo guardandolo nei suoi bellissimi occhi verdi.

Lui annuisce e mi accarezza una guancia. So che gli piace rimanere in biblioteca a studiare quando mi aspetta dopo gli allenamenti, oppure a volte ne approfitta per esercitarsi nei dibattiti. Sentiamo la campanella suonare e ci dirigiamo tutti e quattro verso l'aula.

"Cosa avete ora?" chiedo agli altri.

"Inglese," risponde subito Daniel.

"Matematica" dicono in coro Jess e Nick. Lei sbuffa e lui sembra contento. Reprimo un'altra piccola risata. Non riusciranno mai ad essere d'accordo su niente.

"Io invece ho storia. Ci vediamo a pranzo!" li saluto prima di correre in aula.

Il professore di storia, il signor Scott, è molto pignolo per quanto riguarda la puntualità e non ho alcuna intenzione di cominciare la settimana col piede sbagliato. Sarebbe capace di mettere in punizione anche chi non riesce a trattenere un colpo di tosse.
Mi sistemo sul banco vicino alla finestra in seconda fila. Mi piace quel posto perché è abbastanza davanti per far vedere ai professori che sono interessata alla materia, ma anche abbastanza coperto per potermi distrarre senza essere scoperta. In più, posso sempre dare un'occhiata al parco della scuola quando ho bisogno di far vagare lo sguardo lontano.
In questa stagione è ancora più bello. Le foglie sono tra il rosso e il giallo e ogni tanto ne vedo una cadere e volteggiare a terra, delicata e leggera, per andare a formare, assieme alle sue sorelle, un tappeto che scricchiola ogni volta che ci si cammina sopra. Sorrido senza accorgermene.
Adoro l'autunno e i suoi colori, a differenza di molti miei coetanei. Lo trovo una stagione rilassante.

Mi metto dritta sulla sedia appena sento il professore entrare e chiudere la porta dietro di sé. Apro l'astuccio e mi preparo con la penna in mano, il quaderno aperto davanti a me e il libro in trasversale poco più avanti.
Do un'occhiata al posto vicino a me e noto che è vuoto. Strano, di solito non sono mai da sola. Mi aspettavo una ragazza che voleva convincermi a farla entrare in squadra oppure un ragazzo che vuole provarci con me. Invece non c'è proprio nessuno.
Mi stringo nelle spalle e decido di aspettare dieci minuti, poi avrei appoggiato alcune mie cose sull'altro banco per poter stare più comoda.
Il professore inizia a spiegare e io comincio subito a prendere appunti con una calligrafia ordinata ed essenziale. Sono talmente intenta a scrivere che non mi accorgo della porta che si apre.

"Nelson, in ritardo come sempre," dice il professore nello stesso tono con cui stava spiegando, tanto che rischio di scrivere anche quella frase. Fortunatamente riesco a fermarmi dopo aver scritto solo Nel, che mi appresto a cancellare con una linea orizzontale dritta.

"Mi spiace, prof, ma c'era traffico," risponde il ragazzo con un leggero sbuffo, quasi come se fosse stato obbligato e non gli importasse realmente.

Non alzo la testa, non voglio guardarlo. So a chi appartiene quella voce e spero con tutto il cuore che non si sieda di fianco a me.

"Per questa volta passi. Vai a sederti di fianco a Peterson e cerca di fare attenzione in silenzio," dice rapidamente il professor Scott, come per liberarsi velocemente di quella scocciatura che gli sta solo facendo perdere tempo, e torna a parlare della guerra di successione austriaca esattamente da dove si era interrotto.

Tengo la testa bassa sul quaderno e lo sento sedersi pesantemente di fianco a me. Non trattiene nemmeno uno sbuffo e non prova a far poco rumore mentre appoggia lo zaino a terra. Sicuramente il professore lo avrà trafitto con lo sguardo per quell'ennesima interruzione, sebbene breve. Ma a quanto pare oggi è di buon umore, perché non si lamenta e non da nemmeno una punizione al ragazzo.
Lo sento sistemarsi sulla sedia e poi sento il suo sguardo sulla mia nuca.

Con tutte le persone che ci sono in questa scuola, proprio di fianco a lui dovevo trovarmi?!
   
 
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